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Si procede quindi all'abilitazione degli aventi diritto alla partecipazione al Parlamento

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 59-62)

È un'operazione lunga e delicata che impegna la commissione continuati-vamente per oltre un mese, dal 6 febbraio al 10 marzo. Le operazioni di veri-fica e accertamento dei titoli si svolgono comunque senza particolari diffi-coltà, in quanto la stessa commissione si dimostra non eccessivamente fisca-le, ammettendo anche coloro che, pur essendo stati armati cavalieri dal sovra-no, non sono ancora in grado di presentare il diploma di nomina. In questi

110 Sul prelievo fiscale regio nel Regno di Sardegna in età moderna cfr. G. SERRI, Il prelie-vo fiscale in una periferia povera: i donativi sardi in età spagnola, in "Annali della Facoltà di Magistero dell'Università di Cagliari", n. s., a. VII (1983), parte I, pp. 89-130, e B. ANATRA, Il donativo dei parlamenti sardi, in Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moder-na, Cagliari, 1986, pp. 186-196.

casi gli abilitatori, nell'ammetterli ai lavori del Parlamento, pongono precise condizioni: che lo titol de noblesa venga prodotto entro sei mesi, o al massi-mo, a seconda di particolari casi, entro l'anno. Altre volte invece, in caso di dubbio, verrà richiesto un certificato battesimale, attestante il compimento dei vent'anni, età indispensabile per essere ammessi ai lavori del Parlamento.

Per meriti dinastici e paterni, acquisiti nei numerosi servizi prestati in pace e in guerra alla Corona, su intervento diretto del viceré viene comunque abi-litato anche don Agostino Castelvim, figlio del marchese di Laconi, in quan-to no obstant no tinga la edad cumplida de vint ayns per faltarli pochs mesos è fili de illustre persona'.

Al riguardo viene presentato un immediato ricorso'" da parte del marche-se di Palmas don Alfonso Gualbes"4, a nome dello Stamento militare, che contesta soprattutto il riconoscimento del diritto di voto ai nobili forestieri residenti nel Regno.

111 I Castelvì, famiglia di origine barcellonese arrivata in Sardegna nel secolo XV, nel corso della Guerra dei Trent'anni si distinguevano per valore su diversi fronti bellici: Paolo, che rico-prirà anche la carica di procuratore reale, nel 1636 veniva nominato comandante del Lercio di Sardegna; Giacomo Artale, suo figlio, combatterà nelle Fiandre e nelle guerre di successione per Mantova e Monferrato e su diversi altri fronti; nel 1637 aveva comandato il lercio dí Sar-degna e aveva fatto parte del consiglio di guerra delle Fiandre; in seguito era stato fatto prigio-niero dai corsari di Biserta. Verrà riscattato dal padre durante il Parlamento presieduto dal viceré Fabrizio Doria. Agostino, terzogenito di Francesco, nel 1642 si era segnalato nella presa di Monzón e nel 1648 si distinguerà nella repressione dei moti popolari scoppiati a Palermo.

Diverrà il capo del "partito sardo" che durante il parlamento Camarassa si batterà per il pat-teggiamento del donativo. Quando nel 1667 venne inviato a Madrid, presso la corte spagnola, in qualità di sindaco in rappresentanza dei tre bracci del Parlamento, ebbe il coraggio di ten-tare di indurre il governo ad accogliere le richieste formulate dagli Stamenti durante il Parla-mento prima della votazione del donativo. Come è noto non ottenne nulla per l'opposizione del governo; tornato in Sardegna venne assassinato in circostanze misteriose nel giugno del 1668. La sua morte aprì un tormentato periodo della vita politica sarda. I suoi parenti ed amici, considerando il suo assassinio come una vendetta del Camarassa, ordirono la congiura che portò all'assassinio del viceré dopo un mese. Sulla famiglia Castelvì cfr. P. MAMELI, Transunto della storia dei feudi di Sardegna secondo quella esistente nei Regi Archivi, in due volumi, cor-retta ed accresciuta, dal copista portata fino al 1823, manoscritto collezione Orrù, BUC; ASC, Regio Demanio, Storia dei feudi (manoscritto in 2 voli.); P. MARTINI, Biografia sarda, cit., ad vocem; P. TOLA, Dizionario biografico, cit., ad vocem; D. SCANO, Donna Francesca Zatrillas mar-chesa di Laconi e Sietefuentes, in ASS, XXIII, fasc. 1-4, 1941-45; si vedano anche le biografie di Castelvì Agostino, Castelvì Giorgio, Castelvì Giacomo, tracciate da B. ANATRA in Dizionario biografico degli Italiani, XXII, Roma, 1979, pp. 20-26, ad voces; E FLORIS, S. SERRA, Storia della nobiltà in Sardegna, Cagliari, 1986, pp. 213-214 e F. FLORIS, Feudi e feudatari, cit., voi. II, pp.

561-570.

