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Le città nell’attuale fase di globalizzazione economica

Capitolo 2. L’emersione di nuovi scenari urbani tra macrotrasformazioni e

2.2 La rinnovata centralità economica della città nell’era della globalizzazione e del

2.2.4 Le città nell’attuale fase di globalizzazione economica

La rinnovata centralità economica delle città è rafforzata, inoltre, dagli attuali processi di globalizzazione, che sono alla base della strutturazione di una nuova organizzazione politica, economica e sociale dello spazio, caratterizzata da gerarchie di livelli territoriali interconnessi, di attività economiche e relazioni di governance, che vanno dal locale al globale, in cui le città e le reti di città svolgono un ruolo centrale. La globalizzazione, in associazione con i progressi intervenuti nel campo delle tecnologie della comunicazione e dei trasporti, anziché dissolvere il ruolo delle città ne hanno accresciuto la centralità nella vita moderna, riattivando la loro importanza come basi di tutte le forme di produzione (Scott et al., 2001). Una crescente concentrazione di potere e ricchezza prende forma nelle città, soprattutto quelle più grandi (Veltz, 2004): le grandi aree metropolitane, da entità territoriali sub-nazionali, chiuse e autocentrante, espressione di regimi di accumulazione su scala nazionale, diventano i motori regionali dell’economia mondiale, incluse in flussi internazionali di capitali, beni e lavoro (Brenner, 1999).

Se da un lato, però, le profonde interazioni tra gli attuali processi di ristrutturazione economica e globalizzazione, contribuiscono ad accrescere la centralità economica delle città attraverso la formazione di un nuovo quadro d’opportunità; dall’altro, tali processi determinano nuovi vincoli e tendono a rafforzare e/o generare disuguaglianze tra città e al loro interno31. Forme di sviluppo ineguali si dispiegano non solo attraverso lo spazio ma anche il tempo: alcune aree sono in grado di innovarsi, generando nuove industrie emergenti in sostituzione di quelle in declino, altre non sono capaci o non lo sono allo stesso modo (Cox, 1995). La posizione delle città nell’economia mondiale varia così come la loro finestra di opportunità su di essa. A città industriali in declino si contrappongono città che hanno avviato processi di riqualificazione, alla ricerca di un ruolo all’interno dell’economia internazionale. Città che sperimentano livelli di crescita economica sostenuta per via della loro posizione strategica nel flusso internazionale di persone, denaro, beni e

31 La questione delle disuguaglianze all’interno di una stessa città saranno affrontate in maggior dettaglio nel

servizi, ma che al loro interno contengono migliaia di persone, escluse o messe ai margini dall’economia32. Questi sono alcuni degli esempi sulle differenze nel modo in cui il locale interagisce con il globale, suggerendo anche un livello di variabilità spaziale nella robustezza e distribuzione della crescita (Amin e Thrift, 1994).

Diventa quindi centrale per la comprensione dei processi di sviluppo delle città investigare le relazioni tra globale e locale e, soprattutto, cercare di capire se il locale può ancora avere un ruolo all’interno dell’economia globale33. Posta in altri termini: sono i territori strutturalmente depotenziati rispetto ai processi di globalizzazione o, in qualche modo, hanno la possibilità di influenzare gli impatti di questi processi sulle economie locali attraverso strategie mirate? Secondo Amin e Thrift (1994), all’interno della letteratura, la globalizzazione è spesso intesa in due modi differenti, che a volte si sovrappongono. Nel primo caso, essa viene considerata come un processo strutturale che si sviluppa secondo una logica a sé stante e tende a favorire alcuni territori anziché altri. Nel secondo, è interpretata come un processo contrastato socialmente (socially contested), in cui la resistenza è essa stessa parte del processo di globalizzazione. Queste due interpretazioni forniscono di conseguenza previsioni future alquanto differenti. La seconda tesi presenta indubbiamente un ventaglio di scenari futuri più ampio che non la prima. Ma ciò che è ancor più importante è che il ruolo del territorio muta considerevolmente nelle due interpretazioni. La prima tesi lascia ai luoghi due opzioni: “opporre resistenza” dinanzi al processo di globalizzazione o cercarsi una nicchia al suo interno. I territori sono depotenziati strutturalmente e pertanto non possono intervenire e cambiare in alcun modo il processo di globalizzazione. Nel secondo caso, invece, le località hanno diverse alternative tra cui poter scegliere, proprio in virtù del fatto che esse stesse sono parte attiva del processo. Sebbene le previsioni future per molti territori possono ancora risultare negative, essi hanno comunque la possibilità di provare ad esercitare un’influenza sulla forma che assume, nella dimensione locale, il processo di globalizzazione attraverso le strategie di sviluppo che i

