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Essi venivano comunque abilitati a seguito del parere espresso al riguardo dai giudici della Reale Udienza, i quali, richiamando una sentenza del 1571 a

Nel documento a cura di Giovanni Murgia (pagine 62-67)

favore di Alessandro Castelvì e ad altre dichiarate in Parlamenti successivi a favore degli stessi Castelvins, sanzionavano la legittimità dell'ammissione.

116 I registri parrocchiali, più noti col nome di Quinque libri, costituiscono la fonte prima-ria d'indagine per chi intenda eseguire ricerche genealogiche anteriori al 1865, anno in cui fu istituito lo stato civile. I due registri, riservati rispettivamente agli atti del matrimonio e a quel-li del battesimo, vennero imposti nel 1563 durante il Conciquel-lio tridentino, A questi si aggiunse-ro i registri dei defunti, dei confermati e dei confessandi. Cfr. B. ANATRA, I Quinque libri nei sinodi sardi, in Le fonti della demografia storica in Italia, vol. I, Roma, 1971; B. Anatra, G. Pug-gioni, G. Serri (a cura di), Gli stati d'anime delle diocesi della Sardegna centro-meridionale, in

"Annali della Facoltà di Scienze politiche", Università di Cagliari, 3 (1977-78); B. Anatra e G.

Puggioni (a cura di), Fonti ecclesiastiche per lo studio della popolazione della Sardegna centro-meridionale, Cagliari, 1983; M. B. LAI, I Quinque libri, in F. Manconi (a cura di), La società sarda in età spagnola, cit., vol. I, pp. 190-199; T. Cabizzosu, E. Marongiu e C. Uras (a cura di), Inventario Quinque Libri Archidiocesi di Cagliari, Cagliari, 2003, e G. Zichi (a cura di), Inven-tario Quinque Libri Archidiocesi di Sassari, voli. I-V, Sassari, 1993-1997.

La commissione si spaccava invece sull'ammissione del dottor Giovanni Battista Masons Guiò e dei suoi figli Giuseppe, Giovanni Battista, Pietro e Salvatore, il quale presentava il privilegio di cavalierato concesso al suo ante-nato Giovanni Durant Guiò da Carlo V il 9 ottobre 1541 ad Alghero, in occa-sione della sua visita alla città, mentre con la sua poderosa flotta si accingeva alla spedizione contro Algeri"' .

La spedizione, com'è noto, per cause dovute alla non perfetta preparazio-ne e alle pessime condizioni climatiche, che non consentirono preparazio-neppure di raggiungere l'obiettivo, si risolse ín un gravissimo scacco militare'.

117 Sul ruolo centrale svolto dalla Sardegna nel sistema strategico asburgico, durante le campagne d'Africa di Carlo V, quale testa di ponte per garantire la continuità delle linee di comunicazione e di approvvigionamento tra le truppe di spedizione e il resto dell'impero cfr.

P. TOLA, Codex Diplomaticus Sardiniae, cit., "Relazione del ricevimento fatto in Alghero all'im-peratore Carlo V in occasione del di lui passaggio e fermata in quella città andando all'impre-sa di Algeri" (1541, 5-7 ottobre), doc. XX, torno II, pp. 198-202, ora, tradotto in italiano, è riportato integralmente in E C. CASULA, La storia di Sardegna, Sassari, 1994, pp. 593-599; G.

SORGIA La politica nord-africana di Carlo V, Padova, 1963; ID., La Sardegna spagnola, Sassari, 1982, pp. 43-45; B. ANATRA, La Sardegna dall'unificazione aragonese ai Savoia, cit., pp. 236-237; E MANCONI, In viaggio per l'impresa di Algeri: le entrate reali di Carlo V ad Alghero e Maiorca, e R. TURTAS, 10-14 giugno: Carlo V visita Cagliari al comando del "mayor exértito que nunca se vido por la mar", in B. Anatra e F. Manconi (a cura di), Sardegna, Spagna e Stati italia-ni nell'età di Carlo V, cit., rispettivamente alle pp. 353-369 e 335-355.

118 Per alcune riflessioni storiografiche sulle campagne di guerra condotte da Carlo V in Nord Africa cfr., tra gli altri, P. RAssow, Die Kaiser-Idee Karls V dargestellt an der Politik der Jahre 1528-40, Berlin, 1932; K. BRANDI Carlo V, Torino, 1961; E. BRADFORD, The Sultan's Admiral: a life of Barbarossa, London, 1969; B. ANATRA, Carlo V; Scritti dí storici, vol. II, Firen-ze, 1974; ID., Itinerarios de Carlos V, in J. L. Castellano Castellano, F. Sànchez-Montes Gonzà-les (eds.), Carlos V Europeismo y Universalidad, cit., vol. III (Los escenarios del imperio), pp.

