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3. Capitolo III – Il secondo periodo di riforme (1847 1848) –

3.1. La Consulta di Stato

Una delle principali proposte del Memorandum del 1831 riguardava l’ammissione dei laici alle funzioni amministrative e giudiziarie e la creazione di una Consulta composta di persone scelte dai Consigli municipali e di Consiglieri del governo199.

Gregorio XVI non era riuscito a realizzare l’impresa ma la proposta era rimasta sempre viva e Pio IX, prima ancora di nominare ufficialmente la Consulta di Stato, aveva nominato un consiglio di rappresentanti di tutte le province con sede a Roma200. La via intrapresa era quella della creazione di un

organo laico a carattere consultivo a cui affidare l’incarico di preparare leggi e regolamenti.

Già con la circolare del cardinal Gizzi del 19 aprile 1847 si era preannunciata la creazione di un organo i cui membri sarebbero stati scelti dai legati e dai delegati tra due o tre persone per provincia201. La circolare lasciava indeterminato il

modo di agire dei membri del nuovo consesso, un chiaro segnale di come le idee al riguardo fossero ancora poco chiare e che alimentava la curiosità del popolo e degli altri osservatori.

Solamente con il moto proprio del 14 ottobre 1847, si diede veste ufficiale alla Consulta di Stato, istituita a Roma con il compito di principale di “coadiuvare alla pubblica amministrazione”. Essa era composta da un cardinale 199 A. M. GHISALBERTI, Nuove ricerche... cit., p. 39; C. FARINI, Lo

Stato Romano, cit., p. 38.

200 F. A. GUALTIERO, Gli ultimi rivolgimenti italiani, Napoli, 1862, p. 432.

201 La scelta dei consultori è ampiamente illustrata da M. A GHISALBERTI, Nuove ricerche... cit., pp. 42-50.

presidente, un prelato vicepresidente, ventiquattro consultori di Stato, quattro per Roma e per la Comarca, due per la provincia di Bologna e uno per ciascuna delle altre province202; vi erano

anche un corpo di uditori, un segretario generale e un capo- contabile con i rispettivi uffici.

La nomina del cardinale presidente e quella del prelato vice-presidente spettava al sovrano, e così anche la nomina dei consultori di Stato; le nomine si effettuavano su terne di candidati che i consigli provinciali inviano attraverso i presidi delle province alla Segreteria di Stato203.

La Consulta di Stato operava in sezioni e le riunioni tenevano sia in sedute generali che in sedute particolari, per ciascuna sezione. Queste erano quattro, composte ciascuna di sei consultori, ed erano: la sezione legale e legislativa, la sezione finanza, la sezione amministrazione interna, commercio, industria, agricoltura, e la sezione militare, lavori pubblici, carceri, case di correzione e di condanna.

La Consulta di Stato diede un segale di liberalismo all’attività amministrativa di cui volle essere espressione. «La perfezione e il progresso degli organi amministrativi sono certo fra le caratteristiche dello Stato moderno, e quindi possono essere citati a prova che le finalità democratiche presiedevano orami allo svolgimento del diritto. La composizione democratica della Consulta metteva in rilievo il primo parlamento laico dello Stato ecclesiastico della cui presenza non era affatto da stupirsi perché la vita comunale dal Cinque all’Ottocento ha una base elettorale e la Consulta pontificia si innesta su una pianta indigena nazionale204

202 Moto proprio della Santità di Nostro Signore sulla Consulta di Stato,

del 14 ottobre 1847, in, Raccolta delle leggi... cit., vol. I, p. 309.

203 «Si trattò dunque di un minuscolo parlamento, con elezione di terzo grado, tra i cui candidati dovevano necessariamente figurare tutti i migliori e più produttivi ceti sociali, il vero popolo grasso dello Stato: compresi però espressamente gli scienziati e i docenti di istituti governativi. A. LODOLINI,

Il Parlamentino liberale della Consulta di Stato pontificia (1847), in «Atti del

XXXI congresso di storia del risorgimento italiano: Mantova, 21-25 settembre 1952», Roma, 1956, pp. 165-172.

Le competenze della Consulta riguardavano gli affari interessanti lo Stato o una o più province, la redazione e la riforma di leggi e regolamenti amministrativi, l'esame dei debiti dello Stato, dazi, appalti, tariffe doganali, trattati di commercio e l'esame del bilancio consultivo e preventivo205.

La Consulta cercò di affrontare da subito la soluzione dei problemi propri di uno Stato che aspirava a divenire costituzionale; tra questi la legge elettorale prevista dall’art. 64 dello Statuto, la revisione dell'ordinamento dei comuni e delle province, la riforma del sistema ipotecario e anche la creazione dell’organo che sarebbe stato il suo successore, il Consiglio di Stato.

Ma la Consulta cercò soprattutto di vedere a fondo nei bilanci, la cui chiarezza era alla base d’ogni sistema democratico, per individuare le cause del deficit e le colpe e gli errori della pubblica amministrazione. La sezione Finanza fu la prima ad essere costituita con l’obiettivo di ridurre le spese per le forze armate e studiare il massimo rendimento della lega doganale dei potenti italiani.

Alla sezione legislativa, fu invece affidato, tra gli altri, l’importante incarico di riesaminare il progetto del regolamento organico dell’ordine giudiziario già compilato dalla commissione legislativa del 1846206.

