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CENTRARE IL MARGINE Rigenerare quartier

INA-Casa. Il caso studio

del Villaggio Portazza a

Bologna

INA-Casa: un terreno fertile, ma non ancora coltivato

Se fino a poco tempo fa il dibattito sulle peri- ferie era circoscritto a un ambito accademico di nicchia, negli ultimi tempi, anche in Italia i fatti di cronaca hanno portato il tema all’at- tenzione dell’opinione pubblica. La questione ha generato fra le altre reazioni anche quella del Senatore R. Piano che ha deciso di istituire un gruppo di lavoro proprio con l’obbiettivo di “occuparsi delle periferie che rappresentano la città del futuro”.

Al di là del clamore e delle reazioni più o meno strutturate che alcuni episodi hanno generato, la tematica rappresenta comun- que un ambito di sviluppo giovane che non vede ancora una riflessione matura in grado di sistematizzare il problema. Si può però immaginare che in Italia, dopo aver termi- nato con successo il “riuso dei centri storici” e aver sperimentato con fortuna variabile la riqualificazione delle grandi aree dismesse nell’epoca post-industriale, i prossimi anni saranno caratterizzati da un ripensamento delle periferie nel sistema urbano.

É all’interno di questa prospettiva che si con- testualizza la proposta di approfondimento inerente la rigenerazione dei quartieri INA-Ca- sa. Se immaginiamo la periferia come il risul- tato dell’espansione urbana contemporanea, e ricordiamo il ruolo del Piano INA-Casa nella ricostruzione post bellica, allora possiamo pen- sare gli insediamenti di quest’ultimo come il “seme” delle periferie italiane.

La proposta strategica è quella di insistere su questi elementi facendone delle nuove polarità urbane ai margini della città. In questo modo si genererebbe un fenomeno catalizzatore cen- tripeto che, se opportunamente governato, nel giro di pochi anni, potrebbe portare a un addensamento funzionale di tutte le zone peri-

feriche e conseguentemente alla definizione di un sistema urbano sinergico fra le sue parti e fondato su rapporti biunivoci.

Il lavoro di tesi, a partire da un’analisi della sto- ria e della configurazione attuale dei quartieri INA-Casa, si propone di investigare le possibili vie di rigenerazione di questi ultimi facendo leva sul potenziale sociale e spaziale che costi- tuisce un terreno fertile, ma non ancora oppor- tunamente coltivato.

Il processo di rigenerazione: un’occasione per la città

Il Piano INA-Casa ha rappresentato, seppur con luci ed ombre, uno dei più ampi momenti di riflessione e di produzione urbanistica nella storia italiana. I suoi caratteri standardizzati e la sua capillare distribuzione sul territorio na- zionale costituiscono oggi una piattaforma per un pensiero che può interessare tutto il Paese. La rigenerazione dei quartieri INA-Casa non si propone solamente come un’azione risolu- tiva di un problema circoscritto, ma come oc- casione per un più ampio ragionamento sulle periferie e uno sviluppo urbano poli-centrico e sostenibile.

Un’analisi dei caratteri intrinsechi ed estrin- sechi originali dei quartieri è necessaria per individuarne criticità e potenzialità. Per un ra- gionamento più approfondito la ricerca si cala nel contesto della Città di Bologna, dove uno studio dell’espansione urbana contempora- nea mostra il ruolo di catalizzatori che hanno avuto i quartieri INA-Casa. Come caso studio è individuato il Villaggio Portazza che, insieme ad altri cinque interventi del Piano, si colloca all’interno del Quartiere Savena nella zona est della città.

Questo complesso nonostante presenti pun- ti di fragilità, riserva potenzialità inespresse; innanzitutto degli spazi che sono frutto di un

disegno strutturato e un pensiero consapevo- le, poi una grande disponibilità di aree verdi e infine un ormai consolidato assorbimento nel tessuto urbano, seppur mantenendo un saldo rapporto con il patrimonio peri-urbano circostante. A fronte delle suddette opportuni- tà, questi spazi possono essere definiti ad oggi sotto-utilizzati, sia a livello interno al quartiere sia in relazione all’intero sistema urbano. Contemporaneamente nella città, i cambia- menti economico-finanziari e soprattutto sociali hanno portato a un ripensamento del sistema del welfare e contestualmente alla na- scita di servizi innovativi, che possono miglio- rare la qualità della vita in maniera non con- venzionale.

