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L’ACQUISIZIONE LINGUISTICA: L1 E L2.

2.1. La Grammatica Universale (GU).

2.1.1. La facoltà del linguaggio: N Chomsky.

In un suo recente saggio, Noam Chomsky (2005:52-53) così definisce la capacità squisitamente umana di sviluppare il linguaggio:

«La facoltà di linguaggio può essere ragionevolmente considerata un "organo di linguaggio" nel senso in cui gli scienziati parlano del sistema visivo, del sistema immunitario o del sistema circolatorio come organi del corpo. Inteso in questo senso, un organo non è qualcosa che possa essere rimosso dal corpo lasciando il resto intatto: costituisce piuttosto un sottosistema di una struttura più complessa, e noi speriamo di comprenderlo in tutta la sua complessità studiandone parti che presentano caratteristiche distintive e la loro interazione; lo studio della facoltà di linguaggio procede nello stesso modo. Partiamo inoltre dall'ipotesi che l'organo linguistico sia esattamente come gli altri organi, in quanto le sue caratteristiche fondamentali sono l'espressione dei geni. […] È evidente che ogni lingua costituisce il risultato di due fattori: lo stato iniziale e l'esperienza. Possiamo concepire lo stato iniziale come un "meccanismo di acquisizione del linguaggio" che prende l'esperienza come input e produce la lingua come output, un output che è internamente rappresentato nella mente (o nel cervello). »

Chomsky definisce Internal Language la competenza linguistica, interna e intensionale, che si origina in ogni essere umano a partire da questa facoltà del linguaggio biologicamente determinata, mentre l’uso della lingua o External

Language, esterna e estensionale, è legato a variabili individuali, situazionali e sociali. La lingua è quindi un sistema di conoscenza che assegna significato ai dati sonori in ingresso e li trasforma in informazioni accessibili nel momento di elaborare l’esecuzione. (Baldi, Savoia 2009:8 e segg.) La funzione cognitiva attribuita al linguaggio è pertanto prioritaria rispetto a quella comunicativa, sebbene nella comunicazione entrambe queste funzioni siano connesse.

La teoria linguistica elaborata da Chomsky si colloca quindi in netta contrapposizione con il precedente comportamentismo, in base al quale la lingua era considerata un comportamento umano appreso tramite l’imitazione e grazie a un meccanismo di stimolo-risposta. L’impostazione comportamentista fallisce però nel momento di dare una spiegazione alla creatività linguistica dei bambini, manifestazione della ricorsività, una proprietà specifica della facoltà di linguaggio, che permette agli esseri umani di generare frasi potenzialmente infinite. Quest’ultima deriva da ciò che Chomsky definisce l’infinità discreta, una proprietà che sta alla base dell’aritmetica e del linguaggio: da un insieme finito di unità, come i numeri da 1 a 0, si può generare l’insieme infinito dei numeri naturali. Lo stesso avviene per il linguaggio:

« […] nessun bambino deve imparare che esistono frasi di tre e quattro parole, ma nessuna frase di tre parole e mezzo, e che può proseguire nella costruzione delle frasi senza doversi fermare: è infatti sempre possibile costruire una frase dotata di forma e significato più complessa della precedente.» (Chomsky 2005:51).

L’approccio di Chomsky allo studio del linguaggio è dunque caratterizzato da tre principi fondamentali: mentalismo, combinatorietà, innatismo.

Come risulterà chiaro dalla figura della pagina successiva, negli anni la teoria generativa di Chomsky ha subito variazioni e semplificazioni, ma è rimasto costante il ruolo centrale assegnato alla sintassi, come centro da cui parte e si organizza tutta l’elaborazione linguistica. Per lo studioso infatti l’essenza stessa del linguaggio, la sua parte innata, risiede nella sintassi, governata da principi generali comuni a tutte le lingue naturali, che caratterizzano lo Stato Iniziale del bambino alla nascita, e parametri specifici di ogni lingua, stabiliti grazie all’esperienza contingente all’interno di una certa comunità linguistica.

Figura 1: Schema dell’evoluzione della teoria chomskiana nel corso degli anni. (Da: Jackendoff 2009:37).

Nell’architettura linguistica elaborata da Chomsky la grammatica è dunque governata da regole che associano significati a suoni grazie alla computazione operata all’interno della sintassi. Partendo dagli elementi lessicali, il componente trasformazionale della sintassi permette di generare rappresentazioni che vengono trasmesse in forma di istruzioni al sistema articolatorio-sensoriale e a quello cognitivo. Nelle prime formulazioni teoriche la computazione operata dalla sintassi genera le strutture della struttura profonda, dove, attraverso i movimenti compiuti dal componente trasformazionale, si generano altre strutture rese disponibili alla struttura

superficiale. Struttura superficiale e struttura profonda sono caratterizzate entrambe da un certo grado di astrazione. Nella Standard Theory la struttura profonda, diversamente dalla struttura superficiale, era considerata completamente astratta, mentre in Government and Binding anche la struttura-S (S-Structure) assume un certo grado di astrazione, poiché a questo livello sono presenti anche categorie vuote che non ricevono una realizzazione fonetica, o tracce (t) di costituenti che il meccanismo Move ha spostato durante il processo di formazione della struttura. Sebbene queste informazioni siano disponibili all’interpretazione semantica, non sono però visibili a livello fonologico e per questo rimangono nascoste (covert).