37-47; M. RADY, Carlo V e il suo tempo, Bologna, 1997; M. GARCIA ARENAL, M. A. DE BUNES IBARRA, Los espaiioles y el Norte de Africa. Siglos XV-XVIII, Madrid, 1992; M. FERNANDEZ ALVAREZ, Carlos V Un hombre para Europa, Madrid, 1999; J. E PARDO MOLERO, La defensa del imperio. Carlos V, Valencia y el Mediterrííneo, Madrid, 2001; S. BONO, Carlo V e il Maghreb, e B. ANATRA, Le armi e il mare, in G. Galasso, A Musi (a cura di), Atti del Convegno internazio-nale "Carlo V, Napoli e il Mediterraneo", cit., rispettivamente alle pp. 71-79 e 123-147; P. MER-LIN, La forza e la fede. Vita di Carlo V, Bari, 2004 e M. G. MELE, Carlo V e le "Costas de Africa y Levante", in B. Anatra, G. Murgia (a cura di), Sardegna, Spagna e Mediterraneo, cit., pp. 89-101. Tale problematica ha trovato ampia riflessione storiografica nei numerosi convegni inter-nazionali promossi e patrocinati dalla Sociedad Estatal para la Conmemoración de los Centena-rios de Felipe II y Carlos V, del Ministerio de Cultura di Spagna, cui hanno aderito anche diver-si Ateni italiani. Al riguardo rinviamo ai numerodiver-si contributi pubblicati negli Atti dei Conve-gni svoltisi a Granada, Cagliari-Villamar, Castelnuovo-Napoli e Roma, curati da: J. L. Castel-lano CastelCastel-lano, E Sànchez-Montes Gonzàles (eds), Actas del Congreso internacional "Carlos V Europeímo y universalidad", cit; B. Anatra, F. Manconi (a cura di), Sardegna, Spagna e Stati italiani nell'età di Carlo V, cit.; G. Galasso, A Musi (a cura di), Atti del Convegno internazio-nale "Carlo V, Napoli e il Mediterraneo", cit., e F. Cantù, M. A. Visceglia (a cura di), Atti del Convegno internazionale di studi su "L'Italia di Carlo V Guerra, religione e politica nel primo Cinquecento" (Roma, 5-7 aprile 2001), introd. di E Cantù, E. Fasano Guarirli e M. A. Visce-glia, Roma, 2003.

Ebbene, al Masons Guiò ed ai suoi figli la commissione, a maggioranza, riconosceva il titolo di nobiltà e l'ammissione ai lavori del Parlamento, anche se a questi ultimi senza il diritto di voto, pur con il parere contrario del Dexart e del consigliere in capo della stessa.

Al termine dei lavori venivano abilitate oltre 630 persone, 143 delle quali, però, venivano escluse dal diritto di voto per la minore età.

In realtà si trattatava di un numero assai consistente: il doppio, ad esem-pio, delle persone abilitate durante il parlamento Gandía nel 1614.

Il che mette in luce come, soprattutto negli anni Trenta del seco-lo, il fenomeno della rincorsa ai titoli, specialmente di cavalierato119, attraverso l'acquisto, subisca una brusca accelerazione, sostenuta dalla stessa monarchia spagnola, sempre più bisognosa di rimpingua-re l'erario.

Ed infatti ben oltre il 90% degli abilitati appartiene al ceto nobiliare, in particolar modo a quello deí cavalieri. Non superano le 40 unità gli ammessi in rappresentanza dell'Ecclesiastico e del Reale.

Ma, nonostante l'elevato numero degli abilitati, ai lavori del Parlamento parteciperanno non più di un centinaio di persone, molte attraverso il ricor-so alla delega, e neppure continuativamente per l'intero periodo della sua celebrazione. Il ricorso alla delega conferma un fenomeno assai diffuso e con-solidato nel tempo: ancora una volta l'assenteismo (ma nel solco della tradi-zione parlamentare) costituirà un dato caratterizzante delle diverse fasi anche dei lavori del parlamento Avellano.

A ricorrere allo strumento della delega sono soprattutto gli esponenti della piccola nobiltà e in particolare quelli del ceto dei cavalieri, ma anche esponenti illustri dei tre ordini.

