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Il Right of abode e i diritti di cittadinanza

3) Le politiche per l’integrazione

3.4 Il «pluralismo ineguale» dell’Inghilterra

3.4.2 Il Right of abode e i diritti di cittadinanza

Il tema della cittadinanza, come già esposto nel caso francese, si intreccia profondamente con quello dell’integrazione. Nel Regno Unito la distinzione tra cittadini e non cittadini è molto meno netta che negli altri paesi europei. Esistono tutta una serie di situazioni intermedie, come i cittadini del Commonwealth differenziati per paesi di provenienza, l’eventuale ascendenza britannica, la data di arrivo (Melotti 2004). Il                                                                                                                

diritto di voto attivo e passivo, a differenza della Francia, è concesso a tutti i cittadini del Commonwealth sia alle elezioni politiche che a quelle amministrative. Sempre per quanto riguarda il tema dei diritti un concetto centrale è quello introdotto dal Right of abode. Per quanto riguarda le leggi sulla nazionalità quest’ultimo è considerato il diritto più importante garantito dalla cittadinanza britannica, insieme con quello di voto. Esso consiste nel diritto di muoversi liberamente, di andare e venire o di assentarsi dal paese anche per lunghi periodi di tempo. Tale diritto è più ampio per i cittadini dei paesi terzi rispetto a quello goduto dai cittadini dell’UE ed è sancito nell’Immigration Act 1971 che stabilisce:

“Tutti coloro che sono in possesso del diritto di residenza nel Regno Unito sono liberi di vivere e di muoversi liberamente fatta eccezione dei casi stabiliti dalla legge (...)”113. Il Right of abode concede quindi il diritto di vivere permanentemente nel Regno Unito senza alcuna restrizione o controllo migratorio. Coloro che non godono del diritto di residenza possono solo entrare o rimanere nel Regno Unito secondo le norme stabilite dal governo. Coloro che invece hanno il diritto di residenza non necessitano di permessi per entrare o rimanere nel Regno Unito, non possono essere espulsi o sottoposti a regimi di detenzione per immigrati. Due tipologie di individui attualmente hanno il diritto di residenza:

• I cittadini britannici;

• alcuni cittadini del Commonwealth che hanno avuto questo diritto prima del gennaio 1983 (quando il British Nationality Act del 1981 è entrato in vigore e che modificava l'Immigration Act del 1971), e che rimangono comunque cittadini del Commonwealth114.

Il primo gennaio 1983 entra in vigore il British Nationality Act del 1981, che apporta modifiche al diritto di nazionalità britannica, che rimane comunque un settore complesso di leggi che copre una vasta gamma di categorie di nazionalità con diritti diversi. L'inclusione di cittadini del Commonwealth, a quel tempo, nel campo di                                                                                                                

113 Nicola Montagna e Giuseppe Sorrentino, Vecchio continente…nuovi cittadini: normative, dati e analisi in tema di cittadinanza, Fondazione ISMU.

114 ILPA information sheet, Immigration Lawyers Practitioners Association, Draft Bill & Right of Abode, 19 September 2008.

applicazione del diritto di residenza ha efficacemente preservato il diritto di queste persone ad entrare o rimanere nel Regno Unito, come esisteva prima del gennaio 1983. Essa non ha però concesso nuovi diritti, o esteso il diritto alle persone che non l’avevano ottenuto in precedenza. Infatti, solo lo status di British citizen garantisce il diritto di risiedere e muoversi nel Regno Unito (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord) senza sottostare a controlli migratori. Dall’approvazione nel 2002 del Nationality Immigration and Asylum Act “i British overseas citizens, British subjects, British protected persons che non hanno altra nazionalità possono registrarsi come British citizen e quindi usufruire del Right of abode”115. Con l’Asylum and Nationality Act del

