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I primi anni di Andrea Basili alla guida della cappella lauretana

Basili giunse a Loreto alla fine del marzo del 1740. Nel registro dei pagamenti risulta attivo a partire dal 30 marzo.193 L’organista allora in servizio nella Santa Casa era Giovanni Battista Mastini,194 già da sette anni a Loreto, avendo assunto la carica il 1° agosto 1733.

Le Litanie delle Beata Vergine in Do maggiore, datate 7 aprile 1740, rappresentano probabilmente il primo brano con il quale Basili inaugurò il proprio servizio a Loreto.195 Il testo di queste celebri invocazioni mariane è costituito da una serie di suppliche che vengono ancora oggi recitate alla fine della preghiera del rosario. Nella Santa Casa esse venivano cantate già a partire dalla prima metà del secolo XVI e proprio a partire da questo luogo che le ha rese celebri sono anche conosciute come litanie lauretane. La struttura della composizione di Basili rispecchia le quattro sezioni nelle quali il testo delle litanie può essere suddiviso.196 L’organico impiegato prevede una compagine corale a quattro voci miste e basso continuo. L’alternanza continua fra tutti e soli richiama la struttura responsoriale caratteristica delle invocazioni. Il brano si conclude con una fuga a due soggetti sul testo dell’Agnus Dei, nella quale si nota già la volontà di integrare elementi dello stile galante con quelli del contrappunto osservato su canto fermo. Altra composizione risalente ai primi mesi dell’incarico lauretano è un Dixit Dominus concertato a otto voci, che

193 I-LT, Libro Officiali 1744-1748, c. 477, a. 1746.

194 Giovanni Battista Mastini (1700 ca. - Fermo, 20 febbraio 1771). Dopo aver ricevuto gli ordini minori,

come lascia supporre il titolo di «chierico» con cui compare nei documenti dell’archivio storico della Santa Casa, Mastini aveva intrapreso la carriera musicale. Precedentemente al periodo lauretano, Mastini aveva ricoperto l’incarico di maestro di cappella del duomo di Fabriano, dal 12 aprile 1719 al 22 settembre 1722 e successivamente di quello di Fermo, dal 14 agosto 1722 al 1° agosto 1733. Mastini compose almeno due oratori: Li tre fanciulli resuscitati in Lima per miracolo di s. Francesco di Paola (libretto di Giupponi), messo in scena a Rimini nella chiesa dei Padri minimi durante il capitolo provinciale dell’Ordine il 28 settembre 1723 e La benedizione d’Isacco a Giacobbe, allestito ad Ancona il 29 settembre 1726 nella chiesa di S. Francesco di Paola. Scrisse inoltre per il teatro alcuni melodrammi dei quali si sono conservati i soli libretti: Cartoccio speziale, rappresentato nel teatro dei Nobili di Perugia nel carnevale 1726; L’amor fra gl’impossibili (libretto di Gigli), nel teatro La Fenice di Ancona nel carnevale 1727; Massimo Puppieno (libretto di Aureli), nel teatro di Macerata durante il carnevale 1729; Ezio (libretto di P. Metastasio), sempre a Macerata nel carnevale 1730. Nell’agosto del 1746 Mastini prese in appalto la gestione della stagione estiva del teatro di Ascoli Piceno, durante la quale furono rappresentate le opere Astianatte, di Niccolò Jommelli e Tito Manlio, di Gennaro Manna, per le quali Mastini aveva composto degli intermezzi. Considerato un virtuoso della tastiera, Mastini era chiamato a suonare anche in altre chiese, in occasione di festività solenni. A partire dal 1759 Mastini cominciò a ricoprire anche l’incarico di prefetto della musica nell’oratorio dei padri filippini di Fermo, affiancando questa attività a quella di organista della Santa Casa, nella quale dal 20 febbraio 1749 gli era stato affiancato il chierico Antonio Mencarelli come organista coadiutore. Il legame con i Filippini di Fermo si intensificò nel corso degli anni e nel loro convento Mastini si ritirò definitivamente prima della morte. Cfr. G. RADICIOTTI, La cappella musicale del duomo di Pesaro (sec. XVII-XIX), Torino s.d. [ma 1914], p. 23; TEBALDINI, L’archivio musicale della cappella lauretana cit., pp. 54, 82, 128, 171; Guida degli archivi lauretani, I, Roma 1985, pp. 350, 384; U. GIRONACCI - M.