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Su questo aspetto cfr.Sassen (1998).

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Oltre che focalizzare l’attenzione sulla relazione tra locale e globale, la tesi di dottorato si è soffermata molto sulle interazioni tra le differenti scale esistenti tra questi due estremi, passando quindi dal globale, all’unione di stati (come l’UE), allo stato nazionale, al livello regionale, all’area metropolitana, alla città, fino al quartiere).

luoghi sono capaci di istituire (Amin e Thrift, 1994: 258). Gli autori argomentano, di conseguenza, che la globalizzazione non implica necessariamente un sacrificio della dimensione locale (superando quindi la contrapposizione tra globale e locale, che diventano invece degli elementi complementari). I processi globali possono essere pinned down efficacemente in alcuni territori per diventare la base per una crescita auto-sostenuta a livello locale.

In sintesi, la ristrutturazione economica e il processo diffuso di crescente integrazione delle economie moderne su scala globale34 tendono a cambiare radicalmente il contesto all’interno del quale le città operano (Capello e Hoffmann, 1998), accrescendo il livello di competitività in molti segmenti dell’economia, intensificando il grado d’incertezza e ponendo un premio su particolari processi d’apprendimento e innovazione. In questo contesto, le città diventano le piattaforme territoriali dalle quali agglomerazioni e network d’imprese si contendono i mercati globali. La concentrazione urbana incide positivamente su produttività e performance in due modi. Primo, l’agglomerazione determina una maggiore efficienza complessiva del sistema economico. Secondo, accresce il grado di creatività, apprendimento e innovazione attraverso il maggior grado di flessibilità dei produttori e la presenza di flussi consistenti di idee e conoscenze che si sviluppano lungo i legami all’interno dei network industriali localizzati (Scott et al., 2001).

Il successo economico delle città non è scontato. Sono molte le città che poste dinanzi alle macrotrasformazioni in atto non sono state in grado di evitare il declino. Le città sono poste dinanzi un bivio, dove devono decidere: se assumere una posizione passiva dinanzi a questi processi, oppure, attivarsi per la creazione di istituzioni, di nuove forme di azione collettiva e l’elaborazione di politiche per indirizzare ristrutturazione economica e globalizzazione economica a loro vantaggio. La seconda scelta comporta l’elaborazione di nuove funzioni e una maggiore integrazione degli interventi a livello locale (Scott et al., 2001).

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Processo determinato da fattori istituzionali ed economici quali, accordi multilaterali per il commercio, liberalizzazione del mercato dei capitali, istituzione di zone di libero scambio, incremento dei rapporti di cooperazione tra imprese, crescita d’importanza del ruolo delle multinazionali, spostamento della competizione sul fattore conoscenza.

ll crescente grado d’integrazione delle economie esercita una duplice pressione sulle economie locali. Da un lato, la necessità di definire e rendere visibili sia all’interno che all’esterno le specificità locali, da utilizzare quale

asset strategici nei mercati mondiali. Dall’altro, l’importanza di guadagnarsi

l’accesso al circuito dell’economia mondiale, inserendosi all’interno di network internazionali con altre realtà territoriali forti, con le quali competere e cooperare. Quella proposta è un nuovo modo di vedere le cose che richiede abilità locali nell’intessere proficui rapporti di cooperazione con territori distanti, altri nodi della rete globale; nonché una visione strategica di lungo periodo nell’indirizzare investimenti pubblici e privati nel rafforzamento delle specificità locali e nel potenziamento delle reti fisiche di trasporto e comunicazione (Capello e Hoffmann, 1998).