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Strategie e politiche urbane attuate a Barcellona nel corso degli ultimi 25 anni

Capitolo 4. Il caso di Barcellona

4.3 Strategie e politiche urbane attuate a Barcellona nel corso degli ultimi 25 anni

L’ampio ventaglio delle strategie e politiche urbane realizzate a Barcellona nel corso degli ultimi 25 anni può essere suddiviso in tre differenti epoche (non omogenee), ognuna delle quali coincide con importanti trasformazioni nella sfera economica e/o politico istituzionale, a livello nazionale e internazionale.

• 1979-85: fase caratterizzata dal primo governo municipale democraticamente eletto, dalla realizzazione di piccoli interventi di riqualificazione urbana e riorganizzazione della struttura urbana.

• 1986-92: il periodo della prima trasformazione urbana di Barcellona realizzata in occasione dei Giochi Olimpici.

13 La storia della Carta Municipale comincia verso la fine degli anni ottanta. Una prima bozza del testo è stata

• 1993-2005: l’epoca della seconda trasformazione urbana, che interessa principalmente il rinnovamento del settore nord-est della città e prevede la realizzazione di alcuni grandi progetti.

4.3.1 1979-1985: avvio del processo democratico, piccoli progetti di riqualificazione e riorganizzazione dell’amministrazione municipale.

Questo periodo è caratterizzato da due importanti avvenimenti, la fine della dittatura franchista e il conseguente inizio del processo di democratizzazione in Spagna e il dispiegamento della crisi economica internazionale della fine degli anni settanta.

Nel 1979 si svolgono le prime elezioni municipali della nuova era democratica, dopo 40 anni di dittatura, che attribuiscono un’ampia maggioranza alla sinistra, che ancora oggi guida il governo della città di Barcellona14.

La fine degli anni settanta coincide anche con la recessione economica internazionale. Al pari di altri importanti centri industriali in Europa, anche Barcellona è colpita duramente dalla crisi dell’industria pesante e tradizionale, che all’epoca componeva per larga parte l’intero tessuto produttivo urbano. La chiusura di numerose imprese e il processo di delocalizzazione delle attività industriali al di fuori della città lasciano una pesante eredità, difficile da gestire, in termini di aree industriali abbandonate, situate nel cuore della città (Poblenou, il fronte marittimo, ecc.), e un’ampia gamma di problematiche economiche e sociali. Questa terribile occasione, tuttavia, ha rappresentato una irripetibile opportunità di ripensare la riorganizzazione del tessuto urbano e della struttura economica di Barcellona15.

Questi due accadimenti, di natura strutturale, hanno contribuito a trasformare radicalmente il quadro economico, sociale e politico-istituzionale

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Il PSC (Partito Socialista Catalano) si assicurò il 33,9% delle preferenze e il PSUC (Partit Socialista Unificat de

Catalunya) il 18,8% (McNeill, 2003). L’egemonia del PSC è andata consolidandosi nel corso delle successive elezioni

fino al 1999. Il nuovo governo municipale dell’era democratica era guidato dal Narcìs Serra, sostenuto dalla maggior parte della cittadinanza, dalle associazioni di quartiere, ma anche dall’elite imprenditoriale barcellonese, con la quale Serra aveva buone relazioni per via della sua attività professionale e, soprattutto, per i suoi legami familiari. Egli era, infatti, nipote dell’avvocato e imprenditore Narcìs de Carreras, l’allora presidente della Caixa de Pension della La

Caixa (importante istituto bancario locale) (Mauri e Urìa, 1999).

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I primi anni ottanta rappresentano un periodo di grande fermento e mobilitazione della società locale – rivitalizzata dal processo di democratizzazione e da un forte desiderio di coinvolgimento nelle questioni di interesse collettivo – che incomincia a delineare, proprio in questa fase, il disegno di sviluppo futuro della città.

urbano. Una maggiore complessità e diversità tende ad introdursi progressivamente nel mosaico urbano e con essa una nuova domanda diversificata di città in termini di residenza, lavoro, educazione, divertimento e cultura. Tutto ciò si traduce nella proposizione di nuove istanze e pressioni, rivolte soprattutto al governo locale, per la predisposizione di nuove politiche urbane.

