• Non ci sono risultati.

Convergenze e divergenze sui casi nazional

5 Conclusioni: uno sguardo complessivo sui casi nazional

5.5 Convergenze e divergenze sui casi nazional

La disamina dei casi nazionali per quanto riguarda il loro approccio alla questione dell’immigrazione e ai provvedimenti messi in campo per gestirla, ha fatto emergere convergenze nelle scelte politiche dei diversi paesi, ma anche profonde divergenze. Le corrispondenze principali sono quelle che hanno portato a un approccio restrittivo per quanto riguarda i provvedimenti in materia d’ingresso, che di solito hanno coinciso con crisi economiche che hanno interessato tutti i paesi, come la crisi petrolifera degli anni settanta, o l’ultima crisi finanziaria di questi anni. Inoltre si può notare una convergenza con l’inizio del dibattito sulla fine del multiculturalismo e l’avvio di una nuova stagione di politiche neoassimilazioniste che ha coinvolto i paesi europei. Non è un caso che tutto questo accada in un periodo di grandi cambiamenti nei governi delle singole nazioni, come ad esempio il declino della socialdemocrazia in Svezia a partire anni 2000, il settenato di Sarkozy in Francia e in Inghilterra dove negli ultimi anni il governo Cameron ha avviato una vera e propria campagna contro l’immigrazione. Non è da sottovalutareil ruolo dell’Unione Europea in questa tendenza alla “comunitarizzazione” delle politiche in materia d’immigrazione. Nonostante le istituzioni europee non godano ancora di potere vincolante su questo argomento, è innegabile che la consapevolezza degli stati sul fatto che questo tipo di problemi debbano essere gestiti con degli interventi a livello sovranazionale, porta a una convergenza delle politiche migratorie tra i diversi paesi. È pur vero che l’Unione Europea ha avuto maggiore influenza nei paesi di recente immigrazione, piuttosto che su quelli di vecchia immigrazione come Francia e Inghilterra. La cooperazione su questa materia più che concentrarsi sullo sviluppo di politiche di protezione dei diritti degli immigrati o su dispositivi più efficaci per favorire l’integrazione, è stata incentrata soprattutto sui meccanismi di controllo dei flussi, riducendo la questione dell’immigrazione a meri problemi di sicurezza. Resta una

profonda divergenza nei paesi studiati sul ruolo degli immigrati nella società e su come favorire il pieno inserimento delle seconde generazioni di immigrati. La Svezia, nonostante i recenti avvenimenti di Husby, non vuole rinunciare all’immagine di se stessa come una società giusta e tollerante, che è comunque capace di integrare i propri immigrati. Il premier Reinfeldt ha più volte dichiarato che il modello svedese non è fallito, ma che deve puntare sull’istruzione e l’inserimento lavorativo dei giovani immigrati o figli di immigrati, per cercare di favorirne l’integrazione. La Svezia è un paese che invecchia in fretta e con un basso tasso di natalità, come ammette lo stesso Premier svedese, non può certo permettersi di rinunciare a questa importante risorsa. Mentre la Francia, così come l’Inghilterra, da tempo devono confrontarsi con la crescente insoddisfazione dei figli degli immigrati. Questi chiedono a gran voce e con manifestazioni molto spesso violente di essere riconosciuti come parte integrante della società con i loro diritti e i loro doveri e sono invece sempre più stanchi di essere oggetto di discriminazione ed emarginazione. I provvedimenti messi in campo da questi due paesi sono ancora scarsi e poco attenti alla natura di queste rivendicazioni, troppo spesso le proteste violente che vedono coinvolti questi giovani vengono etichettate come ribellioni di facinorosi che non hanno nessuna volontà di integrarsi o di trovare lavoro. Anche a causa di questi episodi violenti l’immigrazione diventa un tema sempre più predominante nei discorsi pubblici, sul quale si confrontano quotidianamente i partiti politici alla ricerca di consensi, in particolare in periodo di elezioni. Demonizzata dai media, tacciata di essere foriera di criminalità, scontri culturali e di essere un peso ormai inaccettabile per il welfare, l’immigrazione incarna tutti i problemi delle città moderne. Ed è in questo clima che i partiti xenofobi e populisti prosperano e proliferano. In questo caso i tre paesi, che si trovano tutti a dover fronteggiare l’avanzata di queste formazioni politiche, divergono nell’affrontare la situazione. In Svezia il governo ha deciso di non allearsi con i Democratici Svedesi, fortemente contrari all’immigrazione, e di non seguirli sul loro stesso terreno, ovvero nei loro discorsi di propaganda razzista, cercando di isolarne le posizioni e di portare avanti l’immagine di una Svezia aperta e tollerante. Diversa è invece la posizione di David Cameron in Inghilterra che, per affascinare quella parte di elettorato sempre più numerosa che si sta spostando verso l’Ukip, ha ingaggiato una lotta senza quartiere contro l’immigrazione, con particolare livore verso rumeni e bulgari. I discorsi pubblici,

