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Il viceré lo rassicurava che nulla di pregiudizievole alla sua autorità sareb- sareb-be stato approvato

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 98-102)

Ma il Doria, in questa occasione, era chiamato anche ad affrontare que-stioni strettamente legate al mondo del lavoro. A lui infatti sono ricorsi anche i maggiorali del gremio19 dei tintori della città di Cagliari i quali, per non sciogliersi a causa dei pochi associati, sí sono affratellati con il gremio dei cor-

177 Per una valutazione del significato e del ruolo di questi valori cfr. J. A. MARAVALL, Poder, honor y élites en el siglo XVII, Madrid, 1979; R. PUDDU, Il soldato gentiluomo, cit.; R. Villari (a cura di), L'uomo barocco, Barí, 1991; D. GARCfA HERNÀN, La nobleza en la Espark moderna, Madrid, 1992; A. SPAGNOLETTI, Principi italiani e Spagna nell'Età Barocca, Milano, 1996; A.

Bigotto, P. Del Negro, C. Mozzarelli (a cura di), I Farnese. Corti, guerra e nobiltà in Antico Regime, Roma, 1997, e M. A. VISCEGLIA, Identità sociali. La nobiltà napoletana nella prima età moderna, Milano, 1998.

178 ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, cc. 445-446v.

179 11 gremio era una corporazione di arti e mestieri e riuniva gli artigiani che esercitavano la medesima arte, i quali tutelavano in comune i propri interessi. Esso fissava i salari, i prezzi di vendita, la durata della giornata lavorativa, l'aiuto e l'assistenza in caso di malattia o di morte, le norme per l'accesso alla professione, che richiedeva un lungo apprendistato. Al riguardo cfr. S. LIPPI, Statuti delle corporazioni d'arti e mestieri della Sardegna, Cagliari, 1906;

M. T. PONTI, I Cremi sassaresi del secolo XVI, in ASS, XXVI (1959), pp. 217-254; R. Di Tucci, Le Corporazioni artigiane della Sardegna (con statuti inediti), in ASS, vol. XVI (1926), pp. 33-159; E LODDO CANEPA, Statuti inediti di alcuni gremi sardi, in ASS, vol. XXVII, Padova, 1961,

dai, stipulando comuni capitoli approvati dal Consiglio civico e dal veguer reale, e dei quali ora si chiedeva al viceré l'approvazione definitiva'.

Ugualmente i maggiorali del gremio dei cordai, che nella città erano in tutto 60 e che fabbricavano anche tessuti e bottoni d'ogni sorta, nel sottoporgli la situazione di estrema difficoltà in cui si veniva a trovare la categoria a causa dell'importazione de ultra marina di tali manufatti, chiedevano il rispetto del capitolo di Corte, approvato il 25 giugno 1616 dal viceré Gandía, che sanciva il divieto per i mercanti forestieri d'introdurre nell'isola tali produzioni'.

Nell'accogliere la prima istanza, il Doria richiamava il rispetto dell'acostu-mat per quanto si riferiva alla seconda, dimostrando contestualmente parti-colare attenzione anche per quei casi di disagio e precarietà in cui erano costrette ad operare alcune persone nell'espletamento del loro lavoro.

Ad esempio, Grisante Serra, guardia del porto di Cagliari da oltre trent'anni, incarico ricoperto anche dal padre per più di quindici anni, e addetto al controllo delle merci che vi vengono imbarcate, come legumi, formaggi, cuoi, semola, pasta ed altri generi alimentari, segnalava il fatto che negli ultimi anni il carico di lavoro, così come le spese per acquistare carta, inchiostro e penne per registrare le merci in uscita erano notevolmen-te aumentati, tanto che il salario che percepiva, 224 reali, non gli era suffi-ciente per sfamare la famiglia. Avanzava pertanto la richiesta affinché, d'ora in avanti, ogni capitano o armatore delle navi che sarebbero entrate nel porto della città per carico e scarico delle merci fosse tenuto a pagargli una indennità pari ad una giornata di lavoro182.

pp. 177-442; G. ZANETTI, Alcuni Statuti inediti di corporazioni artigiane di Sassari e di Orista-no, in "Studi Sassaresi", s. II, XXIX, I/II (1962), pp. 23-125; E MANCONI, Mercanti, contadi-ni e artigiacontadi-ni nella Sassari medioevale e moderna, in Gli Statuti Sassaresi, cit., pp. 385-392; M.