2006 sono state introdotte diverse disposizioni che autorizzano il Ministro a privare una persona del Right of abode, se tale privazione è esercitata nell'interesse pubblico. Tutte queste categorie e la complessità delle leggi sulla materia hanno animato il dibattito pubblico fino a far emergere una sempre più pressante richiesta di semplificazione e riduzione degli status per i cittadini. Proprio per questo motivo nel luglio 2008, il Governo ha presentato un progetto di parziale revisione della legge sull’immigrazione e la cittadinanza. Il Draft (Partial) Immigration and Citizenship Bill contiene disposizioni che, se attuate, avrebbero gravi conseguenze per i cittadini non britannici che attualmente godono del diritto di residenza. Questo progetto di legge, ha come scopo quello di semplificare la legge sull’immigrazione e la cittadinanza, ma anche, tra le altre cose, di ridimensionare il Right of abode. Nell'ambito di questo progetto, i cittadini britannici, i cittadini del SEE e le loro famiglie (che beneficiano di diritto europeo) sarebbero esentati dal controllo dell'immigrazione. Tuttavia, i cittadini del Commonwealth che ora hanno il diritto di residenza, con questa nuova legge sarebbero destinati a perderlo. Non solo, sarebbe loro richiesto il permesso per entrare o rimanere nel Regno Unito, potrebbero essere espulsi in virtù dei poteri dati dalla legge o essere sottoposti a detenzione per immigrati. Questa proposta ha suscitato aspre critiche, tra le tante anche quelle da parte dell’UNHCR, non solo per la revisione del diritto di residenza ma anche per le limitazioni che si vorrebbero introdurre sui rifugiati. Per quanto riguarda la Cittadinanza britannica, la principale delle sei classi previste, quella dei British citizen, può essere acquisita in due modi: la Registrazione (Registration) e la Naturalizzazione (Naturalization). La prima consiste in un metodo attraverso il quale,                                                                                                                

chi ha un qualche legame con il Regno Unito, “o per nascita da genitori non Britannici in territorio Britannico, o per possesso di una delle nazionalità Britanniche, o per matrimonio con un cittadino del Regno Unito, può ottenere la cittadinanza”116. La naturalizzazione, invece, riguarda coloro che dopo un periodo di soggiorno regolare e avendo determinati requisiti, possono richiedere la cittadinanza. L’acquisizione della cittadinanza per matrimonio è relativamente semplice, possono farne richiesta coloro che, avendo compiuto la maggiore età, sono residenti legalmente nel Regno Unito da almeno tre anni e soddisfano le condizioni di onorabilità e salute mentale. Per tutti gli altri, oltre a possedere i requisiti normalmente richiesti, come la residenza di 5 anni e le condizioni di sound mind and good character, dal 1° novembre 2005 tutti i richiedenti cittadinanza per naturalizzazione devono:

• “superare un test che dimostri una conoscenza sufficiente della lingua inglese, gallese o gaelica scozzese;

• superare una prova che dimostri la conoscenza degli usi e dei costumi del Regno Unito (dal 2002 è previsto un test sulla storia e la società britannica);

• partecipare a livello locale ad una “cerimonia della cittadinanza”117.

La cittadinanza e la sua acquisizione diventa particolarmente importante nel momento in cui nel 2009 il governo laburista ha elaborato una legge, il Borders, Citizenship and Immigration Act, entrata in vigore nel luglio 2011, che “nega il pieno accesso ai servizi sociali agli immigrati che non abbiano la cittadinanza o il permesso permanente, e prevede che essi paghino un’imposta a scuole, ospedali e altre istituzioni erogatrici di servizi”118. Con la scusa di semplificare le normative sull’immigrazione, i labouristi hanno rafforzato i controlli alle frontiere e allungato il tempo richiesto per il conferimento della cittadinanza. L’idea di questo provvedimento è che una volta arrivati nel Regno Unito devono guadagnarsi il diritto di restare. La legge modifica le norme in materia di naturalizzazione. Coloro che sono residenti nel Regno Unito avranno bisogno di avere un certo status residenziale per otto anni prima di essere ammessi, mentre alle                                                                                                                

116 Ivi.

117http://documenti.camera.it/leg16/dossier/testi/ 118 Op. cit., Rapporto Fieri per CNEL 2013.

naturalizzazioni sulla base del matrimonio sarà richiesto di essere residente per almeno cinque anni. Questi periodi possono essere ridotti a sei anni o a tre anni, rispettivamente, se il richiedente soddisfi determinati requisiti stabiliti dal provvedimento. Una delle misure più importanti è l’introduzione di una nuova forma di permesso di soggiorno, chiamato “probationary citizenship leave”119. Questo farà parte del nuovo percorso di cittadinanza e costituirà un ulteriore periodo nel quale ai migranti viene negato l'accesso ai servizi e al welfare. Molte delle clausole inserite in questa legge provengono proprio dal Draft (Partial) Immigration and Citizenship Bill del 2008. Annunciando questo provvedimento il Ministro per l’Immigrazione Phil Woolas ha detto:

“Migration only works if it brings benefits and these measures will ensure that only those migrants that make a positive impact on their local community will be able to stay in the UK.”

La tendenza dei provvedimenti legislativi degli ultimi anni è quella di cercare di limitare l’immigrazione, in particolare quella considerata meno desiderabile ai fini dell’integrazione, per privilegiare quella ritenuta più adatta alla società britannica.