Se è vero che le nostre città vanno nella dire- zione della “crescita zero”, uno spazio già urba- nizzato dalle qualitative e quantitative dispo- nibilità spaziali è proprio quello dei quartieri INA-Casa, che quindi viene riconosciuto come potenziale contenitore di questi nuovi servizi. La proposta progettuale si declina in tre mo- menti, che sono caratterizzati da una diversa scala di approccio e diversi ambiti di azione. La Riconnessione ha l’intento di facilitare gli spostamenti brevi e sostenibili così da siste- matizzare le risorse già esistenti nell’intorno del Villaggio Portazza con quelle che saran- no proposte nella fase di Riprogrammazio- ne. Questa interessa quindi gli spazi sotto utilizzati dell’insediamento, prevendendone all’interno l’inserimento di nuove funzioni attrattive, per una più ampia porzione urba- na che va oltre i limiti di quartiere; fra que- ste funzioni vengono privilegiate quelle dei servizi innovativi alla ricerca di spazi. La fase di Riappropriazione infine approfondisce il riuso dell’Ex Centro Civico come punto di genesi dell’intero processo e perno della con- figurazione proposta.

Inu

Riconnessione: una rete leggera nel Q.Savena

La strategia di riconnessione per la propria na- tura non può prescindere dalle condizioni di contesto storico, urbanistico e sociale, così come dalle visioni di sviluppo.

Nel caso bolognese, differentemente da altre realtà nazionali, l’intervento di riconnessione si contestualizza in una realtà nella quale i col- legamenti tradizionali sono sufficientemente strutturati e vi è un’avanzata pianificazione a riguardo. In particolare le grosse arterie stra- dali nate per connettere gli insediamenti INA- Casa al centro città sono talvolta sovrabbon- danti nella sezione al punto di costituire una barriera alla connessione fra territori in realtà molto prossimi fra loro.

Il modello di rigenerazione urbana proposto in questo contesto si muove nella direzione di uno sviluppo sostenibile, accessibile e po- licentrico. L’indirizzo è quello di una città capace di facilitare una mobilità leggera che vede il proprio raggio di azione nella scala del quartiere, come dimensione privilegiata degli spostamenti quotidiani. In questa visio- ne inoltre, le aree marginali, le periferie, co- stituiscono una parte organica dell’insieme e non un elemento subordinato.

L’azione di connessione del Villaggio Portaz- za al contesto di intorno pertanto si concen- tra nell’apertura di nuove vie ciclo-pedonali di relazione tra le diverse parti in cui il Quar- tiere Savena si articola.

Il percorso connette gli insediamenti di edi- lizia residenziale pubblica PEEP e INA–Casa (Abba, Cavedone, Via degli Ortolani, Due Madonne e Fossolo), la città privata e il pa- trimonio peri-urbano, nella consapevolezza che queste realtà se sistematizzate all’inter- no di una rete di connessioni possono gene- rare vicendevoli collaborazioni virtuose. La rete ciclo-pedonale cerca di mantenersi quanto più immersa nel verde e su sede in- dipendente rispetto a quella stradale; il trac- ciato nel suo disegno planimetrico intercet- ta il maggior numero di servizi già presenti così come quelle aree o quegli spazi oggi privi di attrattività, per i quali il passaggio della rete rappresenterebbe nuove occasio- ni di sviluppo.

laggio a disposizione della crescente domanda di funzioni innovative che da una parte trove- rebbero espressione in questi spazi e dall’altra sfrutterebbero la rete di connessioni.

