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L’altro volto delle mobilità: accessibilità, libertà ed opportunità

L’importanza che le pratiche della mobilità stanno acquisendo nelle società avanzate è sempre crescente. Come si è osservato, esse rappresentano l’elemento in base al quale si organizzano le modalità di relazione degli individui, i nuclei familiari in relazione allo sfruttamento dei servizi distribuiti nel territorio, i percorsi individuali di carriera e i caratteri del mercato del lavoro.

La mobilità rappresenta una modalità di integrazione sociale di importanza rilevante ed appare come risorsa e insieme limite, poiché è l’elemento discriminante nel facilitare o inibire ad alcuni gruppi i percorsi di accesso ai beni, ai servizi e alle opportunità disponibili. «In quest’ottica, la qualità di vita degli individui appartenenti ad una comunità non è infatti determinata dalla mera presenza di un’ampia gamma di servizi, ma, piuttosto, dalla distanza che in media deve venir coperta per raggiungerli».208

Quando viene a mancare la capacità di essere mobile, l’individuo si può ritrovare in una situazione di marginalità o di esclusione sociale.

Pertanto le nuove forme di inclusione/esclusione, di cooperazione e di conflitto tendono a strutturarsi non solo in relazione alla segmentazione sociale della comunità, ma viepiù rispetto alla possibilità di mobilità spaziale, all’utilizzo della strumentazione tecnologica, alla flessibilità oraria delle attività lavorative.

È quindi indubbia l’importanza che ricopre la mobilità nell’integrazione per le implicazioni in termini di capacità di accesso al capitale sociale e simbolico di una società. Le innovazioni tecnologiche stanno aumentando le possibilità per il trasporto e le telecomunicazioni e ciò conduce inesorabilmente gli individui ad adattarsi e ad acquisire le abilità richieste per poterne usufruire.209

Le mobilità individuali sono strettamente associate all’idea di libertà individuale e consistono nella libertà di muoversi, di viaggiare in qualsiasi momento e in ogni luogo, di scegliere con chi relazionarsi, di decidere dove porre la propria residenza, etc….

Il collegamento tra movimento, libertà e diritto già da tempo è stato riconosciuto ed affermato. L’art. 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite del 1948 dichiara che «Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini

207 Cfr. Schegloff E.A., Beginnings in the telephone, in Katz J. - Aakhus M. (eds), Perpetual contact: mobile

communication, private talk, public performance, op. cit.

208 Vanhove N. - Klaassen L.H., Regional policy: a European approach, Avebury, Adelrshot, 1987, p. 215. 209 Si vedano a questo proposito anche gli studi di Kesserling (2005).

di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese ».

Nei Paesi appartenenti all’Unione Europea l’eliminazione delle frontiere ha facilitato una maggiore propensione al viaggio. Il Libro Bianco sulla politica europea dei trasporti del 2001 dichiara: «La mobilità è passata in media dai 17 km al giorno per persona del 1970 ai 35 km del 1998 ed è ormai considerata un vero e proprio diritto acquisito».

In Italia la libertà al movimento è sancita dalla Costituzione della Repubblica Italiana che all’art. 16 riconosce ad ogni cittadino il diritto di «circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale» e afferma la libertà «di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge».

L’attenzione dei Costituenti verso la libertà allo spostamento e al viaggio nasce dal fatto che le occasioni di movimento sono un requisito preliminare per costruire liberamente la propria vita: tanto maggiore è la mobilità di ognuno, quanto più alto sarà il suo ruolo nelle interazioni economiche, sociali e di conseguenza personali.210

Senza capitale di rete, il network capital, il ventaglio di opportunità di movimenti cui avere accesso, le persone sono a rischio di esclusione sociale.211 Gli spazi sociali praticati da ognuno

possono essere definiti come il complesso delle differenze di classe, di opportunità relazionali, di prestigio e di cultura, in altre parole di accesso al capitale economico, sociale e simbolico. Gli spazi sociali si materializzano negli spazi fisici; anche essi appaiono socialmente strutturati ed incidono a loro volta sulle opportunità di relazione e di accesso alle risorse materiali e simboliche.