Il Minimalist Program elaborato a partire dagli anni ’90 dello scorso secolo, assume come principio fondante il fatto che il linguaggio umano è evidentemente caratterizzato da criteri di semplicità e economicità e quindi necessita per il suo studio di una teoria essenziale, che sia il più semplice ed economica possibile. Essendo la lingua un sistema di collegamento fra suoni e significati, le interfacce semantica e fonetica raccolgono le sole rappresentazioni utile per Forma Logica (FL) e Forma Fonetica (FF) e quindi, in questo nuovo quadro teorico, assumono i fenomeni della struttura profonda e della struttura superficiale, che a loro volta, proprio per questa rielaborazione teorica, vengono abolite. Oltre a FL e FF, in questa nuova visione della grammatica risultano indispensabili solo il sistema computazionale della sintassi e il lessico.

Il modello di elaborazione linguistica minimalista prevede che la formazione della frase prenda l’avvio da una Numerazione, operazione che prevede di prelevare un certo numero di elementi lessicali, poi sottoposti a operazioni sintattiche che generano oggetti sintattici. A questo punto, tramite un meccanismo astratto di derivazione gli oggetti sintattici sono trasmessi alle due interfacce semantica e fonetica, dove sono tradotti rispettivamente in significati e suoni. Nel punto denominato Spell-Out della derivazione, l’informazione fonetica viene separata da ogni altra informazione. Le rappresentazioni generate sulle interfacce di FL e FF devono soddisfare il Principio di Interpretazione Piena, in modo da convergere, altrimenti se le rappresentazioni in FF o in FL non sono conformi alla piena interpretazione, la derivazione si infrange.

L’impianto minimalista prevede per il componente sintattico computazionale tre sole operazioni basilari, che nell’ordine sono: Merge, Agree, Move. Merge combina in altre strutture gli oggetti lessicali precedentemente prelevati dal lessico per formare strutture parziali; Agree mette in relazione ogni elemento del lessico con un tratto inerente al suo dominio; Move sposta gli elementi da una posizione all’altra ed entra in azione quando le operazioni Merge e Agree sono state completate.

Come già in Government and Binding il componente computazionale è governato anche nel Minimalist Program da restrizioni soggiacenti o principi che si collocano al livello dell’operazione Move. Sono il Principio di Inclusività, il Principio di Last Resort (o Procrastinare), a sua volta collegato al Principio di Avidità, la Condizione del Legame Minimo e infine il Principio che rende impossibile la capacità di anticipazione o Look ahead.

Secondo il Principio di Inclusività durante il processo di formazione della struttura non può essere inserito nessun nuovo oggetto lessicale per cui la struttura è formata da elementi già associati alle entrate lessicali e le proprietà lessicali degli oggetti lessicali costituiscono la base per la formazione delle categorie. Il Principio del Procrastinare invece ritarda il movimento il più possibile, quindi si applica una regola solo se strettamente necessaria e di conseguenza, secondo il Principio di Avidità, un elemento lessicale si muove solo per soddisfare una proprietà dell’elemento stesso. Per la Condizione di legame minimo, il movimento deve restare locale, ossia un elemento non può muoversi oltre la posizione appropriata più vicina all’elemento stesso. Essendo poi limitata dal principio di Look ahead, la computazione deve compiersi su elementi già introdotti, esattamente appena sono stati inseriti.

Questo excursus sullo sviluppo della teoria della grammatica generativa codificata da Chomsky, mette in luce alcuni punti essenziali per la nostra trattazione. Non solo alla sintassi è assegnato il ruolo di motore dell’intera elaborazione linguistica, ma è evidente anche una certa separazione fra lessico e regole della grammatica. Sebbene il Principio di proiezione assicuri che le proprietà lessicali di ogni singolo oggetto lessicale siano conservate ad ogni livello di rappresentazione, la facoltà del linguaggio sarebbe un semplice assemblamento di parole, se non intervenissero le operazioni sintattiche ad assicurarne la strutturazione per rendere

possibile l’espressione di relazioni complesse come per esempio quelle spazio- temporali. Il lessico nell’impostazione chomskiana ha quindi un ruolo subordinato rispetto alla sintassi, che viene così a rappresentare il livello di ogni regolarità linguistica, mentre ogni irregolarità è relegata all’ambito lessicale (Jackendoff 2009). Le parole della lingua, che nel loro insieme formano appunto il lessico, sono il punto di partenza delle operazioni linguistiche, da cui prende le mosse il sistema computazionale, mancando il quale sarebbe impossibile la formazione della benché minima frase di senso compiuto.

La linguistica generativa distingue all’interno del lessico due categorie: le parole funzionali o di classe chiusa – fra cui come è noto rientra anche la morfologia flessiva – e parole non funzionali, o di classe aperta, che trasmettono il significato generale e per questo sono dette anche parole contenuto. Il lessico funzionale proietta categorie funzionali nella struttura della frase poiché codifica i significati grammaticali riferiti a particolari morfemi flessivi.

Questa impostazione è stata giudicata eccessivamente rigida anche da coloro che per altri versi si dichiarano convinti generativisti. Nei prossimi paragrafi analizzeremo una proposta teoriche che pur inserendosi nel quadro degli studi di grammatica generativa, propone un quadro teorico in cui le componenti della lingua sono a nostro avviso considerate in modo più appropriatamente integrato e meno separato.