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David Flusser: i vangeli e l’agape

Non esiste alcun idolo al mondo

3.2 David Flusser: i vangeli e l’agape

Vilém Flusser ha dedicato due articoli al concetto di amore nei vangeli, in particolar modo alla massima biblica dell’amore del prossimo, entrambi del 1982: «Ame teu outro como a ti proprio», dedicato a Dora Ferreira da Silva e chiaramente influenzato dagli studi del cugino David Flusser, e «Do estranho», dove si confronta con l’interpretazione dei miti e dei vangeli che offre René Girard nel Capro

espiatorio. Le due prospettive, quella dello storico delle religioni israeliano D.

Flusser e quella dell’antropologo-filosofo francese R. Girard, sono, com’è ovvio, metodologicamente molto distanti, ma convergono su alcuni punti: il messaggio evangelico è posto nel contesto del ebraismo del periodo del Secondo Tempio, in continuità con un percorso di rinnovamento che si era ravvisato sin dai profeti e si era acuito con i maestri Tannaim, ma entrambi evidenziano la presenza di un «elemento rivoluzionario»32 dell’annuncio di Gesù. Secondo David Flusser la rottura si produce su tre punti: «la radicalizzazione del comandamento dell’amore, l’appello a una nuova morale e l’idea del regno dei cieli»33, dove, bisogna notare, il primo

punto fonda gli altri due. Il comandamento si trova, nella sua forma più conosciuta, nel vangelo di Matteo, redatto una ventina di anni dopo le lettere di Paolo, che costituiscono i più antichi testi cristiani.

Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta

la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo

è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti»34.

31 1 Cor 13, 1-3; 13, 13.

32 D. Flusser, Jesus, cit., p. 93. 33 Ibid.

Gesù, interrogato su quale sia il più grande dei comandamenti cita due passi del Pentateuco: il primo, sull’amore per Dio, è tratto da Deuteronomio (6, 5) ed è contenuto nella prima parte dello Shemà Israel35, la più importante preghiera ebraica. «Chi ama Dio è da lui conosciuto», scrive Paolo: ancora una volta una rinuncia al peccato babelico-idolatrico del tentativo di conoscere Dio con le proprie forze. Ci si trova qui ancora sul solco del secondo comandamento, che si conclude con la promessa di Dio di punire chi lo odia e fare grazia a chi lo ama. La seconda citazione è tratta da Levitico (19, 17-18):

Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso36.

L’idea che la legge potesse essere riassunta in una regola, o che ci fosse un comandamento più importante di altri, era abbastanza diffusa all’epoca, secondo D. Flusser, che cita a proposito la regola d’oro nella formulazione di Hillel, a cui fa riferimento anche V. Flusser37: «Ciò che non è buono per te non lo fare al tuo prossimo. Il resto è commento. Vai e studia»38. La stessa regola è ripresa anche nei vangeli: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge ed i profeti»39. Fino a qui si possono notare gli elementi di continuità. Un primo elemento di rottura, a cui tuttavia Vilém Flusser non dà particolare rilevanza, può essere individuato in Paolo: quello dell’agape non è solo il comandamento più importante, ma ricapitola (anakephalaioutai) tutti gli altri40. Non solo li riassume, ma li porta a compimento e quindi, in qualche modo, li supera41.

35 Dt 6, 4-9.

36 Pochi versetti oltre si legge un’interessante variante del comandamento: «Quando un forestiero

dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come tu stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto», Lv 19, 33-34.

37 V. Flusser, «Ame teu outro como a ti proprio», cit.

38 Talmud babilonese, Trattato dello Shabbath, 31a, cit. in D. Flusser, Jesus, cit., p. 99. 39 Mt 7, 12.

40 Rm 13, 9.

41 A proposito dei concetti di ricapitolazione (anakephalaiosis) e superamento (katargesis) cfr. G.

Tuttavia già nelle parole di Gesù, come riportate in Mt 22, 37-40, si trova un elemento di radicalizzazione del principio dell’agape: il primo comandamento, sull’amore per Dio, non è solo accompagnato dal secondo, sull’amore per il prossimo, ma è dichiarato simile. Il primo è implicato nel secondo e viceversa: perciò Vilém Flusser può scrivere che «l’amore per Dio si concretizza nell’amore per l’altro e nell’amore per l’altro appare l’Interamente Altro. In altri termini: amo Dio concretamente solo se amo l’altro e il resto non è che “teoria”. E se posso amare l’altro è perché in lui riconosco Dio»42. Secondo Vilém Flusser questo principio è

