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A partire dagli anni Settanta, nella riflessione del maestro lauretano si evidenzia un crescente interesse del maestro lauretano per gli scritti di Tartini, assunto esplicitamente come punto di riferimento in materia di teoria musicale. Informando il corrispondente bolognese della lettura della Risposta di un anonimo al celebre sig. Rousseau circa al suo sentimento in

proposito d’alcune proposizioni del sig. Giuseppe Tartini, Basili afferma:

Io in vero doppo un serio studio son divenuto parziale di esso sig. Tartini, il quale secondo il mio povero giudizio si è reso immortale. Il sommo, e grandissimo mio dispiacere si è, che il capo di scienza vera sulle ragioni, e proporzioni che egli dicesi possedere, e che ne promette la pubblicazione, non sia data alla luce, e che io con grandissima ansietà aspettava.325

Basili si riferisce probabilmente alla Scienza Platonica fondata nel cerchio, opera di carattere filosofico-speculativo che la morte aveva impedito a Tartini di pubblicare.326 Ad affascinare il maestro lauretano era il tentativo compiuto dal teorico istriano di realizzare una nuova

323 I-MAC, Mss. mus. 115-5. Seconda parte dei solfeggi per tutti gli accidenti di Andrea Basili. 324 I-LT, Congregazione Lauretana, Lettere, 32, c. 37.

325 Cfr. lettera di Andrea Basili a G. B. Martini del 15 settembre 1770, I-Bc, I.017.144, SCHN 0505.

326 Tartini era infatti morto il 26 febbraio 1770, lasciando un voluminoso manoscritto, oggi custodito nella

Biblioteca del Museo del Mare di Pirano d’Istria, e pubblicato in edizione moderna: G. TARTINI, Scienza

platonica fondata nel cerchio, a cura di A. Todeschini Cavalla, Padova, Milani, 1977. Sul contenuto di questo testo e sul pensiero complessivo di Tartini vale quanto scrive Cavallini: «una teoria nebulosa, ancor oggi non ben comprensibile, che mira ad unificare le conquiste delle moderne scienze fisico-matematiche con la musica, partendo dal calcolo condotto sulla corda pitagorica per realizzare a sua detta le stesse parole del Timeo platonico, nella vanagloriosa speranza di plasmare una dottrina nuova e superiore» (cfr. I. CAVALLINI, Musica e teoria nelle lettere di G. Tartini a padre G. B. Martini cit. p. 116). Cfr. anche G. GUANTI, Chi ha paura della “Scienza

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sintesi tra la dimensione speculativa e filosofica del pensiero musicale con le istanze del moderno metodo scientifico, compendiate nel concetto di «unità fisico armonica».327

A partire dal 1770 nel carteggio col Francescano si fanno più frequenti i riferimenti di Basili all’avanzare dell’età, agli acciacchi connessi e più in generale alla caducità della vita, probabilmente anche a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute: «Padre maestro mio, l’età mia è giunta ad anni 65. Mi conviene pensare alla partenza, perciò raccomandandomi alla sua ferventi orazioni».328 Il 6 febbraio di quest’anno il maestro lauretano perse anche la primogenita Clotilde Colomba, morta a poco più di un anno.329

Sempre intorno a questi anni il maestro lauretano cominciò anche a raccogliere e ad organizzare, forse a scopi didattici, alcuni brani contrappuntisti di ampie dimensioni tra i quali incluse anche la fuga a 8 voci sull’antifona Veni sponsa Christi, composta per il concorso al posto di maestro di cappella di Loreto nel 1740.330 Il manoscritto di questa collezione, attualmente conservato nella Biblioteca comunale “Mozzi Borgetti” di Macerata, fu consultato probabilmente da Pietro Morandi, un allievo di padre Martini, che nel marzo 1770 scrive al Francescano:

Nel ritornare da Civittanova son passato per Loreto dove ho ritrovato il famoso a Vostra paternità ben noto sig. Basili, il quale mi ha favorito mostrandomi sue composizioni. In particolare fughe a 6 e 10, le quali veramente sono degne da attentamente osservarsi da professori di musica.331

