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Nuove organizzazioni e localizzazioni della produzione

Capitolo 2. L’emersione di nuovi scenari urbani tra macrotrasformazioni e

2.1 Principali trasformazioni strutturali

2.1.4 Nuove organizzazioni e localizzazioni della produzione

I progressi compiuti nel campo delle tecnologie dei trasporti e delle TIC favoriscono la riorganizzazione dei processi di produzione su scala globale di numerose attività economiche. Castells (1996) argomenta, ad esempio, dell’emergere di un nuovo scenario in cui lo “spazio dei flussi” sta gradualmente rimpiazzando lo “spazio dei luoghi”. Territorialità e geografia, di conseguenza, sembrano diminuire la loro importanza, cosi come i confini nazionali diventano barriere labili, per lasciare spazio allo sviluppo di un’economia senza confini (“borderless economy”) (Ohmae, 1990), in cui le attività economiche tendono a divenire placeless, ossia flussi di risorse non

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A tal riguardo, Storper (2000:147) argomenta che per comprendere la localizzazione è necessario capire l’organizzazione della produzione, poiché è questa a mediare la relazione tra la localizzazione di un certo tipo di attività e i mercati geograficamente differenziati di fattori della produzione e prodotti.

radicate nei territori. Sebbene alcune attività economiche sembrino confermare la validità di queste speculazioni teoriche, sembra opportuno indagare se davvero ci si trovi dinnanzi allo sviluppo di una “struttura caleidoscopica” dell’economia mondiale, caratterizzata dalla frammentazione di molteplici processi produttivi e dalla loro relocalizzazione su scala mondiale (Dicken, 1998: 2), che comporta l’avvento di una borderless economy.

In presenza di minori costi di trasporto e repentini progressi nel campo della comunicazione e delle tecnologie informatiche, si tenderebbe a prevedere una dispersione nello spazio delle attività economiche. In realtà, però, questo processo interessa, al momento, solo alcuni settori, la cui organizzazione effettivamente avviene sempre di più su scala globale. Si tratta per lo più di attività altamente standardizzate, basate su procedimenti ben definiti e su conoscenze codificate facilmente trasferibili da un luogo ad un altro anche attraverso le moderne tecnologie informatiche. Le industrie completamente disperse, e quindi globali, sono però in realtà poche e sebbene molte altre mostrino tendenze globali, ci sono ancora numerose attività economiche che sono profondamente radicate in specifici contesti territoriali (Dicken, 1998; Storper, 1997). L’evidenza empirica mostra, quindi, che i territori svolgono ancora un ruolo fondamentale anche nei processi produttivi su scala globale. Gli stessi fattori sottostanti al processo di globalizzazione economica, che facilitano la rilocalizzazione delle attività produttive su scala mondiale, hanno di fatto generato un paradosso

localizzativo: all’interno di un contesto competitivo globale dove i fattori della

produzione possono essere approvvigionati su scala internazionale in modo efficiente, vantaggi competitivi di lungo termine risiedono in territori specifici (Porter, 2000).

Il grado di distribuzione spaziale delle catene di produzione varia sostanzialmente tra le industrie e all’interno di una stessa industria tra le diverse attività. Semplificando si può pensare all’organizzazione della produzione come disposta su un continuum che contiene ad un estremo attività spazialmente disperse e, all’altro, delle attività concentrate in pochi luoghi (Dicken, 1998). Questa suddivisione ripercorre sostanzialmente la

distinzione tra attività standard e attività complesse, non standardizzate18. Le prime possono essere facilmente localizzate in diversi luoghi e quindi disperse nello spazio; le seconde, invece, tendono a concentrarsi in pochi territori che possiedono alcune caratteristiche specifiche indispensabili al processo di produzione di beni e servizi.

A tal riguardo, i concetti di territorializzazione e deterritorializzazione (Storper, 1997) possono aiutare a comprendere meglio i processi di dispersione e concentrazione spaziale della produzione.