SALVARANI, Guida al Dizionario dei musicisti marchigiani di G. Radiciotti e G. Spadoni, Fermo, Associazione

marchigiana per la ricerca e valorizzazione della fonti musicali, 1993, p. 150, n. 1370; GRIMALDI, La cappella

musicale di Loreto tra storia e liturgia cit., pp. 66, 401, 607, 622.

195 I-LT, Cappella musicale, b. 8. Litanie della Beata Vergine a 4 voci concertate di d. Andrea Basili, 7 aprile 1740.

Partitura autografa

196La preghiera delle litanie lauretane è costituita da una serie di invocazioni a cori alterni, suddivise tra presidente e assemblea. Le sezioni sono le seguenti: l’iniziale supplica a Cristo, che si apre con la formula del Kyrie eleison, le invocazioni alla ss. Trinità, le litanie della Madonna, e la supplica conclusiva, che riprende e integra il testo dell’Agnus Dei.

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reca la data del 21 giugno 1740.197 Si tratta di un brano di ampie dimensioni, con una solenne fuga a 8 voci.

Tra i compiti che Basili doveva assolvere vi era anche quello della cura dell’archivio della cappella. A questo scopo compilò un inventario dei libri di musica, integrato nel corso degli anni con le nuove acquisizioni.198

Nel 1743 Basili fu chiamato ad esprimere un parere in merito ad alcune composizioni di Pietro Paolo Valle, aspirante al posto di coadiutore del maestro di cappella del Duomo di Milano.199 Il coinvolgimento di Basili in qualità di autorevole esperto esterno in un esperimento attesta la fama che egli si era guadagnato e la stima che gli veniva tributata non solo come compositore ma anche come maestro di contrappunto. Nel 1742 Pietro Paolo Valle aveva rivolto un’istanza al capitolo del Duomo di Milano proponendosi come coadiutore del maestro di cappella, che allora era Carlo Baliani, con futuro diritto di successione. I capitolari milanesi accordarono al richiedente la possibilità di sottoporsi ad un esame privato per accertarne le capacità. Oltre ad una commissione formata da quattro periti diocesani furono interpellati altri dieci maestri di cappella italiani per giudicare gli elaborati del candidato. Gli esaminatori milanesi furono Francesco Messa, Michelangelo Caselli, Giovanni Corbelli e Giovanni Battista Sammartini. Dei dieci maestri tre preferirono mantenere l’anonimato, mentre i restanti sette furono Leonardo Leo, Giovanni Battista Martini, Nicolò Porpora, Paolo Bencini, Andrea Basili, Giuseppe Gonella e Pietro Pulli. Il capitolo aveva stabilito che le due prove a cui Valle si sarebbe dovuto sottoporre fossero le medesime previste per il precedente concorso al posto di maestro di cappella della cattedrale milanese. Le prove si erano svolte il 21 e il 23 aprile del 1743 e consistevano in una composizione a otto voci su un cantus firmus estratto a sorte dal libro di coro del Duomo e un salmo polifonico su testo sempre estratto a sorte. I giudizi sull’operato di Valle furono molto discordanti e alcuni decisamente negativi, tanto che il capitolo decise infine di rifiutare la sua candidatura. Tra le valutazioni espresse dai periti esterni quelle di Leo, Porpora, Gonella e Pulli furono le più critiche: nelle composizioni essi riscontravano numerosi errori, il mancato rispetto dell’imitazione tonale e in generale delle leggi del contrappunto, nonché di quelle della prosodia. I pareri degli altri tre esaminatori furono invece moderatamente positivi. Nella lettera inviata al priore del capitolo, Andrea Basili così si espresse:

Molto Reverendo Padre, Signore e Padrone Colendissimo

197 I-MAC, Mus. ms. 3.48: Dixit a 8 reale con violini, trombe, oboe concertato di dominus Andeae Basilii. Partitura

autografa.

198 I-LT, Cappella musicale, b. 1 (olim Tebaldini, b. 123), Miscellanea storica della Cappella musicale, «Nota delle

composizioni musicali senza instromenti, ritrovate esistenti nell’armario delle messe della cappella della musica di questo santuario, consegnate a me sottoscritto odierno maestro di cappella, per ritenerle in servizio della medesima, e renderne conto al santuario, e suoi ministri pro tempore, che anche libri di musica a cappella», cc. 493r-495r: Le aggiunte autografe di Basili in calce all’inventario si interrompono nel 1748.

