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Nuovi significati per il fenomeno turistico contemporaneo.

Si è detto che la sociologia del turismo svolge una funzione importante all’interno delle società contemporanee. Con l’avvento della società postmoderna, la sociologia si relaziona con nuovi assetti societari che rivelano nuove caratteristiche e nuove problematiche e la sociologia del turismo può aiutare a comprendere i caratteri della società oggi delineatasi.382

La società postmoderna contiene in sé caratteri singolari analizzabili con nuovi strumenti; la sociologia del turismo nello studio del fenomeno turistico contemporaneo, che sta sensibilmente mutando i suoi tratti distintivi, può rappresentare dunque un valido aiuto per la comprensione della società attuale.

Rispetto al turista dell’età moderna, il turista nella postmodernità assume caratteristiche del tutto nuove. A questo proposito Feifer introduce il concetto di ‘post-turista’ e del cosiddetto ‘post- turismo di massa’ e ne evidenzia alcune caratteristiche pionieristiche sulle quali è possibile riflettere per formulare una versione che coincida con il turismo nell’età attuale.

In primo luogo il post-turista, a differenza del suo ‘antenato’ turista moderno, non deve lasciare necessariamente i propri spazi abituali per poter osservare luoghi lontani. Grazie alla possibilità di registrare le immagini, il viaggiatore può restare immerso nella propria realtà quotidiana ed ammirare ciò che lo interessa ugualmente e con dovizia di particolari. Questo non solo permette di ‘viaggiare in poltrona’, ma rende possibile per molte volte la visita mediale ai luoghi del turismo. Dall’altro lato, certamente, a fronte di una maggiore ripetibilità degli sguardi, si

381 Cfr. Unruh D., Invisible lifes: social words of the aged, Sage, Beverly Hills, 1983.

382 Scrive De Nardis a proposito delle problematiche della società postmoderna: «sono una vera e propria sfida per la sociologia, che rischia di diventare tanto più pericolosa, quanto meno si accetta l’esistenza e l’importanza delle nuove aree tematiche e il fenomeno turistico senz’altro fa parte di queste». De Nardis P., Introduzione a Urry J., Lo sguardo

sperimenta meno il senso dell’autentico, poiché manca la reale immersione nel contesto straniero, che permette di vivere pienamente un’esperienza turistica.

Del resto, perfino nell’antico ‘sguardo romantico’ vi sono elementi che possono essere classificati come postmoderni. Buona parte di ciò che si apprezza non è realtà direttamente vissuta ma è una riproduzione, spesso attraverso la fotografia. Per Urry gli individui interiorizzano una rappresentazione ideale attraverso cartoline, guide turistiche e programmi televisivi, che permettono loro di fare esperienza della località, di vederla nella propria immaginazione.

Queste caratteristiche del post-turismo sono viepiù evidenziate alla luce degli imponenti progressi delle tecniche digitali ed informatiche del XXI secolo, grazie alle quali è possibile non solo ammirare paesaggi lontanissimi in risoluzioni ad alta definizione, ma si può giungere a vedere il luogo al quale siamo interessati nell’istante che si desideri, grazie alle webcam sparse in quasi tutto il mondo. Grazie all’accesso ad alcuni siti, è possibile inoltrarsi in gelidi paesaggi antartici o su lussureggianti spiagge remote ed ammirare il paesaggio con le caratteristiche del ‘qui’ ed ‘ora’ in luoghi spazialmente lontanissime.

Se da un lato ciò inevitabilmente toglie autenticità all’esperienza turistica, che diviene puro sguardo senza profondità, è tuttavia possibile fare un uso ‘turistico’ di questi strumenti: ad esempio, prima di intraprendere un viaggio, il turista è in grado di vedere sia la meta che intende raggiungere che le strutture ricettive locali, iniziando già da casa propria ad avere rapporti con la località turistica. Se nella modernità un velo d’incognito avvolgeva l’albergo prenotato, raggiungibile solo al telefono o con immagini appositamente allestite dagli operatori turistici, oggi, attraverso l’occhio dei satelliti, è possibile guardare il luogo nel quale si intende soggiornare come appare nel suo aspetto reale e quotidiano. Così, se il turista lo vuole, non accade più come descriveva Gasparini, che l’arrivo rappresenti uno dei momenti più affascinanti del viaggio, perché si può finalmente appagare «la tensione alla curiosità, nell’avvicinarsi a ciò che è sconosciuto, che è da scoprire, che sta al di fuori, all’esterno dei limiti o di confini domestici o acquisiti».383

Oltre a ciò, numerosi sono i siti dedicati ai forum sulle località e sulle strutture recettive che svolgono la funzione di informare il futuro viaggiatore sui servizi e i disservizi locali. Ben poco dunque è lasciato all’immaginazione e pertanto rimane difficile conferire al turismo postmoderno quella caratteristica di ‘esplorazione’ e di ‘scoperta del nuovo’ che lo ha invece contraddistinto nell’età moderna. Proprio per tali ragioni, come si vedrà in seguito, il turista è portato alla scelta di tipologie di ‘neoturismo’, che non si basano solo sul luogo da visitare, ma che riguardano l’intera modalità di fruizione turistica, vero elemento di novità in un mondo totalmente osservabile attraverso gli strumenti informatici.

