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L’esperire sociale postmoderno, immerso nei collegamenti multipli ed estesi è dunque intriso delle pratiche di mobilità ed è un fenomeno che interessa la società nella sua totalità.

Le osservazioni e le teorie scientifiche fin qui esposte mostrano come la società odierna, attraversata in ogni parte da tali pratiche, abbia assunto caratteristiche nuove che devono essere indagate dalla sociologia. Alla luce dei cambiamenti apportati dalle nuove categorie sociali e societarie e dal ruolo fondamentale di flussi, di network, di liquefazioni e di mobilità, le strutture sociali, tradizionalmente oggetto di studio del discorso sociologico, secondo alcuni autori appaiano sensibilmente mutate.

286 Tra questi si ricordano Gottdiener (2001) e Pascoe (2001).

287 Cfr. Hannam K. - Sheller M. - Urry J., Editorial: Mobilities, Immobilities and Moorings, in «Mobilities», op. cit. 288 Ibidem.

289 Per Urry nel momento in cui negli eventi dell’11 Settembre 2001 aerei civili sono stati trasformati in armi, il tempo e lo spazio sono stati drammaticamente portati ancora più vicino. Cfr. Urry J., The global complexities of September

Gli studi condotti in questo senso da Urry insieme a Sheller e con il successivo contributo di Hannam, hanno risposto a questa richiesta di ‘revisione’ delle strutture sociologiche tradizionali ed hanno condotto alla concettualizzazione di un nuovo paradigma sociologico, il new mobilities

paradigm, traducibile con l’espressione sociologia delle mobilità, formulato nel 2000.290 «Sembra che un nuovo paradigma si stia formando all’interno delle scienze sociali, il paradigma delle nuove mobilità».291

Il termine ‘mobilità’ associato al discorso scientifico sociologico in passato aveva una polarizzazione di senso diversa; nella tradizione sociologica con il nome ‘sociologia della mobilità’, si intendeva prevalentemente un’interpretazione verticale della mobilità sociale, che aveva per oggetto l’analisi del passaggio di individui e gruppi lungo la scala della stratificazione sociale. Al contrario, con l’utilizzo di questo apparato teorico, Urry fa riferimento ad un suo significato

orizzontale, avente come oggetto di studio il movimento nello spazio e nel tempo di cose e persone.

Il paradigma delle mobilità è un orientamento interdisciplinare che si incentra sul fenomeno dei flussi relativamente allo spostamento virtuale e fisico di individui ed oggetti in movimento e pone la relazione sociale nella mobilità come oggetto del proprio studio sociologico.

Nelle concettualizzazioni di Sheller ed Urry, la velocità di circolazione determina l’indebolimento progressivo della struttura sociale e delle relative categorie, per un mondo organizzato intorno alle mobilità, la quale è definita come la «chiave euristica delle società attuali».292

L’analisi muove dal concetto che l’oggetto di studio della sociologia è la società considerata da sempre una realtà ancorata ad una base territoriale concreta, circoscritta ed organizzata (amministrativamente e politicamente) sotto la forma dominante dello Stato-nazione. Ma Urry mostra che è la mobilità e non la territorialità a rappresentare la specificità delle società contemporanee, già da più parti denominate ‘società di flusso’. Pertanto, per l’Autore è indispensabile ripensare la sociologia nello studiare un oggetto che si situa ormai al di là della nozione tradizionale di società (beyond society).

Urry afferma che le scienze sociali sono sempre state ‘statiche’ ed hanno largamente ignorato l’importanza del movimento sistematico delle persone per motivi di lavoro, per la vita familiare o per il tempo libero. La ricerca delle scienze sociali è stata da sempre a-mobile. Anche le analisi sociali del territorio non hanno esaminato le spazialità che la vita sociale presuppone. Il viaggio è stato visto dalle scienze sociali come una ‘scatola nera’, spiegabile attraverso l’analisi di altri processi maggiori considerati oggetti di studio più importanti.

290 Cfr. Urry J., Sociology beyond societies: mobilities for the twenty-first century, Routledge, London, 2000. 291 Sheller M.-Urry J., The new mobilities paradigm, in «Environment and Planning A», op. cit., p. 208.

La novità introdotta dal nuovo paradigma mina innanzitutto il sedentarismo. La stabilità e la sedentarietà ad essa associata sono state da sempre la base dell’identità e delle esperienze umane e l’unità di base della ricerca sociale in senso stretto.

La mobilità, nei nuovi assetti societari, non si configura come anomalia, non è un’anormalità. Anche Maffesoli afferma che la logica sottesa alle forme fluide attuali non è più dominio di un soggetto deviante che sfugge ad un ruolo e alle stabili istituzioni sociali. Non si tratta di forme tradizionali di devianza, ma del carattere stesso del sociale.