199 Sulla vicenda di Pietro Paolo Valle cfr. M. TOFFETTI, Sammartini in commissione d’esame presso il Duomo di

Milano (1733-1773): uno spaccato della prassi concorsuale settecentesca, in Giovanni Battista Sammartini and His Musical Environment, a cura di A. Cattoretti, Turnhout, Brepols, 2004, pp. 417-474; EAD., Prassi contrappuntistica e sensibilità musicale a metà Settecento. L’esperimento di Pietro Paolo Valle presso il Duomo di Milano, in Barocco padano 4, Atti del XII Convegno internazionale sulla musica italiana nei secoli XVII-XVIII (Brescia, 14-16 luglio 2003), a cura di A. Colzani, A. Luppi, M. Padoan, A.M.I.S., Como, 2006, pp. 477-530.

66 Attesa la richiesta che Vostra Reverenza mi fa circa il dare giudizio intorno alle composizioni musiche; io per me benché mi riconosca insufficiente perciò; pure per obedire alle Sue premure, dico scorgere in esse et intelligenza, e capacità bastante per occupare ogni posto, et impiego corrispondente al merito delle medesime che veramente mi paiono un parto di virtuoso talento; benché io a dire il vero nella composizione a otto ho osservata qualche licenza poco usata dagl’ottimi scrittori; non parmi però pregiudichi niente al merito del medesimo virtuoso, di cui avrei piacere l’amicizia, per il genio, et amore che ho per la virtù benché io ne si molto lontano; perciò potrà Vostra Reverenza dare la più ottima informazione, e con bagiarLe le mani mi dico

umilissimo devotissimo servidore obbedientissimo Andrea Basili200 In questa perizia rilasciata da Basili si nota una certa neutralità indulgente nell’esprimere il parere sull’altrui operato in sede concorsuale. Forse Basili, alla prima esperienza come giudice, non intendeva mostrarsi eccessivamente severo per non rischiare di inimicarsi esponenti di altre scuole. Non è da escludere tuttavia che il maestro lauretano fosse stato in qualche modo condizionato dalle influenti protezioni delle quali Valle godeva.201

Radiciotti riferisce la notizia della composizione da parte di Basili di un oratorio, La

passione di Gesù Cristo signor nostro, risalente al 1743, ed eseguito a Recanati in occasione della

solennità di s. Vito martire. Non è stato possibile tuttavia reperire ulteriori informazioni su quest’opera oltre a quanto riportato da Radiciotti.202 Potrebbe trattarsi di una azione sacra basata sull’omonimo libretto del Metastasio.

I primi anni di Basili a Loreto, come di è detto, non furono semplici per il nuovo maestro di cappella, in particolare per quanto riguarda la gestione dei rapporti con i cantori. Il 9 luglio 1745 viene inviato alla Congregazione lauretana un lungo resoconto sullo stato in cui versa la cappella musicale della Santa Casa. Dal testo apprendiamo che la cappella di Loreto era composta da 16 cantori che si alternavano nel corso dell’anno, garantendo un servizio di 8 voci per tutte le celebrazioni ad eccezione delle solennità per le quali era richiesta la presenza del coro al completo. Nella relazione viene criticata la troppa facilità con cui si concedevano le licenze ai cantori, il loro comportamento indisciplinato e l’incapacità del maestro di cappella di mantenere l’ordine. Per ovviare alla situazione si suggeriva di prescrivere ai musici della cappella l’osservanza esatta delle regole della

200 Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Archivio Storico, cart. 405, capo XXVII, par. III

B, fasc. 25, n. 8. Cfr. TOFFETTI, Prassi contrappuntistica e sensibilità musicale a metà Settecento cit., p. 525.

201 Tra queste la contessa Elena Gorani Tornielli, che, in una lettera a padre Martini del 9 settembre 1743 (I-

Bc, I.018.031, SCHN 2472), nel tentativo di ottenere una dichiarazione del Francescano a favore di Pietro Paolo Valle, sottolinea come le sue composizioni avessero ottenuto fra le altre, l’approvazione del «del sig. Basilio della Santa Casa di Loretto». Martini, che probabilmente era allo scuro di tutti i retroscena dell’esperimento di Valle, in una lettera a Domenico Alberti del 16 settembre dello stesso anno, nell’esporre il suo imbarazzo di fronte alla richiesta della contessa Gorani Tornielli, si riferisce ancora ad Andrea Basili come a «d. Basilio maestro di cappella della Santa Casa di Loretto», segno che a quella data non si erano ancora conosciuti personalmente (I-Bc, I.014.163a, SCHN 0176).