stato reso particolarmente chiaro dalle parole di Gesù, ma è proprio di quella che chiama tradizione giudaico-cristiana e sarebbe già riconoscibile in Hillel. Si tratta di una visione del mondo profondamente anti-pagana e lontanissima dalla cultura greca classica, perché contraria a ogni forma di “essenzialismo” e in questo senso può essere detta “esistenzialista”.

Il comandamento dell’amore per V. Flusser va molto oltre un’indicazione di tipo morale e dev’essere riscoperto nel significato che aveva prima che il termine fosse abusato («usato invano»43) e acquisisse un «sapore sospetto», com’è accaduto con lo stesso termine “Dio”. Il problema dell’amore, tradotto nei termini del dibattito attuale, è quello dell’intersoggettività, o per dirla in un altro modo, il pensiero dell’intersoggettività trova le sue radici nel principio biblico dell’amore. Quest’affermazione di Flusser è preziosa perché ci permette di rileggere i moltissimi riferimenti all’intersoggettività disseminati nella sua opera, soprattutto negli scritti sui nuovi media, alla luce della problematica filosofica e teologica dell’agape, che non viene quasi mai citata perché oramai, all’orecchio moderno, è priva di significato. Così la massima «ama il tuo prossimo come te stesso» può essere tradotta: «assumi l’alterità senza perdere l’identità»44. Flusser lo definisce «il

problema fondamentale dell’antropofagia», facendo riferimento al movimento artistico e letterario brasiliano, fondato dal poeta modernista Oswald de Andrade. Il

Manifesto antropófago45, ispirato in parte al primitivismo e al surrealismo di Breton,

Su Paolo e la legge cfr. anche D. Flusser, «Durch das Gesetz dem Gesetz gestorben», Judaica, n. 43, 1987, pp. 30-46.

42 V. Flusser, «Ame teu outro como a ti proprio», cit., trad. mia. 43 Ibid.

44 Ibid.

si propone una forma di cannibalismo culturale che consiste nel «deglutire» la cultura europea e digerirla in forme nuove46. La stessa esigenza di incorporare l’altro da sé che si propone a livello mitico con il cannibalismo, si ritrova sublimata nella cultura cristiana: «diventare Dio senza smettere di essere uomo» (l’eucarestia) e «diventare uomo senza smettere di essere Dio» (l’incarnazione)47.

Secondo David Flusser nell’originale formulazione di Gesù del comandamento dell’amore si può intravedere una doppia polemica rivolta tanto nei confronti dell’ipocrita attaccamento farisaico alle norme esteriori di purificazione, quanto nei riguardi della chiusura identitaria degli esseni, ed è proprio a partire dal confronto con questi due gruppi che può emergere in tutta la sua potenza l’originalità del messaggio evangelico48.

I farisei costituivano una comunità i cui membri (all’epoca circa 6000 persone) si impegnavano ad osservare alcune particolari prescrizioni di purezza in aggiunta alle

mitzvot obbligatorie per tutti gli ebrei49. In opposizione alla classe aristocratica sacerdotale dei sadducei, i farisei si presentavano come maestri del popolo50. Già in quell’epoca, secondo David Flusser, «se si diceva “fariseo”, si pensava subito a un ipocrita religioso», qualcuno la cui fede era più esibita che sentita. Il termine greco

hypocrites, che significava letteralmente “attore”, ha ben 18 occorrenze nei vangeli,

di cui 14 in Matteo, e sono quasi sempre riferite esplicitamente ai farisei. È proprio in questi passi che il termine acquisisce un senso nuovo, mettendo in luce lo scarto tra ciò che le membra fanno e ciò che il cuore sente. Perciò raccomanda Gesù di fare

46 In Brasilien oder die Suche nach dem neuen Menschen Flusser pensa alla nuova cultura brasiliana

come al tentativo di costruire un’identità che consista in un’apertura all’alterità. In modo simile, quando Michel de Certeau descrive i meccanismi di appropriazione di una cultura dominante da parte della massa dei consumatori fa riferimento al rapporto tra i culti afro-brasiliani e il cristianesimo. Il fatto che tali fenomeni di sincretismo si siano verificati con successo in Paesi cattolici come il Brasile e il Messico, ma non per esempio negli Stati Uniti, può non essere una coincidenza, soprattutto se si tiene conto dei concetti paolini di katargesis e di oikonomia, profondamente legati a quello di agape. M. de Certeau, L’invenzione del quotidiano, Edizioni Lavoro, Roma 2010.