112 Cfr. ACA, AAR, Parlamenti, vol. 169, c. 62, Cagliari 10 febbraio 1642.

113 Cfr. ACA, AAR, Parlamenti, vol. 170, cc. 110-110v.

114 Membro di una delle famiglie sarde di origine catalana più titolate, don Alfonso Gual-bes y Zufliga frequentò a lungo la corte madrilena e, durante il parlamento Vivas, animò l'op-posizione dei ceti privilegiati della Sardegna meridionale al centralismo regio (1620-26). Per-sonaggio di rilievo della nobiltà sarda, durante il parlamento Bayona, nominato sindaco dello

La commissione degli abilitatori viene accusata di aver violato il dettato di due capitoli di Corte dello stesso Stamento, approvati nel Parlamento Gandía1".

In realtà il ricorso, più che essere diretto a colpire gli interessi del marche-se di Laconi, poiché il Gualbes è un suo partitario, è mirato a tutelare gli inte-ressi del ceto nobiliare sardo, arroccato in difesa dei propri privilegi, contro la loro estensione ai naturalizzati, non sardi di nascita.

Viene pertanto nominata una corte costituita da sei giudici indicati dagli Stamentí e sei della Reale Udienza, dei quali tre sono designati personalmen-te dal viceré. Da questa, per incompatibilità, in quanto abilitatori in causa, vengono esclusi il Dexart, don Giacomo Arsale Castelvì e don Antonio Masons.

Prontamente insediatasi, la commissione giudicante, presieduta dal viceré, il 13 marzo procedeva all'esame del ricorso, rilasciando il giorno seguente, quindi in tempi strettissimi, una sentenza nella quale venivano espresse le motivazioni di ammissibilità del primo punto e di diniego del secondo. Veni-va quindi riconfermato il capitolo di Corte, approVeni-vato nel Parlamento Gandía, che fissava appunto in venti anni l'età minima per poter votare.

D'ora in avanti, inoltre, la commissione degli abilitatori, almeno in quei casi

Stamento militare, si distinse per aver incoraggiato e capeggiato, con í Castelvì, la difesa del primato religioso e degli interessi municipalisticí della Capitale del Regno contro quelli della città di Sassari. Con l'aiuto del viceré Bayona ottenne il titolo di marchese di Palmas e l'auto-rizzazione ad esportare annualmente 750 quintali di grano. Nel 1646, dopo la morte di Diego de Aragall, fu nominato governatore del Capo di Cagliari ed ebbe l'abito di cavaliere di San-tiago; il re, però, non fidandosi di lui, gli tolse l'ufficio che assegnò a Bernardo Mattia Cervel-lon. Morì senza figli lasciando il marchesato di Palmas a sua sorella Elena, moglie di Antonio Brondo marchese di Villacidro. Sui Gualbes cfr. P. MAMELI, Transunto della storia dei feudi, cit.; ASC, Regio Demanio, Storia dei feudi, cít.; E FLORIS, S. SERRA, Storia della nobiltà, cit., pp.

249; F. FLORTS, Feudi e feudatari, cit., vol. II, pp. 589-590, e G. Tore (a cura di), Acta Curiarum Regni Sardiniae. Il Parlamento straordinario del viceré Girolamo Pimentel marchese di Bayona (1626), Cagliari, 1998.

115 Nel Parlamento presieduto dal viceré Carlo de Borja, duca di Gandía (1614), lo Stamen-to militare, per evitare gli inconvenienti derivanti dalla mancanza di una regola certa, avanza-va la richiesta che venisse definita l'età minima per l'abilitazione allo Stamento e per l'ammis-sione al voto nel Parlamento. Al riguardo specificava anche come fino ad allora si fosse segui-to l'uso più frequente, e cioè i sedici anni. Il viceré fissava l'età per l'ammissione e il vosegui-to a diciotto anni, e a ventiquattro quella per l'assolvimento degli uffici parlamentari. Il sovrano invece approvava questa seconda età, ma correggeva la prima in venti anni. Al riguardo, infat-ti, veniva ribadito che "Esta be decretat per lo virrey ah que la edad d.els que hauran de votar en lo stament haja de esser de vini anys complits". Cfr. ASC, AAR, Parlamenti, vol. 166, c. 658, ACA, Càmara, vol. 378, c. 6; P. TOLA, Codex diplomaticus Sardiniae, cit., p. 256, n. 12; ora anche in G. G. Ortu (a cura di), Acta Curiarum Regni Sardiniae. Il Parlamento del viceré Carlo de Borja duca di Gandía (1614), Cagliari, 1995, pp. 370-371. Il capitolo relativo al riconosci-mento del diritto di voto aí forestieri residenti nell'isola, che dovrebbe essere il n. 4 dei capi-toli approvati per lo Stamento militare, non viene riportato dall'Ortu. Viene invece citato da V. ANGIUS in Memorie dei Parlamenti generali del Regno di Sardegna, cit., pp. 689-690.

dubbi, avrebbe dovuto richiedere e rigorosamente controllare le fedi battesi-mali, onde evitare brogli nella determinazione dell'età. Veniva richiesto, in realtà, un estratto di nascita, redatto sulla base dei riscontri anagrafici risul-tanti dai registri parrocchiali, i cosiddetti Quinque libri'''.

L'abilitazione del giovane Castelvì veniva invece giustificata col fatto che

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 59-62)

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