In un’economia di flusso deterritorializzata, le risorse possono essere facilmente spostate nello spazio senza nessuna dipendenza da localizzazioni specifiche. In questo contesto, i processi di produzione non richiedono risorse specifiche territoriali e una “pura forma di flusso globale” diventa possibile (Storper, 1997: 178). Le implicazioni politiche derivanti dalla crescita di economie di flusso sembra comportare un indebolimento dell’intervento statale nella sfera economica a vantaggio del “grande capitale” gestito dal potere delle multinazionali, con possibili ripercussioni negative sulla forza lavoro, meno mobile rispetto al capitale. Come accennato in precedenza, le industrie completamente globali, che non richiedono risorse specifiche e non sostituibili, sono però poche (Dicken, 1998; Storper, 1997). Per alcune attività manifatturiere e di servizi, tuttavia, queste condizioni non sono distanti dalla realtà. Questo è, ad esempio, il caso di attività produttive standardizzate che generalmente richiedono: risorse non specifiche, conoscenza codificata (che può facilmente essere trasmessa attraverso network internazionali di comunicazione), forza lavoro non qualificata e tecnologie standard.

L’altro scenario è rappresentato da un’economia completamente

territorializzata, nella quale le attività dipendono dalla presenza di risorse

specifiche territoriali, che non sono disponibili dappertutto e non possono essere facilmente replicate in tanti altri luoghi (Storper, 1997). L’esistenza di

asset e risorse non trasferibili nello spazio rappresenta la motivazione

principale dietro l’esistenza di attività territorializzate (Audretsch, 2001). Certe qualità della forza lavoro, basate su conoscenze tacite, riprodotte e accresciute attraverso network complessi di relazioni sociali, sono disponibili

18 Nella realtà queste due tipologie rappresentano gli estremi di un continuum all’interno del quale si registrano un

solo in pochi territori. Lo stesso vale per tecnologie e know-how, in particolare quelle che sono in grado di spostare in alto la frontiera tecnologica e facilitare processi di innovazione e differenziazione di prodotto. Tali processi esigono, infatti, un mix specifico di risorse, cooperazione tra imprese, frequenti interazioni sociali e conoscenza tacita che solo la prossimità geografica è in grado di garantire. La produzione di beni di elevata qualità e di prodotti differenziati, in particolar modo quelli che includono innovazione tecnologica, e servizi altamente specializzati rappresentano chiari esempi di attività

territorializzate (Storper, 1997).

Storper (1997) argomenta che il grado di radicamento, e quindi di

territorializzazione, delle attività economiche fornisce importanti informazioni

riguardo il rapporto tra imprese e territorio. E cioè, in aree caratterizzate da attività deterritorializzate, i territori non hanno nessun o limitato “potere contrattuale” nei confronti delle imprese, le quali non sono particolarmente “fedeli” a questi luoghi e tendono ad essere particolarmente mobili, footloose. L’opposto accade nel caso di attività altamente territorializzate dove le imprese richiedono per le loro attività produttive input che sono territorializzati; in tal caso, la sostituzione con altre localizzazioni diventa più problematica. In questa circostanza, il territorio ha un maggior “potere contrattuale” poiché le imprese si trovano a poter scegliere solamente tra pochi luoghi in cui sono presenti le risorse di cui necessitano. All’interno di economie territorializzate, la mobilità delle imprese tende ad essere relativamente bassa19.

Le dinamiche dei processi produttivi delle diverse industrie mutano nel corso del tempo ed ogni fase è caratterizzata da differenti esigenze di produzione. Le fasi del ciclo di vita del prodotto e la tipologia di tecnologia utilizzata dall’industria possono essere essenziali nel determinare il modo in cui localizzazione geografica e prossimità sono gestite alla ricerca di vantaggi strategici da parte delle imprese (Audretsch, 2001). Il passaggio, quindi, da

territorializzazione (concentrazione) a deterritorializzazione (dispersione) e

viceversa dipende da mutazioni di prodotto, dai sistemi di produzione e dallo sviluppo di nuovi modelli di competizione20.

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Tra questi due casi estremi, in realtà, esistono forme miste d’organizzazione della produzione, che implicano livelli differenti di territorializzazione e deterritorializzazione.

20 Il passaggio da un sistema di produzione territorializzato ad uno deterritorializzato avviene quando il livello della

La comprensione dell’attuale organizzazione delle attività economiche e delle relative localizzazioni è di estrema rilevanza nella definizione e attuazione di strategie di sviluppo economico locale a lungo termine che intendono promuovere lo sviluppo di un sistema economico territorializzato.

Nei successivi paragrafi, le strette interazioni esistenti tra le macrotrasformazioni strutturali e i processi di trasformazione urbana sono esaminati attraverso tre prospettive di analisi, strettamente intrecciate: economica, sociale e politico-istituzionale.

2.2 La rinnovata centralità economica della città nell’era della