La risposta del governo municipale a questa crescente complessità viene attuata attraverso tre ambiti di intervento strategico:

1. riqualificazione dell’ambiente fisico urbano e creazione di nuovi spazi pubblici per migliorare la qualità della vita in ogni quartiere;

2. modernizzazione della struttura amministrativa municipale e accrescimento del numero e della qualità dell’offerta dei servizi pubblici alla persona;

3. decentramento di funzioni municipali a livello di distretto e incentivazione della partecipazione dei cittadini su questioni di interesse pubblico (De Forn e Pascual, 1995).

Il principale obiettivo dell’intervento municipale, in questa fase, è di riqualificare i quartieri più degradati, cercando di migliorare e accrescere la dotazione di spazi pubblici, soprattutto nelle aree più periferiche, danneggiate dall’espansione edilizia incontrollata degli anni sessanta, ispirata da una vena speculativa e caratterizzata dalla carenza di infrastrutture, spazi pubblici, centri civici e servizi alla persona. Questo obiettivo è stato perseguito attraverso una importante rivoluzione avvenuta nel Dipartimento di Urbanistica dell’amministrazione municipale, con l’arrivo nel 1980 all’interno della struttura dell’architetto Oriol Bohigas, le cui conoscenze e convinzioni hanno influenzato profondamente il processo di trasformazione e rigenerazione fisica di Barcellona (Esteban, 1999). Boighas promuove l’avvio di una moltitudine di piccoli progetti in diverse zone della città, accomunati da una visione globale di sviluppo futuro dell’area urbana (discussa nel libro di Boighas, del 1985,

Reconstrucció de Barcelona), finalizzata a fornire una risposta adeguata alle

nuove domande urbane emergenti di famiglie, individui e imprese. La metafora dell’agopuntura coglie appieno la strategia degli interventi messi in marcia dalla municipalità in questa epoca. In un arco temporale piuttosto limitato sono stati portati a termine circa 300 progetti di riqualificazione, la maggior parte dei

quali riguardanti spazi e strutture pubbliche. Questa strategia dei piccoli progetti di ammodernamento inglobava due dimensioni, una economica e l’altra sociale16. L’idea era di ottenere una maggiore efficienza nell’utilizzo dell’attuale tessuto urbano e creare nuovi spazi per le funzioni economiche, cercando di rafforzare, allo stesso tempo, coesione sociale e sostenibilità ambientale (Esteban, 1999)17. La creazione di centri civici (per lo svolgimento di attività culturali e sociali) in ogni quartiere, la riqualificazione di strade e piazze, quali principali luoghi pubblici per l’interazione sociale, riflettono il forte impegno sociale di questa politica di rinnovamento urbano. I centri civici, in aggiunta, sono stati spesso localizzati proprio all’interno di antichi immobili, di particolare interesse storico e architettonico quali vecchi stabilimenti industriali, palazzi storici, ecc. Questo ha rappresentato, come scrive Subirós (1999), da un lato, un interessante processo di riutilizzo di spazi urbani e strutture abbandonate per soddisfare una nuova domanda della cittadinanza e, dall’altro, una riappropriazione collettiva della storia e dei simboli della città, insieme ad un processo di preservazione e valorizzazione di un importante patrimonio culturale. Un altro specifico ambito di questa politica di

reconstrucciò è rappresentato dal processo di monumentalizzazione dello

spazio pubblico, soprattutto nei quartieri periferici, in cui mancavano punti di riferimento riguardanti cultura e memoria della città. Dal 1979, tutti i progetti di rinnovamento e creazione dello spazio pubblico sono stati accompagnati dalla preservazione di alcuni elementi specifici della storia dello spazio e l’introduzione di elementi artistico-monumentali contemporanei, per pemettere all’identità collettiva di legare il passato con il presente (Subirós, 1999).