47 V. Flusser, «Ame teu outro como a ti proprio», cit., trad. mia.

48 David Flusser è stato tra l’altro uno dei maggiori studiosi dei rotoli di Qumran, anche grazie alla sua

prudenza che lo ha portato a non sopravvalutarli rispetto alla comprensione del cristianesimo delle origini. Cfr. l’introduzione di M. Cunz a D. Flusser, Jesus, cit., pp. 7-23.

49 D. Flusser, Jesus, cit., p. 79.

50 Gli unici due che a nostra conoscenza si siano definiti da sé farisei sono lo storico Giuseppe Flavio

e Paolo di Tarso. È interessante notare che, secondo David Flusser, Gesù, Giuseppe Flavio e Paolo sono i tre ebrei «del periodo immediatamente successivo a quello anticotestamentario sulla cui vita e idee sappiamo di più», Jesus, cit., p. 27.

l’elemosina, pregare e digiunare in segreto51. Gli ipocriti fanno tutto ciò per essere

visti e lodati dagli altri, ma ai gesti esibiti e alle smorfie di dolore non corrisponde un sentimento sincero. Non sono falsi solamente coloro che «dicono e non fanno»52, ma anche coloro che fanno senza un’intenzione sincera, senza amore. Una messa in guardia da queste preghiere «senza cuore» si trova già in Isaia, che da molti punti di vista anticipa l’etica dell’amore cristiana, ed è citato esplicitamente sia nei vangeli che in Paolo53:

Dice il Signore: «Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani, perciò, eccomi, continuerò a operare meraviglie e prodigi con questo popolo; perirà la sapienza dei suoi sapienti e si eclisserà l’intelligenza dei suoi intelligenti»54.

L’opposizione tra il cuore (l’interiorità) e le labbra (l’esteriorità) viene ripresa ed elaborata nel Nuovo Testamento fino ad arrivare con Paolo a una psicologia della coscienza scissa, la syneidesis. Già nei vangeli l’opposizione tra interno ed esterno – che non ha niente a che vedere con quella tradizionale tra anima e corpo – è ripetuta con l’insistenza tipica di quando si sta elaborando una concezione nuova. Questo spostamento dell’accento verso l’interiorità vale non solo per le opere buone, ma anche per quelle cattive: «chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore». Non bisogna limitarsi ad agire bene, ma bisogna cercare di apprendere a desiderare bene. Uno dei passi più eloquenti a riguardo si trova in Matteo 15, dove, come in Isaia, si ritrova l’immagine della bocca e del cuore e si arriva ad affermare un fondamentale primato dei «propositi» (dialogismoi) a scapito del mondo materiale, che è reso puro o impuro solo da questi.

«Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!». […] Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». Ed egli rispose: «Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli

51 Mt 6, 1-18. 52 Mt 23, 3.

53 Mt 15, 8-9;1 Cor 1, 19. 54 Is 29, 13-14.

omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo»55.

I farisei e gli scribi, attori, sono come dei sepolcri imbiancati: belli all’esterno, ma pieni di morte all’interno56. Un’immagine di questo tipo rende chiaramente la priorità

che va data alla purezza interiore, che non è fondata solo su una superiorità morale (la purezza interiore è migliore di quella esteriore), ma, strategicamente, accenna a un principio che sarà molto influente nella teoria dei media: l’interno ha effetti sull’esterno e può arrivare a informarlo.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!57

