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L’utilizzo del concetto di genere presuppone che la realtà sia contraddistinta da una situazione di disparità. La condizione femminile è stata da sempre caratterizzata da un minore o mancato accesso alle risorse proprio attraverso costrutti sociali coercitivi utilizzati dalla società che si serviva dei significati applicati alla differenza biologica sessuale.

La prima a spiegare con questa teorizzazione le evidenti differenze tra partecipazione femminile e maschile alle attività produttive e alla cura della famiglia è stata S. De Beauvoir, denunciando l’esistenza di una gerarchia nella quale l’uomo è ‘la norma’ e la donna ‘il secondo sesso’ e dall’altro riflettendo sulla costruzione sociale della maschilità e della femminilità, che mostra la donna sopraffatta dal ruolo materno e riproduttivo.606

Annota Scott, «il genere è il primo terreno nel quale il potere si manifesta».607

Secondo S. Piccone Stella le differenti caratteristiche biologiche dei sessi «si prestano - si sono prestate – alla costruzione di una disparità storica in virtù della quale la divisione del lavoro, i

603 Shapiro J., Anthropology and the study of gender, in Langland E. e Growe E. (a cura di), A feminist perspective in

the academy, University of Chicago Press, Chicago,1981, p.123.

604 Cfr. Bradley H., Fractured identities, Cambridge Polity Press, Cambridge, 1996.

605 Cfr. Piccone Stella S.-Saraceno C. (a cura di), Genere. La costruzione sociale del femminile e del maschile, op. cit. 606 Cfr. De Beauvoir S., Le deuxième sexe, Paris, Gallimard, 1948, trad. it. Il secondo sesso, Il Saggiatore, Milano, 1961. 607 Scott J. W., Gender and the politics of history, Columbia University Press, New York, 1988, p. 2.

compiti quotidiani, l’accesso alla sfera intellettuale e simbolica, si sono organizzati nel tempo lungo una profonda asimmetria, a discriminazione e svantaggio del genere femminile».608

R.W. Connell sostiene che le forme della maschilità e della femminilità sono definite dall’ordine di genere, ambito organizzato di pratiche umane e relazioni sociali, costituito da tre dimensioni in relazione tra loro: il lavoro, che concerne la divisione sessuale delle attività sia nell’ambito familiare che in quello professionale; il potere, che riguarda le relazioni basate sull’autorità nelle istituzioni sociali e nella vita domestica; la catessi, che si riferisce alla dinamica dei rapporti intimi, emozionali e affettivi.609 Asserisce inoltre che nelle società occidentali l’ordine di genere è tuttora di tipo patriarcale e fondato sulla gerarchia del genere maschile su quello femminile.

La legittimità della prerogativa maschile, afferma P. Bourdieu, si è compiuta in un ‘dominio maschile’. Sottoforma di schemi inconsci di percezione e di valutazione, le società hanno incorporato le strutture storiche dell’ordine maschile. La forza dell’ordine maschile, egli scrive, si misura dal fatto che non deve essere giustificata poiché la visione androcentrica si pone come neutra. Il principio maschile è promosso a misura di tutto e assume la forma di una violenza simbolica ‘dolce’, che permane iscritta nell’ordine delle cose, nei riti privati e collettivi.610

M. Dimen e V. Goldner definiscono il genere una‘categoria ubiquitaria’,611 presente in ogni ambito e attività, che può rendersi visibile come imperativo culturale solo attraverso un processo di decostruzione critica. Per P. Bourdier e P. Eagleton esso è «ovunque e da nessuna parte»,612 dal momento che tutte le pratiche sociali e culturali dominanti ne sono pervase in modo invisibile.

Le dimensioni in cui il concetto di genere è stato maggiormente utilizzato nei relativi ambiti disciplinari sono quelli nei quali l’appartenenza di genere e le interdipendenze tra uomo e donna dispongono l’organizzazione della società. Le principali sono: l’intimità, la vita familiare, il mercato del lavoro, ma anche i regimi di welfare, la stratificazione e la mobilità sociale.

Gruppo primario e insieme istituzione sociale, la famiglia rappresenta il primo campo nel quale è possibile approfondire i rapporti uomo-donna in relazione al genere e al potere. Le differenze di genere nella vita familiare si possono osservare nelle relazioni tra i due sessi e più specificamente in quanto genitori, nell’educazione dei figli all’identità di genere.

608 Piccone Stella S.- Saraceno C. (a cura di), La costruzione sociale del femminile e del maschile, op. cit., p. 11. 609 Cfr. Connell R. W., Gender and power: society, the person and sexual politics, Polity Press, Cambridge, 1987. 610 Cfr. Bourdieu P. La domination masculine, Paris, Édition du Seuil, 1998, trad. it. Il dominio maschile, Feltrinelli, Milano, 1998.

611 Dimen M. - Goldner V. (a cura di), Gender in psychoanalytic space, New York, Other Press, 2002, trad. it. La

decostruzione del genere. Teoria femminista, cultura postmoderna e clinica psicoanalitica, il Saggiatore, Milano, 2006,

p. 29.

