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La riflessione sociologica cerca di cogliere le influenze delle dinamiche globali e l’affermarsi delle caratteristiche della società postmoderna sul fenomeno turistico.

I caratteri del turista postmoderno si inseriscono nelle modalità tipiche del consumo, il quale nella postmodernità si fonda su modelli individuali.399 Elemento distintivo precipuo delle forme di turismo postmoderne è dunque l’individualità: le persone assumono identità diverse e provvisorie in base alle località in cui si trovano e concepiscono il viaggio come fattore di consumo personale ed autonomo.400

Il passaggio dalla società di massa alla società degli individui ha determinato la dimensione più personale ed emotiva della scelta, all’interno del vasto assortimento di beni e servizi a disposizione dell’uomo postmoderno. Di conseguenza, il turismo si è così configurato come consumo.

Beck afferma che l’attuale società incide profondamente sull’autorganizzazione della vita nelle sue varie fasi e sull’autotematizzazione della propria biografia Egli sostiene che ci si aspetta che ognuno viva la propria biografia come una soluzione individuale ai problemi collettivi generati dalla società stessa.401

397 Cfr. Hetherington K., In place of geometry: the materiality of place, in Hetherington K. – Munro R. (eds), Ideas of

difference. Social spaces and the labour of division, Blackwell, Oxford, 1997.

398 «Mobilità di persone e oggetti, aeroplani e valigie, piante e animali, immagini e marchi, sistemi di dati e satelliti, tutte concorrono a dar forma al turismo». Hannam K. - Sheller M.- Urry J., Editorial: Mobilities, Immobilities and

Moorings, in «Mobilities», op. cit., p.1.

399 Per gli studi pionieristici sul passaggio dalle modalità di consumo standardizzate a quelle individuali, si vedano Aglietta M. (1987), Hirschhorn L. (1984), Priore M. - Sabel C. (1984), Leadbetter C. (1988) e Hall S. (1988).

400 È interessante osservare che il riferimento alla personalizzazione del viaggio riguarda non solo la scelta della tipologia del turismo, ma si spinge all’estremo, anche ai rapporti con gli altri turisti con i quali si sta condividendo l’esperienza del viaggio. A questo proposito, Savelli scrive che viene a mancare «l’attrazione per la vita dei nostri simili, cioè degli altri turisti, dai quali cercavamo prima conferme sul modo di condurre la nostra vita […] appaiono sensibilmente più forti le tendenze a porre al centro l’individuo stesso, la sua capacità a determinare l’esperienza, il suo protagonismo». Savelli A., Oltre il turismo di massa, in Negri Zamagni V. – Mussoni M. – Benzi G. (a cura di), Per un

turismo autenticamente umano, op. cit., pp. 190-191.

401 Cfr. Beck U., Eigenes Leben, trad. it. Costruire la propria vita. Quanto costa la realizzazione del sé nella società del

La ‘febbre dell’io’ coinvolge gli uomini delle società occidentali che continuamente inseguono la loro fame di esperienze e vivono una vita ‘sperimentale’ che dipende in toto da decisioni individuali. Il turismo così delineato riflette il concetto di ‘estetizzazione della vita quotidiana’ che, basandosi sull’offuscamento tra arte e vita quotidiana, si volge in due direzioni. In un primo significato l’arte può essere ovunque e può essere ‘arte’ qualsiasi cosa,402 in un secondo senso l’estetizzazione della vita quotidiana si riferisce al progetto di far diventare la propria stessa vita un’opera d’arte.403 Questa elaborazione poggia in parte sulla riflessione di Baudrillard per il quale nel momento in cui nell’iperrealtà, ovvero nella realtà costruita dai media, la realtà e l’immaginario si confondono, la seduzione estetica si trova dovunque.404 Secondo R. Shusterman i criteri per avere una vita felice riguardano il desiderio di allargare il proprio sé, la ricerca di nuovi gusti e sensazioni, l’esplorare sempre più possibilità.405

Il turismo riesce ad incarnare l’industria culturale e insieme quella dell’immaginario: in un mondo in cui la frammentazione odierna pone l’individuo nella condizione di ‘costruire la propria vita’ quotidianamente, attraverso le proprie scelte personali, l’esperienza turistica nella vita delle persone assurge ad esperienza carica di significato.