Membri della sezione legislativa furono nominati il professor Pasquale De Rossi, l’avvocato Giuseppe Lunati, l’avvocato Luigi Santucci, l’avvocato Giuseppe Piacentini,

205 A. ARA, Lo Statuto fondamentale della Chiesa de 14 marzo 1848, Milano, 1966, p. 42.

206 Estratto dal verbale della seduta del 10 febbraio 1848: «Si è adunata la sez. prima nel solito locale a Montecitorio alle ore 9.30 antimeridiane…Il presidente De Rossi dà comunicazione di un dispaccio del ministro di grazia e giustizia all’eminentissimo presidente della Consulta in data 6 febbraio corrente n. 6407, rimesso alla sezione con rescritto dello stesso presidente del 7 febbraio corrente, col quale dispaccio, comunicandosi il progetto del regolamento organico dell’ordine giudiziario già compilato dalla commissione legislativa, si dispone che venga sottoposto all’esame e deliberazione della Consulta di Stato» ASR, Consulta di Stato, Verbali sezione

l’avvocato Francesco Benedetti, l’avvocato Luigi Ciofi, con funzioni di segretario.

Alcune notizie biografiche sui membri della sezione legislativa207.

Pasquale De Rossi nacque a Vallcerosa (Frosinone) nel 1794. Dal 1833 fu professore di diritto romano alla Sapienza di Roma, città dove esercitava la professione di avvocato. Fu membro della Consulta di Stato per la provincia di Roma e nel 1848 venne nominato ministro di grazia e giustizia, carica che comporterà anche la sua presidenza al successivo Consiglio di Stato. Tra le fila dei moderati, venne eletto al Consiglio dei deputati, e durante la Repubblica romana anche all'Assemblea costituente, ma si dimise quando l'Assembela dichiarò decaduto il potere temporale del papa. Il suo atteggiamento non fu però del tutto privo di conseguenze; rientrato Pio IX a Roma, non gli verrà riconfermato l'incarico di professore alla Sapienza208.

Giuseppe Lunati, nato a Frascati nel 1800, fu nominato da Pio IX consultore di Stato per la Comarca di Roma; nel maggio 1848 accettò il portafoglio delle Finanze nel governo Mamiani e alle elezioni del 20 maggio al Consiglio dei Deputati fu una delle colonne del partito costituzionale: infatti fu uno dei quattro a raccogliere il maggior numero di suffragi, insieme con il Mamiani, il Minghetti e lo Zanolini. Dopo l’ assassinio del Rossi, accettò la nomina a ministro delle Finanze, ma non appena si convinse che il papa, profugo a Gaeta, protestava contro il

nuovo governo, si dimise.

Durante il periodo repubblicano venne eletto alle elezioni del 20 aprile 1849 con un tal numero di suffragi da risultare il secondo dei cento eletti, ed accettò l'ufficio di conservatore; caduta la 207 Per le notizie bibliografiche sui membri della commissione si vedano C. LODOLINI TUPPUTI, Ricerche sul Consiglio di Stato pontificio

(1848-1849), estratto da «Archivio della società romana di storia patria», vol.

XXVI - Annata XCV - Fasc. I-IV; F. GENTILI, Il Consiglio di Stato romano del

1848 e il suo vice presidente Carlo Luigi Morchini, in «Rassegna storica del

Risorgimento» vol. VI, 1919, pp. 477-496.

208 Sulla vita e l'attività giuridica e professionale di Pasquale di Rossi si veda M. COLAGIOVANNI, Pasquale de Rossi. Un liberale nella Repubblica

Repubblica, il generale Oudinot gli affidò il ministero delle Finanze con il titolo di commissario straordinario, ma dovette ritirarsi dopo soli sette giorni poiché Pio IX da Gaeta dichiarò di non volere al governo ministri nominati dal comandante

francese del corpo di occupazione.

Fu chiamato dal generale Cadorna nella giunta provvisoria di governo il 21 settembre 1870; eletto consigliere comunale il 29 novembre fu nominato senatore il dicembre dello stesso anno209.

Luigi Ciofi da Viterbo era nato nel 1810; nel 1847 era diventato membro della Congregazione governativa di Viterbo ed era il rappresentate di quella provincia alla Consulta di Stato. Dopo il 1849 continuò a far parte della Congregazione governativa di Viterbo e divenne anche gonfaloniere della città. Nel 1861 venne nominato membro della Consulta di Stato per le finanze sempre come rappresentate di Viterbo e vi rimase fino alla fine dello Stato pontificio210.

Luigi Santucci, nato a Velletri nel 1810, fu uditore dal 1843 del Tribunale del Senatore di Roma e supplente nel Tribunale Criminale del Senatore e direttore generale di polizia. Presso la Consulta di Stato fu eletto come rappresentante della provincia di Velletri. Non ricoprì altre cariche dopo quella di consigliere di Stato e morì a Roma nel 1864211.

Giuseppe Piacentini da Collvecchio (Rieti) nacque il 24 giugno 1803; era stato rappresentante di Rieti nella Consulta di Stato e nel 1848 fu eletto deputato per Poggio Mirteto al Consiglio dei deputati. Durante il periodo repubblicano fu tra i conservatori del municipio romano. Alla caduta della Repubblica romana fu nominato commissario straordinario del Ministero di grazia e giustizia dal generale francese Oudinot con decreto del 9 luglio 18949 e vi rimase per circa un mese. Nel 1870 entrò a far parte di una commissione di giureconsulti incaricata di

209 F. GENTILI, Il Consiglio di Stato romano del 1848...cit., pp. 484-484. 210 C. LODOLINI TUPPUTI, Ricerche sul Consiglio di Stato pontificio...

cit. p. 249.

preparare l'introduzione ai cinque codici italiani nelle province romane. Successivamente, con regio decreto del 10 ottobre 1870 fu nominato consigliere della Luogotenenza del re per Roma e le province romane, con competenza sull'amministrazione di grazia e giustizia. Venne nominato senatore del Regno, e nell'atto di nomina venne definito "una illustrazione del foro italiano212.

Mancano notizie bibliografiche su Francesco Benedetti.

3.2. Il Regolamento organico dell’ordine giudiziario