Nel processo di socializzazione primaria la famiglia si fa promotrice di un orientamento educativo polarizzato educando i figli a tenere determinati comportamenti, posture, modalità di comunicazione verbale e non verbale ed a ricoprire ruoli conformi alle aspettative sociali di genere, orientando le femmine alla cura dei figli e dei familiari ed i maschi all’impegno lavorativo per il sostentamento economico della famiglia i maschi. Inoltre, ragazze e ragazzi nel passato venivano spesso indirizzati, non solo dalla famiglia ma anche da altre agenzie di socializzazione, a rifarsi a modalità di reputazione sociale diverse e, conseguentemente, a vivere in modi differenti la propria sessualità: se era ‘naturale’ per l’uomo vivere liberamente la propria intimità, al contrario ciò era considerato indecoroso per la donna e non confacente al suo futuro ruolo di moglie e madre.

E. Ruspini nota come oggigiorno, il processo di costruzione e di definizione dell’identità del bambino inizi anche prima della sua nascita, grazie alla scienza che ha permesso di conoscere il sesso del nascituro e si prepari la costruzione della sua identità di genere con la scelta dei colori ‘adatti’, per vestiti, mobili e arredi.613

Le differenze di relazione, protratte fino all’età adulta, provocano la nascita di «un meccanismo di dipendenza bifronte: la dipendenza femminile dal reddito maschile e quella maschile dalla disponibilità del tempo femminile per quel che riguarda il lavoro di cura».614

Questa dipendenza, che vede in posizione di disparità la donna cui mancherebbe il sostentamento per vivere se non dipendesse da un uomo, produce un disequilibrio anche nelle relazioni personali.

A. Giddens in uno studio sulle relazioni personali tra i generi, giunge ad affermare che il completamento della cultura democratica è possibile anche attraverso il recupero e l’approfondimento della sfera emozionale sia per il genere maschile che per quello femminile.615 In questo senso, quando nella catessi il legame è basato sulla parità sessuale e sentimentale, si configura una ‘relazione pura’, che può produrre conseguenze «esplosive»616 per le forme di potere esistenti, fondate sul genere, in quanto può arrivare a sovvertirle. Affinché la ‘relazione pura’ riesca a produrre queste conseguenze, è necessario che la sessualità si configuri come ‘sessualità duttile’, vale a dire autonoma rispetto ai vincoli della riproduzione. Si tratta di un processo che per Giddens ha origine alla fine del Settecento, quando si manifestarono le prime tendenze alla contrazione della fertilità.

613 Cfr. Ruspini E., Le identità di genere, Carocci, Roma, 2003. 614 Ibidem, p. 56.

615 Cfr. Giddens A., The transformation of intimacy. Sexuality, love and eroticism in modern societies, Polity Press, Cambridge, 1992, trad. it. La trasformazione dell’intimità. Sessualità, amore ed erotismo nelle società moderne, Il Mulino, Bologna, 1995.

La ‘sessualità duttile’ è, in età moderna, parte della personalità, fortemente legata all’io e nasce come graduale differenziazione del sesso dalle esigenze riproduttive, condizione preliminare della rivoluzione sessuale degli ultimi decenni. Oltre a ciò, questa nuova sessualità contribuisce a sminuire l’importanza che prima si attribuiva in modo univoco all’esperienza sessuale maschile. La sessualità così concepita diventa un «tratto malleabile dell’essere, un nesso tra il corpo, l’identità di sé e le regole sociali»617.

Come già aveva sostenuto M. Foucault,618 le questioni relative alla sessualità sono parte fondante della realtà sociale che a sua volta è da esse rappresentata. Per Giddens costituiscono un esempio di ‘riflessività istituzionale’: sono fenomeno istituzionale perché costituiscono l’elemento fondamentale che struttura la realtà sociale nel contesto moderno e riflessivo perché si inseriscono nella vita sociale e la trasformano, in quanto le questioni relative alla sessualità sono parte dei modelli di azione adottati dagli individui e dai gruppi.619

La repressione sessuale è, nelle parole di Giddens, un problema di segregazione sociale sommata al potere del genere. L’intimità è una forma di comunicazione con gli altri che deve essere attuata in un contesto di parità. Foucault giunge alla conclusione che i cambiamenti avviati nella vita privata potrebbero proseguire dalla base ai vertici, dal microsociale al macrosociale, finanche alle istituzioni pubbliche. L’emancipazione sessuale, diventando un mezzo per creare una democratizzazione radicale della sfera personale, determina conseguenze profonde sull’intera società.

L’altro settore in cui il genere è stato maggiormente studiato riguarda l’analisi del mercato del lavoro, nel quale sono state messe in luce le disuguaglianze tra i sessi.

