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La tutela delle minoranze etniche e le leggi antidiscriminazion

3) Le politiche per l’integrazione

3.4 Il «pluralismo ineguale» dell’Inghilterra

3.4.1 La tutela delle minoranze etniche e le leggi antidiscriminazion

Il dibattito sulla presenza straniera nel Regno Unito è basato principalmente sulle ratial and ethnic relations e mette al centro della discussione il problema dei diritti delle minoranze etniche e razziali. L’Inghilterra e il Galles sono diventate negli anni sempre                                                                                                                

106 Yann Algan, Christian Dustmann, Albrecht Glitz and Alan Manning, The economic situation of first and second generation immigrants in France, Germany and the United Kingdom, Economic Journal,

2010, 120, F4-F30

più etnicamente diversificate, con un numero crescente di persone che si identificano con gruppi etnici minoritari. Già nel 1991 nel censimento fu introdotta una domanda sul gruppo etnico per consentire alle organizzazioni pubbliche e private di monitorare le pari opportunità e le politiche antidiscriminatorie e di pianificare per il futuro attraverso l'allocazione delle risorse e la fornitura di servizi. La situazione fotografata dall’Office for National Statistics britannico mostra come quello dei bianchi è il gruppo etnico di maggioranza a 48,2 milioni nel 2011 pari all’86% della popolazione residente. Nonostante questa importante e massiccia presenza, i White British (gruppo etnico più numeroso con l’80,5 percento di presenze) e i White Irish continuano a diminuire con gli anni, nel 2001 la loro presenza era del 91,3 per cento e del 94,1 per cento nel 1991108.

Figura 11: Minoranze etniche in Inghilterra e Galles, fonte ONS                                                                                                                

108 Ethnicity and National Identity in England and Wales 2011, ONS, 11 December 2012.  

Londra è la zona con la più alta presenza di minoranze etniche, a differenza del Galles dove la presenza di immigrati è molto più bassa. Questa alta densità rispecchia certamente l’esigenza di stabilirsi vicino a un centro così importante per quanto riguarda le possibilità lavorative, ma c’è da rilevare anche il fatto che aree precedentemente rurali sono state incapsulate dalla città in espansione. Il censimento del Regno Unito del 2001 classifica le etnie in diversi gruppi: White, Black, Asian, Mixed, Chinese e Other. Queste categorie hanno costituito la base per tutte le statistiche nazionali successive sulle minoranze fino a quando sono stati resi noti i risultati del Censimento del 2011.

Figura 12: Percentuali delle minoranze etniche Censimento 2011, fonte ONS. Il modello britannico si articola in alcuni importanti provvedimenti, tra gli altri:

§ Race Relations Act del 1976; § Human Rights Act del 1998; § Crime and Disorder Act del 1998;

§ Race Relations (Amendment) Act del 2000; § Equality Act del 2010.

Come esposto nel capitolo precedente il Race Relations Act è stato emanato dal parlamento britannico per prevenire le discriminazioni per motivi razziali. Viene definita illegale la discriminazione per motivi di razza, colore, nazionalità, origine etnica e nazionale nei luoghi di lavoro, nella fornitura di beni e servizi, nei settori come istruzione e funzioni pubbliche. Coloro che avevano subito discriminazioni potevano intraprendere dei procedimenti giudiziari anche grazie all’istituzione di una Commission for Racial Equality (Cre). Questa istituzione aveva il compito di promuovere l’uguaglianza di opportunità e le buone relazioni tra le persone dei diversi gruppi razziali, al fine di evitare discriminazioni. Un altro importante provvedimento è lo Human Rights Act del 1998 che rende illegale, per qualsiasi ente pubblico, agire in modo incompatibile con la Convenzione Europea sui diritti umani. Questa convenzione all’art. 14 stabilisce che :

“Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione”109.