Riassumendo, i primi anni del nuovo governo municipale sono stati caratterizzati da una strategia di acquisizione di terreni urbani e attuazione di piccoli progetti di riqualificazione nei diversi barrios (quartieri), che hanno aperto la strada a interventi di scala superiore realizzati nel successivo

16 Secondo Borja (2004), cinque principali elementi strategici si potevano generalmente scorgere in questi tipi di

progetti. Primo, la presenza di una forte caratterizzazione sociale al fine di fornire una risposta alle nuove domande sociali e facilitare l’uso sociale dello spazio. Secondo, un approccio multifunzionale dei progetti per risolvere differenti problemi. Terzo, considerazione dell’impatto dei progetti sulle aree limitrofe. Quarto, centralità della qualità del design e dei monumenti per cercare di attribuire ad ogni progetto elementi di differenziazione con caratteristiche simboliche e culturali con lo scopo di rafforzare l’identità locale. Quinto, aderenza ad una strategia globale di promozione della città.

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L’idea portante di questa strategia era che attraverso il rinnovamento e miglioramento dello spazio urbano si potessero evitare processi di urban sprawl, che potessero causare un eccessivo consumo di terreno e risorse naturali (Esteban, 1999). Nonostante questa strategia sia riuscita a garantire un più efficiente utilizzo del territorio urbano, il processo di urban sprawl è comunque avanzato, alimentato dal rapido processo di urbanizzazione che ha interessato la prima e la seconda corona della RMB. Su questo aspetto cfr. Herce (2004), and Muñoz (1997).

periodo (1986-1992)18. “Monumentalizzare la periferia e rigenerare il centro” è certamente l’espressione che meglio sintetizza i principali obiettivi del progetto urbanistico di Barcellona in questa epoca.

Questo periodo è, inoltre, caratterizzato da un intervento di modernizzazione radicale dell’amministrazione municipale per accrescerne il livello di efficienza ed efficacia, il grado di apertura ai cittadini, i processi di decentralizzazione e risanamento economico delle imprese e degli istituti collegati alla municipalità. L’obiettivo era di disegnare e organizzare una macchina burocratica in grado di rispondere in modo più adeguato alle nuove domande emergenti della cittadinanza (De Forn e Pascual, 1995). Uno dei risultati di questa strategia è rappresentato dall’istituzione, nel 1984, di dieci distretti all’interno della città e il conseguente decentramento di parte delle politiche culturali e dei servizi sociali a livello di distretto. I processi di decentralizzazione hanno consentito di collegare in modo più efficace le politiche urbanistiche e sociali alle specificità di ogni quartiere, promuovendo la partecipazione dei cittadini nella programmazione degli interventi.

In questa fase, il coinvolgimento del governo urbano nella sfera economica non è particolarmente rilevante. Primo, perché, all’epoca, il governo locale non aveva nessuna competenza specifica in tale ambito e, secondo, non disponeva di risorse finanziarie e umane per investire in qualsiasi tipo politica economica locale. Un primo segnale di maggiore coinvolgimento nella sfera della promozione economica si registra nei primi anni ottanta quando, all’interno dell’amministrazione comunale, viene istituita l’Area di Sviluppo Economico e Sociale per definire, implementare e coordinare gli interventi del Comune di Barcellona in ambito economico e sociale. Agli inizi, la principale sfera d’intervento di questa nuova area funzionale era rappresentata dalla gestione dei Programas de empleo