Si registrano così importanti defezioni. Ad esempio nell'Ecclesiastico non prende parte all'apertura e alla prima sessione dei lavori don Bernar-do de La Cabra'", vescovo di Barbastro, da poco nominato arcivescovo di Cagliari; verrà rappresentato dal canonico della cattedrale Giovanni Cao, dottore in utroque iure, al quale vengono delegati i poteri per sosti-tuirlo a pieno titolo con l'attribuzione dei compiti di vicario generale,

119 Sulla concessione di titoli di cavalierato e di abiti neí diversi ordini cavallereschi in Sar-degna in periodo spagnolo cfr. F. LODDO CANEPA, Cavalierato e nobiltà in SarSar-degna, Cagliari, 1931, e dello stesso, Nuove ricerche sul regime giuridico della nobiltà sarda, in ASS, XVIII (1932), pp. 227-319, e Origen del callerato y de la nobleza del reyno de Cerderia, in ASS, XXIV (1954), pp. 288 ss. passim, cfr. A. JANVIERRE MUR, Caballeros sardos en el Orden Militar de San-tiago, in ASS, XXVIII (1961), p. 61 ss. passim, e dello stesso, Caballeros sardos en el Orden Militar de Calatrava, in AA. W, Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, Padova, 1963, pp. 179-199.

120 Sull'attività pastorale di Bernardo de La Cabra cfr. R. TURTAS, Storia della Chiesa in Sar-degna dalle origini al Duemila, cit., pp. 342,347-348, passim.

ufficiale e visitatore dell'archidiocesi, sia per quanto si riferisce alla disci-plina spirituale che a quella materiale'.

Lo stesso arcivescovo di Sassari don Diego Passamar, in quanto impedit en coses de importancia de sa dignitat archibispali", si farà rappresentare dal dot-tor don Francesco Pilo Delarca, retdot-tore della chiesa parrocchiale di San Donato della sua città.

Ugualmente l'arcivescovo dell'archidiocesi arborense don Pietro Vico, che parteciperà alle prime riunioni parlamentari, e successivamente con sporadiche presenze, per questioni relative al suo magistero, si farà sostitui-re, insieme al Capitolo diocesano, dal canonico Diego Astraldo, vicario generale.

Al pari del Capitolo di Oristano anche quelli delle diocesi di Cagliari, Alghero, Bosa, Iglesias e Ales ricorreranno alla nomina di un proprio delega-to. Il Capitolo della diocesi di Castellaragonese affidava la propria delega alla persona dello stesso vescovo don Andrea Manca.

Tutti i delegati per parte dell'Ecclesiastico vengono designati sulla base dei requisiti rispondenti alla doctrina, zelo, legalitate et sufficentia.

Il cardinale don Gil de Albornoz, abad de Sacargia, dopo aver revocato la delega a rappresentarlo, affidata in prima istanza ai canonici della primaziale cagliaritana Domenico Martin e Tommaso Rachis, la trasferiva nella persona del viceré, il quale, a sua volta, l'assegnava al dottor Diego Acorra, canonico della stessa chiesa'.

Ancora per l'Ecclesiastico, tra gli assenti, si contavano anche i dottori don Michele Cardona Montoya Gentil, canonico di Toledo, e don Giovanni Espi-na, inquisitori apostolici per la lotta contro la diffusione dell'eresia nel Regno, i quali godevano anche della dignità abbaziale sulla chiesa di San Michele di Plaiano, a seguito della sua aggregazione al Tribunale del Sant'Uffizio124.

121 Cfr. ASC, AAR, Parlamenti, vol. 169, cc. 76-77v., Atto di delega di don Bernardo de La Cabra al canonico Giovanni Cao, Saragozza 7 settembre 1641. In esso sono minuziosamente specificati i compiti a lui attribuiti.

122 Ivi, cc. 90-90v., Atto di delega in data Sassari 29 gennaio 1642.

123

124 Il Tribunale del Santo Uffizio, che vigilava sulla rigida osservanza della fede, con sede nella città di Sassari, operava nell'isola dalla fine del secolo XV. Era costituito da due inquisi-tori, un fiscale, due segretari, un alguazile maggiore, un portiere, un alcaide, un ricevitore dei redditi ed una numerosa schiera di consiglieri, familiari e ministri vari. La sua presenza era mal tollerata dalla popolazione non solo perché poteva colpire tutti indistintamente sulla base di semplici sospetti, ma soprattutto per la confisca dei beni che seguiva alle accuse, con grave danno per gli inquisiti e la stessa economia del Regno. La sua autonomia dalle altre giurisdi-zioni operanti nell'isola dava luogo ad ogni tipo di abuso ed arbitrio e spesso ad aspri conflit-ti fra giurisdizioni, nonostante i concordaconflit-ti firmaconflit-ti fra le parconflit-ti per definirne gli ambiconflit-ti di reci-proca competenza e interferenza. Gli inquisitori procedevano infatti senza curarsi degli accor-di fulminando censure ed anche scomuniche contro i ministri e le persone sia secolari che ecclesiastiche. Sull'Inquisizione in Sardegna rinviamo agli studi di: M. PINNA, Tracce dell'In-

cc. 107-107v., Atto di delega in data Cagliari 11 febbraio 1642.

