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Una nuova struttura sociale urbana emergente

Capitolo 2. L’emersione di nuovi scenari urbani tra macrotrasformazioni e

2.3 La trasformazione della società urbana europea

2.3.2 Una nuova struttura sociale urbana emergente

La conformazione sociale delle città europee sta cambiando notevolmente, diventando sempre più complessa e differenziata.

Come accennato, gli strati sociali urbani più elevati e qualificati sembrano beneficiare maggiormente dalle nuove opportunità generate dai processi di globalizzazione. Una nuova borghesia internazionale, che comunica in inglese e utilizza un tipo di conoscenza codificata che permette d’interagire con imprese, organizzazioni e università a livello mondiale, si sta sviluppando nelle principali città europee. Coinvolgimento su scale territoriali differenti e mobilità sono gli elementi di differenziazione sociale di questo strato sociale – composto da professionisti, manager di imprese pubbliche e private – che sta allargando gradualmente la sua sfera di influenza sul sistema economico e politico delle città (Le Galès, 2002). Il carattere di transnazionalità, tuttavia, non è una novità per le città e, tanto meno, una peculiarità esclusiva di questo ceto sociale. Aderenti ad associazioni e organizzazioni di vario tipo così come gli attuali movimenti di protesta, che all’interno delle città trovano terreno fertile per svilupparsi e rafforzarsi, stanno assumendo sempre più di frequente una connotazione di tipo internazionale. Ma sono certamente i migranti, i più e prima di ogni altro, a riflettere questa caratteristica di internazionalità, adoperandosi costantemente nel mantenere legami e scambi con i paesi d’origine. La presenza di popolazione straniera all’interno delle città europee non è molto vasta, soprattutto se rapportata alla realtà urbana statunitense, ma è ormai ben radicata nella maggior parte dei paesi nordici e centrali, mentre comincia a diffondersi maggiormente anche nei paesi che si affacciano sul mediterraneo. Questa popolazione, sebbene si concentri principalmente all’interno delle principali aree metropolitane (Londra, Parigi, Francoforte, ecc.), sta gradualmente crescendo anche nelle città di dimensioni medie e piccole. La presenza di etnie differenti accresce diversità culturale e sociale delle città europee, che si manifesta attraverso la formazione di comunità etniche, associazioni, scuole, centri religiosi, la proliferazione di mercati e negozi etnici ed altro ancora. Tuttavia, l’arrivo e l’insediamento dei gruppi di migranti non sono dei processi privi di frizioni: ad esperienze positive di inclusione e integrazione nelle società locali si alternano situazioni di

esclusione, tensione e conflitti. I nuovi flussi migratori spesso rafforzano le disuguaglianze all’interno delle città, che tendono ad assumere sempre più di frequente connotati etnici e una precisa configurazione spaziale. Le comunità migranti, che non dispongono di risorse adeguate e di una massa critica di

“weak ties” (legami deboli) (Granovetter, 1973) con attori esterni alla comunità,

attraverso i quali potrebbero risultare disponibili maggiori e nuove opportunità di lavoro, tendono a chiudersi in se stesse e a ricreare le dinamiche di comunità delle località d’origine, caratterizzati da forti legami sociali, con lo scopo di proteggere gli individui. Questo processo, se da un lato, consente la sopravvivenza dei singoli, fornendo loro una rete di protezione, dall’altro, contribuisce ad acuire i processi di segregazione ed esclusione spaziale di questi gruppi etnici (Musterd et al., 2003)41.

Le città europee contemporanee sono caratterizzate, dunque, da nuove popolazioni sociali (migranti, turisti, studenti, city-users e businessmen) che, insieme alla già citata borghesia internazionale, arricchiscono la varietà e complessità dell’attuale panorama urbano, con differenti idee, pratiche e domande di città42. Tutto ciò se, da un lato, può sostenere una crescita della ricchezza sociale, culturale ed economica, dall’altro può essere causa di contrasti crescenti. Differenze nelle preferenze individuali e collettive, in riferimento a spazio e a funzioni urbane, associate alla prossimità spaziale possono generare, infatti, tensioni e conflitti tra i diversi gruppi sociali che, dotati di risorse differenti, competono per una risorsa scarsa, qual è lo spazio urbano.

In sintesi, minacce e opportunità, associate ai processi di ristrutturazione economica e globalizzazione, si manifestano nella loro interezza all’interno delle città, soprattutto in quelle più grandi. E’ all’interno delle aree urbane che si concentrano gli individui dotati di maggiori risorse e competenze, che sono in grado di approfittare delle opportunità generate da queste trasformazioni; così come sono le città a racchiudere un’elevata concentrazione di individui con risorse scarse e poco qualificati che soffrono del maggior grado di flessibilità e incertezza determinato dall’attuale funzionamento del sistema

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C’è da dire comunque che la situazione è molto più complessa di quella appena descritta, nel senso che se è vero che la popolazione migrante sia composta prevalentemente da individui poco qualificati, è altrettanto vero che una fetta consistente e crescente, soprattutto nelle grandi città, è composta da migranti qualificati (si osserva ad esempio che spesso i richiedenti asilo sono dotati di qualificazioni e competenze elevate).

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economico e produttivo. Questa constatazione potrebbe indurre a pensare la città come luogo foriero di estrema disuguaglianza sociale e frustrazione per un numero crescente d’individui. In realtà, la città non causa povertà e privazione. Le aree urbane, in generale, non hanno maggiori tassi di povertà rispetto alle loro economie nazionali ma, innegabilmente, esse ne ingigantiscono gli effetti. In città, la povertà diventa più visibile e il contrasto più stridente, quando la prossimità spaziale, la pone di fronte alla ricchezza più smodata. Ciononostante, non esiste una relazione diretta tra città e disuguaglianza. Le città, è bene ricordarlo, sono formidabili generatrici di opportunità in termini di crescita economica e mobilità sociale, non solo rappresentazioni spaziali di gerarchie e sofferenze (Storper, 2004). La sociologia delle città pertanto è molto più complessa di élite ricche, da un lato, e popolazioni poco qualificate e migranti, dall’altro, come le visioni duali o polarizzate propongono (cfr. Hamnett, 1996; Fainstein e Harloe, 2000; Storper, 2004).

Le città europee sono attraversate da una serie di forze di trasformazione che ne stanno mutando e differenziando la struttura sociale, rendendola sempre più complessa. La maggiore complessità e varietà delle strutture sociali urbane ripropone quindi l’importanza della regolazione sociale e dei problemi dell’azione collettiva a livello locale. Il modo in cui questa nuova complessità è gestita e le modalità di risoluzione delle problematiche dipende: da una parte, dalla struttura dell’organizzazione sociale della città e dalle tradizioni e dalle culture locali, che hanno delle implicazioni importanti per la

governance urbana, sul modo in cui gli interessi locali sono riflessi nei

processi di governance e sul come questi processi indirizzano lo sviluppo lo sviluppo futuro della città (Buck, 2005); e dall’altra, dal processo di ristrutturazione e riconfigurazione degli assetti politico-istituzionali che ridistribuiscono responsabilità e poteri su scale territoriali differenti.