In secondo luogo, afferma Feifer, il post-turista è consapevole dell’avere a disposizione una vasta scelta di opportunità di svago nelle stesse località, da ricercare in base agli interessi del momento.384 Il post-turista è dunque libero dai vincoli della cultura ‘alta’ ed è guidato dal ‘principio del piacere’, una tra le dimensioni fondamentali del turismo. Anche secondo Unrhu, tra le caratteristiche dell’esperienza turistica al di là della curiosità, della voglia di apprendere e della provvisorietà dei rapporti, il fine ultimo del viaggio risiede nella ricerca del divertimento.385

L’ultima caratteristica analizzata da Feifer indica il post-turista pienamente consapevole della sua condizione, per il quale il turismo è un gioco, o meglio un’intera serie di giochi con molteplici testi e senza un’autentica singola esperienza turistica. Per l’Autrice, il post-turista è consapevole che «quando va in qualche luogo storico, non è un viaggiatore nel tempo; su una spiaggia tropicale, non è un nobile selvaggio; in un’area indigena, non è un osservatore invisibile. Risolutamente ‘realistico’, non può evadere dalla sua condizione di ‘outsider’».386

I ‘post-turisti’, dunque, contrariamente a quanto evidenziato dagli studi antecedenti di MacCannell, apprezzano la non-autenticità dell’esperienza turistica e si divertono grazie al gran numero di distrazioni create apposta per loro.

Sulla condizione del turismo come gioco ha riflettuto anche Urry, che considera il turista come un bambino, soprattutto nelle modalità dei viaggi organizzati. Per l’Autore, in questa tipologia di viaggio il turista ‘gioca’ a fare il bambino, come si nota dai rapporti che intrattiene con le guide e con il ‘genitore-tour operator’.387

Oltre a ciò, questo ‘gioco’ impersonato dal turista si ritrova anche nella rottura di piccoli tabù in varie forme di consumo, come ad esempio mangiare o bere all’eccesso, spendere denaro avventatamente, vestire panni stravaganti, mantenere ritmi temporali molto differenti dal quotidiano.

Quando il ‘gioco’ diventa troppo realistico e il turista è disorientato da un’esperienza che comincia a superare un certo livello di novità ed estraneità, il tour operator, agendo da surrogato dei genitori, provvede a creare un microambiente protettivo, detto bolla ambientale,388 che può essere il

384 Per Feifer il turista «ora vuole contemplare qualcosa di sacro, ora qualcosa di informativo, per ampliare la sua conoscenza, ora qualcosa di bello che lo innalzi e lo renda più raffinato ed ora qualcosa di diverso perché è annoiato». Feifer M., Going places. The ways of the tourist from Imperial Rome to the present days, op. cit., p. 269.

385 Cfr. Unruh D., Invisible lifes: social words of the aged, op. cit.

386 Feifer M., Going place. The ways of the tourist from Imperial Rome to the present days, op. cit., p. 271.

387 «Un gioco interessante è quello che vede il turista come un bambino. Questo è particolarmente evidente nei viaggi organizzati in pullman. Gli si dice dove andare per quanto tempo, quando può mangiare, quanto tempo può stare al bagno, e così via». Urry J., trad. it. Lo sguardo del turista. Il tempo libero e il viaggio nelle società contemporanee, op. cit., p. 149.

giornale, l’albergo il cui stile architettonico ricorda il Paese d’origine o un connazionale che parli la propria lingua. 389

Più recentemente P. Costa sostiene che i ‘nuovi turisti’ sono caratterizzati dai seguenti elementi: l’estetizzazione della vita quotidiana e del viaggio, l’intelletualizzazione degli incontri interpersonali attraverso la partecipazione ad eventi culturali ed artistici, il cosmopolitismo con l’apertura alle diversità delle culture, la de-sincronizzazione dei tempi dedicati alla vacanza e la

richiesta di relazioni personalizzate, in una configurazione della vacanza quale strumento di

arricchimento relazionale.390

La capacità inverosimile di muoversi e di agire e la libertà senza precedenti promessi dalle nuove tecnologie, configurano il ‘post-turismo’ in maniera nuova e numerosi sono i contenuti che si attribuiscono alla sua figura. Il turista diviene dunque un produttore attivo di significato e l’attenzione degli studi di sociologia del turismo si muovono parallelamente a quelli che prendono in esame la postmodernità.