In questa visione l’intento inoltre è quello di creare una mixité funzionale tale da superare la mono-funzionalità residenziale dell’inse- diamento. Le attività innovative considerate si identificano come lavoro, cultura, artigianato, agricoltura, commercio specializzato sport e associazionismo. Di seguito i progetti suggeriti: Community Creative Hub – Uno spazio di incontro tra comunità locale e creativi (as- sociazioni, giovani imprese, sport ecc) per riqualificare uno spazio abbandonato. Si col- loca negli spazi dell’Ex Centro Civico abban- donato nel cuore del Villaggio Portazza. Community Supported Agricolture – Agricol-

tura urbana come forma di coesione, sosten- tamento e sensibilizzazione. Sfrutterebbe il campo incolto di 4 ettari che confina a sud con l’insediamento.

Commercio specializzato – Attività di richiamo per il quartiere e oltre. Interverrebbe sui loca- li al piano zero che si concentrano in due vie al centro del Villaggio.

Nuovi spazi domestici – Un prolungamento dello spazio domestico verso le corti. Inte- resserebbe le corti che nel progetto iniziale caratterizzavano l’insediamento.

Viabilità e parcheggi – Razionalizzazione dei parcheggi, gerarchizzazione della viabilità e zona 30.

Palestra verde – Attività sportiva inedite (fit- ness all’aperto, campi sportivi) per un richia- mo ad ampio raggio. Queste installazioni La nuova rete infine permette lo sviluppo di

altre opportunità, quali un sistema di circuiti di diversa lunghezza per il jogging urbano e la struttura per un ulteriore percorso tematico (“Residenze popolari ad Est”) da aggiungersi a quelli già presenti in città.

Il percorso di progetto infine sfrutta alcuni percorsi ciclabili già esistenti però disconti- nui fra loro integrandoli con percorsi di nuo- va costruzione.

Riprogrammazione: densità funzionale nel Villaggio Portazza

Vista l’opera di riconnessione, il Villaggio Por- tazza si ritroverebbe parte di un rete di servizi altamente attrezzata ed efficiente nei collega- menti. La rigenerazione si propone di mettere le abbondanti e qualitative dotazioni del Vil-

La proposta di Riprogrammazione

Portazza – Community Creative Hub per volon- tà mia e di altri residenti all’interno del Villag- gio. Questa iniziativa sta procedendo con suc- cesso ed è stata sposata dall’amministrazione locale, maggiori informazioni sono reperibili presso l’omonima pagina Facebook.

La trasformazione urbana come veicolo per rigenerare comunità

Un’ipotetica realizzazione della proposta sa- rebbe da praticare in ordine inverso rispetto a quello sopra presentato. All’intento di uno schema strategico di larga scala che coinci- de con la dimensione della riconnessione l’idea è di partire da micro-interventi di ri- appropriazione, come il recupero del Centro Civico abbandonato, che posseggano una complessità tale da essere un valido contesto di confronto e attivazione delle persone che vivono il territorio. Intorno a questi spazi e

ai cittadini coinvolti nella loro rigenerazio- ne si potrà solo col tempo avviare una di- scussione allargata riguardo a questioni più ampie. Il percorso andrebbe oltre al signifi- cato classico di partecipazione approdando nella dimensione collaborativa; adottando un coinvolgimento costante dei soggetti coinvolti affronterebbe insieme a loro la miglioria della strategia di più ampia scala e la definizione di questioni di dettaglio. Solo allora si potrebbe procedere per gradi alla re- alizzazione delle opere, mantenendo anche in questa fase, là dove possibile, un coinvol- gimento attivo delle persone che vivono i luoghi interessati.

La tesi attraverso la proposta di un approc- cio processuale piuttosto che progettuale, fa delle trasformazioni urbane uno strumento per (ri)appropriarsi dello spazio collettivo e attraverso questo della collettività.

troverebbero spazio lungo la rete ciclo-pedo- nale nel piccolo giardino a sud-ovest.

Riappropriazione: il riuso dell’ex centro civico

Fra i diversi elementi proposti a livello di ri- programmazione è stato scelto di approfon- dire il Community Creative Hub per diverse ragioni. In primo luogo, fra tutti è l’elemento che avrebbe il maggior impatto sulla mixité funzionale del Villaggio proprio in conside- razione dell’ampio spettro di funzioni che proporrebbe al suo interno. In secondo luo- go, trattandosi di un edificio permette una fruibilità di tutti gli spazi durante l’intero anno, garantendo quindi, oltre alla mixité, anche una continuità funzionale.

