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Esperienza turistica ed esperienza religiosa a confronto

Gli studi compiuti negli anni Settanta da MacCannell sul concetto di autenticità, hanno aperto nuove strade per la riflessione sul turismo, percorse successivamente da numerosi altri teorici. Per MacCannell la ricerca dell’autenticità rappresenta una versione moderna dell’interesse

372 In linea con la teoria di Urry sono le elaborazioni di Gottlieb (1982), secondo il quale lo scopo della vacanza consiste nel capovolgimento del quotidiano, nella distinzione netta tra l’esperienza ordinaria e quella inconsueta.

umano per il sacro. Riferendosi alla religione cristiana, il turista si configura così come una sorta di pellegrino contemporaneo, che ricerca l’autenticità persa nella società d’origine in ‘tempi’ e in ‘luoghi’ lontani dalla propria vita quotidiana.

A differenza dei pellegrini religiosi, che venerano un luogo sacro definito ed unico, il turista rende invece omaggio a numerosi centri ed attrazioni. Ciò è dovuto ad un processo di sacralizzazione mediante il quale un luogo naturale o un artefatto culturale divengono oggetti sacri del rituale di visita del turista. Tale processo si sviluppa in diversi passaggi: l’attribuzione di un nome al luogo, la sua elevazione, la conservazione, la riproduzione meccanica dell’oggetto sacro e, infine, la riproduzione sociale, quando nuovi siti prendono il nome da quello divenuto famoso. 374

Molti studiosi concordano con questa riflessione ed aggiungono altre argomentazioni a supporto della teoria di MacCannell che paragonano il turismo ad una religione ed il turista ad un pellegrino. Turner e Turner ritengono che come il turista, come il pellegrino, si sposti da un luogo familiare ad uno lontano per perseguire il ‘culto’ del luogo e anche se tale culto è praticato in maniera differente, entrambi i viaggiatori raggiungono un tipo analogo di esperienza soggettiva.375 Urry corrobora questa teoria insistendo sul fatto che molti luoghi turistici sono visitati una sola volta nella vita, al pari di un pellegrinaggio sacro che diviene una tappa importante nel cammino spirituale del credente.376

Già D. Horne aveva descritto il viaggiatore contemporaneo come un moderno pellegrino, che gira con le sue guide turistiche come fossero testi religiosi.377

Dello stesso parere è R. Shields che realizza uno studio sulle cascate del Niagara, considerate la ‘capitale del mondo della luna di miele’. Per l’Autore la visita a questi luoghi nel particolare periodo del viaggio di nozze, nel passato era un vero e proprio pellegrinaggio, in quanto ci si avvicinava ad un’esperienza di liminalità.378

Numerosi ricercatori di diverse discipline hanno considerato aspetti differenti delle relazioni tra religione e turismo.379 Bremer riflette sugli approcci in cui i ricercatori hanno considerato le intersezioni tra religione e turismo e ne individua tre tipologie: l’approccio spaziale, che nasce quando le due pratiche si rivolgono agli stessi spazi con comportamenti differenti; l’approccio storico, per il quale vi sono importanti relazioni tra forme religiose di viaggio e il viaggio per

374 Cfr. MacCannell D., The tourist, Shocken Books, New York, 1976.

375 Cfr. Turner E. – Turner V., Image and pilgrimage in christian culture, Columbia University Press, New York, 1978, trad. it. Il pellegrinaggio, Argo, Lecce, 1997.

376 Urry J., The tourist gaze, trad. it. Lo sguardo del turista. Il tempo libero e il viaggio nelle società contemporanee, op. cit., p 27.

377 Cfr. Horne D., The Great Museum, Pluto, London, 1984. 378 Cfr. Shields R., Places on the margin, Rouledge, London, 1991.