Secondo Corvo, l’individuo di oggi che cerca intensamente di raggiungere la felicità, restando centrato su se stesso, vive continuamente nella condizione di turista, senza mai fermarsi per approfondire un rapporto e trovando spesso solo piaceri immediati ed effimeri.391

Per Bauman, la figura del turista risponde al problema della ricerca dell’identità nella società contemporanea. Egli può essere considerato metafora dell’individuo che ricerca la propria identità, poiché il territorio di provenienza non è più capace di attribuirne né di generare significati importanti. Bauman afferma che il continuo movimento rende le persone turisti e vagabondi insieme. Il turismo e il vagabondaggio si presentano come due facce della stessa medaglia, poiché l’immobilità è impossibile nella nuova realtà postmoderna, riflessa nella metafora di «sabbie mobili».392 Le due figure si differenziano perché i turisti si muovono volontariamente in un mondo che trovano irresistibilmente attraente, invece i vagabondi sono costretti al movimento perché per essi è insopportabilmente inospitale. Il grado di mobilità dell’individuo è, infatti, la libertà di scegliere dove collocarsi, quindi la misura del grado della sua libertà. Inoltre, per Bauman, come il turista, l’uomo globalizzato è alla ricerca sistematica di nuove esperienze che insegue per sfuggire all’insoddisfazione della vita quotidiana ed è totalmente immerso nello spazio estetico caratterizzato dall’emotività e dalla frammentarietà.

389 «Quando l’esperienza supera un certo livello di novità e di estraneità […] la maggior parte dei turisti ha bisogno di mantenere attorno a sé qualcosa di familiare, che li riconduca in qualche modo al loro mondo e li aiuti a conservare la loro identità […] Solo la presenza di una forte base di familiarità fa in modo che si possano godere le condizioni di novità e di mutamento». Savelli A., Sociologia del turismo, op. cit., 1988, p. 67.

390 Cfr. Costa N., I professionisti dello sviluppo turistico locale, Hoepli, Milano, 2005. 391 Cfr. Corvo P. I mondi nella valigia. Introduzione alla sociologia del turismo, op. cit. 392 Cfr. Cfr. Bauman Z., trad. it., Il disagio della postmodernità, op. cit.

La mobilità continua dell’individuo postmoderno, fatta anche di migrazioni stagionali, come quelle dei viaggi e del turismo, portano Maffesoli a considerare il turista come colui che incarna il desiderio di altrove, tutto proteso verso la échappée belle, la ‘fuga bella’ e, per tale ragione, oggetto d’indagine di una ‘sociologia dell’erranza’ che incentra le sue riflessioni sul ‘desiderio di altrove’. Secondo l’Autore, questo spostamento fisico racchiude in sé anche un’erranza cognitiva, la sperimentazione di nuove realtà relazionali divenendo, pertanto, la metafora dell’attuale nomadismo.

La scelta di consumo e nella possibilità per gli individui ‘liberati’ dalla società tradizionale di costruire le proprie biografie, conseguenze dell’impulso individualistico, oltre alla mobilità e alla transnazionalizzazione, possono considerarsi effetti della globalizzazione e, più in generale, della postmodernità, sul turismo.

È all’interno della sociologia delle mobilità che il turismo assurge a fenomeno chiave per la comprensione della società attuale e la sociologia del turismo, più di ogni altra disciplina, riesce a comprendere questo fattore. Il new mobilities paradigm assume il turismo quale esempio paradigmatico poiché rappresenta il fenomeno nel quale più di ogni altro si manifesta in maniera compiuta la configurazione del luogo come nodo mobile all’interno dell’intersezione di flussi e di reti.

Il fenomeno turistico è costituito dall’intreccio di mobilità fisiche, immaginative e virtuali: esso stesso diviene pertanto un sistema di mobilità,393 che vive nella dialettica mobilità/immobilità postulata dal paradigma. La pratica culturale del turismo, lungi dall’essere un’attività marginale e periferica della società contemporanea, occupa in questa una centralità assoluta in quanto espressione pura della società mobile.

Le mobilità all’interno del turismo e quelle provenienti dal turismo sono un potente veicolo di flussi culturali:394 dal momento che in virtù del turismo i luoghi vanno considerati fluidi e creati attraverso un’attività performativa,395 allora il turista non è più considerato in balìa del suo tour

operator ma diviene un soggetto attivo, «un vero e proprio attore che interagisce con i luoghi

visitati, in un incontro dialogico mediato dalla corporeità».396 In tal modo i luoghi non sono solo predisposti per l’arrivo del turista, ma sono anche ricreati dalle mobilità e dalle pratiche di turisti e di coloro che vi operano. Così i luoghi da un lato sono agiti, ma dall’altro prendono forma e vivono

393 Hannam K. - Sheller M. - Urry J., Editorial: Mobilities, Immobilities and Moorings, in «Mobilities», op. cit., p. 4. 394 Rojek C. - Urry J. (eds), Touring cultures: transformations of travel and theory, Routledge, London, 1997, p. 11. 395 Coleman S. – Crang M., Grounded tourists, travelling theory, in Coleman S. – Crang M. (eds), Tourism: between

place and performance, Berghahn Books, New York, 2002, p. 1.

proprio nell’intersezione di queste molteplici mobilità che li attraversano e che li trasformano in ‘entità in movimento’.397

‘Turismo’ e mobilità’ non sono dunque due entità distinte ma formano un insieme di sistemi interconnessi, in cui ognuno produce l’altro: il viaggio corporeo, virtuale o immaginativo, riflette la tipicità delle società contemporanee. Nell’incessante erranza dell’individuo postmoderno, Urry sostiene, di conseguenza, che il turista può essere considerato la metafora per eccellenza delle mobilità globali.398