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Ottavia Aristone

L'assetto territoriale principale costiero- vallivo dei territori del medio-adriatico, che Franco Farinelli definisce "scisma topografi- co" in quanto esito della perdita di funzioni dei centri di collina a favore del loro sdoppia- mento lungo le direttrici di valle e di costa, mostra, all'oggi, una sensibile modificazione e un'ampia articolazione nei differenti transetti costituiti dai territori collinari delimitati dai fondovalle principali. A fronte di un proces- so nel quale alle reti locali si sono sovrappo- ste le principali direttrici nazionali e all'uso agricolo delle aree costiere e vallive si sono integrate e accavallate aree dedicate alla pro- duzione industriale, il modello insediativo di discesa lungo le valli e sulla costa, negli ultimi decenni, tende a complicarsi. Il sistema defi- nito da reti locali, reti nazionali e reti storiche per successive fasi - in forme spontanee o per esito di leggi, progetti e opere pubbliche - in- tegra morfologie insediative, morfologie ter- ritoriali, usi del suolo agricolo, aree naturali o seminaturali e stenta a riconoscersi nella figura selettiva del ‘pettine’ con cui numero- si studi, comprovati da strumenti di governo, negli ultimi decenni del secolo scorso hanno inteso interpretare l'area medio-adriatica. L'af- fermazione della fruizione estesa, complessa e differenziata delle aree collinari richiede attualmente una interpretazione paratattica del territorio in cui le qualità paesaggistiche e ambientali affiancano le qualità dell'abitare e costituiscono le risorse principali delle reti ecologiche, delle infrastrutture verdi e dei processi di rigenerazione territoriale.

La città di Pescara compone intorno al fiume la propria continuità insediativa con i terri- tori della costa e con la pianura valliva, di cui è la porzione terminale. L'insediamento si di- spone secondo la ben nota sequenza costitu- ita da pianura costiera, pianura di fondovalle e versanti collinari, secondo il favore delle ac- clività e graduando l'intensità di uso del suo- lo, in successione di fase lungo la direzione dei centri e nuclei più antichi. Nelle colline, più alte e acclive a sud del fiume, si rintanano relitti lineari e puntuali di interesse naturali- stico accostati ad aree incolte e detrattori am-

bientali prossimi ai fossi e alle infrastrutture viarie che segnano il suolo con gallerie e ap- prezzabili tracciati in rilevato. L'insediamen- to, costituito da edifici di ridotte dimensioni, spontanei o pianificati, si dispone in sequenza lungo ampie linee di densificazione e intorno alla rete viaria minima, definita sulla base del precedente ordine distributivo dato dal regi- me proprietario e funzionale del suolo agrico- lo; scarsamente attenti alle morfologie sono gli interventi unitari pianificati, in prevalenza nelle colline a nord nel fiume, e realizzati per aggiunta cospicua di aree; le numerose abi- tazioni sparse costruite negli ultimi decenni sono ricavate in virtù della frantumazione del suolo agricolo secondo la misura minima di 1 Ha fissata dalla L.R. 18/1983. Le colline sono solcate da numerosi fossi che, insieme alla conformazione del suolo, comportano condi- zioni importanti di fragilità, tant'è che il Pia- no regionale di assetto idrogeologico (2007) le gradua, a maglia larga, a Pericolosità media. Lungo i versanti si concentra la prevalenza del suolo agricolo, perimetrato dai piani comuna- li in conformità con il Piano regionale paesisti- co vigente (1990 e successivi aggiornamenti). Dalla Carta dell'uso del suolo (Regione Abruz- zo, 2000) si ricava che l'uso agricolo rappre- senta nel complesso un'interessante porzione e le colture stabili (402,67Ha), di cui quella olivicola è la quota maggiore, occupano circa il 13% della superficie territoriale comunale (34 km2). I dati relativi alle unità aziendali agricole attive nel comune (Istat, 2010), che sottostimano la complessità del fenomeno di cui sono parte anche porzioni ragguardevoli legate ad attività amatoriali e domestiche, re- gistrano 63,61 Ha di suolo dedicato alla produ- zione vitivinicola (130 aziende), 22,16 Ha im- pegnati in arboricoltura da frutto (55 aziende) e la quota principale, 316,90 Ha, è specificata- mente dedicata all’olivicoltura. La coltivazio- ne dell'ulivo si è molto sviluppata negli ultimi anni, con un aumento del patrimonio arboreo del 7% nel decennio 2000-10 (dati Mipaaf), in larga parte connesso alla messa a dimora di alberi nelle aree di pertinenza delle residenze sparse. Infine, piccole estensioni (inferiori a 2,5 Ha), non apprezzabili singolarmente da- gli strumenti di rilevamento satellitare, sono dedicate a colture cicliche accostate a quelle stabili. Questa modalità costituisce una quo- ta rilevante e definisce un paesaggio rurale composto da minuti coltivi variegati: prati, orti, alberi da frutta, oliveti e vigneti, accostati