Urry si muove sulla stessa dialettica asserendo che la mobilità sembra prevedere l’analisi di sistemi complessi che non sono né perfettamente ordinati né anarchici, ma che tendono a creare un ‘disordine ordinato’ e che il passaggio dello studio dalla fissità alle mobilità è una ‘svolta spaziale’ delle scienze sociali.293

Il pensiero dell’Autore muove dalla constatazione che i modelli analitici esclusivamente fondati sugli abituali elementi della sociologia, quali ad esempio le classi sociali, la stratificazione, le interazioni, le istituzioni, etc., non sono più in grado di cogliere la società contemporanea nella sua pienezza e complessità. Le categorie tradizionali non contemplano gli orizzonti di esperienza, individuali e collettivi, che fanno parte della vita individuale di ogni giorno di miliardi di persone.

Dunque, la nuova narrativa delle mobilità, fluidità o liquidità, è per Sheller e Urry lo stato dominante della postmodernità.

Essi affermano che ‘tutto il mondo sembra in movimento’294 e che tutte queste mobilità, corporee, virtuali ed immaginative, stanno trasformando il ‘sociale come società’ nel ‘sociale come mobilità’.

Maffesoli traduce invece queste trasformazioni nell’espressione ‘radicamento dinamico’, intendendo con questa espressione la forma di esistenza in un sociale che si fa territorio sempre più fluttuante.295

Le mobilità sono dunque il fulcro della società: è attraverso le mobilità materiali e simboliche che la vita sociale e i sistemi culturali vengono continuamente prodotti e riprodotti.

La sociologia così intesa diviene una disciplina organizzata intorno a reti, mobilità e fluidità orizzontali, i cui oggetti di studio sono, appunto, movimenti virtuali, immaginari e fisici.

In questo senso i luoghi per l’Autore sono un intreccio di dense relazioni compresenti a reti, a network che si estendono a distanza attraverso mobilità fisiche, quali i mezzi di trasporto e mobilità virtuali ed immaginative, ovvero forme di mobilità istantanea rese possibile dai media e da Internet.

293 Cfr. Urry J., Global complexity, Blackwell, Oxford, 2003.

294 Cfr. Hannam K.–Sheller M.–Urry J., Editorial: Mobilities, Immobilities and Moorings, in «Mobilities», op. cit. 295 Cfr. Maffesoli M., Del nomadismo. Per una sociologia dell’erranza, op. cit.

Le nuove tecnologie, fattori importanti nel processo di produzione e riproduzione dello spazio sociale, permettono relazioni ‘istantanee’ con spazi anche lontanissimi: ciò comporta una pluralizzazione degli spazi sociali e quindi delle relazioni sociali.

I luoghi non sono pertanto isolati, ma continuamente esposti ad influenze esterne e sono interconnessi ed interdipendenti poiché percorsi da flussi materiali e immateriali. Il luogo è pertanto un’entità plurale intrinsecamente mobile. Per spiegare queste continue connessioni Urry spiega la nuova configurazione che i luoghi vanno assumendo attraverso la metafora della nave: ogni luogo è come una nave per le relazioni che continuamente intrattiene con gli altri luoghi che lo rendono ‘mobile’.

Nello spiegare il nuovo paradigma, Urry si sofferma molto sull’epistemologia: è di grande importanza, sostiene, che gli oggetti di studio della sociologia cambino. Egli spiega che non è sufficiente analizzare in che modo le persone si spostano, aiutate dalle nuove tecnologie, ma bisogna osservare come anche le immagini e le comunicazioni sono in movimento in modo intermittente e come movimenti attuali e potenziali organizzano e strutturano la vita sociale.

Oltre a mostrare come il nuovo paradigma delle mobilità vada applicato non solo per la globalizzazione, per la deterritorializzazione degli Stati-nazione e per i mutati oggetti dell’analisi sociale, Urry e Sheller pongono in rilievo anche la questione metodologica, vale a dire i metodi di elaborazione e di ricerca, la strumentazione tecnica del processo conoscitivo. Le modalità di conoscenza, essi sostengono, si sono profondamente trasformate proprio tramite gli stessi processi che si intende studiare, pertanto le stesse metodologie devono rispondere ai cambiamenti contemporanei.

I metodi per lo studio delle mobilità riguardano innanzitutto i modelli, i tempi e le interazioni faccia a faccia. Un modo per fare ricerca è l’osservazione dei movimenti delle persone, dei corpi che «passeggiano, guidano, corrono, dunque dall’osservazione di corpi mobili che si spostano in varie performance di viaggio, lavoro e gioco».296 Particolarmente significativa è per Sheller e Urry l’osservazione del rapporto personale che gli individui intessono con i luoghi, con gli eventi e con la gente, quindi per gli Autori il primo metodo per la ricerca sulle mobilità consiste nelle analisi conversazionali ed interazionali.297

Tra le tecniche metodologiche utilizzabili nel nuovo paradigma gli Autori elencano: gli elementi dell’etnografia mobile, in particolare la cosiddetta ‘etnografia itinerante’, che si fonda sul carattere deterritorializzato delle comunità diasporiche contemporanee; l’analisi condotta su ‘diari

296 Sheller M., Urry J., The new mobilities paradigm, in «Environment and Planning A», op. cit., p. 217.

297 Per gli Autori il primo strumento per l’osservazione delle mobilità contemporanee è l’occhio, riprendendo l’analisi simmeliana per cui esso è considerato l’interazione più diretta e più pura tra due persone.