202 G. RADICIOTTI, Teatro musica e musicisti in Recanati, Recanati, Simboli, 1904, pp. 39-40: «La passione di Gesù

Cristo signor nostro. Oratorio sacro a quattro voci, da recitarsi nell’illustrissima città di Recanati per la solennità di s. Vito martire, musica di d. Andrea Basili, maestro di cappella della basilica di Loreto». Radiciotti, che non specifica l’autore del libretto né tantomento luogo, editore e data della sua pubblicazione, sottolinea semplicemente che «questo lavoro del Basili è ignoto al Fétis e al Clemént».

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cappella «ingiungendone il carico al maestro della medesima, sotto pena ancora di remozione dall’offizio in caso di negligenza».203

Altro memoriale che parimenti accludo a Vossignoria illustrissima risguarda [sic] codesta cappella de’ musici, sopra di che parimenti vi fu nel principio del corrente anno un altro ricorso consimile, ed allora siccome si credea che il maestro di cappella avesse intenzione di dimettere la carica, così fu creduto proprio di aspettare la destinazione del nuovo ministro per dare poscia le ordinazioni opportune e porre in regola il servizio del santuario, ma ora che il Basili è costì ritornato, né sento più che pensi a volersi ritirare in patria e che d’altra parte dal presente ricorso si comprende la continuazione de’ disordini, prego Vossignoria illustrissima l’insinuarvi la maniera più propria per rimuoverli, a effetto di riferire anche questo affare nella sagra Congregazione e pensare al rimedio opportuno Roma 26 giugno 1745.

divotissimo et obligatissimo servitore Saverio Giustiniani204

Dalla lettera si apprende che all’inizio del 1745 era già stato inviato un altro memoriale sulle indecorose condizioni della cappella musicale.205 Il testo lascia intuire che Basili, dopo qualche anno dalla nomina a maestro di cappella avesse l’intenzione di dimettersi dall’incarico e ritornare a Città della Pieve. Tornato però a Loreto viene esortato fermamente dallo stesso segretario della Congregazione lauretana a rimettere ordine nel malcostume introdotto tra i cantori della cappella lauretana, in modo da evitare che si assentino con troppa facilità dal servizio corale e si comportino in maniera consona durante le liturgie. Quest’ultima raccomandazione viene ribadita dal cardinale Saverio Giustiniani al governatore di Loreto, affinché ammonisca ciascun cantore perché si comporti in maniera degna in chiesa, sotto pena di rimozione dall’ufficio. Viene ribadito inoltre che il vescovo non deve concedere troppo facilmente le licenze ai cantori per potersi assentare dal servizio.

Le difficoltà legate alla gestione della cappella, derivanti dall’intemperanza dei cantori, o una infermità grave, oppure un tardivo tentativo di perseguire la carriera teatrale verso la quale aveva probabilmente dei rimpianti,206 forse avevano indotto Basili ad allontanarsi da Loreto dopo pochi anni dall’assunzione del servizio. A partire dal 1743 si era inoltre aperta la questione della successione alla cappellania laicale istituita da don Francesco Basili. Il maestro lauretano, essendo ancora celibe ed avendo ricevuto gli ordini minori, avrebbe potuto beneficiarne in base alle disposizioni testamentarie dettate dallo zio.

203 I-LT, Governo della Santa Casa, Antichi Regimi, Congregazione lauretana 7, 1744-1745, c. 190r. 204 I-LT, Governo della Santa Casa, Antichi Regimi, Congregazione lauretana 7, 1744-1745, c. 177r.

205 Forse potrebbe trattarsi del memoriale anonimo già citato, I-LT, Cappella musicale, b. 1 (olim Tebaldini, b.

123), Miscellanea storica della Cappella musicale, cc. 454-455. Cfr. supra, nota 191.

206 BASILI, Notizie varie cit., c. 1: «eletto così per merito maestro di cappella della S. Casa, si trasferì in Loreto,

da cui non le fu più permesso di scrivere per i teatri, come aveva fatto per lo passato». Di Basili sono note anche due arie singole: la prima, «Oh che felice pianto», tratta dalla Zenobia del Metastasio (US-Cu, Ms. 1267, citato in), e la seconda, «M’affanno sì per te» (I-BGi, Piatti Lochis. 8414). Per quanto riguarda la prima aria non è possibile sapere se il maestro lauretano avesse composto la musica per tutta l’opera o solamente per alcune parti di essa. Il manoscritto in cui è conservata la partitura è stato compilato tra il 1737 e il 1741, pertanto la composizione di Basili deve essere collocata prima di queste date. Cfr. H. M. BROWN, Embellish Eighteenth-Century Arias: On Cadenzas, in Opera and Vivaldi, a cura di M. Collins - E. K. Kirk, Austin, University of Texas Press, pp. 258-276: p. 267, 271.