Questi si facevano rappresentare dal dottor Sisinnio Martis, canoni-co della primaziale cagliaritana, canoni-commissario e canoni-consultore del Sant'Uf-fizio, il quale, a sua volta, trasferiva la delega ricevuta nella persona di Giovanni Antioco Usay, canonico del Capitolo di Alghero, dove rico-priva anche l'incarico di commissario, consultore e calificatori" dello stesso Uffizio126.

Lo stesso abate della basilica di Salvenero, don Giacomo Spiga, canoni-co della chiesa primaziale di Cagliari e calificator del Sant'Uffizio, impossi-bilitato a partecipare direttamente al Parlamento, vi delegava il canonico della stessa chiesa Onofrio Gerona, titolare della prebenda della parrocchia di Sestu.

In realtà sono assenze che pesano, soprattutto se messe in correlazione con le sole venti persone abilitate per l'Ecclesiastico'. Compatta risulta invece la partecipazione della componente dello Stamento reale, in pratica composto dai sindaci delle sette città regie e dai consiglieri in capo dei rispettivi Consigli civici. Talvolta tra gli abilitati si riscontrano anche parla-mentari che, in quanto nobili, poiché ricoprono importanti cariche ecclesia-stiche o civiche, teoricamente potrebbero votare per due Bracci. In questi casi il voto viene espresso in riferimento alla carica che si è chiamati a presentare, mentre si delega il voto di quella, per certi aspetti, meno rap-presentativa.

È il caso, ad esempio, dell'arcivescovo di Cagliari, il quale in quanto signo-re della baronia di Suelli e San Pantaleo, vi delegava a sostituirlo per il Mili- quisizione in Sardegna (appunti), Cagliari, 1893; M. MARTINEZ FERRANDO, Un conflitto en la Inquisición de Cerdena durante el primer tercio del siglo XVII, in Atti del VI Congresso interna-zionale di Studi sardi, Cagliari, 1961, pp. 461-504; G. SORGIA, Studi sull'inquisizione in Sarde-gna, Sassari, 1961; ID., L'Inquisizione in SardeSarde-gna, Cagliari, 1991; G. Loi PUDDU, Conflitti di competenza tra la magistratura reale e quella inquisitoriale in Sardegna nel secolo XVII, Milano, 1974; A. BORROMEO, Contributo allo studio dell'Inquisizione e dei suoi rapporti con il potere epi-scopale nell'Italia spagnola del Cinquecento, in "Annuario dell'Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea", XXIX-XXX (1977-78), pp. 219-276; J. CONTRERAS, Algunas con-sideraciones sobre las relaciones de causas de Sicilia y Cerdeiia, in "Annuario dell'Istituto stori-co italiano per l'età moderna e stori-contemporanea", XXXVII-XXXVIII (1985-86), pp. 181-199;

M. M. Cocco, Sigismondo Arquer. Dagli studi giovanili all'autodafé, Cagliari, 1987; M. FIRPO, Alcune considerazioni sull'esperienza religiosa di Sigismondo Arquer, in "Rivista storica italia-na", CV, II (1993), pp. 411-475; il saggio è stato pubblicato anche in "Studi e Ricerche" - in onore di Girolamo Sotgiu I (1994), pp. 347-419; A. RUNDINE, Inquisizione spagnola, censu-ra e libri proibiti in Sardegna nel '500 e '600, cit.; B. ANATRA, I conti dell'Inquisizione sarda nel-l'età di Carlo V, in Sardegna, Spagna e Stati italiani nelnel-l'età di Carlo V, cit., pp. 425-432; S. Loi, Sigismondo Arquer. Un innocente sul rogo dell'Inquisizione, Cagliari, 2003 e Id. (a cura di), Inquisizione, magia e stregoneria in Sardegna, Cagliari, 2003.

125 Alla figura del calificator era affidato il compito di selezionare e di istruire le cause.

126 Ivi, cc. 109, 109v., 110, Atto di delega in data Cagliari 29 gennaio 1642.

127 Cfr. ASC, AAR, Parlamenti, vol. 170, cit., cc. 332-332v., e ivi, cc. 332-332v.: elenco degli abilitati per lo Stamento ecclesiastico, presentato in data Cagliari 11 marzo 1642.

tare il marchese di Villasor128. Ugualmente don Angelo de Moncada, non

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