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Fernando Tammaro

Tutti i paesi, grandi e piccoli dell’Abruzzo, hanno conservato nell’interno del compren- sorio comunale o nelle aree finitime ai centri abitati aree naturali o seminaturali con ve- getazione spontanea o modificato nei secoli l’originario assetto boschivo per ricavare ter- reni dove si esplica l’agricoltura nelle diverse forme. Nelle zone marine o dove se ne risen- tono gli influssi prevalgono oliveti e vigneti, e la relitta vegetazione spontanea periurba- na è costituita da frammenti di lecceta e di macchia mediterranea. Nelle zone interne, invece, l’agricoltura è più povera. Prevalgo- no colture erbacee e la zootecnia, con alcune eccezioni, quali la Piana di Navelli, con i suoi vasti mandorleti e gli zafferaneti e la piana del Fucino, dove l’agricoltura è ad alta pro- duttività e determina per numerosi prodotti (carote, finocchi, patate) un mercato di livel- lo nazionale ed oltre.

Ma anche le città, costiere o interne, han- no mantenuto spazi di naturalità. In tutta la fascia litoranea e negli spazi incolti delle stesse città (Montesilvano, Pineto, Pescara...) sono diffusi cespugli di liquirizia e sui colli di Montesilvano, Pescara (Colle San Sivestro, Colle Renazzo), Silvi si rinvengono settori con relitte pinete spontane di Pino di Aleppo e frammenti di steppa sublitoranea ad Am- pelodesma ed a Cisto.

Il rapporto città-campagna-natura presenta una maggiore complessità nel territorio di Città San Angelo (Pe). Il suo ambito terri- toriale presenta infatti un’ampia varietà di habitat, indice di complessità e di esistenza di più ecosistemi. Il suo vasto territorio com- prende infatti una serie di colline argillose con dolci o ripidi versanti verso il fondoval- le, una pianura alluvionale che si spinge fino al mare, un tratto di costa sabbiosa e ciotto- losa, compresa fra le foci del fiume Saline e Piomba, e verso l’interno, il percorso di ben tre fiumi, che segnano i limiti del territorio comunale: il Piomba, a Nord, segna il confine con il territorio di Atri; il Fino a sud lo separa dai territori vestini di Picciano e Collecorvi- no; il Saline a Sud Est che confina con Mon- tesilvano.

Qui si riscontrano almeno quattro tipologie ecosistemiche. La presenza di zone umide nel territorio (laghetti di fondovalle, fiumi) arric- chisce la biodiversità di specie e di habitat del territorio angolano.

L’ecosistema delle zone palustri salma- stre

In questo tratto, verosimilmente a suo tem- po il più importante di tutta l’area costiera abruzzese, ora totalmente degradato e bana- lizzato, inserite in tipologie di vegetazione e biocenosi palustri e psammofile poco diffuse, si rinvengono piante di anno in anno più rare ed in imminente pericolo di scomparsa per le manomissioni ambientali. Esso racchiude al- cuni habitat prioritari della direttiva Habitat (92/43/CEE) in fortissimo stato di degradazio- ne naturalistica, alcuni scomparsi a causa di interventi per apertura di strade di accesso al mare, accumulo di massi antierosione e strut- ture di ristoro di dubbia bellezza. Sono habitat prioritari di questo settore di Città San Angelo 1) le spiagge ghiaiose che si trovano tra le foci dei due fiumi precedentemente ricordati; 2) i pascoli litoranei inondati con vegetazione a Salicornia in zone sabbiose e fangose (argillo- se) - ora rarissimi essendo in massima parte di- strutti perché l’habitat è stato “bonificato” ed interrato; 3) vegetazioni a giunco marittimo (giuncheti) di ambienti salmastri, che hanno subito la stessa sorte degli ambienti del punto 2. La vicinanza del mare ha determinato alberi (pini) a bandiera, con la chioma rivolta verso l’interno, molto rari nella regione Abruzzo. Anche questa peculiarità è in procinto di esse- re eliminata. Occorre evidenziare che i pochi insediamenti litoranei e le strutture di perti- nenza (strade, parcheggi, canali di scolo, tubi fognari diretti in mare) sono stati causa di di- struzione definitiva di un ambiente unico nel- la regione (prati salmastri litoranei e tratti ter- minali di due fiumi con le loro foci nel mare!) di rilevante interesse ambientale nazionale.