spazio/temporali’ in cui il ricercatore studia i diversi movimenti dei membri della famiglia nello spazio e nel tempo registrando le loro pratiche di inclusione, esclusione, mobilità e immobilità; l’utilizzo di metodi di ‘cyber-ricerca’ che esplorano la fantasia e le mobilità virtuali delle persone attraverso i loro siti web, i gruppi di discussione a cui partecipano, realizzando le ricerche anche attraverso simulazioni; la dimensione affettiva del viaggio, riportata sotto forma di racconti; metodi di ricerca che si occupino delle ‘performances di memoria’, quindi lo studio di fotografie, lettere, immagini, ricordi ed oggetti, che tuttavia appare particolarmente difficile da eseguire giacché si riferisce al mondo privato degli individui; l’analisi di quei luoghi insieme mobili ed immobili, che costituiscono gli ‘ormeggi’ necessari per la costruzione e il mantenimento di una rete mobile significativa.

La vita sociale è infatti piena di connessioni multiple ed estese attraverso lunghe distanze, rese possibili attraverso fissità, nodi cruciali. Nel mostrare il nuovo paradigma sociologico, la stessa importanza che Sheller e Urry conferiscono alla mobilità viene data dagli Autori alle zone di

immobilità. La mobilità è impossibile se non vi sono ampie zone di immobilità, i moorings, gli

‘ormeggi’. Sono piattaforme immobili, trasmettitori, strade, garage, stazioni, antenne, satelliti per la radio e per la televisione, il cablaggio a fibre ottiche che trasporta i segnali di telefoni, di televisori, di computer, le massicce infrastrutture che organizzano il movimento fisico delle persone e delle merci, le stazioni ferroviarie, i porti e gli aeroporti. D. Normark indica la stazione di rifornimento come un’entità fissa che presuppone le mobilità dell’automobile.298 Sono proprio questi ‘ormeggi’, spesso di notevoli dimensioni fisiche, che consentono lo scorrere fluido delle mobilità contemporanee. Non vi è alcun aumento lineare della fluidità senza sistemi estensivi di immobilità.

Mobilità, dunque, come organizzazione di spazi sociali distinti, attorno ai quali orchestrare nuove forme di vita sociale. Anche i seguenti spazi rispondono ad una gerarchizzazione sociale: gli alberghi, le autostrade, gli aeroporti, le città cosmopolite, le spiagge, le gallerie e i parchi sono esempi di ‘nodi’ privilegiati, spazi frequentati da élites in movimento. All’opposto, vi sono spazi meno privilegiati nei quali persone comuni organizzano la propria vita: stazioni della metropolitana, autobus, piazze pubbliche, vicoli periferici.

Tutti questi elementi, stabili e mobili, si combinano in una dialettica continua, rendendo le società fluide ed impermeabili, in altre parole società mobili ed aperte.

L’analisi del luogo come spazio permeabile, nodo nell’intersezione dei flussi, è oggetto di studio della branca della sociologia conosciuta come sociologia del turismo che, nelle sue riflessioni più recenti, pone una stretta correlazione tra il turista e l’individuo postmoderno. Paolo De Nardis

298 Cfr. Normark D., Tending to mobility, in «Environment and Planning A», 2006, citato in Sheller M., Urry J., The

ritiene che questa disciplina rappresenti un’area tematica meritevole di indagini sociologiche proprio perché il fenomeno turistico racchiude in sé i caratteri tipici dell’età postmoderna.299

Persona mobile per definizione, il turista si allontana volontariamente dai luoghi di residenza abituale alla ricerca di esperienze piacevoli e si mette in viaggio per un periodo di tempo limitato chiudendo il suo programma con il rientro alla propria dimora.

In virtù di questa sua perenne mobilità e per le particolari caratteristiche che il turista assume nella postmodernità, da più parti egli è considerato la metafora più calzante dell’attuale nomadismo. Nel new mobilities paradigm il turista viene spesso assunto come l’esempio paradigmatico della società mobile, in virtù del riconoscimento dello stretto legame tra il turismo e le trasformazioni socio-culturali contemporanee.

Lungi dall’essere un oggetto futile di analisi, lo studio sugli oggetti tipici del viaggio di piacere possono invece aiutare a comprendere gli elementi della società di provenienza dei turisti. Scrive Urry: «Il turismo assume un significato nella sua capacità di rivelare aspetti delle pratiche ordinarie».300

Anche il non partire per la vacanza, prosegue l’Autore, può essere letto quale indicatore del ruolo occupato dall’individuo nella gerarchia sociale: a partire dalle società moderne la vacanza è infatti un potente indicatore di status, polarizzando il concetto alcuni Autori ritengono la vacanza un momento necessario per il benessere personale, sia mentale che fisico.301

Le tourism mobilities sottolineano come il turismo sia costituito da un complesso sistema di mobilità fisiche e simboliche che si intersecano, prodotte dal principio per il quale la stessa società può essere definita come «società dei viaggiatori».302