comunitario, seguita, successivamente, dalla definizione e attuazione di corsi

di formazione e programmi di auto-impiego, promozione di cooperative ed

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Questo orientamento strategico è dipeso da una bassa pressione speculativa dovuta alla crisi economica e dalla forte domanda dei cittadini (Borja, 1995). Per di più, alcune importanti caratteristiche di un più attivo interevento urbanistico prendono forma in questo periodo, quali la definizione di chiare norme di edificazione, costruzione di infrastrutture di base nei distretti periferici e acquisizione del terreno da parte del settore pubblico. La strategia di pianificazione territoriale attuata dalla Corporacion Metropolitana de Barcelona ha seguito lo stesso approccio di quello della città di Barcellona, caratterizzato da un processo di acquisizione di terreni di interesse strategico, l’urbanizzazione di un numero consistente di parchi intermunicipali e l’attuazione di un primo intervento di ri- urbanizzazione del tessuto urbano abbandonato nella periferia (Herce, 1995).

elaborazione di Planes Integrales a sostegno della coesione sociale in zone problematiche.

La politica sociale, invece, figura come una delle principali priorità dell’intervento del governo municipale sin dagli inizi dell’esperienza democratica. I principali fattori che influiscono sulla definizione della politica sociale in questo periodo sono: la crisi economica, l’emersione di una nuova domanda sociale urbana, la presenza di una tradizione socialista e la forte influenza del movimento delle associazioni di quartiere. Già all’interno del primo programma di governo del Comune di Barcellona, Pacte de Progrés (1979), viene ribadita la necessità di un ruolo più attivo dell’amministrazione comunale in ambito sociale: il programma lancia un progetto ambizioso per ridisegnare e rigenerare le aree sociali e culturali della città e propone l’introduzione del lavoro sociale. L’intervento municipale, in questa fase, è caratterizzato principalmente dalla predisposizione di nuovi servizi (servizi sociali, realizzazione di nuove infrastrutture sportive e centri culturali e promozione sociale), cercando di decentralizzarne l’offerta a livello di distretto, e di accrescere la cooperazione con associazioni e organizzazioni non-profit, al fine di perseguire maggiori sinergie e mobilitare un maggior volume di risorse (Truñó, 2000). Inoltre, sin dai primi anni ottanta, interventi di carattere sociale hanno accompagnato, come già accennato, la politica di rigenerazione fisica e ammodernamento del tessuto urbano, in modo da accrescere la qualità della vita nei quartieri. Questo ha contribuito a rafforzare il consenso sociale sulla visione strategica di sviluppo della città e a favorire il processo di riattivazione economica, che trae beneficio dall’esistenza di un ambiente urbano superiore, maggiormente consono ad ospitare attività di servizio e personale qualificato.

4.3.2 1986-1992: i Giochi Olimpici e la prima trasformazione urbana. Posizionare Barcellona sulla mappa mondiale

Il 1986 rappresenta l’anno di svolta nel recente processo evolutivo di Barcellona. Due avvenimenti di grande rilevanza si registrano in quell’anno:

l’accesso della Spagna alla Comunità Economica Europea (CEE) e la scelta di Barcellona quale città ospitante dei Giochi Olimpici del 199219.

Questa epoca è, inoltre, caratterizzata dalla ripresa economica a livello nazionale ed internazionale. L’organizzazione dei Giochi Olimpici amplifica gli effetti positivi del nuovo ciclo economico e dà il via a quella che viene definita come la “prima trasformazione della città”, caratterizzata dalla realizzazione di una serie di grandi progetti urbani, dalla riqualificazione di aree abbandonate e periferiche, dalla creazione di nuove aree di centralità e dalla riapertura della città al mare. L’evento olimpico e la ripresa economica, insieme all’adozione di una efficace politica di promozione, hanno contribuito a rilanciare la posizione della città, all’interno dello scenario internazionale, quale principale centro di riferimento dell’intera area del Mediterraneo e nuova destinazione dei flussi di capitale e del turismo mondiale.

