Capitolo 2. L’emersione di nuovi scenari urbani tra macrotrasformazioni e
2.2 La rinnovata centralità economica della città nell’era della globalizzazione e del
2.2.2 Europeizzazione ed emersione di un nuovo scenario urbano: competizione e
A queste trasformazioni si associano i mutamenti intervenuti nel quadro politico-istituzionale a livello europeo. La maggiore integrazione politica ed economica attuata attraverso il progetto dell’UE ha annullato gradualmente le barriere economiche, fiscali, fisiche e tecnologiche all’interno dell’Unione facilitando, di conseguenza, l’accesso alle città, ai loro servizi e mercati. Le trasformazioni intervenute hanno innescato un processo di graduale ristrutturazione del sistema urbano europeo, che da un set di distinti sistemi nazionali si trasforma in un sistema integrato unico. Le gerarchie urbane cambiano radicalmente con il risultato che alcune città, una volta in possesso di un ruolo primario, devono ora confrontarsi con un processo di sviluppo
22
I nuovi modelli di produzione, sempre più caratterizzati da elevata flessibilità e protesi alla ricerca di una maggiore qualità e differenziazione dei prodotti (servizi), traggono vantaggi notevoli dalla presenza di economie esterne locali (mercato del lavoro, risorse umane qualificate, presenza di agglomerazioni d’imprese, capitale sociale e culturale, infrastrutture, ecc.).
molto più incerto e precario (Begg, 1999). Nuovi corridori di urbanizzazione, al di fuori del corridoio tradizionale conosciuto come blue banana23, si stanno sviluppando rapidamente, espandendosi in particolar modo verso i paesi dell’est, supportate dalle Trans European Networks (TENs) e dalla cooperazione interregionale (Lever, 1999). Questo processo, in concomitanza con i mutamenti intervenuti nelle economie avanzate e l’attuale fase di globalizzazione, ha innescato l’avvio di una fase di competizione tra le città europee24. A tal riguardo, all’interno del mondo accademico, non tutti sembrano concordare sull’esistenza di un processo di competizione tra le città. In Making sense of the competitiveness debate (1996), Krugman sostiene che la discussione riguardante il processo di competizione tra le città è alquanto fuorviante. Il noto economista argomenta che le imprese competono, non le città, che in realtà fungono esclusivamente da sede localizzativa per le imprese. Questa tesi è contrasta da un numero abbastanza rilevante di studiosi (vedi ad esempio, Camagni 2002), i quali argomentano che sia città che regioni competono per il mantenimento di attività economiche, attrazione di capitali, persone, flussi turistici e grandi eventi25. I principali protagonisti della competizione in atto sono soprattutto i grandi centri urbani situati nel “cuore” dell’UE. I più alti incentivi alla competizione sono infatti a vantaggio di questi centri, all’interno dei quali si concentrano i maggiori potenziali benefici del processo d’integrazione (Cheshire, 1999). Le pressioni per la competizione sono, quindi, maggiori per le città più grandi perché, potenzialmente, hanno di più da vincere o perdere. Mirare ad accrescere la competitività delle città, e più in generale la competizione tra territori, non porta con sé solo aspetti negativi, associati al possibile innesco di un processo
23 Lo scenario rappresentato dalla blue banana riguarda un’area sostanzialmente omogenea sotto il profilo
socioeconomico e funzionale che si estende dal sud-est dell’Inghilterra (la regione attorno a Londra) fino ad includere il nord dell’Italia, attraverso l’Olanda, le regioni renane della Germania e la Svizzera. Questa area è caratterizzata dalla presenza di numerose città di dimensioni medio-grandi, da sempre centri dello sviluppo industriale e del terziario in Europa, con tessuti economici avanzati e superiori alla media europea ed in costante crescita; e dall’esclusione delle capitali ad eccezione della città di Londra (Nuvolati, 1999).
24
Il fenomeno della competizione tra le città rappresenta una prassi consolidata negli Stati Uniti (city boosterism,
growth coalitions) (cfr. Molotoch, 1976; 1993) mentre la sua comparsa in Europa è abbastanza recente.
25
Le città competono per diversi obiettivi. Quello più citato riguarda l’attrazione d’investimenti; il secondo, definito crescita economica, riguarda la crescita in loco e la creazione di nuove imprese; il terzo riguarda la popolazione, poiché essa rappresenta reddito, capitale umano, potere politico e domanda; il quarto concerne la competizione per fondi pubblici, sia a livello nazionale che europeo; ed infine, la competizione per diventare sede di grandi eventi e progetti infrastrutturali di una certa portata (Lever, 1999). A questi si aggiunge la competizione per ospitare le sedi delle organizzazioni europee (Brenner, 1999). La competizione tra regioni e città può assumere connotati negativi, il cui unico beneficiario è il capitale. Per una sintesi di questi aspetti cfr. Cheshire e Gordon (1996; 1998). Gli autori descrivono alcuni scenari competitivi, come un gioco a somma zero o negativa, in cui i territori alzano la posta, le une contro le altre, per attirare investimenti esterni.
competitivo a “somma zero” in cui le città più ricche diventano sempre più ricche a discapito delle città in declino. La competizione può avere anche conseguenze positive. Essa può, ad esempio, esercitare una maggiore pressione sulle istituzioni locali per: la realizzazione di un sistema di infrastrutture e servizi alla cittadinanza di maggiore qualità; lo sviluppo di conoscenze e competenze specifiche per aiutare le imprese ad accedere a nuovi mercati; la tutela e valorizzazione del patrimonio storico e culturale per attrarre flussi di visitatori (Turok, 2005).
Ad ogni modo, l’integrazione europea non alimenta esclusivamente processi competitivi, poiché sempre più intense e numerose sono le relazioni tra città basate sulla cooperazione, volte alla creazione di network strategici per sfruttare complementarità funzionali ed esternalità positive di rete (Salone, 1997)26. Gordon (1999) sostiene che la maggiore integrazione offre, da un lato, nuove opportunità per la creazione di network e, dall’altro, determina maggiori incentivi nel loro utilizzo quale strumento per raggiungere economie di scala, necessarie per entrare i mercati transnazionali. L’autore individua tre tipologie di network, che possono nascere in conseguenza di una serie di decisioni disconnesse o da strategie mirate. Il primo tipo riguarda città caratterizzate da specializzazioni complementari (ad esempio centri hi-tech) che perseguono attività congiunte in marketing, scambio d’informazioni o investimenti in strutture comuni, quali centri di ricerca. Una seconda tipologia è rappresentata da città localizzate intorno alle maggiori reti di comunicazione (esempio la linea del TGV in Francia), che cercano di riorientare il commercio e il movimento di persone a svantaggio di quei centri esclusi dai network di comunicazione e di grandi centri al di fuori delle regioni coinvolte. Infine, un terzo modello di network concerne le coalizioni transnazionali di centri urbani che perseguono interessi comuni in relazione a politiche nazionali ed europee (in termini di settori, di posizione geografica, ad esempio aree periferiche, di posizione all’interno dei rispettivi sistemi urbani nazionali, o prossimità a potenziali nuove reti di trasporto) . I processi di cooperazione sono, inoltre, direttamente incoraggiati dall’UE attraverso il finanziamento di programmi e
26 Questa rappresenta una strategia molto importante soprattutto per i centri minori che in tal modo cercano di
progetti che mirano ad intensificare la rete di relazioni strategiche tra i luoghi e la creazione di network inter-urbani27.
2.2.3 La città al centro dei nuovi processi di produzione: economie