pieni di moniti contro immigrati irregolari e i cosiddetti “turisti assistenziali”, sono tutti orientati a dissuadere i migranti dal recarsi nel Regno Unito. La retorica sull’immigrazione, il ricorso all’allarmismo e i provvedimenti sempre più restrittivi messi in campo dal governo Cameron però continuano ad ignorare la realtà, ovvero che l’economia inglese ha un forte bisogno dell’immigrazione, soprattutto perché, come ammette lo stesso premier, la forza lavoro britannica è poco competente. La politica messa in campo da Hollande in Francia è, invece, per certi versi ambigua e contradditoria. Nonostante la gauche francese sia sempre stata particolarmente attenta ai problemi dell’immigrazione e ai diritti degli immigrati, il governo Hollande non sembra seguire questa strada. Durante la campagna elettorale il Presidente era stato particolarmente critico con la stigmatizzazione dei Rom e le politiche messe in campo da Sarkozy, promettendo di trovare misure alternative. Al contrario, continua la politica delle espulsioni e degli sgomberi a scapito proprio di questa popolazione, che era stata inaugurata appunto da Sarkozy, mai particolarmente tenero con gli immigrati. Eppure i Rom, nonostante siano sempre stati demonizzati nei discorsi pubblici, hanno tutto il diritto a entrare in Francia senza un visto in quanto cittadini europei. La legge francese però stabilisce che se vogliono soggiornare per più di tre mesi devono disporre di un permesso di lavoro e provare di avere i mezzi per sostenersi, e questo li rende un facile bersagli di provvedimenti di espulsione. Il ministro dell’Interno Manuel Valls, una scelta anche questa fatta da Hollande che ha lasciato perplessi dato che le posizioni di Valls sono molto contestate a sinistra e per contro non dispiacciono all’UMP, ha detto che “i rom non «vogliono integrarsi» e che il loro «destino» è «restare in Romania o di farvi ritorno»”179. Questo porta il governo Hollande a stare in una situazione di perenne ambiguità, tra la volontà di portare avanti quei valori di cui la sinistra si è sempre fatta portatrice, e la tentazione di seguire i partiti di destra e in particolare il Front National su un terreno, come quello della lotta all’immigrazione, che in questo momento attira molti consensi. Anche per quanto riguarda il tema delle politiche contro le discriminazioni, i tre paesi vengono da storie completamente diverse e differiscono nei provvedimenti e sull’approccio a questo argomento. La Svezia, ad esempio, solo negli ultimi anni ha scoperto che il suo modello di società così aperto e tollerante, in realtà lasciasse spazio a pesanti discriminazioni. Questa situazione, segnalata da rapporti                                                                                                                

internazionali e da organizzazioni non governative, ha posto la Svezia nelle condizioni di doversi interrogare solo di recente sugli strumenti per evitare disparità tra immigrati, seconde generazioni e autoctoni nell’accesso al mercato del lavoro, ai servizi assistenziali e all’educazione. A differenza invece dell’Inghilterra, che basando la sua politica sul riconoscimento e la tutela delle minoranze già dagli anni sessanta ha portato all’approvazione di strumenti per la lotta alla discriminazione che intervengono in molti ambiti della società. La Francia invece, con il suo rifiuto di riconoscere le identità culturali nella sfera pubblica e la pretesa che tutti diventassero dei cittadini francesi doc, non si è mai impegnata fino in fondo nel contrastare le profonde disuguaglianze e discriminazioni sociali che questo sistema ha creato. Così relativamente tardi e con maggiore forza solo a partire dagli anni novanta si è preoccupata di predisporre delle misure che cercassero in qualche modo di colmare il gap di chances di mobilità sociale e di accesso al mondo del lavoro. Le risposte fino ad ora date dal governo a queste problematiche sono state comunque insoddisfacenti e nonostante i diversi tentativi degli stati di arginare la piaga delle discriminazioni, nessuno è riuscito a risolvere il problema alla radice.

Bibliografia

Ambrosini M., (a cura di), Governare città plurali. Politiche locali di integrazione per gli immigrati in Europa: Prima parte, Milano, Franco Angeli, 2012.