Per quanto riguarda la sfera politico-istituzionale, in questa fase si registra a livello municipale un consolidamento del Partito Socialista Catalano (PSC), che si conferma il principale partito della città, assicurandosi la maggior parte delle preferenze nelle elezioni del 1987 e 1991. Particolarmente influente nel processo di evoluzione della città risulterà la figura carismatica del sindaco, Pasqual Maragall20. Aumentano, in questa fase, le tensioni tra il Comune di Barcellona, guidato da una coalizione socialista, e il governo regionale, governato da una coalizione di centro-destra e nazionalista (il cui partito più rappresentativo è Convergencia i Uniò – CiU)21. Il conflitto si sviluppa a seguito della crescente influenza esercitata da Barcellona sull’intera regione metropolitana e della chiara volontà della governo della città di ampliare il suo raggio d’azione dalla scala urbana a quella metropolitana (McNeill, 2003). Questa intenzione è, però, contrasta con successo dal governo regionale, che individua nella crescente influenza della principale città della regione una possibile minaccia ai propri poteri. Nel 1988, seguendo il diktat della legge 7/1987 del Parlamento della Catalogna, la Corporació

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L’adesione alla CEE consente alla Spagna di beneficiare di una gamma di finanziamenti comunitari, come il Fondo di Coesione e i Fondi Strutturali. Il processo di riqualificazione della parte antica della città è stato, ad esempio, co- finanziato proprio attraverso il Fondo di Coesione Europeo.

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Nel 1982, Pasqual Maragall viene eletto sindaco di Barcellona, in seguito alla nomina di Narcìs Serra a Ministro della Difesa del governo nazionale, guidato da Felipe Gonzales (PSOE, partito socialista spagnolo). Maragall manterrà la guida della città per 15 anni, fino al 1997, svolgendo un ruolo di primaria importanza nel processo di rinnovamento e internazionalizzazione della città.

21 Contrapposizione che si ripropone a livello personale tra Jordi Pujol, presidente della Generalitat de Catalunya, e

Metropolitana de Barcelona, guidata da una coalizione socialista e sotto la

forte influenza della città di Barcellona, viene abolita. La chiusura dell’istituzione metropolitana rappresenta un pensante colpo per la municipalità di Barcellona e per le aspirazioni del sindaco. Tuttavia, nello stesso anno, in risposta alla chiusura della CMB, viene istituita la

Mancomunitat de Municipis, associazione volontaria composta da 24 comuni

(tra cui Barcellona) con lo scopo di aiutare le municipalità nelle attività di pianificazione territoriale, definizione e gestione di alcuni servizi pubblici. Dal punto di vista politico, la creazione di questa nuova associazione rappresenta una mossa per cercare di creare una nuova forza politica di opposizione nei confronti del governo regionale.

Le principali priorità delle politiche urbane in questo periodo riguardano: l’ammodernamento del sistema delle infrastrutture fisiche, l’ampliamento e il miglioramento dello spazio pubblico e la creazione di nuove aree di centralità.

In questa fase si assiste ad una variazione della scala degli interventi di trasformazione urbana, resa possibile dai Giochi Olimpici del 1992. L’utilizzo di grandi eventi per la realizzazione di grandi opere e procedere alla trasformazione e riorganizzazione urbana non rappresenta certo una novità per la città di Barcellona. Nel corso dell’ultimo secolo e mezzo, infatti, lo sviluppo urbanistico della città è stato segnato dall’organizzazione di eventi internazionali: le Esposizioni Universali del 1888 e del 192922, il Congresso Eucaristico del 1952, i Giochi del 1992 e, più di recente, il Forum Universale della Cultura, Barcelona 2004. I Giochi Olimpici rappresentano, quindi, un’eccezionale occasione per trasformare e ridisegnare la città secondo idee e strategie elaborate negli anni precedenti.

“Rispetto al precedente periodo a cambiare non è la strategia ma le condizioni per eseguire i progetti che erano stati già pianificati in precedenza. La costruzione delle Rondas (tangenziali), la riapertura della città al mare23, la creazione di nuove aree di centralità rappresentano idee e progetti che appartengono al passato” (Intervista, Jordi Borja, Ex Teniente de Alcalde [assessore] presso il Comune di Barcellona).