CORDA, Arti e mestieri nella Sardegna spagnola. Documenti d'archivio, Cagliari, 1987; ID., La confraternita dei falegnami a Cagliari in epoca spagnola, in La Corona d'Aragona in Italia (secc.

XIII-XVIII), cit., Sopravvivenza ed estensione della Corona d'Aragona sotto la monarchia spa-gnola (secc. XVI-XVIII), pp. 119-131; L. SPANU, Storia e Statuti dei Gremi di Oristano. Vita sociale ed economica nel '600, Oristano, 1997. Su questa problematica rinviamo poi ai nume-rosi saggi presenti in A. Mattone (a cura di), Corporazioni, gremi e artigianato tra Sardegna, Spa-gna e Italia nel medioevo e nell'età moderna (XIV-XIX secolo), Cagliari, 2000; tra questi segna-liamo i saggi di: A. MATTONE, Corporazioni, gremi e artigianato nella Sardegna medievale e moderna (XIV-XIX secolo): temi e interpretazioni storiografiche, pp. 19-51; A. BUDRUNI, Gremi e artigianato ad Alghero (XVI-XVIIII), pp. 404-414; G. OLLA REPETTO, Lavoro e associazioni-smo in Sardegna tra XV e XVI secolo. La formazione della confraternita dei falegnami; C.

MARONGIU, I lavoratori della pelle a Cagliari nell'età moderna (XV-XVIII secolo), pp. 417-435;

A. GALLISTRU, Sarti e calzettai a Sassari (XV1-XVIII); pp. 500-528. Sulla storia gremiale in Spa-gna rinviamo al ponderoso studio in due volumi di S. VILLAS TINOCO, Los gremios malaguerios, 1770-1746, Mgaga, 1982.

180 ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, c. 474.

181 Ivi, cc. 481-481v.

182 Ivi, cc. 475-475v.

I ministri del Real Patrimonio, incaricati del controllo delle navi che imbarcavano merci per esportarle fuori Regno, chiedevano il riconoscimento di indennità più alte rispetto a quelle percepite per ogni visita eseguita sulle navi, ancora ferme alle tariffe stabilite al tempo del marchese di Bayona. Nel loro lavoro, infatti, oltre che rischiare la vita, si rovinavano anche gli abiti a causa del contatto con l'acqua del mare. Rimarcavano inoltre che i loro gua-dagni erano notevolmente diminuiti a seguito della guerra che si combatteva in Portogallo e in Catalogna, perchè i traffici languivano'.

ll viceré, nell'accogliere la prima richiesta, richiamava, per quanto sí rife-risce alla seconda, il rispetto rigoroso delle norme approvate dal viceré mar-chese di Bayona e le ordinanze reali emanate dal visitatore Martin Carraio'.

A lui si appellano anche vittime, in qualche misura, dei creditori, per otte-nere un qualche sollievo. Battista Paddeu, del quartiere di Stampate in Cagliari, ad esempio, continuamente perseguitato dai creditori, lo supplica per ottenere una dilazione di almeno sei anni per poter pagare i debiti con-tratti, a causa dei cattivi raccolti succedutisi per diverso tempo. Anche in que-sto caso il Doria assicura il suo pieno sostegno in favore della richiesta, a con-dizione che vengano rispettate le regole della giustiziai".

In realtà la concessione delle mercedes supplicate rappresenta, all'interno delle diverse fasi di svolgimento del Parlamento, il momento culminante e allo stesso tempo esaltante soprattutto per la persona del viceré. È questo un momento che suscita particolare attesa in quelle persone che sperano nell'ac-coglimento delle loro petizioni, talvolta apparentemente di poco conto ma che possono, se soddisfatte, risolvere, specie nel caso di concessione di impieghi, il problema dell'esistenza personale e familiare. E il Doria, in questa occasio-ne, si dimostra sensibile e munifico ministro, ben consapevole d'essere riusci-to a portare in porriusci-to un Parlamenriusci-to che fin dall'inizio si era annunciariusci-to di non facile conduzione soprattutto per la riottosità dei ceti davanti all'idea di un nuovo donativo in un momento di così grave congiuntura economica.