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Il rientro a Città della Pieve potrebbe essere stato dettato così dalla volontà di verificare se le condizioni offerte dalla cappellania avrebbero potuto essere più vantaggiose di quelle garantite dal servizio musicale nella Santa Casa. Tuttavia il 17 marzo 1747 Basili rinunciò formalmente alla cappellania, in favore del nipote don Giuseppe Rinaldi, «perché io per le mie gravi occupazioni, che ho et esercito di primo maestro di cappella in questa Sacrosanta Basilica Lauretana, non ho potuto, e nemmeno posso iniziarmi al sacerdozio per servire di persona alli santissimi sacrifici da celebrarsi in detta chiesa del monastero di S. Lucia di Città della Pieve mia patria, e come si trascrivono da detto mio zio don Francesco Basili».207 Abbandonata dunque l’idea di lasciare la professione musicale, il maestro lauretano tornò ad affrontare la difficile situazione della cappella

Una lettera di poco successiva alla precedente, scritta al governatore di Loreto dal cardinale Saverio Giustiniani, segretario della Congregazione lauretana, il 14 luglio 1745, denuncia ancora episodi di grave indisciplina:

Con troppo sensitivo rammarico è stata assicurata questa sagra Congregazione dello scandalo continuo, che ricevono i fedeli in cotesto santuario da musici di quella Cappella, i quali nel tempo medesimo che si ritrovano in coro a prestare la dovuta assistenza a divini uffizi, senza avere un minimo riguardo alla casa di Dio, ma come fossero in pubblica piazza, non si vergognino punto, massime quando occorre cantare le messe votive, che restano maggiormente esposti alla pubblica vista degli astanti, farsi vedere con la più irriverente scompostezza, cicalando, ridendo, motteggiandosi l’un coll’altro, e molte volte anche litigando fra loro; onde volendo onninamente la sagra Congregazione apprestarvi un sollecito et opportuno riparo, ordina e comanda a Vossignoria che subito ricevuta la presente faccia ella una ben risentita riprovazione a tutti e singoli i musici di cotesta cappella sopra le riferite loro mancanze, ed intimano loro l’esatta osservanza de capitoli, e regole già in questa stabilite, le significhi insieme esser mente di questa sagra Congregazione, che chiunque di essi sarà per trasgredire anche per una sol volta, debba rimanere immediatamente sospeso dall’intiera paga e continuando sia tenuto Vossignoria. darne parte alla medesima sagra Congregazione per udirne le ulteriori risoluzioni, alla rigorosa osservanza di che sia principalmente tenuto il maestro di cappella, al di cui carico, sotto pena di rimozione, dovrà essere il rendere intesa Vossignoria di qualunque mancanza de’ musici rispetto al servizio.208

Tra i documenti conservati nell’archivio della cappella musicale si trovano tracce dei tentativi compiuti da Basili per ovviare ai disordini interni alla cappella. A lui si deve infatti la compilazione di una raccolta organica delle norme emanate nel corso dei primi anni del secolo XVIII per la cappella musicale, nella quale sono inclusi i capitoli di monsignor Filippo Spada nel 1707 e le integrazioni apportate da monsignor Melchiorre Maggio nel 1716. A corredo del regolamento il maestro lauretano stilò una serie di dettagliate tabelle riguardanti le puntature e la divisione dei proventi della cappella musicale in caso di sospensione di uno o più cantori.209 Tuttavia, nonostante questo rinnovato sistema di sanzioni, le difficoltà connesse alla gestione dei rapporto interni alla cappella dei musici non sembrano cessare negli anni seguenti.

207 Archivio diocesano di Città della Pieve, Cappellanie e benefici, Cappellania Basili

208 I-LT, Governo della Santa Casa, Antichi Regimi, Congregazione lauretana 7, 1744-1745, c. 185. 209 I-LT, Cappella musicale, b. 1, (olim Tebaldini, b. 123), Miscellanea storica della cappella musicale.

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La maggior parte delle composizioni di Basili che datano a questi anni è costituita da offertori a due voci e basso continuo, come quello composto nel 1745 per la quarta domenica dopo la Pentecoste.210 Unica eccezione, risalente al 1747, è rappresentata dall’intermezzo comico L’infermo immaginario, rappresentato a Fermo nell’oratorio dei padri filippini, del quale si è conservato il solo libretto.211