L’eredità delle opere realizzate in occasione dei Giochi sul sistema infrastrutturale è enorme: tangenziali (Ronda de Dalt and Ronda Litoral),

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Queste esposizioni hanno permesso la realizzazione del Parco de la Ciudadela, la creazione di alcune strutture nella zona di Montjuïc e la pianificazione del distretto dell’Eixample.

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L’idea di riguadagnare il fronte marittimo risale agli anni sessanta. Questa idea era, infatti, già presente nel Pla de la

Ribera (1965), piano per la riqualificazione ad uso residenziale dell’area di Poblenou, che non è però mai decollato a

opere realizzate nelle quattro aree olimpiche, costruzione del complesso della

Vila Olimpica e riapertura della città al mare, opere viarie per migliorare la

mobilità e l’accessibilità alla città, potenziamento dei trasporti pubblici, ammodernamento del sistema di telecomunicazione (con la realizzazione della torre di telecomunicazione di Collserola) ed altro ancora. In particolare, l’idea di posizionare le infrastrutture olimpiche in quattro differenti aree, invece di concentrare tutto in una singola area è risultata fondamentale per il processo di sviluppo futuro della città24. Questa decisione è conforme alla strategia di creazione di Árees de Nova Centralitat (ANC) (Aree di Nuova Centralità) pianificata durante i primi anni ottanta25: quattro delle ANC individuate vengono destinate ad ospitare i siti e le infrastrutture del progetto olimpico, Barcelona 92.

Una mobilitazione sociale straordinaria ha accompagnato l’organizzazione dell’evento. I progetti olimpici, a parte qualche piccola opposizione, sono stati accettati con entusiasmo dalla gente e considerati come una grande opportunità per trasformare la città (Borja, 1995). Altrettanto straordinarie sono risultate le risorse economiche impiegate nelle città proprio in occasione dei Giochi, che hanno rappresentato, inoltre, un’opportunità per lavorare in cooperazione con differenti livelli di governo (nazionale, regionale e locale). Due imprese a capitale misto, il Comitè Organizador Olìmpic

Barcelona, COCB-92 (a cui aderiscono il Comune di Barcellona, il governo

nazionale e regionale e il Comitato Olimpico) e Barcelona Holding Olimpic (HOLSA, composta sempre da Comune, Stato e Regione) sono state istituite per gestire rispettivamente l’organizzazione dei Giochi e la realizzazione delle opere infrastrutturali.

Oltre alle opere realizzate per l’evento olimpico, prende forma, in questo periodo, il processo di rinnovamento di Ciutat Vella (la parte antica della città). Nel 1998, viene creata una società ad hoc di diritto privato, Promociò Ciutat

Vella SA (PROCIVESA), per gestire il processo di ammodernamento dell’area.

La creazione di questa società, a capitale in maggioranza pubblico, con la

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Soluzioni speculative, quali l’idea di costruire il villaggio olimpico vicino la zona di Castelldefelds a sud di Barcellona per riorganizzare successivamente l’area per fini turistico-residenziali, furono scartate a vantaggio dell’idea di riqualificare zone periferiche e abbandonate.

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Nel 1987, il Comune di Barcellona pubblicava Arees de Nova Centralitat (Aree di Nuova Centralità), nel quale erano tracciate le linee dello sviluppo strategico futuro della città, attraverso la creazione di 12 Aree di Nuova Centralità da realizzare nel tempo (Ajuntament de Barcelona, 1987).

partecipazione del Comune di Barcellona (56% del capitale), la Provincia (7,1%) e un certo numero di imprese private (39,3%) rappresenta un’importante modalità di gestione del processo di riqualificazione, che sarà usata in seguito dal governo municipale per la gestione e l’esecuzione di altri progetti di riqualificazione urbana (ProEixample, ProNouBarris, 22@Barcelona