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Compito quindi non facile, tenuto conto della costante e manifesta riotto- riotto-sità dei ceti privilegiati ad accettare la richiesta del donativo soprattutto in

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 83-87)

prima istanza e senza la garanzia di una congrua contropartita che soddisfi a

147 n Vidaureta non tiene conto del capitolo di Corte, richiesto dallo Stamento militare e approvato nel Parlamento straordinario del Bayona (1626) relativo al divieto per i forestieri di essere naturalizzati: "...que ningun foraster puga ser naturalizat, etiam que lo consenten, y dema-nen lox matexos Staments, y que los Virreys degan jurar en lo introit de llur govern de non propo-sar à digu foraster per ser naturalizat..." . Cfr. ACC, Sezione antica, Atti del Parlamento Pimentel, vol. 10, cit. c. 928 e J. DEXART, Capitula sive acta curiarum Regni Sardiniae, cit., Lib. I, Tit. V, ca ?. II, vol. I, p. 412. Nello stesso Parlamento gli Stamenti supplicano il sovrano di estendere al Regno di Sardegna la prammatica concessa al Regno di Castiglia che vieta di riconoscere il pri-vilegio di naturaleza agli stranieri affinché costoro non possano usufruire delle rendite ecclesia-stiche del Regno di Sardegna. Cfr. ASC, AAR, Parlamenti, vol. 168, cc. 196-196v, ora ín G. Tore (a cura di), Il Parlamento straordinario del viceré Girolamo Pimentel, cit., pp. 259-260.

pieno le aspirazioni ad accedere a privilegi, titoli, prebende, abiti cavallere-schi, pensioni, impieghi, o alla concessione di sacas per l'esportazione del grano. Tanto più che l'ammontare del donativo riconosciuto alla Corona appare assai gravoso per un Regno già depauperato nelle sue scarse risorse dall'adesione alla Unión de armas, e che ora si trova ad affrontare una con-giuntura economico-produttiva e commerciale particolarmente difficile.

Non a caso soltanto a metà aprile, a ridosso delle festività pasquali, e quin-di ad oltre tre mesi dal suo insequin-diamento e nonostante i continui solleciti vice-regi ad accelerare i tempi, anche se si deve tener conto dei rallentamenti dei lavori a causa dell'esame dei greuges, si riunisce per riferire le modalità con cui il donativo dovrà essere ripartito tra gli Stamenti nell'arco di dieci anni.

In tale seduta, alla presenza dello stesso viceré, veniva quindi stabilito che 40 mila scudi dovevano andare a carico dello Stamento militare e 30 mila essere ripartiti fra il Reale e l'Ecclesiastico. Le città reali avrebbero dovuto versarne 19 mila, più altri 3 mila a carico dei magnates, cioè ministri di giu-stizia, mercanti e cittadini più abbienti'", mentre l'Ecclesiastico avrebbe dovuto provvedere al servicio con una quota pari a 8 mila scudi.

Il tributo del donativo, inoltre, doveva essere ripartito fra tutti gli abitan-ti del Regno secondo giusabitan-tizia ed equità, tenendo conto della condizione sociale dí ciascuno.

Al riguardo i collettori avrebbero dovuto fare riferimento alle liste di com-pulsione ecclesiastica, utilizzate per la raccolta delle decime. In occasione della celebrazione del parlamento Avellano non verrà infatti eseguito, forse per motivi di tempo e per risparmiare i costi dell'operazione abbastanza com-plessa e laboriosa, il tradizionale censimento del numero dei fuochi delle città e delle ville del Regno.

Il donativo poteva essere esatto sia in denaro che in prodotti agricoli e pastorali, quali grano, legumi e formaggio. In questo caso il prezzo di riferi-mento per i cereali doveva essere quello spuntato nel mese di giugno, al momento del raccolto quindi, quando a causa della maggiore offerta del pro-dotto i prezzi erano più bassi, mentre quello del formaggio doveva essere rife-rito a quello toccato nel mese di marzo, quando il formaggio risultava miglio-re in quanto confezionato con latte primaverile.

Seguendo la prassi parlamentare ormai consolidata, la giunta dei trattato-ri ne trattato-rifetrattato-riva al viceré, al quale contestualmente veniva inoltrata la supplica affinché si facesse portavoce presso il sovrano per la concessione ed il ricono-scimento delle numerose mercedes presentate.

Ancora una volta veniva rimarcata la situazione di grave congiuntura del-l'economia dell'isola a causa dei cattivi raccolti succedutisi in anni ravvicina-

148Ivi, C. 188.

ti, il che aveva provocato pesanti ricadute sui traffici commerciali con la Fran-cia e con la Catalogna. Pertanto, nell'accettare il donativo richiesto, data la generale miseria del Regno, avrebbe dovuto farsi portatore anche dell'istan-za per il condono dei ratei pregressi e non ancora pagati del precedente dona-tivo, il cui ammontare risultava pari ad 80 mila scudi.

Veniva quindi denunciato che il giudice della Reale Udienza Francesco Cartro, in qualità di commissario delegato, stava procedendo alla riscossione delle quote arretrate del donativo, con grave danno soprattutto per la pove-ra gente che non poteva pagare perché priva di mezzi, e che si vedeva seque-strare anche i letti e altras cosas, indispensabili per sostentarsi. Lo sollecitava-no pertanto ad intervenire per la sospensione immediata dell'esazione e per la restituzione ai legittimi proprietari di quanto era stato loro riscosso o sequestrato. Il Doria, nella sua risposta, s'impegnava, ancora una volta, a sot-toporre il problema alla diretta attenzione del sovrano, al quale, in ultima istanza, spettava decidere sulla materia.

