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A dir la verità, nel riportare gli esiti della votazione il verbalizzante inav- inav-vertitamente, con molta probabilità, ha aggiunto un no alla formula es

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 79-82)

bastan-te di un voto favorevole. Non si spiegherebbe altrimenti il voto del viceré che

si schiera con la maggioranza. In questo caso egli comunque si era assunto una responsabilità pesante e coraggiosa, giustificata forse dal fatto che non votando o votando con i primi non solo si sarebbe riaperta la questione rela-tiva alla successione nell'eredità dei feudi di Torralba e Bonorva, ma si sareb-bero allungati di molto — e siamo ormai alla fine di maggio, quando il caldo e le febbri malariche incalzano — i tempi per la conclusione dei lavori del Par-

142 ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, c. 247v.

lamento. Tanto più che, oramai, numerosi rappresentanti stamentari hanno lasciato la capitale per rientrare nelle località di residenza.

La frattura registratasi sul caso Alcover all'interno della corte giudican-te i greuges dava nuovo slancio all'iniziativa del Marongio, il quale, con abilità, nel tentativo di annullare la sentenza che di fatto penalizzava la sua assistita, o quantomeno di ritardarla il più possibile a livello esecutivo, pre-sentava un'immediata istanza di ricusa, ritenendoli suspectosos di parzia-lità, nei confronti di numerosi giudici della commissione, tra i quali si con-tano don Giovanni Dexart, don Antonio Canales, don Vincenzo Bacallar, i canonici Diego Astraldo, Diego Acorra e Antonio Soler, don Antioco Santjust, don Francesco Sanna, don Pietro Delitala, don Salvatore Pixi e don Paolo Solar Spinola.

Le istanze di ricusa venivano giustificate col fatto che o per affinità di parentela o per intreccio di interessi diretti e indiretti, le persone indicate come sospette erano legate in qualche misura alla famiglia del conte di Bonorva. Secondo il Marongio non potevano pertanto far parte della com-missione chiamata a giudicare un ricorso che coinvolgeva interessi di un loro parente o amico.

L'obiettivo che il Marongio vuole perseguire è estremamente chiaro: para-lizzare l'attività della commissione chiedendo che la discussione del ricorso presentato dall'Alcover venga assegnata ad altri giudici. È ben consapevole, infatti, che sarebbe stato molto difficile, poiché la gran parte dei "parlamen-tari" ha lasciato ormai la capitale, sostituire in breve tempo le persone dichia-rate sospectosas. Nel caso poi che le ricuse fossero state accolte, automatica-mente sarebbe stata invalidata ed annullata anche la sentenza pronunciata a favore del dissentiment presentato dall'Alcover contro donna Teodora.

Al riguardo veniva sentito anche l'Alcover, il quale, nel ribattere punto per punto le rimostranze del Marongio, tentava di dimostrare con prove inoppu-gnabili che le persone ricusate non avevamo alcun tipo di legami diretti, né mai ne avevano avuto, con gli interessi del conte di Bonorva: le istanze di ricusa avanzate dal Marongio — rimarcava — erano del tutto illegittime in quanto prodotte a seguito della sentenza emessa dalla corte giudicante a favo-re del suo assistito. Oltfavo-retutto non era in possesso di specifico mandato che lo abilitasse a presentare istanze di ricusa dei giudici.

Il giorno successivo, sabato 24 maggio, il Doria, nel riprendere i lavori alla presenza dei giudici della Reale Udienza e dei rappresentanti degli Stamenti, comunicava loro che era necessario deliberare sull'istanza di rifiuto dei giu-dici dei gravami inoltrata dal Marongio, procuratore di donna Teodora.

Avrebbero dovuto decidere se sostituirli oppure procedere con i presenti.