Basso P., Perocco F., (a cura di), Gli immigrati in Europa: disuguaglianze, razzismo, lotte, Milano, Franco Angeli, 2003.

Basso P., (a cura di), Razzismo di stato: Stati Uniti, Europa, Italia, Milano, Franco Angeli, 2010.

Scritti di Bastenier A. e Dassetto F., Leca. J., Italia, Europa e nuove immigrazioni, Torino, Edizioni della Fondazione Agnelli, 1990.

Blackstone T., Parekh B., Sanders P., (a cura di), Race Relations in Britain: A Developing Agenda, Routledge, 1998, pp. 22-35.

Bleich, E., Race Politics in Britain and France: Ideas and Policymaking, Cambridge, Cambridge University Press, 2003.

Bokert M., Caponio T., The local dimension of migration policymaking, Amsterdam, Amsterdam University Press, 2010.

Borkert M., Penninx R., Zincone G., Migration Policymaking in Europe: The Dynamics of Actors and Contexts in Past and Present, IMISCOE Research, Amsterdam, Amsterdam University Press, 2011.

Boswell C., Geddes A., Migration and Mobility in the European Union, Great Britain, Palgrave Macmillan, 2011.

Brochman G., Boswell C., D’amato G., Immigration and social system, Amsterdam, Amsterdam University Press, 2012.

Hammar T., Mechanisms of immigration control A Comparative Analysis of European Regulation Policies. Oxford and New York, Berg, 1999, cap. 3-6.

Campomori F., Immigrazione e cittadinanza locale. La governance dell’integrazione in Italia, Roma, Carocci, 2008.

Castels S., Kosack G., Immigrazione e struttura di classe in Europa occidentale, Milano, Franco Angeli, 1976, cap. 2.

Codini E., Il diritto d’asilo in Francia, in Per una vita diversa. La nuova disciplina italiana dell'asilo, Milano, Franco Angeli, 2009.

Zincone G., (a cura di), Immigrazione: segnali di integrazione. Sanità, scuola e casa, Bologna, Il Mulino, 2009, pp.1-67.

all’immigrazione, Firenze, University Press, 2009.

Gasparini Casari V., (a cura di), Il diritto dell’immigrazione, profili di diritto italiano, comunitario, internazionale, Vol. 2, V quaderno de Il diritto dell’economia, Modena, Mucchi editore, 2010, cap.1-2.

Geddes A., The politics of migration and immigration in Europe, London: Sage, 2003, cap. 2/3/5.

Lombardi M., (a cura di) Percorsi di integrazione degli immigrati e politiche attive del lavoro, Milano, Franco Angeli, 2005.

Melotti U., Migrazioni internazionali, globalizzazione e culture politiche, Milano, Bruno Mondadori, 2004.

Penninx R., Il ruolo dei sindacati nei processi di integrazione degli immigrati e nelle politiche di integrazione locale, MONDI MIGRANTI, Milano, Franco Angeli, 2011, pp. 1-24.

Peretti I., (a cura di), Schengenland, immigrazione: politiche e culture in Europa, Ediesse, Roma, 2011.

Articoli

Alessandra Marchi (2010), La Francia e l’islamofobia, Jura Gentium,

http://www.juragentium.org/topics/islam/it/marchi.htm/

Alexia Eychenne, “Pourquoi les descendants d'immigrés souffrent-ils plus du chômage que les autres?”, L’Express, 10/10/2012, http://www.lexpress.fr/.

Andrea Bonanni, “Nella città più xenofoba di Svezia il sogno dell'integrazione è fallito”, La Repubblica, 21 settembre 2010.

Anil Dawar, “Asylum seekers cost £1.5m a day, Daily Express”, 15 june 2013,

http://www.express.co.uk.

Antonio Mazzeo, “Come l’Europa fortezza nega l’asilo ai rifugiati siriani”, 5 Gennaio 2014, http://www.contropiano.org/esteri/.

Antonio Scafati, “Il partito socialdemocratico svedese: storia di un declino”, 12 aprile 2011, http://www.youtrend.it/2011/04/12/il-partito-socialdemocratico-svedese-storia-di- un-declino/.

“Asylum claimants wait for years in unacceptable conditions MPS say”, The Guardian, 11 october 2013, http://www.theguardian.com/.

Benjamin Bonneau, “Savez-vous que des étrangers ont le droit de voter aux municipales?”, Le Journal du Dimanche, 5 février 2014.

Carolina Kobelinsky, “«Faire sortir les déboutés». Gestion, contrôle et expulsion dans les centres pour demandeurs d’asile en France”, in Cultures & Conflits, 2008/3, N°71, pp. 113-130.