secondo una sequenza che marca la morfolo- gia del suolo fino ai piedi delle colline, inte- ressando anche parti della pianura valliva. I paesaggi dei versanti collinari sono ricchi di elementi naturali o seminaturali e colture in aree agricole propriamente produttive non- ché di "giardini rurali" di pertinenza delle case sparse costruite o ristrutturate in aree agricole o disposte in filamenti radi. Questi materiali complessi concorrono a definire l'insieme del paesaggio insediato e costituiscono porzioni rilevanti del sistema degli spazi aperti della città. La molteplicità in cui si articola il suolo ad uso rurale mostra alcuni caratteri diffusivi: dimensione molto piccola delle unità produt- tive, coesistenza con altre funzioni urbane non marginali; competizione per altri usi del- la terra, sovrapposizione con territori fragili, unità di paesaggio di ridotte dimensioni. Tornando alla fisionomia insediativa medio- adriatica, di cui Pescara rappresenta un tassel- lo fondamentale, la continuità morfologica della fascia collinare, matrice ambientale e insediativa del territorio regionale, trova, fino alla fine degli anni cinquanta, giusta stabilità nell'uso del suolo agricolo e nella persistenza delle forme insediative di collina, pur diversi- ficata a nord e a sud e del fiume Pescara per le forme dell'ordinamento colturale e i regimi proprietari, nonché per l'attitudine ad utiliz- zare le terre basse. Tale stabilità è attestata an- cora dalla Carta della utilizzazione del suolo d'Italia redatta dal CNR (1960) in cui si indivi- duano i seminativi arborati (prevalentemente ulivi) disposti a corona intorno agli antichi

centri abitati, salvo in alcuni tratti di più an- tica tradizione nei quali compaiono già por- zioni di colture specializzate di olivi (collina Vestina) e di viti (colline ortonesi), a scendere lungo i versanti i seminativi asciutti eppoi colture irrigue in porzioni di fondovalle. Ne- gli ultimi decenni riduzioni ad usi insediativi hanno riguardato tutta la fascia collinare, con forme e intensità differenti dovute alla forza espansiva della città lineare costiera nel suo insieme ma anche alla capacità reattiva dei singoli luoghi quali la consistenza di econo- mie primarie, la prossimità ad aree di attività industriali produttive nel lungo periodo e la consistenza di reti di relazione stabili. Non è estranea a tale trasformazione anche la te- nuta geomorfologica dei versanti e la natura del suolo. Nelle colline della città di Pescara, a nord e sud del fiume, questa differente fi- sionomia segna, di fatto, lo scarto. Progressivi frazionamenti ed edificazioni hanno marca- to i versanti collinari in prossimità dell'area pescarese: dalla diffusione delle residenze in aree agricole, ad interventi pianificati di edili- zia pubblica o privata, ad aree ad alta concen- trazione della grande distribuzione commer- ciale, sensibili fuori scala realizzati a fronte di notevoli opere di rimodellazione del suolo. Tuttavia, nel contesto territoriale ampio di cui la città è parte, la collina costituisce tut- tora un continuum di qualità paesaggistica e di opportunità: ragguardevoli porzioni di colture di eccellenza e piccoli appezzamenti con gradi di diversificazione colturale, in par- te connessi al patrimonio insediativo storico.

Sono colture di qualità, in particolare l’olivo e la vite, e reti insediative di pregio grazie alle quali i centri urbani di corona possono “esibi- re” titolazioni di prestigio quali Città del Vino, Città dell’Olio, Città Slow, Borghi più belli d’I- talia. Relitti naturali e seminaturali, reti delle acque e suolo agricolo compongono tuttora la continuità del paesaggio e mostrano la loro apprezzabilità in termini quantitativi di rilie- vo ambientale, economico, imprenditoriale e di opportunità di governance con le quali è ne- cessario misurarsi.

In definitiva, il territorio periurbano di questa porzione adriatica è una figura complessa defi- nita dalla città costiero-valliva che si compone con progressive modificazioni, multifocali e articolate negli usi dei suoli, con l'insieme di centri e nuclei di collina di antica e recente for- mazione. Complessità morfologica ma anche di 'materiali': la rete insediativa degli antichi in- sediamenti di poggio e di crinale con differenti gradi di espansione contermini, i filamenti lun- go i versanti di costa e di valle, nuclei pianifica- ti ad alto indice di copertura del suolo e ampie nebulose a bassa densità; suolo ad uso agricolo diversificato per dimensione e qualità coltura- le, quali frammenti a seminativi o ad orti in- terposti, aree produttive ad alto investimento (olivi e viti) ed aree arborate di pertinenza resi- denziale che, per prossimità, costituiscono una dimensione sensibile; infine frammenti di aree naturali e seminaturali che persistono in virtù di norme di salvaguardia attivate sulla base della morfologia del territorio, delle caratteri- stiche dei suoli e della rete minore delle acque.

Città-campagna-natura:

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