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Questa rivendicazione era già stata avanzata nel Parlamento celebrato dal viceré Lorenzo Fernàndez de Heredía (1553-54)190; ricorre in quasi tutte le

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 103-106)

ses-sioni parlamentari della prima metà del Seicento e sarà una tra le principali condizioni poste dagli Stamenti in occasione del parlamento Camarassa del 1666-68'1, per l'accoglimento del donativo richiesto dalla Corona. Contestual-mente gli Stamenti chiedevano al sovrano che i privilegi e le "grazie" concessi ai regni della Corona d'Aragona venissero estesi anche al Regno di Sardegna'.

In realtà le ragioni del Parlamento sardo tenderebbero a collocarsi «in quella dinamica di eventi, di correnti ideali e politiche, di trasformazioni isti-tuzionali che esprimono il mutevole e vario complesso dei fermenti sociali del Seicento europeo. Molto spesso le istituzioni rappresentative appaiono come un vestito troppo stretto rispetto ad un corpo sociale che è notevolmente cre-sciuto»".

188 A. MARONGIU, Il Parlamento o Corti del vecchio Regno sardo, in Istituzioni rappresenta-tive nella Sardegna medioevale e moderna, cit., p. 69.

189 Cfr. ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, "Capitoli dell'Ecclesiastico", n. 7, c. 689.

190 Cfr. G. Sorgia (a cura di), Il Parlamento del viceré Fernandez de Heredía (1553-54), Milano, 1963, "Capitoli richiesti dai tre Stamenti", n. 5, pp. 66-67.

191 Sulla crisi Camarassa cfr. D. SCANO, Donna Francesca Zatrillas, marchesa di Laconi e di Sietefuentes, cit.; B. ANATRA, Corona e ceti privilegiati nella Sardegna spagnola, in B. Anatra, R.

Puddu, G. Serri (a cura di), Problemi di storia della Sardegna spagnola, Cagliari, 1975, pp. 110-118; ID., La Sardegna dall'Unificazione aragonese ai Savoia, cit., pp. 435-442; ID., Banditi e ribelli nella Sardegna di fine Seicento, Cagliari, 2002, e M. Romero Frías (a cura di), Documen-ti sulla crisi poliDocumen-tica del regno di Sardegna al tempo del viceré marchese di Camarassa, Sassari, 2003, vol. I, della collana "Raccolta di documenti editi e inediti per la storia della Sardegna".

192 Cfr. ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, "Capitoli dei tre Stamenti", n. 44, c. 676v.

193A. MATTONE, Centralismo monarchico e resistenze stamentarie. I Parlamenti sardi del XVI e del XVII secolo, cit., p. 145. Per un approfondimento puntuale su questa problematica rin-viamo allo stesso saggio.

Non a caso viene avanzata la richiesta, e addirittura l'Ecclesiastico la pone come condizione sine qua non per votare il donativo, dell'ammissione dei sardi a ricoprire, al pari degli altri sudditi, incarichi e posti equivalenti, non soltanto nei domini spagnoli in Italia, come quelli di Milano, Napoli e della Sicilia, ma anche nelle Indie, cioè nell'America spagnola. Ugualmente ai sardi meritevoli dovranno essere assegnati alcuni benefici ecclesiastici in Spagna e dovranno essere chiamati anche a far parte, in qualità di ministri, nelle Udien-ze e nei Consigli di sua maestà in Spagna e nei regni spagnoli d'Italia'94.

Il ceto ecclesiastico, che si ritiene pesantemente colpito da numerosi gra-vami sulle pensioni e sui benefici ad esso assegnati, a differenza dei magistra-ti del Tribunale dell'Inquisizione, supplica inoltre che quesmagistra-ti pesi, al pari di quanto si verifica nei Regni d'Aragona, di Valencia e di Castiglia, siano equa-mente ripartiti.

Si chiede in sostanza al sovrano, e con vigore, che ai sardi vengano rico-nosciuti gli stessi diritti di cui godono i sudditi degli altri regni della Corona.

Le suppliche presentate al sovrano dai tre Stamenti, sia individualmente che collegialmente, approvate, respinte o rinviate che siano, si rivelano una fonte documentaria preziosa, per certi aspetti unica, per cogliere la temperie politico-istituzionale, sociale e culturale in cui il Parlamento si svolge e pren-de corpo; e soprattutto utile per la ricostruzione pren-dei processi che attraversa-no la società sarda in età moderna in tutte le sue più diverse articolazioni.

Sebbene la documentazione parlamentare ufficiale sembri circoscritta a rappresentare istanze e interessi soltanto di una parte numericamente margi-nale della società sarda, ma politicamente determinante, come è appunto la voce dei tre ordini stamentari, è pur vero che essa riflette in maniera nitida anche l'immagine di un mondo rurale al suo interno fortemente articolato sul piano economico-produttivo, culturale e sociale.