Celeste Ansaldi, “Il diritto di asilo in Svezia”, 10 Settembre 2013,

http://viedifuga.org/.

“Dai "democratici" ai neonazisti le molte facce della destra svedese”, Repubblica, 27 maggio 2012.

Dallal Stevens, “The Asylum and Immigration Act 1996: Erosion of the Right to Seek Asylum”, in The Modern Law Review, Vol. 61, Marzo 1998, pp. 207-222.

Daniele Guido Gessa, Gran Bretagna, l’immigrazione aumenta. Cameron in imbarazzo attaccato dai tabloid, Il Fatto Quotidiano, 24febbraio 2012.

Daniel Strand, “La politica a braccio teso”, 10 maggio 2013, http://www.vice.com/. Daniel  Wiklander,  “Syndicalists  protest  racial  profiling  targeting  sans-­‐papiers  in   Sweden”,  Arbetaren,  22  febbraio  2013,  http://libcom.org/.  

David Revault d'Allonnes, “Valls : le droit de vote des étrangers n'est pas une "revendication forte" de la société”, Le Monde, 17 settembre 2012.

Elisabetta Ferri, “Asilo - Ecco il nuovo Regolamento Dublino III”, 19 luglio 2013,

http://www.meltingpot.org/.

François-Xavier Bourmaud, Nicolas Barotte, “Pourquoi François Hollande ressort le droit de vote des étrangers”, Le Figaro, 15 agosto 2013.

Gabriele Catania, “Welfare, uguaglianza, crescita: è la Svezia senza crisi”, 8 aprile 2012, http://www.linkiesta.it/vivere-in-svezia.

Giovanna Zincone, “Il voto agli immigrati uno spazio per i laici”, La Stampa, 16 Settembre 2009.

Giulia Siviero, Hollande e i rom in Francia, 5 giugno 2013, http://www.ilpost.it.

Giuseppe Morgese, “La Direttiva 2011/95/UE sull’attribuzione e il contenuto della protezione internazionale”, in La comunità internazionale, Rivista trimestrale della società italiana per l’organizzazione internazionale, Vol. LXVII , 2012, pp. 255-275.

“Il dibattito sull’immigrazione in Svezia”, Il Post, 26 maggio 2013,

http://www.ilpost.it/.

Kenneth Boomland, “Dietro i riots la fine di un modello sociale?”, 26 Maggio 2013,

http://www.contropiano.org/esteri/.

Laura Zanfrini, “Società multietnica (parole chiave)”, in Impresa & Stato, n. 37-38, febbraio/aprile 1997, pp. 108- 111.

Le Contrat d’accueil et d’intégration: un parcours obligatoire, condition d’une installation durable, http://www.vie-publique.fr.

Leonardo Maisano, Cameron dice basta al «turismo dei sussidi»: stop agli immigrati Ue che sfruttano il welfare britannico, Il Sole 24 Ore, 27 novembre 2013.

Marco Martiniello, “Diversification artistique et politiques culturelles dans les villes multiculturelles”, 7 marzo 2014, http://sociologies.revues.org.

Marco Martiniello, Rinus Penninx, “Processi di integrazione e politiche locali: stato dell’arte e lezioni di policy”, in Mondi Migranti, n. 3/2007, Franco Angeli, Milano, 2008.

Matt Chorley, “Immigrants told they can only get housing and healthcare if they have paid taxes into Britain's welfare system”, Daily Mail, 7 maggio 2013,

http://www.dailymail.co.uk.

Mia latta, Ethnic discrimination in Swedish labour market, Sweden, 09-05-2005,

http://www.eurofound.europa.eu.

Monica Quirico, “L’immigrazione in Svezia: tra aperture e fallimenti”, FIERI, 12 luglio 2013.

Michael Eve, “Come promuovere l’integrazione delle seconde generazioni: nuove prospettive da una ricerca europea”, FIERI, 18 ottobre 2013.

Patrick Delouvin, “L’asile en France aujourd’hui”, in L’asile politique en Europe depuis l’entre-deux-guerres, Revue Européenne des Migration Internationales, Vol. 20, N°2, 2004, pp. 89-125.

Scott Blinder, Migration to the UK: Asylum, The Migration Observatory at the University of Oxford, 13 febbraio 2013, http://migrationobservatory.ox.ac.uk/

Tonino Serafini, “Des foyer créés puor surveiller. La Sonacotra est née, en 1956, à l’initiatice du ministère de l’Intérier”, Liberation, 11 febbraio 2000,