Il 16 luglio 1770 di ritorno da Roma, i Mozart sostarono a Loreto per visitarne il santuario.332 Durante la breve permanenza Wolfgang Amadé, accompagnato dalla fama di

enfant prodige che il padre abilmente aveva saputo conquistare e diffondere, fece con ogni

probabilità la conoscenza del maestro di cappella e dell’organista, Giovanni Battista Mastini. Le cronache dell’epoca annotano anche che il giovane Mozart suonò l’organo della della Santa Casa.333 Per quanto non sia dato sapere come si sia svolto l’incontro tra i Mozart e Basili, è possibile supporre che il maestro lauretano ne sia rimasto fortemente impressionato e che in seguito si sia ispirato a Leopold nel dedicarsi in modo sistematico e

327 È evidente l’interesse di Basili per quegli aspetti esoterici ed ermetici presenti nell’opera di Tartini che

avevano trovato fredda accoglienza e suscitato non poche perplessità da parte degli intellettuali italiani ed europei, molti dei quali espressero giudizi analoghi a quello di Francesco Vatielli, secondo cui Tartini «credeva di essersi messo in grado i penetrare nei segreti meandri di una filosofia metafisica che oscillava in realtà fra il pitagorismo e la ciarlataneria» (cfr. F. VATIELLI, Lettere di musicisti brevemente illustrate, Pesaro, Federici, 1917, p. 44).

328 Cfr. lettera di A. Basili a G. B. Martini del 15 settembre 1770, I-Bc, I.017.144, SCHN 0505. Si veda anche

la lettera successiva, del 6 novembre 1770, nella quale si legge: «gl’invio quest’altro canone di musica a 8 voci raddolcito dalla speranza in Dio che colla sua divina grazia dà forza a soffrire quanto può accadere d’afflizzione in questa valle di lagrime: tale è il pensiero con cui ne ho formata una dolce armonia».

329 I-LT, Parrocchia di Santa Casa, Liber defunctorum, V, 1765-1800, p. 27.

330 I-MAC, Mss. Mus. 3-58. Su questa raccolta manoscritta si ritornerà nel cap. II.

331 Cfr. lettera di P. Morandi a G. B. Martini dell’8 marzo 1770, I-Bc, I.014.070, SCHN 3387.

332 Cfr. G. BARBLAN e A.DELLA CORTE (a cura di), Mozart in Italia. I viaggi e le lettere, Milano, Ricordi, 1956, p.

247. Nella lettera alla madre, inviata da Bologna il 21 luglio 1770, Mozart riferisce alla madre e alla sorella la visita alla Santa Casa. Cfr.), Wolfgang Amadeus Mozart. Epistolario, a cura di E. Castiglione, Roma, Edizioni Logos, 1991, p. 54.

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intensivo alla formazione musicale del figlio Francesco fina dalla tenera età.334 Il 20 novembre 1770 nacque anche il terzogenito di Basili, Mariano Benedetto Raffaele, battezzato il giorno seguente.335

Nel 1771 Martini inviò al corrispondente lauretano il secondo tomo della Storia della

musica,336 pubblicato l’anno precedente, e il Compendio della teoria dei numeri ad uso del musico.337 Tracce della lettura di queste due opere si ravvisa in alcune citazioni (esplicite o implicite) contenute nelle lettere inviate dal maestro lauetano, segno dell’influenza che gli scritti del Francescano esercitavano sulla riflessione teorica di Basili.