L’ecosistema dei calanchi

Si sviluppa nelle zone a confine con il terri- torio di Atri a Nord e nella zona di fondovalle della contrada Galleriano (a sud–sud ovest del territorio comunale). Sono impiantati su sub- strati argillosi in versanti ad elevata acclività. Oltre alla tipica morfologia di erosione a V, peraltro in fase iniziale, si riconoscono anche da lontano per la presenza di dense formazio- ni arbustive con olmo, tamerici, prugnolo ed

acero campestre. Originano una boscaglia me- sofila che si addensa negli impluvi basali, se- guendo l’andamento del calanco; imprime al paesaggio una nota di verde naturale ben visi- bile anche da lontano. Le zone non sono adat- te per l’agricoltura, ma rivestono un interesse soprattutto faunistico. Sono infatti luogo di rifugio, nutrizione e nidificazione di piccoli mammiferi e soprattutto di uccelli. Esplicano perciò in area periurbana un importante ruo- lo ecologico.

Unica testimonianza dei bellissimi prati litoranei salmastri, habitat prioritari della Direttiva Habitat, che si trovavano presso le foci dei fiumi Saline e Piomba è questa foto, scattata nella primavera 2007

L’attuale trasformazione degli habitat litoranei ha creato situazioni di degrado estetico e naturalistico (estate 2015)

Assai peculiari sono le dune di ciottoli nel tratto litoraneo tra i fiumi Saline e Piomba. Sono Habitat prioritari . L’ambiente è molto selettivo perle piante e la colonizzazione è possibile solo per poche specie pioniere, tra cui la gramigna delle spiagge (Agropyron litorale) attraverso i suoi lunghi stoloni.

L’ecosistema fluviale delle valli interne del territorio comunale

La vegetazione perispondale è discontinua, con tratti a maggior presenza di salice bian- co, pioppo nero e rari ontani (Alnus glutinosa). Riesce difficile inquadrarla in unità fitoso- ciologiche. Essa esplica nell’assolato sistema vallivo del territorio un ruolo ecologico im- portante non solo per l’ittiofauna e la fauna acquatica minore (insetti, molluschi, anfibi ...) ma anche quale oasi di rifugio della fauna (soprattutto ornitofauna). Costituisce nella sua continuità un corridoio biologico, sia per la flora (igrofila, idrofila e mesofila) che per gli animali che attraverso di esso riescono a diffondersi lungo il tratto fluviale. In un’ansa del fiume Fino, presso la contrada San Agne- se, una legge regionale (Lr 90/1990) prevede- va la realizzazione di un Giardino Botanico a differente funzionalità. Negli anni 2000 l’allora amministrazione comunale, sorda a valori di educazione ambientale, ha richie- sto ed ottenuto dalla Regione l’annullamen- to della legge istitutiva, preferendo utilizzare quel terreno per una discarica.

L’agroecosistema

Nel territorio è prevalente l’agro ecosistema che si estende per oltre il 70% della superficie totale. Sulle colline, versanti e fondovalle se ne osservano varie tipologie. Esso è determi- nato dall’attività umana che controlla i fon- damentali elementi ecologici (suolo,acqua, animali, vegetali...) mettendo in atto tecni- che agricole per ottenere biomassa di suo interesse (frutta, verdura, medicai, oliveti, vigneti...). Nei campi si ha pertanto un bas- so grado di biodiversità essendo favoriti in- terventi (diserbo, potature, semine...) onde ottenere una produzione economica signifi- cativa delle colture o degli allevamenti. Ogni agroecosistema ha una sua caratteristica (per i nutrienti, l’acqua, l’esposizione...) ed una sua elevata specializzazione con la conse- guente riduzione della diversità biologica nel territorio di intervento. I principali agro- ecosistemi di Città San Angelo sono oliveti, vigneti e campi di frumento. Nel recente pas- sato il territorio era particolarmente vocato per la cerealicoltura ed è stato, nel ventennio autarchico, il granaio dell’Abruzzo, con ele- vate rese q/ha (anche 70-80). Altri prodotti di aziende agricole angolane di qualità sono orticoli (pomodori,melanzane, peperoni) e frutta (pesche, mele, pere, uva di vario