Proprio questo articolo riafferma il divieto sulle discriminazioni e con il provvedimento del 1998 alla magistratura viene imposto, nel caso di contrasto tra diritto nazionale e Convenzione Europea, di tenere conto del giudizio o parere della Corte europea dei diritti dell'uomo. Nello stesso anno entra in vigore il Crime and Disorder Act “ha introdotto nuovi reati per affrontare il problema della violenza e della discriminazione razziale”110. Le sezioni dalla 28 alla 32 della legge creano reati distinti per i crimini che hanno come aggravanti le discriminazioni in base alla razza o alla religione della                                                                                                                

109 Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali.

http://www.echr.coe.int.

vittima. Il Race Relations (Amendment) Act del 2000, come anticipato nel capitolo precedente, ha rafforzato (ma non sostituito) il Race Relations Act del 1976. Ad esempio, ha messo fuori legge la discriminazione sia in forma diretta che indiretta e la vittimizzazione su base etnica, estendendo questi concetti e tutele a tutte le funzioni dell’autorità pubblica non coperte dal Race Relations Act del 1976 (Lombardi 2005). L’ultimo provvedimento in ordine di tempo, preso sempre per contrastare le discriminazioni nei luoghi di lavoro e nella società, è l’Equality Act del 2010. Ha sostituito le precedenti leggi antidiscriminazione con un unico atto, lo scopo principale del provvedimento è quello di codificare la complessa e numerosa serie di atti e regolamenti che ha costituito la base della legge antidiscriminazione in Gran Bretagna. La combinazione di queste legislazioni punta a mettere al bando la discriminazione per motivi di razza e a incoraggiare la promozione dell’uguaglianza sociale per gli immigrati, ma ancora molto c’è da lavorare in questo senso. Come mostra una ricerca sulle minoranze etniche e i loro figli in Gran Bretagna condotta da Christian Dustmann e Nikolaos Theodoropoulos del Centre for Research and Analysis of Migration (CReAM) dell’University College di Londra, esiste uno svantaggio per le minoranze etniche rispetto ai bianchi ancora importante. Questo lavoro analizza il livello d’istruzione e la performance economica degli immigrati delle minoranze etniche e dei loro figli in Gran Bretagna, messi a confronto con gli autoctoni. L’analisi è basata sull’Indagine sulla forza lavoro della Gran Bretagna (uno studio su larga scala eseguito dall’Ufficio Nazionale di Statistica) dal ’79 al 2005 e approfondisce le sei più numerose popolazioni di minoranza non-bianche: indiani, pakistani, neri caraibici, neri africani, cinesi e provenienti dal Bangladesh. Le minoranze etniche costituiscono una percentuale significativa della forza lavoro britannica. Ad esempio, nel 2005, le minoranze etniche non-miste nate in Gran Bretagna costituivano il 2,4% della popolazione in età lavorativa britannica, mentre la percentuale di minoranze etniche nate all'estero è del 4,3%111. Questo lavoro mette in luce come gli immigrati delle minoranze etniche e i loro figli siano in media più istruiti rispetto ai coetanei bianchi nati in Gran Bretagna. Il livello d’istruzione delle minoranze nate nel Regno Unito è di

                                                                                                               

111 Christian Dustmann, Nikos Theodoropoulos, Ethnic Minority Immigrants and their Children in Britain, Oxford Economic Papers, 2010, 62(2), 209-233.

molto superiore a quello della generazione precedente e questo dimostra una discreta mobilità sociale. Il miglioramento rispetto ai propri genitori è maggiore se comparato all’avanzamento culturale dei bianchi ma nonostante questo, i figli di minoranze etniche nati in Gran Bretagna hanno, in media, probabilità più basse di trovare occupazione. I loro salari medi sembrano essere leggermente superiori a quelli dei loro coetanei nati bianchi, in particolare per le donne, ma questo è dovuto al loro maggiore livello d’istruzione e alla loro concentrazione nei pressi della City. Circa il 46% dei nati in Gran Bretagna appartenenti alle minoranze etniche vive in zone di Londra in cui i salari sono più alti (rispetto a solo il 10% dei loro pari bianchi). Questo spiega perché le paghe degli appartenenti alle minoranze è più alta rispetto a quella degli autoctoni. Tuttavia, se avessero la stessa educazione e la stessa distribuzione sul territorio dei bianchi, le loro paghe sarebbero minori di circa il 9% per gli uomini112. Ci sono inoltre importanti differenze nel successo sul lavoro anche tra le diverse minoranze. Per esempio, per coloro nati in Gran Bretagna tra il ’63 e il ’75, metà degli individui della minoranza cinese ha ottenuto un’educazione universitaria, mentre l’hanno conseguita solo il 15% dei neri originari delle regioni caraibiche e il 20% dei bianchi. Si tratta di studi particolarmente importanti, non solo per capire le dinamiche interne alla società britannica in materia di integrazione e mercato del lavoro, ma anche per quei paesi cosiddetti di “nuova immigrazione” che hanno la possibilità di prendere visione del fenomeno e imparare ad affrontarlo in base all’esperienza di chi l’ha già vissuto.