In quella che è stata definita la nuova economia dell’esperienza, vale a dire un’economia non più basata sulla produzione di beni e servizi, ma piuttosto sulla produzione e commercializzazione culturale, il turismo non è che una tra le tante esperienze ‘monetizzate’ che l’individuo può compiere a pagamento e con una libertà di raggio d’azione prima impensabile, praticamente planetario, collezionando esperienze e portando a casa da ogni viaggio un ‘pezzo’ della propria autorealizzazione. Nel clima di insicurezza che circonda l’individuo il viaggio con il pacchetto ‘all inclusive’ (comprendente viaggio, trasferimenti, ospitalità, ristorazione, visite e intrattenimenti) a seconda delle esigenze dei clienti, rappresenta l’espressione più forte della nuova economia dell’esperienza.406 Con il pagamento al tour operator si ottiene un rischio controllato che permette di fare esperienza senza incorrere in rischi. Il ‘turista di massa organizzato’ resta per tutta la durata del viaggio nel gruppo in cui è inserito, senza dover prendere decisioni, protetto e separato dal mondo esterno.407

Tali considerazioni sul turismo nella postmodernità sono rese possibili in virtù dei tratti distintivi che il tempo libero possiede nell’età contemporanea. Se la riduzione dell’orario di lavoro e

402 Si pensi a quanto siano divenute celebri le allora avanguardistiche opere di Andy Warhol, massimo esponente della

pop art, movimento artistico che si proponeva di elevare a manifestazione artistica gli oggetti quotidiani come critica

alla società dei consumi, accusata di mercificare l’arte.

403 Featherstone M., Consumer culture and postmodernism, trad. it. Cultura del consumo e postmodernismo, op. cit., p. 48.

404 Cfr. Baudrillard J., trad it. Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà, op. cit.

405 Cfr. Shusterman R., Pragmatist aesthetics: living beauty, rethinking art, Blackwell Editions, Oxford, 1992. 406 Cfr. Maniscalco M. L., Sociologia del denaro, op. cit.

la concessione di periodi di ferie retribuiti avevano permesso in passato l’estensione del ‘diritto al tempo libero’ e, conseguentemente, la diffusione della pratica turistica al ceto medio e alle classi popolari, la configurazione che il tempo libero assume nella società postmoderna consente un consumo diverso della stessa esperienza turistica.

J. Dumazedier è stato il primo autore a sostenere che il tempo libero è quello spazio temporale che non esclude solo gli obblighi lavorativi, ma anche gli impegni familiari, gli obblighi socio-spirituali e quelli socio-politici. Il tempo libero è dunque quell’insieme di attività che l’individuo sceglie liberamente e che ha per scopo il riposo, il divertimento, la crescita culturale e la partecipazione sociale. L’Autore afferma che il tempo libero può avere un carattere liberatorio, quando è risultato di una libera scelta allo scopo di liberarsi da certi obblighi istituzionali,

disinteressato quando non è legato ad alcuna attività di lucro, edonistico quando è contraddistinto

da una ricerca di soddisfazione personale fine a se stessa e, infine, personale quando permette di ritemprarsi sfuggendo alla realtà quotidiana.408

Nell’attuale società il ‘tempo libero’ è investito di un’importanza sempre maggiore, tanto che si parla sempre più di società del loisir o di leisure society: esso, da momento di assenza di lavoro, è divenuto il momento di maggiore produzione simbolica, poiché, persa l’identità nella dimensione lavorativa, l’individuo la costruisce attraverso scelte personali.

A ben vedere, all’interno della società postmoderna il tempo libero non è facilmente identificabile, dal momento che il passaggio a forme di lavoro postfordiste che si basano sulla personalizzazione e flessibilizzazione dell’impiego non permette di strutturare il proprio tempo operando una divisione netta tra tempo dedicato all’attività lavorativa e tempo libero.

Paradossalmente, sembra che il tempo di lavoro effettivo nella postmodernità non si sia accorciato, quanto, piuttosto, allungato. Mentre le attività lavorative e familiari sono ben scandite in orari programmati, quelle dedicate al tempo libero sono invece frammentate, nascono da una periodizzazione sempre più breve per cui il tempo libero è suddiviso in tanti piccoli ‘ritagli’ da concedere a se stessi durante la giornata piena di impegni. Per descrivere questo ‘nuovo’ tempo libero sono stati coniati i termini di ‘tempo liberato’ e di ‘tempo libero frammentato’. Inoltre, neanche quando si termina il proprio orario di lavoro si è realmente liberi di esprimere se stessi, dal momento che l’esigenza di ottimizzazione, prima presente solo nel lavoro, attualmente si è estesa a tutte le attività, comprese quelle del tempo libero.409

408 Cfr. Dumazedier J., Sociologie empirique du loisir: critique et contre-critique de la civilisation du loisir, Editions du soleil, Paris, 1974, trad. it. Sociologia del tempo libero, Franco Angeli, Milano, 1978.