tipo...); essi alimentano i mercati rionali di Montesilvano, Silvi e Pescara. Accanto alle specie comuni quali Malva (Malva sylvestris), Camomilla dei tintori (Anthemis tinctoria), la falsa liquirizia (Astragalus glycyphyllos), car- do mariano (Silybum marianum), Rosa canina e quant'altro si rinvengono tratti con sulla (Hedysarum coronarium) un tempo assai dif- fusa per consolidare i pendii argillosi. Essa si è rivelata un’utile foraggera per la ricchezza in proteine ed è ricercata dalle api che ne ri- cavano un miele speciale. Anche alcune spe- cie accantonate al margine dei campi sono spesso relittuali di antiche colture e poco comuni. Tra essi il cinoglosso (Cynoglossum creticum), il cencio molle (Abutilon theophra- sti) ed altri. Sono scomparse invece a causa delle pratiche agronomiche con uso di so- stanze chimiche le belle archeofite segetali, ritenute erroneamente malerbe (papavero, ranuncolo dei campi, consolida, fiordaliso, gittaione...). I numerosi casolari, le case con- tadine isolate tra i coltivi e ben 18 frazioni abitate rendono produttive, e buona fonte di diffuso benessere economico, le varie attività agrarie e zootecniche. Da vari decenni è inve- ce scomparsa la bachicoltura che si praticava diffusamente e che in Città Sant'Angelo ebbe un centro floridissimo, testimoniato da pre- mi internazionali e medaglie ottenuti nelle varie Esposizioni internazionali (riconosci- menti oltre che per la bachicoltura anche per il vino e l’olio) dalla nobile famiglia angolana Coppa-Zuccari che era il maggior produttore di bozzoli. Ancora ai nostri giorni nella cam- pagne angolane si rinvengono monumentali alberi di gelso centenari. Appartengono alla specie Morus alba (gelso bianco) per il colo- re bianco del frutto edule e dolciastro (mora di gelso). La pianta è originaria della Cina e dell'Asia centrale. Era coltivata per le foglie tenere, quasi glabre nella pagina inferiore, adoperate per l'allevamento del baco da seta. La pianta è alquanto longeva e può vivere 4 secoli. I gelsi piantati per scopo produttivo presentano tuttora un tronco ingrossato (si parla di piante capitozzate). Ciò è dovuto alle ripetute e molteplici potature (in un anno anche più volte) per raccogliere i rami foglio- si da portare ai bachi allevati nelle bigattie- re che si nutrono delle foglie e producono il loro bozzolo. Erano poi immersi in acqua bollente che causava la morte del bruco e rendeva più lucida la seta del bozzolo. Alla fine dell’ottocento la produzione di bachi

Contrada San Giacomo (Città San Angelo) agroecosistemi nel paesaggio collinare

intensamente coltivato a vigneti, campi di frumento ed oliveti. Si osserva la totale assenza delle siepi eliminate per sfruttare al massimo il terreno. Le siepi naturali invece vanno mantenute e ne vanno realizzate dove mancano per interrompere le monocolture e favorire gli insetti utili all’agricoltura

Bigattiera ora trasformata in abitazione

Sulla (Hedysarum coronarium) ottima foraggera, molto ricercata dalle api, contrada San Giacomo Gelsi centenari (Morus alba) capozzati nella campagna angolana, testimonianza dell’antica e diffusa bachicoltura

nella zona di Città San Angelo (ed in altri centri del Teramano) era eccellente. Ricerca- tissimi e considerati i migliori per qualità an- che rispetto a quelli giapponesi erano i suoi bozzoli, pagati intorno alle 4,64 lire al chilo- grammo, cioè ben il 65% in più del prezzo corrente. Delle numerose bigattiere di Città San Angelo rimangono scarse testimonianze essendo ormai andate perse e trasformate. Le pochissime rimaste, ancorché ridotte e forte- mente trasformate, invece raccolgono la me- moria storica di un’attività secolare che veni- va svolta soprattutto con lavoro femminile e rivestono importanza storica e culturale.

Biodiversità dei paesaggi

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