D'altra parte il rapporto tra ceti privilegiati, realtà urbana e mondo rura-le risulta strettissimo, soprattutto per quanto si riferisce alla dipendenza eco-nomica. La rendita signorile, la decima ecclesiastica, l'annona cittadina gra-vano pesantemente sull'economia rurale e, insieme alle sacas per l'esportazio-ne del grano, controllate in misura quasi irrilevante dai labradores, assicura-no ai ceti privilegiati redditi e ricchezza.

Infatti, per quanto le comunità rurali che ricadono sotto la giurisdizione feudale (e sono quelle più numerose) non vi prendano parte direttamente, la loro voce vi è comunque presente non solo a livello dí ricorsi e richieste di mercedes, ma anche di capitoli presentati, ad esempio dalle comunità dei feudi regi, appartenenti quindi alla giurisdizione sovrana, come quelle dei

194 Cfr. ACA, CdA, legajo 1234, c. 420, "Capitoli dei tre Stamenti", n. 47 e n. 48; quest'ul-timo capitolo si trova anche in ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, c. 678.

Campidani maggiore, di Milis e di Simaxis, di Santa Giusta, del Goceano, del Mandrolisai e di Parte Ocier Reale.

Il che consente di ricostruire uno spaccato di questa società, tanto più che assai spesso i capitoli richiesti, anche se non sempre approvati, recepi- scono esigenze specifiche di questa realtà e affrontano problematiche di pressante attualità come la disciplina fiscale, l'amministrazione civica e della giustizia, la gestione delle risorse del territorio, il commercio e, soprattutto, il rapporto con i ceti privilegiati o con i loro delegati a rappresentarli a livel-lo territoriale.

È questa una voce consistente, robusta, di coinvolgimento più o meno intenso in quelle vicende che sul piano generale caratterizzano la società sarda nella sua interezza, anche se il livello partecipativo varia sul piano spa-ziale e temporale, ma soprattutto su quello del peso politico complessivo espresso.

È indubbio comunque che la documentazione parlamentare, prodotta prima, nel corso e dopo lo svolgimento dei lavori, si rivela fonte assai preziosa per cogliere quei processi di trasformazione, in un momento storico-politico assai travagliato per l'egemonia spagnola in Europa, che interessano non solo il mondo urbano ma anche quello rurale, tradizionalmente più conservativo e refrattario a recepire e ad assorbire, senza traumi, la novità. Anche se in questa fase, di indubbio e progressivo declino della Spagna, che coinvolge, trascinan-doli, anche i ceti privilegiati, ed in modo particolare quello feudale, le comu- nità rurali, specialmente quelle che ricadono sotto la giurisdizione delle figure più prestigiose del ceto nobiliare, il marchese di Villasor ed il marchese di Laco-ni, che hanno impegneto notevoli risorse finanziarie ed umane a sostegno della Corona nella Guerra dei Trent'anni, apriranno con questi una lunga vertenza giudiziaria presso il Tribunale della Reale Udienza, sottoponendo a forti solle-citazioni i tradizionali rapporti politico-giurisdizionali ed economico-sociali'.

È in questo contesto che i rappresentanti o i delegati degli Stamenti, sin-golarmente e collettivamente, presentano al sovrano numerose richieste che sostanzialmente riguardano il controllo delle sacas e quindi il commercio del grano, l'autonomia amministrativa delle città dalle continue ingerenze del-l'autorità regia e in particolar modo l'esclusività delle cariche civili e religio-se, ad esclusione di quella del viceregato e della prelazia cagliaritana.

Sul primo punto, dopo aver ribadito la crisi profonda che ha colpito l'eco-nomia dell'isola, per cui l'offerta del servicio va premiata con la riconferma dei vecchi capitoli di Corte e la concessione di nuovi che mettano in evidenza la generosità sovrana nel ricompensare degnamente la fedeltà dei sudditi, presen-

195 Cfr. B. ANATRA, Corona e ceti privilegiati, cit.; G. MURGIA, Capitoli di grazia, cit.; ID., Baroni e comunità, cit., e A. MATTONE, Il feudo e la comunità di villaggio, cit., p. 333-379.

tano numerose richieste. Poiché dopo alcune annate agrarie disastrose, quella del 1642 si è rivelata buona, e una consistente quota cerealicola può essere immessa sul mercato, unanimemente i tre Stamenti chiedono un aumento delle concessioni di licenze d'esportazione, che dovranno essere ripartite in manie-ra equa tmanie-ra labmanie-radores, ceti privilegiati, città reali e mercanti.

I consiglieri di Cagliari, per voce del sindaco Francesco Ravaneda, poiché

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