379 Gli studi più noti in questo campo sono quelle ad opera di Turner e Turner (1978), Morinis (1992), Vukonić (1996), Holsen e Timothy (1999), Bremer (2005).

turismo; l’approccio culturale, per il quale pellegrinaggio e turismo costituiscono pratiche moderne nel mondo postmoderno.380

Le riflessioni degli Autori sull’analogia tra le modalità di culto della religione cristiana e la pratica turistica, non appaiono condivisibili. Tralasciando il turismo religioso, il cui fine dell’esperienza turistica converge in quella religiosa, il turismo presenta caratteri molto diversi dal vissuto religioso, che non rendono possibile instaurare una seria e scientifica analogia tra di essi.

Innanzitutto, a differenza del vissuto religioso, non compare nella pratica turistica la ricerca dell’ultraterreno, quanto piuttosto il desiderio di un momento di godimento terreno attraverso la visita ad un luogo o la visione di un oggetto. Certamente, alcuni panorami e paesaggi posseggono una beltà che li rende simili a ‘visioni’ che danno benessere a cuore e mente perché toccano quella sfera dell’umano che si potrebbe definire ascetica, lontana dal vissuto quotidiano, ma irrimediabilmente tale esperienza rimane a livello sensoriale, resta un piacere che si risolve nel mondano.

In secondo luogo, l’oggetto della visita del turista è visibile, chiaramente leggibile, stampato nelle guide turistiche. Sebbene esistano alcuni luoghi avvolti da un senso di mistero, teorie che rimandano ad entità soprannaturali di cui si spiegherebbe la presenza, il significato nascosto è tutto relativo al mondo terreno, come pure le domande che, ad esempio, si pongono su come sia stata possibile la costruzione delle piramidi, per quale ragione i i Moai di Rapa Nui, dell’isola di Pasqua siano stati costruiti, come i crop circles, i ‘cerchi nel grano’ o ‘agroglifi’ siano stati realizzati. Di conseguenza, manca nel turismo l’elemento del Mistero, proprio della religione. Quando si legge qualcosa di appartenente al religioso, il credente è consapevole che con i suoi occhi non ha accesso al vero significato di ciò che sta vedendo e di quello che sta provando, ma vi è un significato nascosto ed inaccessibile che attrae e allo stesso tempo allontana perché difficile da comprendere, non quindi chiaramente percettibile.

Un ulteriore elemento di distinzione sta nel fatto che la spinta a visitare località lontane è una spinta piacevole, decisa autonomamente per ricavarne un diletto, la cui tipologia rimanda ad un preciso piacere ricercato dal turista in base a scelte personali. Al contrario, l’esperienza religiosa, anche quando è ricercata, contiene in sé una tensione che non rende facile il cammino del credente, anzi spesso il cammino dei fedeli, anche quello personale in cui si anela all’infinito, è costellato da momenti di inquietudine e di profonda ed intima sofferenza. Il ‘culto’ è precisamente qualcosa di più profondo, in parte ricercato, in parte sofferto, che non può essere assimilato alla rappresentazione turistica. L’esperienza turistica, dal canto suo, è più incentrata verso la curiosità, la voglia di apprendere e di arricchirsi interiormente coniugata però ad un fattore di piacere personale,

380 Cfr. Bremer T. S., Blessed with tourists: the borderlands of religion and tourism in San Antonio, University of Carolina Press, 2004.

tanto che per alcuni autori, tra i quali D. Unruh, quando la back region presenta aspetti negativi, viene rifiutata ed abbandonata.381 La dimensione del divertimento e dello svago, basilare per l’esperienza turistica, al contrario nell’esperienza religiosa non può essere l’elemento nodale.

Come ultimo fattore di contrapposizione, a differenza della pratica turistica l’esperienza religiosa in sé postula la ricerca di un contatto con il sacro che muta la vita individuale dell’individuo, lo penetra nella sua intimità più profonda e lo cambia nei suoi riferimenti abituali, nel suo modo di vedere il mondo e di muoversi in esso. Spesso la pratica religiosa può avere l’effetto di disorientare l’individuo, di trascinarlo nel vortice del turbamento.

Il nesso esperienza religiosa-esperienza turistica, indicato da numerosi Autori, appare dunque più suggestiva che realmente scientifica e condivisibile.