Le strutture antiche della divisione sessuale che avevano come fondamento il determinismo biologico ponevano la donna, l’essere procreatore, ad occuparsi ‘naturalmente’ della casa e della famiglia e l’uomo, dotato di maggiore forza fisica, nel ruolo di male breadwinner, ‘maschio procacciatore di pane’, a provvedere al sostentamento della famiglia dando vita alla costruzione sociale della dicotomia ‘donna-riproduzione’ e ‘uomo-produzione’

L’utilizzo del concetto di genere scardina questo sistema di pensiero e pone le costruzioni sociali riferite all’uomo e alla donna in primo piano anche nell’assegnazione del lavoro domestico e nel mondo del lavoro.

Bourdieu formula tre principi pratici attraverso i quali si può osservare ancora in età moderna l’antica distinzione delle mansioni di lavoro specificatamente ‘femminili’: le convinzioni

617 Ibidem, p. 23

618 Foucault M., The confession of the flesh, in Gordon C., ‘Michel Foucault: power/knowledge’, Hemel Hempstead, Harvester, 1980, pp. 215-216. Sullo stesso tema, dell’Autore si veda anche Histoire de la sexualité, Gallimard, Paris, 1977-1984, trad. it Storia della sessualità, Feltrinelli, Milano, 1988-1991.

per cui le funzioni adatte alla donna si situano nel prolungamento delle funzioni domestiche quali insegnamento, assistenza e servizi; l’opinione diffusa che una donna non può avere autorità sugli uomini e pertanto si vede preferire un uomo nelle posizioni di autorità; l’idea che l’uomo detiene il monopolio della manipolazione degli oggetti tecnici e delle macchine.620 Tali principi pratici si ritrovano ancora oggi nelle disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro e si compiono in forme di discriminazione verso la donna.621

Le conseguenze nell’ambito lavorativo sono, innanzitutto, la segregazione occupazionale di

genere che si presenta in forma orizzontale quando uomini e donne si concentrano in lavori

considerati socialmente ‘maschili’, ad esempio lavori che richiedono capacità di forza, tecnica o comando o ‘femminili’ poiché legati alla ‘capacità’ delle donne di accoglienza, cura, sostegno e ascolto. In tal modo la presenza femminile si concentra in alcuni settori precludendo loro l’accesso ad altri; verticale quando le donne sono impiegate in posizioni di scarso potere. Altra caratteristica delle donne nella sfera del lavoro è la concentrazione in lavori a tempo parziale. Questi sono preferiti dalle donne per conciliare meglio il lavoro con i compiti familiari, permettendo loro di svolgere la ‘doppia presenza’ contemporaneamente in famiglia e nel lavoro teorizzata da L. Balbo.622

J. G. Hochschild e A. Machung, nel riflettere su tale questione, usano il termine «secondo turno», riferendosi al tempo in più che le donne occupate dedicano al lavoro in casa.623 Tuttavia, svolgere quest’orario ridotto è limitante poiché offre una retribuzione ridotta, comporta minori responsabilità oltre che precarietà del posto e preclude sostanzialmente le possibilità di carriera. Ciò determina una mancata autorealizzazione nel lavoro e, come in un circolo vizioso, ostacola la presenza della donna in posizioni gerarchiche e ruoli di potere, cui corrispondono retribuzioni più alte, rendendola percettrice di un reddito ‘ausiliario’ all’economia familiare e, di conseguenza, di un denaro cui può essere attribuito un valore diverso, inferiore.

Nella postmodernità, così come accadeva nelle società primitive, il denaro torna ad essere

ultrasocializzato e assumendo numerose forme, tra cui quella di denaro speciale, rispondenti non

alle logiche dell’economia razionale ma ad usi monetari socialmente determinati. Si osservano delle propensioni «ad operare una sorta di ‘primitivizzazione’ personale del denaro, nel senso che è la provenienza più che la quantità a determinarne le modalità di uso» come accade col denaro

620 Bourdieu P., Il dominio maschile, op. cit.

621 Occorre qui notare che lo studio di genere ‘scivola’ in un errore scientifico se, come Ruspini (2005: 31), ripudia i caratteri ‘innati’ di dolcezza, remissività, emotività della donna, ma con disinvoltura esalta le ‘peculiarità associate alle identità di genere [femminili]’ quali la flessibilità, la permeabilità al cambiamento e la progettualità.

622 Cfr. Balbo L., La doppia presenza, in «Inchiesta», n. 32, 1978.

domestico.624 Nel caso del reddito della moglie, nella maggior parte dei casi inferiore a quello del marito, esso può essere percepito come reddito ‘extra’, quasi svilendolo nella sua quantità poiché destinato al pagamento di spese o rate mensili fisse, mentre quello del marito è quello che sostenta realmente la famiglia poiché provvede a tutte le spese per il suo mantenimento.

Infine, l’ultima disuguaglianza tra i generi nell’ambito lavorativo è legata al divario

retributivo, ovvero la disparità per la quale la retribuzione media delle donne occupate è nettamente

inferiore a quella degli uomini, anche quando entrambi svolgono le stesse mansioni.