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LA RICERCA: STRUMENTI E METODI.

4. sperimentali come le attività di completamento ditesti, manipolazione di frasi e testi, scheda di riflessione metalinguistica, test di grammaticalità

6.1.1. Scrittura del finale.

In generale gli studenti non hanno evidenziato particolari problemi di comprensione dei testi narrativi scritti che sono stati loro proposti; nelle fasi di produzione sono emersi i problemi più significativi.

Nel primo testo proposto, La bella sconosciuta di A. Campanile (1960), l’autore racconta una curiosa esperienza autobiografica. Prima di essere somministrato alle classi, il testo in questione era stato privato dal ricercatore della conclusione dell’autore. Dopo una prima lettura ad alta voce, si è proceduto ad una serie di cinque domande aperte per verificarne la comprensione. Una volta accertato questo punto, che non ha mostrato particolari problematiche, e senza nessuna ulteriore analisi linguistica, è stato chiesto agli apprendenti di scrivere la fine della storia come la immaginavano loro. I finali prodotti dagli studenti sono stati poi letti anonimamente ed è stato scelto quello più bello, in una sorta di concorso letterario; poi si è mostrato il testo completo del paragrafo conclusivo scritto dall’autore.

Questo breve racconto, visibile in appendice, presenta tutti i tempi verbali narrativi, fino a quelli del terzo stadio individuato da Lo Duca. Già nella fase di comprensione gli apprendenti hanno notato la presenza del Passato Remoto nel testo in questione e pur riconoscendolo, hanno chiesto, preoccupati, se fosse necessario usarlo nella produzione del finale.









Le classi sono state lasciate completamente libere di usare le forme linguistiche che preferivano, ma in tutte le produzioni, la maggior parte degli informanti ha evitato di usare il Passato Remoto; gli altri in generale hanno mostrato incertezze e devianze in una o più forme, sia regolari che irregolari del Passato Semplice. Questo sembra banalmente un problema di scarsa memorizzazione esplicita, probabilmente favorita da una povertà dell’input offerto in particolare dai docenti con cui gli apprendenti si sono confrontati in patria, tutti di provenienza centro-settentrionale. Gli studenti che hanno scelto (o meglio: provato a) di narrare usando il Passato Remoto hanno comunque inserito nelle loro produzioni qualche paragrafo che comportasse l’uso del Passato Prossimo.

Analizziamo poco sotto le due uniche produzioni in cui gli apprendenti si cimentano con l’opposizione aspettuale nel suo complesso (Passato Semplice, Passato Composto, Imperfetto).

Per ovvie ragioni di riservatezza, in queste come in tutte le altre citazioni tratte dal nostro corpus, gli informanti sono stati identificati con le sole iniziali del nome e del cognome; l’analisi si è limitata alle strutture aspettuali del Passato, per la rilevazione delle quali si è usato il carattere grassetto per evidenziare le forme di interesse generale per la ricerca e il grassetto sottolineato per indicare le devianze rispetto alla norma:

TV: …Avevo molto sopresa quando vidi che la bella conosciuta era alla

porta del mio appartamento ma ero molto contento. La bella sconsciuta vide alla mia faccia e me disse “Ciao Leo, come stai? Mi chiamo Isabella. Tu non mi ricordi ma ci abbiamo incontrato molti anni fa quando eravamo molto piccoli”. Io pensai, “una bella nome e una bella faccia, perche io no ricordo.” Ma in un momento,

ricordassi tutto. Bella era la mia amica migliore quando avevo dieci anni e ero

molto triste quando lei uscisse della citta con la sua famiglia. Pensavo di Bella tutti i giorni per tutta la mia vita. Quando io dissi che io sapevo che lei era Bella, me disse che me vide quando io ero nella Mosca. Voleva parlare con me ma aveva paura e invece, decidisse a andare a Roma a vederme. Poi, lei disse che era innamorato

“Io aspettavo dieci anni per te. Sono l’uomo piu contento del tutto mondo. Vuoi sposarme? Possiamo vivere insieme per il resto delle nostre vite.”

ADS: Lei aspetava di fronte della porta mia. Sembrava nervosa, e giocava

con una foglia nelle sue mane come uno studente molto aggitato prima di un esame. Finalmente lei bussó sulla mia porta, pero con questo movimento alla porta, cadde la sua foglia, una lettera vecchia. Lei giró per prendere la sua lettera e me vide. Guardavo ai suoi occhi maravilliosi. Era come un suono, questi occhi sembravanno familiari, affettuosi, e piacevoli. Erano come due piccoli oceani d’azzuro. Mi avvicinai a lei un po’, pensavo “non é possible- questa cosa non succede mai. É posibile che ho trovato di nuovo l’amore perduto?” Da quando ero piccolino,

sempre ero innamorato con la mia vicina, Sofia. E anche lei me voleva molto bene.

