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Nel momento in cui nella postmodernità il sociale si sta frantumando in cellule monadi individualistiche, il concetto di comunità ritorna in auge quale forma di aggregazione sociale ‘perduta’ ed il cui ritorno si mostra auspicabile per riunire sotto l’aura di una coscienza collettiva i membri di una società ormai disgregata.

La comunità e la società, che ne rappresenta la negazione o l’evoluzione secondo le diverse teorizzazioni, sono state oggetto di studio dagli albori della sociologia ed hanno interessato autori

quali F. Tönnies, M. Weber, G. Simmel, É. Durkheim, T. Parsons che ne hanno dato definizioni diverse e hanno loro attribuito differenti caratteri.

Negli studi sociologici il concetto di comunità fu introdotto per la prima volta da Tönnies nel 1887 nel libro Gemeinschaft und gesellschaft, ‘Comunità e società’.129 Egli poneva la nozione di comunità in contrapposizione a quella di società ed osservava come il pericoloso emergere di quest’ultima avesse inesorabilmente determinato la sua scomparsa.

Per l’Autore l’individuo è legato alla propria comunità per ragioni di nascita, al contrario la società rappresenta il territorio nel quale bisogna muoversi con attenzione perché potenzialmente pericoloso. Così, mentre il giovane deve essere messo in guardia dalla cattiva società, al contrario sarebbe certamente un ossimoro parlare di ‘cattiva comunità’: infatti la comunità, in quanto condizione antica appartenente alla tradizione, è durevole e genuina e deve pertanto essere sempre preferita a quella nuova e moderna della società.

Gli elementi sui quali si fonda un rapporto comunitario sono il sangue, lo spirito, il luogo e una lingua comune. I membri di una stessa comunità hanno, inoltre, gli stessi amici e nemici, pertanto si danno protezione reciproca e muovono i loro intenti lungo una medesima direzione.

All’interno della comunità il fattore della comprensione permette ai membri di sentirsi parte di un tutto, insieme ad un profondo senso di paternalismo fondato sulle gerarchie e, nella comunità parentale, anche sul culto dei morti.

Opposte sono le parole che Tönnies riserva alla forma di aggregazione societaria: essa è lo spazio in cui gli individui restano separati pur avendo dei legami, nel quale vige uno «stato di tensione» contro tutti gli altri e la reciprocità è possibile solo in base alla «libertà negativa» dei rapporti contrattuali e nello Stato.

La società delineata da Tönnies è priva di un’entità superiore agli individui che rimangono quindi divisi e che sono portati a mettersi in contatto solo in virtù di un rapporto di scambio.

Manca completamente l’elemento della fratellanza, l’attore sociale vive una ‘socialità convenzionale’ nella quale vige un continuo scambio di parole e di compiacenze; apparentemente ciascuno dei membri è disponibile verso gli altri, ma in realtà cela un profondo egoismo in quanto è interessato solo a se stesso e si mostra cortese solo perché desidera ricevere qualcosa in cambio. In questo senso, secondo l’Autore, lo sviluppo della società comporta la fine della gratuità e il passaggio da un’economia domestica e contadina ad una commerciale ed industriale, riprendendo qui la teoria di K. Marx.

Le elaborazioni di Tönnies si fondano dunque su un’estrema polarizzazione tra i due concetti e su un’evidente impossibilità di convivenza. Al contrario, la posizione di Weber è mediana

129 Cfr. Tönnies F., Gemeinschaft und gesellschaft, 1887, trad. it. Comunità e società, Edizioni di Comunità, Milano, 1963.

e più realistica, dal momento che egli ritiene che non sia possibile contrapporre in maniera totale i due concetti e giudicare così negativamente la società.

Weber teorizza l’esistenza di forme intermedie partendo dal concetto di relazione sociale, intendendo con essa il comportamento di più individui instaurato reciprocamente secondo il suo contenuto di senso e orientato in conformità.130 Ponendo quest’elaborazione, egli mostra come sia possibile una reciprocità tra soggetti che non sia legata in alcun modo né al consenso né alla solidarietà. Infatti, egli indica nella lotta un tipo paradossale di relazione sociale e postula anche la possibilità che il contenuto di senso della relazione sociale possa sempre mutare fino a trasformarsi nel suo opposto, ad esempio una relazione di solidarietà può diventare una concorrenza di interessi.

La forma sociale assume i lineamenti della comunità quando gli attori sociali si muovono lungo l’asse dell’agire affettivo o lungo quello tradizionale, invece i caratteri della società si presentano quando prevale un agire razionale rispetto allo scopo o al valore. I tre tipi ideali di relazione sociale sono per Weber l’associazione, la comunità e la lotta.

Nessuna tra queste, in quanto tipi ideali, è presente nella realtà nella forma pura; pertanto, egli osserva come la maggior parte delle relazioni sociali abbia, insieme, il carattere della comunità e dell’associazione e come ogni relazione sociale possa spostare il suo asse verso l’una o l’altra posizione secondo le contingenze. Ad esempio, una relazione sociale creata in maniera razionale rispetto allo scopo, non impedisce la creazione di legami duraturi tra i membri, come l’associazione nello stesso reparto dell’Esercito o nella stessa classe scolastica o nello stesso luogo di lavoro.

