3) Le politiche per l’integrazione
3.4 Il «pluralismo ineguale» dell’Inghilterra
3.4.3 Un welfare troppo generoso nei confronti degli immigrati?
Come abbiamo visto in precedenza, i diritti di cittadinanza in Gran Bretagna sono strettamente connessi ai diritti di cittadinanza. Un pregiudizio che ha mosso gli ultimi provvedimenti in materia di welfare in Inghilterra e che domina il dibattito pubblico degli ultimi anni, è che gli immigrati siano molto più dipendenti dal welfare rispetto ai nativi. Questa visione negativa ha fortemente influenzato le decisioni politiche in merito, non da ultimo quelle del governo Cameron. A maggio 2013 è stato presentato un piano che aveva l’obiettivo di limitare l’accesso al welfare ai cittadini non britannici. Per prima cosa si stabilisce che gli immigrati che non saranno in grado di dimostrare
che contribuiscono con il loro lavoro al welfare, non potranno rivendicarne i benefici120. L’accesso a servizi come l’alloggio e l’assistenza sanitaria saranno limitati ai nuovi arrivati che saranno disposti a finanziare il sistema di welfare con le loro tasse. Per quanto riguarda il sussidio di disoccupazione, ad esempio, potrà essere richiesto solo da cittadini Ue e di altri paesi occidentali dopo sei mesi senza lavoro, a meno che il richiedente non dimostri di avere una vera e propria opportunità di trovare lavoro. Tutti gli altri sono costretti a provvedere con un’assicurazione privata per poter accedere alle cure del servizio sanitario nazionale. Inoltre dovranno superare un test di lingua particolarmente difficile per dimostrare che sono in grado di parlare correttamente l’inglese.
Fa parte di questo progetto del governo Cameron anche il Welfare Reform Act, altrettanto restrittivo nei confronti degli immigrati, approvato nel 2012 e che sarà utilizzato per rafforzare i controlli sull’immigrazione. Queste proposte particolarmente punitive sono state messe in atto perché spinte dalla paura che, consentendo agli immigrati provenienti dai nuovi Stati membri di spostarsi nel Regno Unito, più o meno senza restrizioni, ci sarebbero grandi numeri di persone che migravano per accedere a prestazioni assistenziali piuttosto che per lavorare. Una tesi questa largamente sponsorizzata sui media britannici e che ha fomentato il dibattito pubblico attorno alla questione immigrazione. Una condizione imposta dal governo per arginare questo fenomeno è quella che i migranti provenienti dallo spazio economico europeo debbano risiedere nel Regno Unito per un anno prima di rivendicare benefits. Questa riforma del welfare ha anche dato al Servizio sanitario nazionale maggiori poteri per recuperare i costi per il trattamento di persone provenienti da oltreoceano e ha limitato l’accesso alle prestazioni dei Jobcentres per i migranti che non sono in grado di parlare inglese121. Nel presentare la riforma dell’immigrazione e del welfare, il presidente Cameron ha detto che la Gran Bretagna è disponibile ad essere ospitale con gli immigrati che saranno disposti a dare un contributo, ma ha specificato che il sistema di accoglienza deve cambiare poiché “under the previous government immigration was far too high and the
120 Matt Chorley, Immigrants told they can only get housing and healthcare if they have paid taxes into
Britain's welfare system, 7 maggio 2013, http://www.dailymail.co.uk.
system was badly out of control”122. Lo scopo delle azioni del governo è quello di lavorare sui fattori attrattivi, che rendono la Gran Bretagna una meta appetibile per gli immigrati, e cercare di ridimensionarli. Ad esempio per quanto riguarda gli alloggi sociali, i dati dicono che uno su dieci nuovi affitti di case sociali va a un cittadino straniero. Dalla primavera del 2013 è stato disposto un test di residenza locale, al fine di garantire che le persone con legami con un territorio possano ottenere la priorità per l'edilizia abitativa. I migranti dovranno aver vissuto e lavorato nel Regno Unito per due anni prima che possano avere i requisiti per una casa finanziata dallo Stato. Gli immigrati clandestini dovranno affrontare anche i controlli più severi perché gli sia impedito di ottenere la patente di guida, carte di credito, prestiti personali o una casa popolare. Le paure e i pregiudizi che muovono le azioni del governo nel limitare i diritti e l’accesso al welfare da parte dei migranti non sono in effetti supportati da dati certi. Come dimostra una ricerca sulla partecipazione degli immigrati al welfare “è molto difficile generalizzare sul tema della partecipazione sociale degli immigrati; questo perché rivendicazioni di assistenza sociale variano notevolmente da gruppo di immigrati nonché i tipi di prestazioni che vengono chieste”123. Questo studio mostra come i migranti provenienti dall’Australia e dall’EUA8 sono i meno propensi a richiedere le prestazioni assistenziali , ma questo è in parte spiegata dalle caratteristiche degli individui provenienti da questi gruppi , soprattutto per quelli provenienti da paesi candidati all'adesione . Migranti EUA8 differiscono anche dagli altri gruppi , nel senso che in genere rimangono nel Regno Unito su una base a breve termine . Come risultato , la maggior parte dei migranti EUA8 (ovvero dei nuovi paesi membri Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Slovenia) soggiornano nel Regno Unito per un tempo relativamente breve e molti di questi sono irregolari quindi difficilmente partecipano al sistema di prestazioni. Tuttavia, i migranti EUA8, soprattutto maschi, sono molto più propensi a rivendicare assegni familiari e crediti d'imposta, anche se i loro figli in realtà non risiedono con loro nel Regno Unito. Emerge inoltre che sono gli immigrati con un livello minore di istruzione e professionalità a fare maggiore richiesta di benefits sociali. Nonostante questo le maggiori richieste di
122 David Cameron's immigration speech, University Campus Suffol, 25 marzo 2013,
https://www.gov.uk.
123 Stephen Drinkwater, Catherine Robinson, Welfare Participation by Immigrants in the UK, Discussion
paper series, IZA, novembre 2011.
prestazioni di assistenza sociale rispetto agli anni precedenti, sono dovute alla recente recessione che pesa particolarmente sugli immigrati oltre che sulle finanze pubbliche. È probabile poi che i flussi migratori da parte di alcuni paesi, come la EUA8, a causa della crisi economica siano ulteriormente rallentati e perfino invertiti in modo sostanziale se il mercato del lavoro britannico continuerà a rallentare, anche se non tutti gli immigrati che hanno difficoltà a trovare lavoro torneranno ai loro paesi d'origine (Drinkwater, Robinson, 2011). Le attuali pressioni sulle finanze pubbliche e il desiderio di ridurre i livelli di debito sono alla base delle scelte del governo che come soluzione ha trovato quella di limitare l'accesso al welfare per alcuni gruppi, anche per gli immigrati.