Pero, sfortunatamente, quando eravamo ragazzi molto giovanni, lei fu al estero per la sua famiglia, e rimaneva li per studiare. Avemo scritto alcune lettere, pero perdai il contatto. L’ultima cosa che scrivai a lei, fu una lettera bellisima con un promeso d’amore. Adesso, questa lettera stava sul piso. Ancora non avevo dimenticato l’ultime rige di quella lettera: “sei la mia luce, sensa té sarei come un giardino di fiori sensa il sole. Questo inverno ha durato molto tempo, spero che finisca pronto- ogni giorno aspetto l’arrivo dell’estate.” Caminai un po’ piú vicino a Sofia, ancora non potevo credere che lei stava qui. Lei tocó la mia mano, “anche a me mancava il mio sole.”

Nel primo elaborato le forme ricordassi, uscisse, decidisse, sebbene, almeno le prime due, possano apparire errori di Modo e Tempo, in realtà rappresentano probabilmente un tentativo di richiamare alla memoria le forme del Passato Remoto, coniugandolo sul modello di dire (dissi; disse), su cui l’apprendente si sente sicura, tanto da usarlo diverse volte (cinque, per l’esattezza) nel suo testo. Il Congiuntivo Imperfetto è stato comunque oggetto di studio nei corsi di lingua precedenti a quello in Italia, quindi è stato memorizzato ed è probabile che le due forme si siano incrociate nella memoria dell’apprendente a causa di una certa somiglianza fonetica, assommata alla percezione di una scarsità d’uso reale in genere ascritta sia al Congiuntivo Imperfetto che al Passato Remoto. L’esperienza in classe ci dice che

questo tipo di fusione di forme morfologicamente affini è piuttosto comune negli apprendenti angloamericani, quindi siamo inclini a interpretare queste tre forme (ricordassi, uscisse, decidisse) come una corretta selezione dell’Aspetto perfettivo aoristo, per cui l’apprendente in questione mostra un altro problema, che in questo caso è di ordine morfologico e non sintattico o pragmatico.

Del resto in entrambe le narrazioni, le apprendenti dimostrano di saper gestire l’opposizione fra Passato compiuto e Passato aoristo, come dimostrano questi due passi:

(18) La bella sconsciuta vide alla mia faccia e me disse “Ciao Leo, come stai? Mi chiamo Isabella. Tu non mi ricordi ma ci abbiamo incontrato molti anni fa quando eravamo molto piccoli”.

(19) ADS: Mi avvicinai a lei un po’, pensavo “non é possible- questa cosa non succede mai. É posibile che ho trovato di nuovo l’amore perduto?” […]Questo inverno ha durato molto tempo, spero che finisca pronto- ogni giorno aspetto l’arrivo dell’estate.”

in cui l’opposizione aspettuale Perfetto compiuto /Perfetto aoristo è gestita appropriatamente per esprimere l’opposizione fra tempo della narrazione e tempo del discorso diretto.

Ancora nella prima produzione, prendiamo adesso in esame queste due frasi:

(20) Pensavo di Bella tutti i giorni per tutta la mia vita. Quando io dissi che io sapevo che lei era Bella, me disse che me vide quando io ero nella Mosca.

(21) Voleva parlare con me ma aveva paura e invece, decidisse a andare a Roma a vederme.

Le due frasi devono essere interpretate così:

sapevo che lei era Bella, me disse che me aveva visto quando io ero nella Mosca.

(23) Voleva parlare con me ma aveva paura e invece, aveva deciso a andare a Roma a vederme.

il che rivela un problema legato alla Concatenazione dei Tempi nel Passato: la studentessa non percepisce la relazione temporale di anteriorità fra le azioni espresse nelle frasi in questione e nel testo nel suo complesso e di conseguenza non le codifica nell’opposizione temporale Perfetto/Imperfetto e Piucheperfetto. Le devianze rilevate non possono pertanto rientrare nella selezione del valore aspettuale nel Passato, ma rappresentano piuttosto una strategia di semplificazione: l’opposizione aspettuale Perfetto/Imperfetto viene utilizzata in questi casi per esprimere anche l’opposizione Perfetto/Piuccheperfetto.

