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Il concetto di mobilità, oltre a permettere un ampliamento delle capacità di ognuno, è connesso ad effetti perversi.

Tra queste vi sono le ‘mobilità illecite’, ad esempio le circolazioni viziose che hanno la funzione di ‘lavare il denaro sporco’ proveniente da guadagni illegali che si muovono velocemente nel pianeta;250 il movimento dei rischi, i quali divengono minacce e pericoli per le sicurezze nazionali. Vi rientrano il terrorismo internazionale, che sfrutta le reti comuni delle mobilità, il commercio di droghe, gli alimenti contaminati, le sostanze tossiche ed anche le infezioni che, diffondendosi nel mondo, mutando aumentano la loro potenza nociva.251

Maffesoli osserva come i rischi del nomadismo si muovano in due direzioni: da una lato, in alcuni contesti sociali i flussi ‘rallentano’ e, diventando metaforicamente ‘vischiosi’ assumono la forma di cristallizzazioni, originando focolai localistici, jihad culturali e revival etnici; dall’altro, il ‘desiderio d’altrove’ che caratterizza questa erranza mostra come il sociale incorpori «in modo

248 Cfr. Parreñas R. S., Servants of globalisation. Women, migration and domestic work, Stanford University Press, Stanford, California, 2001.

249 Ibidem, p. 119.

250 Secondo Simmel il denaro era caratterizzato da una ‘mobilità perfetta’, in quanto la difficoltà di trasformare i prodotti per un’economia di baratto su lunghe distanze limita ad un numero di piccole relazioni in ambito economico, mentre il denaro consente di fare la più grande estensione nella sfera economica, la crescita dell’indipendenza delle persone. Cfr., Simmel G., Philosophie des Geldes, Duncker & Humblot Leipzig, 1900, trad. it. Filosofia del denaro, UTET, Torino, 1934.

251 I viaggiatori divengono vettori di malattie anche molto gravi che combinandosi con i virus locali, ne creano altri più virulenti, quali ad esempio la Severe Acute Respiratory Syndrome, SARS, comunemente definita influenza ‘aviaria’ proveniente dalla Cina o l’influenza AH1N1, detta influenza ‘suina’, nata in Messico nel Luglio del 2009 e diffusasi in circa 2 mesi ad oltre 80 Paesi, divenendo una pandemia.

sempre più forte la contingenza, lo stato di ‘possibile altrimenti’ e lo innesti nelle pratiche di vita quotidiana».252

Per l’Autore le forme di questo ‘desiderio d’altrove’ si fondano su un politeismo dei valori causato a sua volta dall’affrancamento dai vincoli normativi del sociale e portano all’emersione di forme di violenza, nel senso di violazione del quotidiano; tra di esse, le tifoserie di calcio o i rave

party che non hanno fine e assumono la forma di fuga, un ricorso all’estasi, generato dal desiderio

d’altrove, dalla volontà di infrangere l’obbligo di residenza che nasce dalle possibilità prodotte dall’apertura illimitata del sociale, quali l’estasi musicale, tecnologica, affettiva, culturale, che muove «beni, concetti, parole e sesso».253

Inoltre, le pratiche delle mobilità per alcuni autori sono collegate non ad un ampliamento ma, al contrario, ad una restrizione della libertà individuale.

Sebbene i concetti di libertà e di movimento si muovano parallelamente e siano direttamente proporzionali, tuttavia può accadere che un movimento, nato da libere scelte, sia nella realtà ‘libero’ solo in parte.

Si è infatti osservato come la nozione di libertà, analizzata finora nel suo significato di autodeterminazione e di autonomia, sia realizzabile solo grazie all’indipendenza individuale, alla presenza di risorse e alla capacità di accesso ad esse. Ciononostante, anche se un movimento è libero in quanto scelto in forma autonoma e personalmente ricercato, in realtà esso può nascondere una forma di controllo per le continue tracce che gli individui e gli oggetti lasciano lungo i percorsi che intraprendono.

Certamente, le pratiche di mobilità sono rese possibili solo dalla sicurezza e dall’efficienza di questi strumenti tecnologici, quali Gps, CCTV, i sistemi di telecamere a circuito chiuso, che sono efficienti proprio nella misura in cui sono in grado di seguire continuamente uomini e merci mobili lungo i loro percorsi.