La nozione di libertà riferita alle mobilità può qui essere affrontata secondo diversi aspetti. Primo tra tutti vi è quello dell’autonomia, ovvero l’autodeterminazione. Le mobilità sono interpretabili come i potenziali movimenti e trasporti di ognuno e per libertà si intende l’autodeterminazione dell’individuo, il diritto ad operare scelte per la propria self-decision, ovvero l’accesso alle attività a cui partecipare sormontando la distanza fisica, i costi o le altre variabili ritrovabili, secondo T. Sager, nei concetti di ‘inerzia’ e ‘resistenza’.212

Una seconda tipologia di analisi consiste nella suddivisione tra libertà negativa e positiva: la libertà negativa fa riferimento alla ‘libertà da’, la mancanza di vincoli ed interferenze da parte di qualcuno ad un’attività che un individuo decide di intraprendere; per libertà positiva si intende la

210 Sager nota che per un certo periodo negli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta il camionista si è trasformato in un’icona americana: una figura nobile e solitaria che personificava la strada aperta, un’angoscia esistenziale ed un senso di libertà. Nelle cronache moderne, osserva l’Autore, egli è stato considerato un cowboy moderno. Cfr. Sager T.,

Freedom as mobility: implications of the distinction between actual and potential travelling, in «Mobilities», op. cit.

211 Cfr. Cass N. – Shove E. - Urry J., Social exclusion, mobility and access, «The Sociological Review», 2005, vol. 53 n. 3.

212 Sager T., Freedom as mobility: implications of the distinction between actual and potential travelling, in «Mobilities», op. cit., p. 467.

‘libertà a’, il potere che una persona ha nel realizzare una situazione voluta e ciò che può scegliere per realizzarla. L’analisi pone l’attenzione sulle circostanze o sui fattori che ostacolano la trasformazione di beni, servizi e risorse in un patrimonio disponibile all’individuo stesso, ovvero sul concetto di libertà negativa.

La distinzione qui riguarda non solo il diritto alla mobilità, cui hanno accesso in molti, ma la possibilità di esercitare questo stesso diritto, ovvero renderlo un’opzione fattibile. La funzione di potenzialità è fondamentale nella formulazione di un diritto: se non è presente nessuna potenzialità di viaggio, allora anche il diritto al viaggio non è realizzabile in alcun modo.213

Quest’analisi sulle dinamiche interne alla libertà, non facilmente osservabili, prende le mosse da uno studio condotto da A. K. Sen agli inizi degli anni Novanta, nel quale egli ha spostato l’attenzione da una concezione del benessere individuale e sociale fondata sull’equa distribuzione di risorse e di beni, ad un’altra basata sulla realizzazione di functionings e capabilities, rispettivamente su ciò che gli individui fanno o possono fare in base alla scelta che hanno tra possibili alternative. In questa teorizzazione il benessere e le chances di vita personali risiedono nel concetto di

accessibilità,214 valido anche per il tema delle mobilità.

R. Inglehart elabora una teoria per la quale in tutte le società contemporanee i valori centrati sulla proprietà tangibile (la proprietà terriera, il denaro, le automobili, gli oggetti), si indeboliscono a favore di valori basati su dimensioni astratte e simboliche che danno maggiore benessere soggettivo, sviluppando, così, ‘valori postmateriali’.215

Osserva Allardt, la qualità della vita non può esaurirsi nel solo having, occorre considerare anche il being.216 Muovendosi lungo lo stesso percorso logico, Nuvolati afferma che le nuove dinamiche costitutive delle tipologie degli individui si definiscono soprattutto rispetto alla prospettiva del doing.217

Bauman pone in risalto come mobilità e potere siano intimamente intrecciati: le mobilità non si diffondono in maniera uguale tra le persone, ma, al contrario, sono diretta conseguenza delle differenze di potere tra gli individui. Egli indica nella stessa libertà di movimento il principale fattore di stratificazione sociale dei tempi postmoderni.218

213 Ibidem.

214 Cfr. Sen A. K., ‘Capabilities’ and well-being, in Nussbaum – Sen A. K. (ed.), The quality of life, Clarendon Press, Oxford, 1993, trad. it. Il tenore di vita: tra benessere e libertà, Marsilio, Venezia, 1993.