Il 16 febbraio del 1643, a distanza di un anno dall'apertura, nella cattedrale della capitale del Regno, il duca di Avellano poteva solennemente celebrare la chiusura dei lavori del Parlamento, acclamato da una moltitudine di persone.

183 Ivi, cc. 476-476v.

184 Martin Carrillo venne inviato in Sardegna da Filippo III nel 1610, a seguito della preca-ria situazione interna, delle lotte intestine che travagliavano la nobiltà isolana e del malcostu-me ampiamalcostu-mente diffuso in ogni settore dell'amministrazione pubblica. Giunto nell'isola muni-to dei più ampi poteri, il visitamuni-tore avviò una serie di complesse e delicate indagini, presentan-do al re e al Consiglio d'Aragona due relazioni di particolare interesse per la conoscenza della società sarda di quel periodo. Cfr. M. L. PLAISANT, Martin Carrillo e le sue relazioni sulle con-dizioni della Sardegna, Sassari, 1969. L'atto di nomina del Carrillo a visitador si trova in ACA, Cancillería, reg. 4912, cc. 136-141.

185 ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, cc. 479-479v.

3.

I capitoli

La presentazione da parte stamentaria dei capitoli da sottoporre all'attenzio-ne del sovrano e che, una volta approvati, diventeranno a tutti gli effetti leggi del Regno, segna il momento culminante, sul piano procedurale, dell'iter dei lavori parlamentari, e contestualmente quello più significativo sul piano poli-tico sostanziale.

Frutto di laboriose mediazioni e di compromessi talvolta necessari, la pre-sentazione dei capitoli non riesce a mascherare del tutto il percorso difficile e accidentato di elaborazione e formulazione dei loro contenuti, che ha visto, più volte e su questioni diverse, il fronte parlamentare spaccato al suo inter-no e che ora, accantonate se inter-non sopite del tutto le tensioni e le rivalità, si pre-senta ad un appuntamento così importante come uno schieramento unito e coeso nella difesa delle proprie prerogative.

Sembrano svanite, ad esempio, le rivalità fra il baronaggio del Capo di Cagliari e la nobiltà del Capo di Sassari, fra le città divise da rincorse di ege-monia municipalistica oltre che da esasperati campanilismi e fra le stesse sedi vescovili per il controllo dei titoli strettamente legati alla gestione di laute prebende o cospicue pensioni.

La lettura critica dei capitoli, soprattutto sul piano dei contenuti, mette comunque in chiara evidenza i conflitti, soprattutto di natura giurisdizionale, che alimentavano la polemica tra i Bracci e l'intreccio dei loro interessi, non sempre comuni, anzi spesso differenziati e contrastanti.

Ciònonostante, questo fronte, apparentemente composito e disarticolato, in questa occasione riesce a trovare momenti unitari e ad individuare obiettivi comuni. È ben cosciente che la compattezza sul piano delle richieste giocherà un ruolo decisivo nella contrattazione con il sovrano. E non a caso il pacchet-to delle "suppliche" presentapacchet-to verrà accolpacchet-to quasi integralmente: pochi risul-tano i casi di diniego, e solo quando questi travalicano i confini o superano gli ambiti delle rispettive giurisdizioni, e quelli di rinvio, quando la disciplina inte-ressata si presenta di non semplice dipanatura sul piano giuridico.

Il numero dei capitoli e delle richieste parlamentari, fatti propri dai tre Bracci, è assai nutrito ed abbraccia quasi ogni settore della vita civile, politi-ca, economipoliti-ca, amministrativa e culturale del Regno. Per la prima volta nella storia parlamentare, ad esempio, su richiesta del dottor Antonio Galcerín, protomedico del Regno, in qualità di responsabile della sanità pubblica, ver-ranno approvati i capitoli del Protomedicato che avrebbero dovuto discipli-

nare l'esercizio dell'arte medica per assicurare una migliore assistenza

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 98-102)

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