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Per quantità, anche se forse non per qualità (ma nelle votazioni vale più il numero che il prestigio dei votanti), il marchese di Laconi risulta quello che

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 67-70)

controlla il maggior numero di elettori'''. Il suo partito all'interno del Parla-

128Ivi, vol. 169, cc. 790-7911v. e 791, Atto di delega in data Cagliari 13 febbraio 1642.

129 Ivi, cc. 764, 764v., 765 e 765v., Atto di delega in data Cagliari 19 febbraio 1642.

130Ad esempio, il marchese di Laconi don Giovanni Castelvì raccoglie 39 deleghe di nobili e cava-lieri residenti 8 a Sassari, 4 ad Ozieri, 3 a Tempio, 2 a Terranova, e 3 a Laconi, etc. Ben 57 invece ven-gono controllate dal procuratore reale don Giacomo Artale Castelvì, il quale a sua volta, per gli impe-gni derivantigli dall'incarico ricoperto, si farà rappresentare da don Antonio Robles, cavaliere dell'or-dine di Santiago. Il Castelvì, infatti, raccoglie, tra le altre, 16 deleghe ad Ozieri, 9 a Bosa, 7 ad Alghe-ro, 6 a Benetutti, 4 a Cagliari, 3 a Sassari, 3 a Sorgono e 3 a Nuoro. Deleghe che poi vengono trasfe-rite e ripartite tra il vasto parentado e stretti familiari. Anche don Bernardo Mattia Cervellón, legato in parentela al marchese di Laconi, controlla ben 29 deleghe, di cui 26 solo a Sassari. Don Ignazio Aymerich, conte di Mara Arbarei, invece assomma sulla sua persona 7 deleghe, di cui 5 nel suo feudo.

mento, e dello Stamento militare appare il più forte, accomunando i più diversi interessi personali, familiari e locali, anche se, nel corso dello svolgi-mento delle Corti, almeno da quanto si evince dagli atti parlamentari, non sembra che si sia pervenuti a situazioni di tale contrasto da far esplodere la contrapposizione tra le due fazioni feudali.

Indubbiamente la presenza di due partiti, i cui interessi, anche per l'estra-zione cetuale e la provenienza territoriale degli aderenti, avrà pur dato luogo a contrasti anche intensi: ma di questi ben poche tracce si riscontrano negli atti prodotti, anche perché, come si è rimarcato, essi sono lo sbocco finale di mediazioni cui si è pervenuti dopo lungo, ampio e sicuramente acceso con-fronto, dietro l'abile regia dello stesso viceré.

Intanto il 22 marzo, sabato, trascorsa una settimana dal sollecito viceregio, in cattedrale, alla presenza del viceré, delle massime cariche istituzionali e delle rappresentanze parlamentari, venivano solennemente insediate la giun-ta dei tratgiun-tatori e quella dei giudici dei greuges.

Alla prima era affidato l'arduo, delicato e complesso compito di istruzio-ne e semplificazioistruzio-ne dei lavori parlamentari relativamente alle richieste comuni dei tre ordini e all'offerta. In realtà era un organo «centrale, essenzia-le ed onnicompetente del Parlamento», in quanto la sua funzione principaessenzia-le era quella di «trattare, e di trovare un'intesa tra il governo viceregio e gli Sta-menti, sulle contropartite che questi domandavano in cambio e corrispettivo del loro voto del donativo». Doveva poi occuparsi della situazione generale non solo dell'isola ma della stessa Corona, affrontando in particolar modo i problemi della difesa e dell'economia del Regno. «Concerneva ... ed espri-meva, lontano da orecchie ... indiscrete, i motivi della politica generale della monarchia e le richieste e le aspirazioni dei sudditi. Mirava a smussare gli angoli e ricercava e conseguiva i necessari e convenienti compromessi»w. La seconda era in realtà il tribunale che doveva decidere sui ricorsi riguardanti l'amministrazione regia ammessi a giudizio.

A designare i membri di parte regia è lo stesso viceré, il quale per quella dei trattatori nomina don Giovanni Dexart, don Diego de Aragall, il dottor Michele Bonfant e don Giacomo Artale Castelvì; mentre per quella dei giu-dici dei gravami indica ancora il Dexart, don Antonio Masons, don Vincen-zo Bacallar e i dottori della Udienza Antonio Canales, Giovanni López de Baylo e Giovanni Maria Tanda.