215 Cfr. Inglehart R., Modernization and postmodernization. Cultural, economic an political change in 43 societies, Princeton University Press, 1997, trad. it. La società postmoderna. Mutamento, ideologie e valori in 43 Paesi, Editori Riuniti, Roma, 1998.

216 Cfr. Allardt E., Dimensions of welfare in a comparative scandinavian study, in «Acta Sociologica», vol. 19, n. 3, 1976.

217 Nuvolati G., Mobilità quotidiana e complessità urbana, op. cit., p. 167.

Per T. Cresswell, alla mobilità è attribuita una ‘potenza di emancipazione’.219

In terzo luogo, questa dimensione poliedrica del concetto di libertà pone il focus sugli svantaggi e sulle ingiustizie causati dalla libertà al movimento di alcuni che avrebbe come base l’immobilità di altri, in special modo delle persone che vivono ai bordi delle società.

Nell’accezione qui analizzata, l’essere libero non ha il significato di attraversare i confini, ma quello di poter godere del trasporto. Il termine ‘trasporto’ indica qui anche l’inserimento in codici e sistemi che permettono il movimento nello spazio, la circolazione. Gli impedimenti posti ai movimenti di alcuni rappresentano non l’impossibilità di viaggiare fisicamente, ma di uscire dalle limitazioni convenzionali, dalle abitudini profonde e dalle convenzioni interiorizzate, che sollevano barriere insormontabili alle possibili mobilità.220

Il concetto di trasporto potenziale è stato approfondito dagli studi di V. Kaufmann, che lo ha definito motilità.221 Il termine è utilizzato anche da Bauman indicando con esso la capacità di essere mobile.

Con questo termine Kaufmann intende il modo in cui un individuo o uno specifico gruppo misura la propria capacità di essere mobile. Il concetto di motilità è diverso da quello di accessibilità. Nelle parole dell’Autore, quest’ultima è la misura dell’attrattività di un luogo in relazione alle potenzialità che esso può offrire. La motilità, al contrario, differisce dall’accessibilità perché si concentra in misura maggiore sul modo in cui un attore costruisce il suo rapporto con lo spazio e meno sulle possibilità offerte da un dato territorio.

La motilità è il portafoglio di diritti d’accesso che ognuno possiede; essa è condizionata dalla disponibilità dei mezzi finanziari ma anche dalla capacità di organizzare le risorse disponibili per raggiungere i luoghi desiderati, elementi questi che rendono attuabile un trasporto in potenza.

La motilità rappresenta oggi un inevitabile fattore di distinzione sociale. Lo stesso documento del passaporto, che è insieme strumento di libertà di movimento e di controllo/limitazione della mobilità, svolge al tempo stesso la funzione di testimoniare il diritto e la legittimazione a viaggiare. Prova ne è che colui che si rechi in un Paese straniero deve precedentemente ottenere un visto per l’ingresso e per il periodo di soggiorno, che ha una durata limitata nel tempo.222

La mobilità è dunque una risorsa a cui non tutti possono avere pari opportunità di accesso.

219 Cfr. Cresswell, T. Imagining the nomad: mobility and the postmodern primitive, in Benko G. - Strohmayer U. (eds),

Space and Social Theory: Interpreting Modernity and Postmodernity Blackwell, Oxford and Cambridge, 1997.

220 Cfr. Gerzina G. H., Mobility in chains: Freedom of movement in the early black Atlantic, South Atlantic Quarterly, 100, n. 1, 2001.