Al 1772 risale l’inizio dell’intricata, e gravida di conseguenze, vicenda legata al fallito esperimento di aggregazione all’Accademia Filarmonica tentato da Ignazio Fontana.338 Quest’ultimo era allievo di Giuseppe Carretti, maestro di cappella in S. Petronio e primo “definitore perpetuo” dell’Accademia bolognese. Già aggregato nel 1771 tra i filarmonici nella classe dei cantori, il 27 luglio 1772 aveva sostenuto l’esame di ammissione alla classe dei compositori. La commissione, giudicando non sufficiente la prova, probabilmente per non entrare in conflitto con Carretti, aveva chiesto a padre Martini, che dal 1761 ricopriva il ruolo di secondo “definitore”, di dare la propria valutazione dell’elaborato di Fontana, un mottetto a quattro voci sul cantus firmus dell’antifona Sicut fuit Jonas in ventre ceti. Il Francescano stilò un dettagliato giudizio, datato 15 ottobre 1772, nel quale, a partire da alcune premesse di fondo, analizzava il compito del candidato, motivandone il respingimento col mostrarne l’insufficienza.339 Il parere di Martini generò, come era da prevedere, forti tensioni, sia interne che esterne all’Accademia. In questi frangenti, probabilmente all’oscuro di tutti i retroscena della controversia, verso la fine del 1772 Andrea Basili fu coinvolto nella vicenda. Fontana, sostenuto certamente da alcuni esponenti della fazione avversa a Martini, si era rivolto al conte Cornelio Pepoli Musotti,340 il quale tramite il suo segretario, Giuseppe Foschi, aveva richiesto al maestro lauretano un giudizio sull’esperimento respinto. Basili, forse ritenendo l’elaborato opera di un protetto del nobile mittente, ne aveva dato una valutazione complessivamente positiva. Fontana e i suoi sostenitori avevano quindi impugnato pubblicamente contro il Voto e parere martiniano la risposta di Basili. Non senza una certa sorpresa, il Francescano aveva chiesto ragione di tale presa di posizione al collega di Loreto, in una lettera datata 30 ottobre 1772, nella quale avanzava il sospetto che a Basili fosse stata inviata una copia emendata del compito di

334 È quanto ipotizza Cantatore, sulla scorta di alcune lettere di Basili a padre Martini inviate tra il 1775 e il

1776, cfr. CANTATORE, Francesco Basili (1767-1850). Biografia critica cit., p. 11.

335 I-LT, Parrocchia di Santa Casa, Liber baptizatorum, VIII, 1768-1789, p. 26. Nel registro Basili è detto

«insignis praefectus musicae huius basilicae, seu modulatore».

336 G. B. MARTINI, Storia della musica, II, Bologna, Dalla Volpe, 1770.

337 G. B. MARTINI, Compendio della teoria dei numeri ad uso del musico, Bologna, Dalla Volpe, 1769.

338 Per un resoconto dettagliato degli avvenimenti si vedano: L. CALLEGARI HILL, L’Accademia Filarmonica di

Bologna, 1666-1800 cit., pp. 40-48; PASQUINI, L’Esemplare cit., pp. 2-12.

339 I-Bc, I.29.69-83, Voto e parere di frate Giambattista Martini minor conventuale, secondo “definitore” dell’Accademia de’

signori filarmonici di Bologna sopra lo sperimento fatto dal signor Ignazio Fontana li 27 luglio 1772 per essere aggregato nell’ordine de’ compositori della suddetta Accademia. Il documento è interamente trascritto in E. PASQUINI, L’Esemplare, o sia Saggio fondamentale pratico di contrappunto. Padre Martini teorico e didatta della musica cit., pp. 158- 167.

340 Cornelio Pepoli Musotti (1708-1777), senatore bolognese e nobile veneziano, fu generoso mecenate di

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Fontana.341 Comprendendo il rischio di minare l’amicizia con Martini, Basili attese due mesi prima di rispondere, probabilmente per cercare di reperire informazioni sulla vicenda ed evitare di generare ulteriori malumori. Nella lettera di inizio gennaio 1773, il maestro lauretano nega, in merito al compito di Fontana, di averne mai dato alcun parere pienamente favorevole, e anzi si dimostra in totale accordo con il giudizio del Francescano e dell’Accademia, scagionando però Carretti, in quanto maestro di Fontana, da qualsiasi responsabilità nel fallito tentativo dell’allievo.342 Basili intese mostrarsi, in parte per convinzione, ma soprattutto per compiacere il corrispondente bolognese, in linea con la posizione di Martini relativa alla centralità dello stile osservato e del contrappunto su canto fermo come fondamento del sapere musicale, come è evidente da quanto gli scrisse:

Questi studi di comporre coi canti fermi assegnati sono ormai posti in abbandono; e se non fosse Vostra Reverenza che li va mantenendo, credo che sarebbero derisi. Tutto è teatro. La musica mi pare in total decadenza, poiché si odia l’antica scuola, Chi fa minchionerie è il più bravo. Questa è la decisione del presente secolo!343

Per cercare di dirimere l’intrigo nel quale Basili era stato coinvolto è utile fare riferimento a due missive che Pepoli Musotti e Martini si scambiarono alla fine della vicenda. Il conte, per discolpare se stesso e il maestro lauretano dello spiacevole accaduto, scrisse infatti al religioso bolognese che al suo segretario era stata inviata

una certa composizione [scil. l’esperimento di Ignazio Fontana] perché la spedisse al predetto sig. Basili, e gli ricercasse la sua opinione sopra di essa. Eseguì egli la commissione, e l’amico suo compiacentissimo lo favorì subito. Il giudizio ch’egli portò sopra di essa fu tale che avrebbe potuto incoraggiare un principiante, ma non mai insuperbire un professore. Mandò il segretario costì unitamene alla composizione suddetta anche l’opinione del sig. Basili, ignorando sempre e l’autore di essa, e l’uso che dovesse farsene. Ora sente, con sua sorpresa, che avendo Vostra paternità disapprovato la medesima composizione, si va milantando l’autore di essa, supponendo d’essergli stata lodata dal sig. Basili. Questa cosa è affatto lontana dal vero, ed ella medesima, che ha veduto la composizione, che conosce il sig. Basil, avrà da per se stessa conosciuto la falsità di tali jattanze.344

Martini a sua volta informò degli accadimenti il conte veneziano, con il quale era già da tempo in contatto epistolare,345 a sua volta ignaro di alcuni risvolti della vicenda:

Era nato qui in Bologna un romore contro l’Accademia de’ Filarmonici, per non aver approvato un certo sig. Fontana che voleva esser ammesso nella classe de compositori. Fu

341 I-Baf, Carteggi e documenti, 1675-1775, capsa I, f. 1772, n. 7.

342 Cfr. lettera di A. Basili a G. B. Martini, inizio gennaio 1773, I-Bc, I.017.162, SCHN 0519: «Questo sig.

concorrente [scil. Ignazio Fontana] si vede che ha bevuto ad un troppo libero, e licenzioso fonte, e mi dispiace che non sappia se non che il nome del canto fermo fondato nel genere diatonico, e che non abbia osservato il Palestina [sic], e tanti altri maestri che hanno fatigato nelle loro composizioni per mantenergli il suo doveroso istituto».

343 Ibid.

344 Cfr. lettera di C. Pepoli Musotti a G. B. Martini del 22 gennaio 1773, I-Bc, I-017.155, SCHN 4031. 345 Il carteggio tra Martini e Pepoli Musotti si estende dal 1740 al 1776. Martini aveva inoltre dedicato al conte

95 risoluto dai maestri congregati di rimettersi al giudizio dei due definitori perpetui, che sono il sig. d. Giuseppe Carretti, e la mia debole persona. Ma siccome il sig. d. Carretti è maestro del giovine, perciò mi convenne di farne da me solo il giudizio e perciò, secondo la mia debole cognizione, conoscendo non poter approvare il di lui sperimento sopra il canto fermo, si suscitò un romore grandissimo contro di me, e contro l’Accademia, milantando i suoi improbi protettori una lettera favorevole del sig. Andrea Basili. Io che conosco, venero, e stimo il sig. Basili, persuaso che egli non avesse approvata tal composizione, le scrissi avisandolo delle ciarle sparse, ed egli rispose una lettera da gran maestro, condanando la composizione del giovine.346