Contestualmente alla ricerca di tesi, il proces- so di recupero dell’Ex Centro Civico è stato realmente avviato con il nome di Instabile

Festa di strada durante il processo collaborativo relativo al recupero dell'ex centro civico abbandonato

L’edizione del 2013, co-presieduta da Do- nald Carter, è stata articolata in cinque aree tematiche: il riposizionamento delle città post-industriali nell’economia globale; la post-industrializzazione nella città fisica; le città del ventunesimo secolo come fulcro dell'innovazione; i sistemi urbani, le infra- strutture e la città post-industriale; piani- ficazione e innovazione sociale per le città post industriali. Le cinque aree tematiche erano connesse l’una con l'altra da quattro temi comuni: sostenibilità, allocazione del- le risorse, equità e partecipazione pubblica. L’evento è stato l’occasione per fare il punto della situazione sulle città post-industriali, oggi in alcuni casi colpite da una nuova fase di crisi, per condividere le esperienze e i processi virtuosi. L’obiettivo che il curatore del volume si pone è quello di racchiudere e formalizzare quanto emerso durante il Remaking City Congress, analizzando e docu- mentando i processi di rigenerazione intra- presi a partire dal 1985 e portati avanti fino al 2015 da dieci città.

Il volume si struttura in due parti. La prima parte affronta le esperienze di cinque casi studio nord americani, mentre la seconda parte si occupa di cinque casi di studio eu- ropei. Ciascun capitolo riguardante i casi di studio è scritto da autori che hanno pre- so parte ad almeno uno dei Remaking City Congress. I capitoli inerenti alle esperienze delle varie città sono anticipati da due se- zioni. Nella sezione che anticipa i casi nord americani, Alan Mallach offre una panora- mica sulla storia delle città industriali fino al 1985, concentrandosi successivamente sulle dinamiche che hanno portato ai cam- biamenti avvenuti negli ultimi trent’anni. Seguendo un’impostazione simile, Geraldi- ne Gardner si occupa, invece, di presentare in maniera generale il contesto nel quale si sono svolte le vicende riguardanti le città europee.

Donal Carter sottolinea come le dieci cit-

tà prese in esame siano emblematiche per molte altre città post-industriali che hanno subito gli effetti della crisi negli anni Ot- tanta, analizzando le condizioni nelle quali versavano i dieci casi di studio, è possibile individuare anche una serie di aspetti ne- gativi comuni. Le grandi industrie avevano provocato un aumento esponenziale dei li- velli di inquinamento di acqua, suolo e aria; gran parte del patrimonio industriale, fino a pochi anni prima un punto di forza, risul- tava ora in fase di dismissione; l'abbandono da parte delle generazioni più giovani aveva portato ad un invecchiamento della popo- lazione con problemi legati a situazioni di disparità sociale e razziale e accelerazione dei fenomeni di dispersione urbana. Nella parte conclusiva il curatore si sofferma su- gli elementi comuni ai vari casi di studio, offrendo una lettura trasversale delle “les- sons learned'”delle varie città. Dalle espe- rienze fornite sia dai casi nord americani che da quelli europei è, quindi, possibile trarre degli insegnamenti fondamentali che il curatore del volume ha condensato in tre- dici punti:

It takes time: è importante avere ben chiaro che i cambiamenti non avvengo- no in un giorno e che i processi che han- no permesso a queste città di rinascere hanno richiesto decenni.

The scale is metropolitan: nella maggior parte dei casi di studio analizzati viene messa in luce come la gran parte dei processi sia nata dall'interazione tra or- gani di carattere locale e regionale. You need a long term vision: è necessario

che i politici e gli organi di governo puntino su scenari e progetti sviluppati su un’ottica a lungo termine.

Be bold, take risks: accogliere grandi eventi come i giochi olimpici o investi- re in opere di grande valore culturale e sociale può rivelarsi un investimento chiave per il rilancio delle città.

Remaking Post-Industrial Cities.

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