221 Cfr. Kaufmann V., Re-thinking mobility, Ashgate, Aldershot, 2002.

222 In questa accezione, alla libertà nel lasciare il proprio Paese d’origine, si oppone il controllo della società di arrivo che regolamenta e limita il libero afflusso di coloro che emigrano verso essa. La scelta delle politiche migratorie rappresenta una tra le maggiori sfide nazionali e internazionali contemporanee, che apre a complesse problematiche anche sul piano giuridico e legislativo riguardo all’integrazione dei migranti.

Alla luce di queste considerazioni, si può affermare che alle tre categorie di confine,

distanza e centro precedentemente analizzate, se ne può aggiungere un’altra: la periferia.

Gli abitanti della ‘periferia delle mobilità contemporanee’, ai quali è negata la motilità e l’accessibilità, sono coloro che non riuscendo ad inserirsi in questo movimento continuo,

kafkianamente sembrano non esistere, poiché non inclusi nel vigente sistema delle mobilità.

Le pratiche di mobilità si riferiscono all’immissione individuale nei movimenti incessanti che attraversano il globo per conseguire i propri scopi. Ma vi sono fasce di popolazione che non riescono a praticare la mobilità rimanendone escluse. Ciò può portare a gravi conseguenze: in un mondo che continuamente corre e sposta i suoi centri esistenziali, la mancanza di flessibilità e la conseguente immobilizzazione possono avere un effetto di chiusura e di ‘morte sociale’ per coloro la cui vita rimane fissata a rapporti personali e locali non evolvendosi.

In quest’ottica il raggiungimento di determinati spazi fisici permette il possesso del capitale sociale e materiale, quindi economico e simbolico. Al contrario, il mancato raggiungimento di questi, determina lo spostamento in una posizione di marginalità che, se peggiorasse, potrebbe dar luogo a forme di isolamento e, all’estremo, di degrado.

Tra gli elementi che possono portare ad un mancato accesso alle mobilità vi sono: le tariffe per il trasporto, l’abitare in zone non raggiunte dai servizi di mobilità, per esempio aree in cui manchi la connessione ad Internet o non coperte dal segnale digitale, la diffusione di tecnologie sempre più complesse, dunque di non facile accesso, soprattutto per gli anziani o gli inesperti.

La maggior parte della popolazione mondiale non è in grado di partecipare ad una vita in movimento ed è ancora più socialmente esclusa, estendendo ed estremizzando il digital divide in un ‘mobility divide’ di difficile soluzione. Le persone più ricche sono in grado di spostarsi e di sviluppare i progetti di vita individuali.

In questo senso, le pratiche di mobilità generano movimento ma anche ‘fissità’ inamovibili. Alla relazione tra libertà e movimento va aggiunta la libertà di non viaggiare, la possibilità di decidere di rimanere nei propri territori. In questo senso, mentre la mobilità è per alcuni un aspetto della scelta, per altri è invece una scelta obbligata, giacché per molti individui costantemente costretti a muoversi, quello che è negato è il diritto di fermarsi in un posto adatto.223 Sager, riprendendo il dilemma espresso da J. J. Rousseau per il quale la democrazia partecipativa costringerebbe la popolazione ad essere libera, afferma che identificando la mobilità con la libertà la popolazione paradossalmente è costretta ad essere libera.224

223 Cfr. Albertsen N. - Diken B., Mobility, justification, and the city, in «Nordisk Arkitekturforskning», vol. 14, n. 1, 2001.

224 Cfr. Sager T., Freedom as mobility: implications of the distinction between actual and potential travelling, in «Mobilities», op. cit.

Va aggiunto che i concetti di libertà e di movimento sono connessi a quello di sorveglianza, attuata attraverso le sempre più numerose telecamere diffuse in tutto il globo, che nel loro continuo osservare i movimenti delle persone, in realtà le rendono assoggettate al controllo producendo limiti alla libertà individuale.225