La posizione assunta progressivamente da Basili va probabilmente vista alla luce della sua non piena avvertenza delle implicazioni del proprio parere iniziale. Il maestro lauretano era in fondo consapevole della fragilità della giustificazione data a padre Martini, ossia che a causa della sua eccessiva prudenza era stato frainteso, e che il suo giudizio aveva il valore di un consiglio dato in privata sede e non di una opinione da divulgare pubblicamente, come emerge tra le righe della lettera inviata a Bologna all’inizio del gennaio 1773, nella quale si legge:

Mi scrisse tempo fa il sig. Giuseppe Foschi, e mi mandò ad esaminare la composizione che mi hà mandato Vostra Reverenza che trovo l’istessa totalmente. Per dirgli qualche cosa (poiché richiedeva il mio sentimento ed erane richiesto da Sua eccellenza il sig. conte Pepoli, se mal non mi ricordo) io gli dissi in breve, che se la detta composizione era d’un maestro era doverosa, ma non se n’è capita l’espressione doverosa intendendo io dire che era dovere d’un maestro capirne il male, ed il bene. Se era di qualunque altro professore, era plausibile, poiché essenso rari quelli che si pongono a tali studi bisognava applaudirlo perché s’impegnasse a studiar davero tali impegni. Se era di un dilettante, era sorprendente, poiché i dilettanti hanno altra voglia che d’impegnarsi in tal sorte di composizioni. È cosa rara! Altra cosa è discorrere in privato, per cui si richiede una gran prudente circospezione, altra è il dover decidere secondo il giusto criterio; e giuridicamente quasi forzato esporre la sentenza in justitia et aequitate. Per tanto, che gli’avversari in questa causa vogliono servirsi si quanto io privatamente, ed in enigma ho esposto, e detto per contentare un amico, e soddisfare al genio d’un venerabilissimo padrone perché voleva soddisfare il suo genio armonico sempre conclude contro il concorrente, il che mi dispiace. Di più essendo io un picciolo e povero professore non devo fare niuna autorità né in pro, né contra. Mi basta però d’aver spiegato un mio privato ed enigmatico sentimento.347

Basili, nel chiarire la propria posizione al conte Pepoli Musotti e a padre Martini, cercò di mantenersi in un diplomatico equilibrio, probabilmente per evitare di essere trascinato nuovamente in altre controversie. A questo scopo inviò al Francescano una seconda lettera

346 Cfr. minuta di lettera di G. B. Martini a C. P. Musotti (fine gennaio 1773), I-Bc, I-017.156, SCHN 4032. La

«lettera da gran maestro» alla quale si riferisce Martini è quella, già citata, inviatagli da Basili all’inizio del gennaio 1773 (I-Bc, I.017.162, SCHN 0519) copia della quale, nella grafia di Martini stesso, è conservata nell’archivio dell’Accademia Filarmonica (I-Baf, Carteggi e documenti, 1675-1775, capsa I, fasc. 1773, n. 2).

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nella quale metteva in luce gli aspetti della composizione di Fontana che potevano eventualmente essere valutati positivamente.348

Se, come suggerisce Callegari Hill,349 si può parlare di ambiguità nel comportamento di Basili, questa è da ricercarsi soprattutto nel rapporto tra la vicenda Fontana e l’aggregazione del maestro lauretano all’Accademia Filarmonica. Basili infatti aveva ben compreso che il Francescano gli aveva chiesto un atto pubblico di fedeltà, e in cambio ne sollecitò garbatamente l’appoggio di quest’ultimo per ottenere l’ammissione tra i filarmonici bolognesi. Insieme alle lettere inviate a Martini nel gennaio del 1773, il maestro lauretano sottopose due composizioni sul medesimo cantus firmus assegnato a Ignazio Fontana realizzate da un «anonimo»,350 impetrando per quest’ultimo l’onore di entrare nelle fila dell’Accademia Filarmonica. Non questi contrappunti tuttavia, ma la lettera di riprovazione del compito di Fontana valsero a Basili l’aggregazione, anche se quest’ultimo, non senza forse un pizzico di vanagloriosa ingenuità credette il contrario.351 Nel verbale della riunione del 22 gennaio 1773, si legge infatti:

si sono lette due lettere, l’una del reverendo padre maestro Martini diretta al sig. Andrea Basilij maestro di cappella di Loreto in cui li chiede il suo sentimento e giudizio sopra la composizione per suo esperimento già fatta lo scorso anno dal sig. Ignazio Fontana per essere aggregato maestro composizore, e che fu riprovata dall’Accademia; per la quale riprovazione tante insorsero scissure fra li fautori del petente, e li giudici dell’Accademia. L’altra del detto sig. Andrea Basigli [sic!] responsiva a quella del padre maestro, e che non solo approva il giudizio dell’Accademia, ma ne adduce di più e le ragioni, e le lodi […]. E siccome l’Accademia si riconosce obligatissima al detto sig. Basili per le dette raggioni, e

348 Cfr. lettera di A. Basili a G. B. Martini del 14 gennaio 1773, I-Bc, I.017.161, SCHN 0514. La missiva inizia

con queste premesse generali: «Qualunque lite, e causa ammette interpellanza, e le difese. Io nella passata lettera inviatale sono andato per la strada di una rigorosa giustizia, e forte critica: In questa farò da difensore del concorrente per ammollire se sia possibile la sentenza».

349 Cfr. CALLEGARI HILL, L’Accademia Filarmonica di Bologna, 1666-1800 cit., p. 45. Cfr. anche PASQUINI,

L’Esemplare cit., p. 12.

350 È interessante notare che, analogamente all’anonimo/Basili anche Martini e il suo allievo prediletto,

Stanislao Mattei, realizzarono due composizioni in stile osservato sul cantus firmus precedentemente assegnato a Fontana, firmandosi con due pseudonimi, rispettivamente Giovanni Nitrami e Matteo Olstani. Le due composizioni sono contenute nella raccolta di esempi posta al termine del Voto e parere (nn. 11 e 14), I-Bc, I.29.69-83.

351 Cfr. lettera di A. Basili al Principe dell’Accademia Filarmonica (allora Lorenzo Gibelli) del 29 gennaio

1773. L’autografo di questa lettera è conservato nell’archivio dell’Accademia Filarmonica di Bologna (I-Baf, Carteggi e documenti, 1675-1775, capsa I, fasc. 1773, n. 5). Nel Museo internazionale e Biblioteca della musica di Bologna è custodita invece una copia coeva, leggermente difforme dall’originale (I-Bc, I.017.160, SCHN 0518). Il primo dei due contrappunti di Basili sull’antifona Sicut fuit Jonas in ventre ceti non è presente in nessuna delle due istituzioni menzionate. Il secondo è invece attualmente allegato alla lettera di A. Basili a G. B. Martini (s.d.) I-Bc, I.017.190, SCHN 0548, anziché, come dovrebbe, alla lettera di A. Basili a G. B. Martini del 14 gennaio 1773, I-Bc, I.017.161, SCHN 0514. La copia autografa di entrambi i contrappunti è contenuta nel manoscritto degli Elementi di musica conservato nella Staatsbibliothek di Berlino (D-B, Mus. ms. autogr. theor. Basilj, A. 2, cc. 34v-36r). Risulta erronea dunque l’informazione riportata da Callegari Hillche l’aggregazione di Basili sia avvenuta grazie al Miserere a cappella a 8 voci, con il cor mundum a 16 reali (cfr. CALLEGARI HILL,

L’Accademia Filarmonica di Bologna, 1666-1800 cit., p. 144). La paternità di questo brano, composto nel 1810, come risulta dal manoscritto autografo conservato nell’archivio storico della Santa Casa di Loreto (I-LT, Arch. capp. mus., b. 49), è infatti di Francesco Basili, che il 22 gennaio 1773 non aveva ancora compiuto i sei anni. Il celebre Miserere era stato invece inviato da quest’ultimo in occasione della propria aggregazione