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Gli anni 2000 e il declino della socialdemocrazia

2) Le politiche d’ingresso in Francia, Inghilterra e Svezia.

2.3 La politica svedese e l’ambizione dell’uguaglianza sociale

2.3.2 Gli anni 2000 e il declino della socialdemocrazia

Negli anni 2000 il dibattito sull’immigrazione in Svezia si è principalmente concentrato su due questioni: “i risultati delle politiche di integrazione, rivolte sostanzialmente ai richiedenti asilo e rifugiati; la necessità di riaprire il paese all’immigrazione per lavoro”65. In particolare, il tema dell’immigrazione per lavoro non ha avuto grande spazio nel dibattito pubblico, almeno fino ai primi anni 2000, quando, forte del risanamento dell’economia e delle finanze pubbliche e del trend demografico discendente, la Confederazione delle imprese svedesi ha avviato una campagna per una politica migratoria meno restrittiva (Caponio, Rapporto FIERI, pp. 29). Le forze politiche si divisero sull’argomento, da una parte il centro destra insieme ai verdi, che pure erano alleati dei socialdemocratici e della sinistra, premevano per una liberalizzazione dei permessi di lavoro per i cittadini dei paesi terzi. Dall’altra parte, i socialdemocratici, il sindacato e il partito di sinistra, erano invece contrari, e chiedevano che si puntasse sull’impiego della manodopera interna. Il 17 settembre del 2006, dopo dodici anni di governo, il Partito Socialdemocratico perde le elezioni. Fredrik Reinfeldt, leader di Alliansen för Sverige (coalizione di centro-destra formata da Partito Moderato, Partito di Centro, Partito del Popolo e Cristiano Democratici) ottiene il 51% dei seggi parlamentari. I Socialdemocratici, guidati dal cinquantasettenne Göran Persson, si fermano al 34,9% dei voti: è il risultato peggiore dal 191466. Primato negativo superato però esattamente quattro anni dopo, da quello conseguito nelle elezioni del settembre 2010, quando il partito ha ottenuto solo il 30,6% delle preferenze. Dagli anni ’30 a inizio anni ‘90 la Sveriges Socialdemokratiska ha sempre ottenuto oltre il 40%, tanto                                                                                                                

65 Op. cit., Caponio, 2013, pp.27.

66 Antonio Scafati, Il partito socialdemocratico svedese: storia di un declino, 12 aprile 2011,

che nel 1940 e nel 1968 ha raggiunto da sola la maggioranza assoluta. Una storia, quella di questo partito, costellata da successi se si considera che prima della sconfitta del 2006, ha governato 65 dei 74 anni precedenti. I primi segnali di crisi si avvertirono già nel 1998, quando in una sola legislatura il partito scese dal 45,3% al 36,4%. Tra i motivi della sconfitta, la commissione incaricata di far luce sulle possibili motivazioni del calo di consensi, indica le politiche del partito e il suo funzionamento interno, ma anche l’incapacità di poter garantire quella piena occupazione, quel benessere e quell’uguaglianza che per decenni sono stati il cavallo di battaglia del partito67. La delusione degli elettori di sinistra, alla ricerca di una nuova forza politica di riferimento, si evince anche dalle indagini di gradimento sugli altri partiti che storicamente hanno sempre fatto parte di quell’area politica. Secondo gli ultimi sondaggi, il consenso sale sia per il Partito della Sinistra (mai così bene dal 2004) sia per i Verdi (arrivati all’esorbitante quota del 14%). Le ultime elezioni politiche, quelle del 2010 dove è stata riconfermata al potere coalizione del conservatore Reinfeldt con il 49,1%, sono importanti anche perché segnano l’ingresso in parlamento, con il 5.7% dei voti, del partito ultranazionalista e xenofobo dei Democratici di Svezia. Per la prima volta nella sua storia supera la soglia del 4% necessaria per entrare in parlamento, e può contare su un sostanzioso gruppo di 20 parlamentari su un totale di 349 seggi del Riksdag. Fondato nel 1988 da militanti di estrema destra, la Sverigedemokraterna nasce con l’obiettivo di contrastare l’immigrazione e l’islamizzazione della società svedese, per riportare la Svezia a quella che loro definiscono “un’omogeneizzazione etnica”. Jimmie Akesson, leader del partito, a soli 31 anni ha guidato l’ultradestra scandinava verso questo risultato storico. La campagna elettorale è stata tutta incentrata contro il presunto pericolo dell'immigrazione di massa, in particolare dai paesi islamici, sul rifiuto dei musulmani di integrarsi e sul loro costo per il welfare. Pubblicamente rifiutano di essere definiti come un partito razzista e xenofobo, volendo fornire un’immagine istituzionale e credibile come forza politica, ma molte dichiarazioni rilasciate hanno spesso contraddetto questa linea. Anche se ben rappresentati in parlamento, il centrodestra di

Reinfeldt ha comunque rifiutato categoricamente ogni possibilità di allearsi con i Democratici Svedesi, anche quando durante le ultime elezioni, non riuscì ad avere la maggioranza. Il primo ministro vara il suo nuovo esecutivo, ed è un governo di                                                                                                                

minoranza, poiché nessun accordo è stato siglato né con i Democratici Svedesi e nemmeno i Verdi. La destra di Reinfeldt ha un profilo moderato, preferisce non esacerbare i toni sull’immigrazione e non mette in discussione le fondamenta dell’economia “sociale” di mercato svedese. La strategia dell’esecutivo è quella di modificare la composizione dell’immigrazione in Svezia, limitando quella per motivi familiari e i richiedenti asilo (considerata da molti improduttiva), e puntando su un’immigrazione da lavoro che potesse inserirsi in settori dove la carenza di manodopera era considerevole. Proprio per perseguire questi obiettivi nel 2008 il governo ha presentato un disegno di legge al Parlamento per proporre nuove regole per il lavoro immigrazione in Svezia. La proposta mira a creare maggiori opportunità per motivi di lavoro e di rendere più facile per i datori di lavoro ad assumere da paesi al di fuori dell'UE/SEE e in Svizzera. Il disegno di legge si basa su un accordo tra il governo e il partito dei Verdi, che diventerà legge nel 2009, avanzava le seguenti proposte68:

• Un datore di lavoro svedese che ha pubblicizzato un posto vacante nella UE / SEE e in Svizzera , e che non ha trovato un candidato qualificato entro un certo periodo, può offrire il posto a lavoratori extra UE. In questo caso, il nuovo dipendente sarà in grado di ottenere una residenza e di lavoro in Svezia. Un requisito fondamentale è che il lavoro offerto prevede che lo stipendio e le altre condizioni di lavoro siano conformi ai contratti collettivi. Le organizzazioni dei lavoratori continueranno a svolgere un ruolo importante nel determinare o meno che le condizioni per l'impiego siano adeguate.

• La Swedish Public Employment Agency non sarà più tenut ad esaminare, in ogni singolo caso, che la necessità di manodopera possa essere soddisfatta attraverso il reclutamento in Svezia. La valutazione del datore di lavoro sui propri bisogni sarà così il fattore decisivo.

• I termini per i permessi di soggiorno e di lavoro saranno estesi. Per cominciare un permesso di durata limitata sarà concesso per un massimo di due anni. Se l'individuo in questione ha ancora un contratto valido dopo questo periodo di due anni, sarà possibile estendere il permesso per altri due anni. Dopo quattro anni, un permesso di soggiorno permanente può essere concesso.

                                                                                                               

• Il contatto tra datori di lavoro e chi è in cerca di lavoro sarà facilitato il più possibile. La possibilità di ottenere un visto, ad esempio per partecipare a un colloquio di lavoro, sarà quindi maggiore rispetto a quella attuale. Una persona alla quale, in seguito all’ingresso in Svezia, viene offerta un’occupazione, non avrà bisogno di rientrare in patria per richiedere un permesso di soggiorno e di lavoro, come è il caso oggi .

• I richiedenti asilo che hanno trovato occupazione mentre le loro richieste di asilo vengono elaborate, a determinate condizioni, avranno la possibilità di richiedere un permesso di lavoro direttamente dalla Svezia. Questa esenzione dalla regola principale - che i permessi di soggiorno e di lavoro devono essere ottenuti prima dell'entrata in Svezia - significa, in quei casi, che una persona la cui domanda d'asilo è stata respinta non ha bisogno di tornare a casa per chiedere un permesso che rischia di essere scontato.

• Dopo un semestre di studio, gli studenti in visita potranno fare domanda per un permesso di lavoro dalla Svezia.

Con questa riforma non è più un’autorità statale a determinare l’effettivo bisogno di manodopera straniera, ma il datore di lavoro stesso che decide in base alle proprie necessità. Questo provvedimento, segna una svolta storia per la politica dell’immigrazione sul lavoro, ma è stato accompagnato anche da spietate critiche da parte della Confederazione generale del lavoro “che rende più facile, per gli imprenditori, assumere lavoratori stranieri (tanto high- quanto low-skilled), ma al prezzo di rinunciare a un controllo statale sull’effettiva adempienza, da parte del datore di lavoro, dell’offerta di lavoro sottoposta, per approvazione, all’Agenzia per l’immigrazione”. 69 Da parte dei sindacati c’è la preoccupazione che questi provvedimenti aumentino le possibilità di sfruttamento della manodopera straniera, che verrebbe preferita dagli imprenditori a quella autoctona, perché è più facile che accetti condizioni di lavoro al di sotto degli standard. Inoltre questo provvedimento ha inasprito i requisiti per la concessione dell’asilo nonché la lotta all’immigrazione clandestina. Nel gennaio 2012, il Consiglio svedese per l’immigrazione ha introdotto requisiti più severi per i datori di lavoro che assumono lavoratori provenienti da paesi                                                                                                                

extracomunitari, al fine di evitare abusi. I datori di lavoro in alcuni settori, devono dimostrare la loro capacità di pagare gli stipendi offerti prima di concedere un permesso di lavoro. Questo vale per i datori di lavoro in settori quali le pulizie, alberghiero e ristorazione, costruzioni, commercio, agricoltura e silvicoltura. Nonostante l’aumentare di sentimenti antieuropeisti e di partiti populisti xenofobi, un po’ in tutta Europa, non solo nella civile Svezia, il governo non ha ceduto sulle politiche di inclusione e integrazione, a maggior ragione dopo gli scontri di Husby. L’accordo quadro del 201370, anche questo siglato con i verdi, è un altro importante provvedimento che stabilisce che tutti gli immigrati clandestini avranno diritto all’assistenza sanitaria, alla scolarizzazione e potranno anche avviare una propria impresa. Introduce anche una misura che consente l’identificazione degli immigrati tramite il DNA e che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe rendere più semplice il ricongiungimento familiare. Nella legge di bilancio per il 2013, il governo ha rafforzato gli sforzi per facilitare e accelerare l'integrazione dei migranti appena arrivati. Una serie di nuove misure sono mirate a preparare i nuovi arrivi per l'occupazione, sono state introdotte anche misure per migliorare i risultati scolastici per gli alunni immigrati.