Per le città di Cagliari e Iglesias, considerate le impellenti necessità, veni-va chiesta la concessione di licenze di esportazione del grano pari al veni-valore di 30 mila scudi. Ai labradores, inoltre, dovevano essere assicurate condizioni favorevoli nella vendita dei grani di saca. Il tributo reale, infatti, avrebbe dovuto colpire solo i 2/5 del quantitativo da esportare, pagando 4 reali per starello, mentre i rimanenti 3/5 potevano essere immessi sul mercato ed esportati liberamente. Contestualmente doveva essere sospeso il rilascio di nuove sacas sino a quando le prime non fossero state esaurite.

Nel frattempo venivano presentate anche altre mercedes a favore dei natu-rales, ai quali dovevano essere riservati, in maniera esclusiva, tutti i posti e gli uffici di pace e di guerra e le dignidades ecclesiastiche, comprese le abbazia-li, le prebende e gli impieghi reali.

I capitoli di Corte, una volta approvati, e diventati leggi del Regno, non potevano essere modificati o riformati senza l'esplicito assenso dei tre Bracci. In caso contrario il donativo sarebbe stato immediatamente sospe-so. A tutela del rispetto dei capitoli da parte sovrana veniva proposta la nomina di una commissione di vigilanza, composta da sei rappresentanti, due per ogni Braccio, equamente ripartiti fra residenti nei Capi di Caglia-ri e di SassaCaglia-ri.

Per il bene del Regno, considerate la fedeltà, la serietà ed equità con le quali il viceré Fabrizio Doria aveva governato nel triennio ormai in scadenza, gli Stamenti, sempre per voce dei trattatori, nel dichiarargli la loro stima e riconoscenza, lo informavano d'aver presentato (ma era prassi consolidata) istanza al sovrano per la riconferma per un altro mandato'.

149Ivi, C. 188.

A ribadire l'offerta dei 70 mila scudi, necessari, veniva rimarcato, per sostenere la guerra in corso, per la difesa della fede cattolica e per la conser-vazione della monarchia spagnola e dei suoi regni, il 15 aprile, con dichiara-zione notarile, sarà lo Stamento reale al gran completo. Sono presenti infatti i sindaci di tutte le sette città reali'.

Lo stesso giorno anche l'Ecclesiastico, riunito nel palazzo arcivescovile, per voce del suo sindaco e procuratore Bernardo de La Cabra, nel frattempo giunto nel Regno per prendere possesso della sua nuova sede arcivescovile di Cagliari, comunicava al viceré che, avendo consultato gli altri due Stamenti, in pieno accordo aveva deciso di accogliere l'offerta di 70 mila scudi di dona-tivo a favore della Corona.

Lo informava quindi che la quota spettante al braccio ecclesiastico era pari a 7 mila scudi, dei quali 4 mila dovevano essere destinati al sussidio della squadra delle galere. La quota sarebbe stata ripartita fra tutti gli ecclesiastici dell'isola. Al riguardo, solo i121 maggio l'Ecclesiastico, al cui interno si erano registrate posizioni contrastanti sui criteri da adottare nella distribuzione dei 4 mila scudi, comunicava di aver provveduto a ripartirli tra le mitre, i Capi-toli e il clero delle diverse diocesi, per cui quella di Cagliari si sarebbe fatta carico del versamento di 3457 lire; quella di Sassari di 1276 lire; quella di Ori-stano di 1450 lire; quella di Ampurias di 470 lire; quella di Alghero di 900 lire; quella di Ales di 777 lire e quella di Bosa di 500151.

I rimanenti 3 mila scudi sarebbero stati invece prelevati dagli utili derivan-ti dalla saca dei 15 mila starelli di grano, concessa nei Parlamenderivan-ti precedenderivan-ti allo stesso Stamento.

Il de La Cabra puntualizzava inoltre che il riconoscimento del donativo doveva comunque essere vincolato alla concessione da parte sovrana, prima della chiusura dei lavori del Parlamento, di una serie di capitoli, che veniva-no presentati per iscritto'', relativi, tra l'altro, al rispetto della veniva-normativa seguita negli asientos delle sacas del grano, alla riserva ai naturales delle cari-che ecclesiasticari-che, alla richiesta dell'assegnazione ai sardi meritevoli di alcuni benefici ecclesiastici in Spagna, al riconoscimento agli stessi di poter far parte, in qualità di funzionari, nelle udienze e nei consigli del sovrano in Spa-gna ed in Italia"'.

In realtà all'interno dell'Ecclesiastico permanevano ancora delle riserve, né a fugarle valevano le assicurazioni del Doria a farsi direttamente portavoce presso il sovrano delle richieste avanzate, purché queste non confliggessero con l'acostumat o non tendessero ad invadere ambiti giurisdizionali non propri.

15° Ivi, c. 711.

151 Ivi, C. 710.

152 Eri, C. 704.

153 ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, c. 706.

Con l'offerta del donativo da parte del Reale e dell'Ecclesiastico, preceduti

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 83-87)

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