Lo studio di Simmel sulla comunità e la società muove, invece, dall’analisi delle trasformazioni delle relazioni intersoggettive apportate dall’urbanizzazione.131

Nel suo studio pionieristico egli osserva come il processo di urbanizzazione riassuma i tratti distintivi della modernità: accelerazione ed eterogeneità delle relazioni, costruzione di barriere a difesa delle proprie emozioni private […] razionalizzazione e riduzione da qualità a quantità».132

La metropoli è il luogo della massima differenziazione sociale, dell’ascesa dell’individualismo e della massima libertà. Ma ciò non corrisponde alla felicità umana, poiché essa è anche lo spazio in cui si vive ‘l’intensificazione della vita nervosa’ e nel quale si rinuncia all’irrazionalità sotto la regola comune della calcolabilità.

È in Simmel che emerge per la prima volta la figura dello straniero, viaggiatore temporaneo o turista che appartiene alla metropoli ma insieme ne è escluso e rappresenta una figura ad essa funzionale per definire i confini della comunità.

130 Cfr. Weber M., Wirthschaft und Gessellschaft, Mohr, Tübingen, 1922, trad.it. Economia e società, Edizioni Comunità, Milano, 1961.

131 Cfr. Simmel G., Die Großstädte und das Geistesblen, Dresden, Petermann, 1893, trad. it. La metropoli e la vita dello

spirito, Armando, Roma, 1903.

Nella teorizzazione societaria di É. Durkheim la questione si pone diversamente: non vi è una distinzione tra società e comunità, ma la sua analisi si concentra sulla contrapposizione tra l’individuo e la società o la comunità.133

L’Autore ritiene che gli individui siano il prodotto della società stessa e anziché procedere sulle contrapposizioni tra la società tradizionale e quella moderna, si sofferma sugli aspetti tradizionali contenuti nelle società più evolute.

Mentre le società premoderne sono organizzate in base ad una solidarietà meccanica che porta concordia emotiva e cognitiva tra i membri, la solidarietà organica è una forma di solidarietà che prende avvio dalla differenziazione funzionale e dalle differenze individuali tra i soggetti, proprie delle società moderne.

La coscienza collettiva, elemento forte delle società tradizionali a solidarietà meccanica, deve tuttavia ritrovarsi anche nelle società moderne, pena l’anomia, elemento deviante e antisociale che porta alla disgregazione della società. Per Durkheim le leggi delle comunità primitive sono repressive perché l’atto deviante è una violazione della coscienza collettiva, mentre le leggi delle società moderne si fondano sul principio della riparazione del danno.

L’analisi di T. Parsons,134 sebbene si ispiri alla tradizione tipologica di Tönnies, Weber e

Durkheim,135 giunge ad una rivisitazione in senso analitico delle categorie dicotomiche e alla definizione di una pluralità di caratteri che formano un modello più complesso e articolato. Parsons definisce espressive le relazioni proprie delle società tradizionali e strumentali quelle tipiche della società moderna dove le relazioni sono più impersonali. Ma non è l’analisi di due concetti contrapposti: anche nelle società moderne esistono e sono necessari entrambi i tipi di relazione.136

Come si è osservato, nell’epoca postmoderna la questione relativa alla comunità riappare con forza, tuttora di grande attualità, e risponde a logiche differenti.

133 Cfr. Simmel G., Soziologie: untersuchungen uber die Formen der Vergesellschaftung, Duncker & Humblot, Leipzig, 1908, trad. it. Sociologia, Edizioni di Comunità, Milano, 1989.

134 Cfr. Parsons T., The social system, Routledge & Kegan P., 1951, trad. it. Il sistema sociale, Edizioni di Comunità, Milano, 1965.

135 Per una comparazione tra gli studi sulla comunità condotti da F. Tönnies, M. Weber, G. Simmel, É. Durkheim e T. Parsons si veda F. Berti (2005).

136 L’analisi di Parsons sulle società tradizionali e moderne si fonda a partire dall’analisi delle coppie di variabili strutturali che rappresentano il dilemma che l’attore deve risolvere prima di intraprendere l’azione. Le scelte che l’attore deve effettuare riguardano quattro tipologie di variabili: ‘ascrizione/realizzazione’ (orientarsi agli altri in base alla loro identità o alle loro prestazioni); ‘diffusione/specificità’ (il livello di coinvolgimento dell’attore nella relazione), ‘affettività/neutralità affettiva’ (livello di gratificazione affettiva proveniente dal rapporto sociale); ‘particolarismo/universalismo’ (criteri di carattere generale o criteri connessi a situazioni di tipo particolare). A questa si aggiungeva anche una quinta variabile, quella ‘collettività/individuo’, (ovvero la scelta tra la soddisfazione di interessi collettivi o personali), in seguito abbandonata da Parsons perché ritenuta troppo astratta.

Il contributo di Parsons sull’analisi del sistema sociale è inoltre legato alla formulazione di uno schema che rimanda alla dimensione funzionale del sistema sociale, il cosiddetto ‘Schema AGIL’, acronimo dei quattro termini (adattamento, scopo –goal-, interazione e latenza che lo rendono chiave interpretativa dei sistemi.

La differenza più evidente tra le comunità moderne e quelle postmoderne è che nelle prime uno tra gli elementi fondanti è la religione: il fattore religioso svolgeva la funzione di legame sociale. Tönnies individua un chiaro esempio di comunità nella condivisione di una fede religiosa, quindi non connessa ad un interesse materiale e svincolata dal perseguimento di un risultato economico. Anche Weber dona importanza alla comunità religiosa che si costituisce grazie all’agire individuale di un capo carismatico. Per Durkheim la religione è uno strumento di creazione e mantenimento della coscienza collettiva.

Ma l’elemento religioso, come si è già osservato, nelle società contemporanee non svolge più la sua funzione di collante sociale, pertanto quando si fa riferimento alle comunità postmoderne la comunità religiosa è solo una fra le tante possibilità che si aprono alle scelte dell’individuo.137