Per l'Ecclesiastico vengono nominati trattatori l'arcivescovo di Cagliari Bernardo de La Cabra, sostituito dal suo delegato, il canonico della primazia-le Antonio Cao, l'arcivescovo di Arborea Pietro Vico, i vescovi di Ampurias

131 A. MARONGIU, Il Parlamento o Corti del vecchio Regno sardo, in Istituzioni rappresenta-tive nella Sardegna medievale e moderna, cit., p. 99.

Andrea Manca e di Alghero Antonio Nuseo; in qualità di giudici dei grava-mi, Antioco Soler, Gavino Manca Figo, Diego Astraldo, rispettivamente per i Capitoli di Cagliari, Sassari ed Arborea, ed il canonico Diego Acorra, pro-curatore del cardinale Gil de Albornoz.

Per il Militare vengono designati in qualità di trattatori íl marchese di Vil-lasor, il marchese di Laconi ed i nobili, entrambi residenti nella città di Sassa-ri, don Antonio Manca Coasina e don Gavino Manca Zonza, procacciatori di voti dei due titolati; in qualità di giudici dei gravami, don Antonio Santjust, signore di Furtei, e i nobili don Giovanni Battista Sanna dí Sassari, don Fran-cesco Sanna di Alghero e Sebastiano Manca Zonza.

Il Reale, invece, nomina quali trattatori Francesco Ravaneda e Gaspare Fortesa, rispettivamente sindaco e consigliere in capo della città di Cagliari, Antonio Manca Zonza e Marco Boyl, sindaci l'uno di Sassari e l'altro di Alghero; mentre in qualità di giudici dei gravami si fa rappresentare da Sal-vatore Pixi, Pietro Delitata, Paolo Solar Spinola e Angelo de Moncada, sin-daci nell'ordine di Iglesias, Bosa, Castellaragonese ed Oristano'".

La commissione dei trattatori è quella indubbiamente più prestigiosa, più ambita ed anche più contesa, tanto che i tre Bracci vi sono rappresentati nel più rigoroso rispetto dei rapporti dí forza, con la salvaguardia, per quanto possibile, dell'equilibrio anche numerico della distribuzione territoriale.

Per le città e per l'Ecclesiastico, in realtà, sembra non intervengano diffi-coltà di sorta, anche perché al loro interno, data la temporalità degli incari-chi e la debolezza numerica, è più difficile il consolidarsi di forti ed omoge-nei gruppi di potere.

Per rispettare consuetudini ed equilibri di rappresentazione cetuale e ter-ritoriale problemi si manifestano invece all'interno del Militare, relativamen-te alla composizione della giunta incaricata di esaminare i greuges.

Infatti, in data 14 marzo', era stata fatta pervenire al viceré una lista di cinque nominativi, anziché di quattro, in quanto rimaneva da sciogliere il nodo della scelta tra Pietro Fortesa e Giovanni Battista Sanna, l'uno legato agli interessi cagliaritani, l'altro a quelli sassaresi. Nel rispetto degli equilibri di rappresentanza territoriale sarà quest'ultimo a spuntarla. Segno che al suo interno il Militare è riuscito a comporre i contrasti fra le due fazioni, quelle facenti capo al Laconi e al Villasor, oltre a contenere la trasversalità degli inte-ressi locali e a respingere chiari tentativi di egemonia cagliaritana.

La presentazione e la proclamazione ufficiale per í componenti le due commissioni costituiva un momento particolarmente significativo sia sul piano politico generale sia soprattutto su quello personale, in quanto segna-

132 Cfr. ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, cc. 111v-118v., Cagliari 22 marzo 1642.

133 Cfr. ivi, cc. 110v.-111, Cagliari 14 marzo 1642.

vano la sanzione pubblica del riconoscimento di un prestigio cetuale, ristret-to a poche persone. E non a caso, in ristret-tono solenne, durante la cerimonia d'in-sediamento che si svolge in cattedrale è l'arcivescovo d'Arborea, a nome dei tre Bracci, a prendere la parola ribadendo compiti e doveri dei commissari e precisando ambiti e limiti di competenza nel loro operare.

Ai trattatori ed ai giudici dei gravami durante l'esercizio del loro

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