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Il dibattito sui richiedenti asilo

4) Le politiche in materia di diritto d’asilo nell’Unione Europea

4.2 Asilum seekers e rifugiati in Gran Bretagna

4.2.1 Il dibattito sui richiedenti asilo

I richiedenti asilo possono entrare a far parte della popolazione britannica in diversi modi. I due percorsi principali possono essere riassunti così:

1) coloro che ottengono il permesso di rimanere nel Regno Unito;

2) coloro che vivono nel Regno Unito, temporaneamente, mentre la procedura per la richiesta di asilo è in corso.

Nel primo caso, il richiedente entra a far parte in maniera legale e permanente (settled) della popolazione. Una minoranza dei richiedenti guadagna il permesso di soggiorno nel Regno Unito («leave to remain»), e può rimanere abbastanza a lungo per stabilirsi nel Regno Unito. Il permesso «leave to remain» potrebbe significare il riconoscimento ufficiale dello status di rifugiato o il permesso di soggiorno per «protezione umanitaria» (HP) o attraverso un «permesso discrezionale a rimanere» (DL)159. In ogni caso, la persona protetta può rimanere nel Regno Unito per cinque anni e quindi ha la possibilità di chiedere un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Come seconda possibilità i richiedenti asilo si aggiungono alla popolazione temporanea. I candidati che non hanno                                                                                                                

158http://www.theguardian.com, Immigration, Asylum and Nationality Act 2006.

159 Scott Blinder, Migration to the UK: Asylum, The Migration Observatory at the University of Oxford,

13 febbraio 2013, http://migrationobservatory.ox.ac.uk/

successo e che alla fine devono lasciare il Regno Unito, vivranno comunque in Inghilterra per il tempo necessario per avere una risposta alla loro domanda. Qualsiasi candidato che vive nel Regno Unito per almeno 12 mesi è classificato come un «migrante internazionale a lungo termine». C’è anche un terzo gruppo che è certamente più difficile da quantificare, ed è composto da quelle persone la cui domanda d’asilo è stata respinta, ma non hanno ancora lasciato il paese. Alcuni di questo gruppo, vale ad esempio per quelli che fanno parte dell’«hard case support», sono in attesa della partenza, e vengono monitorati dall’Home Office. Altri possono sono partiti al di fuori degli schemi ufficiali, alcuni con traslochi o partenza volontaria, altri ancora possono rimanere illegalmente nel Regno Unito fuori dal controllo dell'immigrazione, e quindi non possono essere quantificati. Le nazionalità dei richiedenti asilo subiscono dei cambiamenti che vengono scanditi dalle varie crisi in tutto il mondo, dal momento che i richiedenti asilo provengono soprattutto da paesi coinvolti in conflitti politici e militari. Nel 2011 i principali paesi di provenienza di richiedenti asilo nel Regno Unito erano Iran, Pakistan, Sri Lanka, Afghanistan e Eritrea. Il numero di coloro che provenivano da Iraq e Somalia sono diminuiti rispetto al picco più alto del 2002 per l'Iraq (14.570 richiedenti, il 17% del totale di quell'anno) e del 1999 per la Somalia (7495, 11% del totale), il che significa che nel 2011 l'Iraq e la Somalia sono rimaste fuori dalla top ten.

Figura 16: Top ten delle nazionalità dei richiedenti asilo in UK nel 2011. Fonte Home Office, Control of Immigration Statistics.

In questo quadro s’inseriscono le polemiche che periodicamente si concentrano proprio sui richiedenti asilo, sull’alto numero di domande e sui costi di questo sistema che graverebbero sui contribuenti. È, infatti, opinione diffusa che l’apparato di asilo in Gran Bretagna sia caotico, farraginoso e che sia troppo oneroso per le casse dello stato. Teorie queste, sostenute con forza dalla stampa britannica, come dimostra un articolo del Daily Express del 2013 che intitolava così: «Asylum seekers cost £1.5m a day»160. Al di la della demagogia che spinge a credere che i richiedenti asilo siano da equiparare a una spesa, senza minimamente prendere in considerazione i doveri sociali nei confronti di questa categoria svantaggiata di immigrati, il problema dei costi esiste, soprattutto rapportato alla lentezza del sistema. Un rapporto della commissione parlamentare per gli Affari Interni mette in luce le pesanti carenze del sistema di asilo britannico e condanna il fatto che molti richiedenti asilo sono costretti ad aspettare anni per una decisione sulla loro pratica, in condizioni inaccettabili. I risultati sono stati                                                                                                                

160  Anil Dawar, Asylum seekers cost £1.5m a day, Daily Express, 15 june 2013,

pubblicati lo scorso anno sul Guardian, e hanno mostrato uno spaccato particolarmente inquietante sulle disfunzioni del sistema. Uno degli indici più importanti di malfunzionamento del sistema, sono appunto i ritardi nell’evasione delle pratiche. La commissione ha scoperto un arretrato di domande nel 2011 di 32.600 casi registrati, che non sono ancora state conclusi, mentre il numero di candidati ancora in attesa di una decisione iniziale dopo sei mesi sono aumentati del 63% nel 2012. Alcuni candidati hanno atteso anche fino a 16 anni per una risposta. Quello che emerge dall’indagine è un sistema certamente sovraccarico e sottopressione, come già evidenziato dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che aveva individuato una serie di carenze nella qualità del processo decisionale per la concessione dello status di rifugiato nel Regno Unito, tra cui una mancata applicazione della corretta metodologia per valutare la credibilità del richiedente161. Tutte queste problematiche hanno dato vita a una struttura costosa e certamente inefficiente. La commissione inoltre ha espresso preoccupazione circa le condizioni abitative, definite «spaventose», nelle quali versano i richiedenti asilo, così come la pressione esercitata sui richiedenti gay per dimostrare il loro orientamento sessuale162. Il problema degli alloggi è imputato dalla commissione alle aziende private che gestiscono queste strutture e che, a detta dei parlamentari che hanno svolto l’indagine, non forniscono un servizio adeguato. Una delle principali critiche mosse dalle organizzazioni che si occupano di richiedenti asilo è anche quella di permettere a coloro in attesa di risposta il diritto al lavoro, a determinate condizioni, perché non essere in grado di guadagnare soldi spesso porta alla criminalità e allo sfruttamento e svilisce la dignità di coloro in attesa di un decisione.

                                                                                                                161 Ivi.

162 Asylum claimants wait for years in unacceptable conditions, MPs say, 11 october 2013,