Tra gli altri movimenti religiosi avversi all’aristocrazia sacerdotale, affini in questo, come anche i farisei, a Gesù, erano gli esseni. Si trattava di un movimento apocalittico rivoluzionario, che osservava una radicale regola della povertà, praticando la comunione dei beni58. Un’eco del loro pensiero si può ritrovare all’interno dei vangeli nei passi in cui si mette in guardia dal pericolo delle ricchezze59. Tuttavia gli esseni credevano in una doppia predestinazione secondo cui gli eletti, i figli della luce, avrebbero ereditato il mondo, mentre il resto dell’umanità, i figli delle tenebre, sarebbero stati sterminati. Nonostante i loro principi sociali, la loro visione del mondo era informata da una forma di «odio nei confronti dell’uomo»60 e di «separatismo ideologico»61, inaccettabile per Gesù, che aveva

deciso di vivere tra la gente62. Secondo la lettura di David Flusser in Luca 16 si trova un esplicito riferimento polemico agli esseni:

55 Mt 15, 11; 15, 15-20. D. Flusser, nel suo tentativo di mostrare che Gesù non infrange mai

propriamente la Legge nei vangeli, segnala che il precetto di lavarsi le mani prima di mangiare era una «tradizione degli uomini» (Mc 7,8) osservato dai farisei e non obbligatorio per tutti gli ebrei.

56 Mt 23, 27-28. Nello Scritto di damasco (8, 12) gli esseni muovono una simile critica ai farisei,

chiamandoli «imbianchini».

57 Mt 23, 25-26.

58 D. Flusser, Jesus, cit., pp. 109-112. 59 Mt 6, 24; Mt 19, 23-26.

60 D. Flusser, Jesus, cit., p. 114. 61 Ivi, p. 110.

62 Nella lettera a Dora Ferreira da Silva del 07/07/1980, dove parla dell’importanza della figura del

I figli di questo mondo di fronte alla loro generazione sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene io vi dico: procuratevi amici dal possesso disonesto! […] Perché se non siete stati fedeli nel disonesto possesso chi vi affiderà il vero bene? E se non siete stati fedeli in ciò che è altrui, chi vi darà il vostro?63.

David Flusser ha leggermente modificato la traduzione classica di questo passo alla luce dei rotoli di Qumran, che a suo parere lo rendono finalmente chiaro: frequentando solo gli «amici» delle comunità che condividono i beni, senza avere a che fare con beni materiali, non si ha occasione di provare la propria forza d’animo e soprattutto di addestrarla. Solo avendo a che fare – moderatamente – con le cose del mondo si può imparare a gestirle e dimostrare i propri buoni propositi (dialogismoi). All’accusa di condividere i pasti con peccatori e pubblicani64 Gesù risponde: «non

sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori»65.

Secondo David Flusser la polemica dei vangeli contro gli esseni, ma soprattutto contro i farisei, è motivata dal volersi distinguere da due gruppi con cui i discepoli di Gesù avevano diversi punti in comune: Gesù stesso «era vicinissimo al tipo di fariseo che ama Dio della scuola di Hillel, però si era spinto oltre, fino all’amore incondizionato, anche per il nemico, per il peccatore»66. L’amore dei vangeli è un sentimento che rende veri gesti altrimenti privi di senso (il potere determinante dell’interno sull’esterno, una Sinngebung, come la chiama V. Flusser67) e insieme la

capacità di instaurare un dialogo autentico che sappia rivolgersi alla coscienza dell’altro, al di là dei suoi gesti, delle sue abitudini, della sua identità e della sua etnia. Amare incondizionatamente (tentando di non farsi condizionare dall’esterno) è l’unico modo per disattivare quel circolo della retribuzione che abbiamo visto essere alla base di ogni atto d’idolatria (rendere culto a Ishtar al fine di ottenere un raccolto abbondante) e che si ritrova persino negli atti apparentemente più pii (fare nonostante il fascino del luogo, non ci vivrebbe mai perché lì si conduce una vita monastica, mentre lui sente il bisogno di vivere nel mondo. Inoltre lì «c’è comunità di destino, ma manca l’amore».

63 Lc 16, 8-11, in D. Flusser, Jesus, cit., pp. 110-111.

64 Un pubblicano era un funzionario del governo d’occupazione romano, generalmente appaltatore di

tributi.

65 Mc 2, 17.

66 D. Flusser, Jesus, cit., p. 108.

l’elemosina pubblicamente, al fine di essere onorati dalla comunità; amare gli amici, perché siano amici).

Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste68.