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La crisi del sistema francese per i richiedenti asilo

4) Le politiche in materia di diritto d’asilo nell’Unione Europea

4.1 il diritto d’asilo in Francia

4.1.2 La crisi del sistema francese per i richiedenti asilo

In Francia già da diversi anni ci s’interroga sull’inadeguatezza del sistema di accoglienza per richiedenti asilo, che in alcuni periodi di particolare afflusso di richiedenti asilo, ha mostrato molti limiti. Ad esempio, per quanto riguarda le procedure di ammissione ai CADA, sono state espresse molte perplessità. Una volta che il richiedente è autorizzato a rimanere in Francia, gli viene proposto di essere preso in carica da un CADA, se accetta presenta domanda di ammissione che verrà inserita in una delle tre categorie di priorità:

• non urgente (la persona ha già un alloggio in famiglia o da un connazionale); • urgente (la persona dispone di un alloggio sporadicamente ma non ha una

famiglia o non ha nessun problema salute)

• molto urgente (la persona dimora già con la sua famiglia nel sistema rifugio di emergenza o ha un problema di salute).

Quando un posto corrispondente alle loro esigenze diventa disponibile, la persona può essere ammessa. In teoria, tutti i richiedenti asilo con il permesso di soggiorno temporaneo possono entrare in un CADA, ma nella pratica, solo le persone che rientrano nella terza categoria hanno una speranza di essere ospitati in un centro. Come mostra un rapporto dell’OFII, che traccia un bilancio sul dispositivo nazionale di accoglienza, l’OFPRA nel 2012 ha individuato 55.255 nuovi richiedenti asilo, compresi i minori accompagnati, contro i 52.147 del 2011, con un incremento del 6%149. Con un numero di domande così alto e sempre in crescita, i tempi di attesa per accedere ai centri sono lunghissimi e il bilancio mostra che esistono anche importanti disparità a livello regionale per quanto riguarda la possibilità di ingresso. Sono infatti i prefetti dei                                                                                                                

149 Etat du dispositif national d’accueil des demandeurs d’asile et des refugies en 2012, Office Français de

dipartimenti regionali, con il gestore del luogo, che decidono l'ammissione al CADA. Le ammissioni regionali sono la principale modalità d’ingresso nei centri, rappresentano l’88,3% dei ricoveri in CADA.

Figura 14: attesa "urgente" d'ammissione nei CADA per nazionalità, fonte OFII 2012.

Anche per quanto riguarda l’accoglimento delle domande e l’uscita dai centri nei tempi disposti per legge, permangono forti differenze a livello regionale che creano non pochi squilibri al sistema di accoglienza. Una delle ipotesi proposte dal ministro dell'Interno, per cercare di migliorare tutto l’apparato che si occupa dell’asilo, è quello di rafforzare il carattere nazionale del sistema e la politica dei ricoveri, ma anche di armonizzare i dispositivi e ridurre le "presenze indebite" (ovvero coloro la cui domanda è stata respinta e che hanno esaurito i loro rimedi giurisdizionali e che hanno quattro settimane per lasciare il loro rifugio e il paese) per riservare il dispositivo per coloro che ne hanno diritto. L’uscita dal centro è considerata uno dei compiti più difficili per i centri di accoglienza per i richiedenti asilo e soprattutto per gli operatori sociali che se ne devono occupare. Un articolo di Carolina Kobelinsky150, analizza a partire da un'indagine etnografica su due CADA situati nella periferia di una grande città, che si è svolta per                                                                                                                

150 Carolina Kobelinsky, «Faire sortir les déboutés». Gestion, contrôle et expulsion dans les centres pour demandeurs d’asile en France, in Cultures & Conflits, 2008/3, N°71, pp. 113-130.

25 mesi tra il 2004 e il 2007, ciò che le “uscite” dai centri dicono sul fallimento della gestione dei richiedenti asilo. Allo stesso tempo, l’articolo approfondisce anche il ruolo ambiguo di assistenti sociali che lavorano per i responsabili delle associazioni quando si tratta non solo di controllare, ma anche di espellere gli stranieri. L’indagine mostra come già otto anni fa, le strutture di accoglienza fossero sature e nonostante il progressivo aumento dei posti a disposizione, i CADA non sono ancora in grado di ospitare più di un quarto di tutti i richiedenti asilo. Così, la maggior parte dei richiedenti non ha la possibilità di accedere al dispositivo, e non potevano che contare, almeno fino al novembre 2006, sulla relativa assistenza finanziaria per 12 mesi, anche se il processo per esaminare la richiesta spesso è molto più lungo (Kobelinsky 2008). Uno dei problemi rilevati dall’indagine, si presenta nel momento in cui i migranti devono lasciare il centro. Questo è un vero e proprio dilemma per gli operatori sociali, che visto le riforme legislative recenti, sono equiparati a dei pubblici ufficiali che devono attuare il dispositivo per l'espulsione degli stranieri. Lo stato, infatti, fa pressione per aumentare il tasso di rotazione all’interno dei CADA, dato che maggiore è la fluidità del dispositivo, migliore è la reddittività. Se lo status di rifugiato viene riconosciuto, i residenti hanno, teoricamente, un periodo di tempo di tre mesi (rinnovabile una volta) per uscire dal centro . Nel frattempo, trovano quello che viene chiamato una «soluzione individuale», vale a dire che non si rivolgono allo stato. Mentre quelli ai quali la domanda d’asilo viene negata, hanno un mese di tempo per andare via dalla struttura. Alcune uscite dal centro sono più problematiche di altre, tanto che devono essere gestite con l’aiuto delle forze dell’ordine. Questo crea anche dei contrasti tra la dirigenza del centro e gli operatori sociali, che invece preferirebbero evitare il coinvolgimento della polizia. I dipendenti dei CADA cercano solitamente di mobilitarsi per trovare il modo di rendere meno traumatico possibile l’uscita dal centro, anche attivandosi per reperire altre forme di regolarizzazione e di rinviare la partenza, almeno per garantire un posto per un paio di settimane in un albergo del dipartimento. Il dilemma che vive il personale dei CADA è ben espresso nell’ultima frase dell’articolo che dice:

«Faire du social» lorsque l’horizon des pratiques assistantielles n’est autre que l’expulsion des étrangers semble, sinon une mission impossible, au moins un véritable défi151.

                                                                                                                151 Ivi.

Da questa indagine emergono alcuni dei motivi per cui il diritto d’asilo in Francia è in crisi già da diversi anni e la situazione non accenna a migliorare. In Francia, il numero di domande è certamente aumentato notevolmente negli ultimi anni, ma è comunque molto lontano dall’essere un numero così eccessivo in relazione alla sua posizione economica. Nel tentativo di trovare delle soluzioni a questa situazione, le ultime riforme dell’asilo sono state varate senza tenere conto delle considerazioni delle associazioni che lavorano in questo campo da anni. L’uso di procedure accelerate, anche grazie al dispositivo noto come Dublino II che rafforza il sistema delle impronte digitali Eurodac, costringe i richiedenti asilo a fare domanda in altri stati e soprattutto diminuisce le garanzie dei richiedenti asilo152. I candidati ammessi nel procedimento hanno meno tempo per trovare aiuto, preparare e presentare la loro domanda. Gli Stati hanno il diritto di controllare l'ingresso nel loro territorio, ma sono tenuti a rispettare gli impegni assunti nei confronti di coloro che cercano rifugio. Ma, purtroppo, la preoccupazione dominante per diversi anni di molti paesi, tra i quali la Francia, è stata quella del controllo dell'immigrazione e non la protezione delle persone in cerca di asilo.