I dispositivi elettronici che sono alla base della mobilità svolgono la funzione di strumento di controllo continuo dell’esatta ubicazione di una merce o di una persona. Il software di un personal computer o di un telefono mobile è in grado di individuare non solo la posizione dell’utente, ma anche le attività che egli sta svolgendo e consente inoltre di memorizzare e di fascicolare, anche attraverso la registrazione di ‘cookies’, tutti i dati cui si è avuto accesso nei percorsi degli utilizzatori.254 Si configura in tal modo quello che D. Lyon chiama ‘panopticismo

252 «Per cui l’Altrove diviene immediatamente ‘in altri modi’, in altri tempi’ e ‘ in altri luoghi’. Non solo spostamento fisico, quindi, ma erranza cognitiva, sperimentazione di nuove modalità relazionali, etc.: in definitiva nomadismo». Mazzoli L., Prefazione a Maffesoli M., trad. it. Del nomadismo. Per una sociologia dell’erranza, op. cit., p. 16.

253 Ibidem.

254 Cfr. Molz J. G., ‘Watch us wander’: Mobile surveillance and the surveillance of mobility, in «Environment and Planning A», 38, n. 2, 2006.

elettronico’, che comprende anche i sistemi di sorveglianza pubblici e privati che registrano le immagini di luoghi posti sotto controllo perché considerati zone a rischio.255

M. Sorkin denomina cyburbia256 le aree urbane invase da bit elettronici allo scopo della ricerca spasmodica di sicurezza dei suoi abitanti.

Un caso emblematico di questa ricerca di sicurezza è dato dall’aeroporto. Esso rappresenta uno tra i maggiori simboli della mobilità, ma nel contempo pullula di cancelli codificati per i passeggeri, quali le registrazioni informatiche e quelle visive, i punti di controllo per la sicurezza, le etichettature del bagaglio, le piattaforme di volo, il controllo del traffico aereo, fino ai punti di identificazione dei dati biometrici quali impronte digitali e riconoscimento dell’iride, tutti strumenti a fondamento di un sistema di sorveglianza efficiente che fanno di esso una frisk society, letteralmente ‘città-perquisizione’.257

Certamente, questo è il prezzo da pagare per avere una maggiore sicurezza e le immagini registrate dovrebbero essere rese di pubblico dominio solo nei casi in cui avvenissero fatti nei quali fosse necessario farne uso e renderle pubbliche. Non di meno, i detrattori di queste forme di controllo pongono invece il problema delle ‘tracce’, tracks, lasciate dai movimenti come violazione della libertà personale, vincolo alla propria mobilità. Per questa corrente di pensiero ciascuno possiede una sfera personale che può decidere di mostrare o di tenere riservata e il pericolo di questa sorveglianza continua risiede nel fatto che essa controlla le mobilità di coloro che transitano allo scopo di togliere loro la mobilità costringendoli in tal modo alla staticità.

Per altri, mentre può risultare condivisibile il timore che dietro alle telecamere si trovino in realtà persone che potrebbero servirsi delle registrazioni a scopo personale, tuttavia l’essere osservati per la propria sicurezza non sembra una limitazione della libertà e l’impossibilità di mantenere la segretezza dei propri tragitti non è considerato un problema: violare la propria segretezza non è una limitazione della libertà ma è anzi uno strumento per aumentarla in quanto le registrazioni permetterebbero l’individuazione di azioni illecite e nel contempo svolgerebbero la funzione di deterrente per i malintenzionati. Si tratta di due approcci molto differenti ed esclusivi la cui adesione è del tutto personale.

Secondo Sager ulteriori strumenti di limitazione della libertà di movimento individuale sono delle regole stabilite per i movimenti locali ed internazionali emanate in circostanze particolari o

255 Il Panopticon nacque come programma architettonico per una prigione nel XVIII secolo ad opera di Jeremy Bentham. In seguito, è divenuto il centro della teoria di sorveglianza di Michel Foucault (1979). Sebbene Foucault non avesse fatto allusione ai calcolatori, il Panopticon si ritrova con frequenza all’interno del dibattito sulla liceità della sorveglianza elettronica. Cfr. Lyon D., An electronic panopticon? A sociological critique of surveillance theory, in ‘Sociological Review’, 41, n. 4, 1993.

256 Il termine è stato coniato da M. Sorkin nel testo (a cura di), Variation on a Theme Park, Hill and Wang, New York, 2002.

ordinarie. Un esempio è dato dalle regole di coprifuoco, dalle limitazioni su chi può avere il permesso per prendere la residenza in un’altra provincia, dalle regole di visto e di passaporto, dall’esistenza di zone o di distretti in cui a gruppi particolari sarebbe vietato l’accesso. 258