409 L’ironia che nasce dal paradosso tra il tempo libero e il tempo da dedicare alla costruzione della propria esistenza è ben colta da Himanem P. (2001:30) che, lamentandosi del fatto che nell’età attuale è stata tolta la giocosità persino al gioco, restando così solo un tempo libero ottimizzato, scrive: «Anche quando si stacca da lavoro, non si è liberi semplicemente di ‘essere’, ma si deve realizzare il proprio ‘essere’ particolarmente bene. Per esempio, […][non ci] si

Proprio questa commistione tra il tempo dedicato al lavoro e il tempo libero porta ad una nuova concezione del periodo di vacanza: da un lato rappresenta il καιρóς, il ‘tempo opportuno’, per trovare una risposta ai bisogni di espressività e di senso dell’individuo;410 dall’altro il turista rappresenta spesso la figura sociale che si vorrebbe sempre interpretare, immaginando la propria felicità in una vita vissuta sempre in vacanza. Bauman sostiene che il prevalere nella mente dell’individuo del bisogno di novità comporta una nuova attribuzione al turismo, che non più praticato solo durante le vacanze, diventa un’aspirazione continua dell’uomo contemporaneo.411

Così, nel ‘budget’ di tempo libero che ciascun individuo può permettersi, il turismo rappresenta un momento agognato, programmato oppure scelto con modalità dell’ultimo momento, assumendo le caratteristiche dell’evasione. La vacanza stessa rappresenta la mercificazione del desiderio di evasione: ne è prova la crescita dei pacchetti week-end venduti durante tutto l’anno, a differenza del passato in cui il turismo si praticava soprattutto d’estate e durante le lunghe festività.

In virtù del rinnovato significato che gli individui postmoderni ripongono nell’esperienza turistica, essi tendono ad avere alte aspettative riguardo a ciò che dovrebbero ricevere cercando il nuovo, lo ‘extra-ordinario’, che aggiunga un altro pezzo alla vita che intendono costruirsi.412

Se le forme di fruizione turistica precedenti erano caratterizzati principalmente dalla standardizzazione, il post-turismo è invece segmentato, flessibile e su misura: non è più l’individuo che si modella al turismo, ma è quest’ultimo che viene modellato secondo i desideri dell’individuo.

Il prodotto turistico va dunque elaborato in funzione delle diverse tipologie di stile di vita, che dipendono da fattori culturali, sociali, politici e religiosi. Bauman elabora uno ‘spazio estetico’ del turismo nel quale ciascun consumatore, trasportato dalle proprie emozioni, può fruire di ciò che vuole.413 Augé osserva come le forme dell’arte, della cultura e della stessa religione diventino giornalmente oggetto di scelte personali e di ricomposizioni individuali.414 Culler denomina i turisti

rilassa senza aver seguito corsi di tecniche di rilassamento». Il controsenso nascente dall’estrema ottimizzazione del tempo libero si ritrova anche negli scritti di Rybczynski W. (1992:18): «Le persone una volta ‘giocavano’ a tennis; adesso ‘lavorano’ sul rovescio».

410 Cfr. Corvo P., Turisti e felici? Il turismo tra benessere e fragilità, Vita e Pensiero, Milano, 2007.

411 «La vita normale, se deve essere una vita buona, dovrebbe essere, sarebbe meglio che fosse, una vacanza continua […] Idealmente si dovrebbe essere turisti ovunque e sempre». Bauman Z., Postmodern Ethics, Blackwell Editions, Oxford, 1993, trad. it. Le sfide dell’etica, Feltrinelli, Milano, 1996, pp. 247-248.

412 Proprio per l’importanza che la vacanza turistica riveste nella vita personale, Urry (1990) scrive che gli individui saranno eccezionalmente critici nei confronti di servizi che sembrano mettere a repentaglio tale qualità ed attenti a non far rovinare il momento tanto atteso della villeggiatura. L’Autore si spinge poi oltre, nel campo psicologico, poiché arriva ad affermare che, qualora il luogo visitato deludesse le aspettative, sarebbe la rappresentazione ideale del luogo a rimanere nella mente dei visitatori in qualità di ciò che è stato realmente ‘osservato’.

413 In questo quadro il turista, secondo i propri gusti personali, può decidere quale esperienza vuole praticare, da quale luogo vuole essere sedotto, quali sensazioni vuole provare nel visitarlo: per Bauman (1998) lo scopo è «l’eccitazione per sensazioni nuove, mai sperimentate prima. I consumatori sono prima di tutto raccoglitori di sensazioni».

intenti a cercare le identità proprie dei luoghi, costruite dall’immaginario collettivo, come «armate non celebrate di semiologi».415

Le scelte di consumo di un individuo si basano su tre capitali fondamentali: il capitale

economico, dipendente dal reddito e dalla professione; il capitale culturale, che deriva dalla

scolarità e dall’istruzione trasmessa dalla famiglia; il capitale sociale, che dipende dalla quantità e dalla qualità delle relazioni sociali di un individuo.416 Dall’applicazione di questa elaborazione al settore turistico, è possibile comprendere le modalità di fruizione della vacanza di un turista.