Esaminati i diversi casi di ricusa, ognuno dei presenti esprimeva il suo voto. Risultavano ammesse le ricuse nei confronti dei giudici dí parte regia, il

Dexart ed il Canales, e del Santjust, giudice per il Militare; venivano invece ricusate quelle presentate nei confronti del Bacallar, dell'Acorra, del Soler, dell'Astraldo, del Solar Spinola e del Pixi, in quanto non sussistevano ele-menti tali per essere dichiarati sospetti.

Gli Stamenti, quindi, procedevano non soltanto alla sostituzione dei sospetti, ma allo stesso tempo provvedevano anche ad integrare gli assenti', in modo che i lavori del Parlamento potessero proseguire speditamente senza ulteriori intoppi, rallentamenti e rinvii.

Ma quando il 31 maggio si riuniva la commissione dei greuges il Maron-gio, che intanto aveva consegnato un'altra lista di persone que se han de dar per suspectosas', vedendo che alla riunione erano presenti anche i ricusati don Pietro Michele Francesco Jagaracho, il dottor Francesco Piquer, don Giovanni Battista Acorra ed il dottor Giovanni Battista Pi Brondo, interveni-va prontamente dichiarando che questi non poteinterveni-vano prender parte alla riu-nione né tanto meno votare, perché diversamente gli atti approvati sarebbe-ro stati nulli. Sollecitava pertanto la sostituzione dei giudici da lui ritenuti sospetti, sostenendo anche la illegittimità della sentenza emessa a favore del dissentiment presentato dal procuratore del conte di Bonorva. Gli veniva risposto che anche nel caso in cui i giudici don Francesco Corts e don Anto-nio Canales, votanti al momento della dichiarazione della sentenza, fossero stati riconosciuti tali, questa avrebbe continuato a conservare piena validità.

Infatti una carta reale stabiliva che nel caso in cui venissero a mancare i giu-dici, questi, all'atto dell'escussione della causa, potevano essere liberamente sostituiti, dietro nomina viceregia o del presidente del tribunale giudicante, da un giudice di corte o dall'avvocato patrimonialel".

L'istanza di annullamento veniva quindi respinta perché priva di qualsiasi fondamento giuridico.

Il dibattito comunque proseguiva con l'affrontare una problematica, ancora una volta assai complessa sul piano giuridico, relativa alla rifusione, nel caso di annullamento di una sentenza, dei danni subiti dalla parte con-dannata in prima istanza.

143 L'Ecclesiastico, nel rimettersi alle decisioni del viceré, sostituisce i giudici ricusati, i canonici Diego Astraldo e Diego Acorra, con il priore di Bonarcado ed il priore di San Salva-tore. Il Reale nomina il solo Giacomo Dessi, in quanto impossibilitato per le assenze ad indi-carne altri. Su istanza dei sindaci di Cagliari e di Castellaragonese, in modo che anche il Reale sia rappresentato da due persone nella commissione dei gravami, il viceré, con il voto unani-me degli Staunani-menti, accoglie l'istanza perché in questa possa esservi nominato il consigliere in terza il dottor Aniello Marcis. Il Doria respinge invece, in quanto non all'ordine del giorno, le sostituzioni e le integrazioni proposte per la giunta dei trattatori.

144 ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, c. 270v., vedi elenco delle persone che devono ritener-si "sospette".

145Ivi, c. 270.

Al riguardo venivano prese in esame numerose sentenze le quali risulta-vano non sempre univoche, ma anzi contrastanti. Alcune infatti stabilirisulta-vano la restituzione non solo dei frutti prodotti dai beni assegnati al vincitore della causa in primo grado, ma anche il rimborso delle spese processuali sostenu-te. Altre invece riconoscevano al primo proprietario la restituzione del solo bene di cui era stato spogliato. Seguendo questa interpretazione a donna Teo-dora, legittimamente in possesso del feudo di Bonorva, a seguito della senten-za a suo favore, non potevano essere richiesti né la restituzione delle rendite riscosse, né tantomeno i frutti da queste prodotti.

ll Marongio, intervenendo al riguardo, ribadiva che anche nel caso in cui

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