La seconda studentessa invece, mostra di gestire appropriatamente l’opposizione Perfetto/Piuccheperfetto:

(24) Pero, sfortunatamente, quando eravamo ragazzi molto giovanni, lei fu al estero per la sua famiglia, e rimaneva li per studiare. Avemo scritto alcune lettere, pero

perdai il contatto. L’ultima cosa che scrivai a lei, fu una lettera bellisima con un

promeso d’amore. Adesso, questa lettera stava sul piso. Ancora non avevo

dimenticato l’ultime rige di quella lettera […].

In questo estratto si nota però una strategia di semplificazione rappresentata dalle forme scrivai e perdai, che non però non possono essere considerate una semplificazione sintattica come nel caso di TV, ma piuttosto di tipo morfologico: i verbi irregolari perdere e scrivere sono coniugati al Passato Semplice come un verbo regolare della prima coniugazione (per esempio: guardare  guardai, da cui è estratta la regola perdere perdai; scrivere  scrivai).

Entrambe le narrazioni presentano casi di selezione dell’Aspetto imperfettivo con verbi stativi o indicanti un processo, come vediamo nei passi di seguito:

mio appartamento ma ero molto contento.

(26) “Io aspettavo dieci anni per te. […]“

(27) Pero, sfortunatamente, quando eravamo ragazzi molto giovanni, lei fu al estero per la sua famiglia, e rimaneva li per studiare […].

determinato anche da una impropria interpretazione del contesto e delle relazioni sintattiche instaurate nel testo tramite i connettivi. In particolare la frase in (26) può essere interpretata in due modi:

(28) Ti aspetto da dieci anni oppure:

(29) Ti ho aspettato (per) dieci anni.

Se guardiamo al contesto testuale in cui questa frase è inserita, l’interpretazione più corretta sembra essere la (29), perché il fatto che la donna sia lì presente, in quel momento, implica che l’azione sia finita, anche se da poco, come del resto indica il Passato perfettivo compiuto. In tutti e tre gli esempi riportati risulta comunque chiaro che l’azionalità del verbo prevale sull’interpretazione del contesto e determina l’errata selezione dell’Aspetto imperfettivo.

Nello stesso foglio in cui è contenuta la seconda produzione, la studentessa ha annotato in fondo alla pagina:

trying desperately to recall il pasato remoto:

Ebbi Ebbe avemo ebbero

fosti fu fuimo

in cui l’apprendente documenta il processo di stimulated recall innescato dalla conversazione in classe in merito all’utilizzo del Passato Semplice, seguita alla consegna di scrivere il finale del racconto. Il dato interessante in questo caso è che, trattandosi di una produzione scritta, l’apprendente indirettamente conferma che tali processi di recall sono peculiari all’uso della scrittura. In una produzione orale, a meno che non si trattasse di parlato progettato, non le sarebbe stato possibile cercare di richiamare alla memoria in maniera abbastanza strutturata le forme che intendeva usare.

A questo proposito è anche interessante notare che la prima studentessa, durante la conversazione in classe prima della stesura del finale, ha dichiarato che avrebbe forse potuto riferirsi al testo di partenza per usare correttamente le forme del Passato Semplice inserendo nella propria produzione quanto più possibile le forme contenute anche nel racconto di A. Campanile. In questo caso sembra di essere in presenza di una strategia di evitamento: l’apprendente si affida a ciò che sembra certo e fa solo minimi tentativi di produzioni autonome.

In entrambi i casi tuttavia queste osservazioni dimostrano l’estrema attenzione che gli apprendenti hanno per le forme della lingua contrapposta alla scarsa riflessione sul significato concettuale delle stesse, atteggiamento che non favorisce l’acquisizione dei legami forma-significato, ma che sicuramente è più rassicurante da un punto di vista emotivo. Le forme sono facilmente memorizzabili, lo abbiamo già detto; riempire le forme di significati linguistici atti a esprimere il proprio pensiero in una forma linguistica è un processo molto meno immediato e certamente più arduo, che comporta fra l’altro la separazione dei due sistemi linguistici (quello della L1 e quello della L2) e di imparare a codificare il proprio pensiero nelle forme appropriate della L2.

Di seguito riportiamo altri due esempi di produzioni del finale in cui sono state evidenziate le devianze riguardanti le strutture aspettuali del Passato:

MK: Quando il narratore è arrivato alla sua casa, lui ha visto la bella sconosciuta. Sembra come la bella sconosciuta stava aspettando per il narratore. Il narratore le

ha detto, "Buonasera." La bella sconosciuta anche ha detto, "Buonasera." C'era un momento di silenzio. Poi, il amico del narratore, si chiamo Alex, ha aperto il porto. Alex ha visto le due persone di fronte del porto e ha detto, "Benvenuto Claudia! Ciao Gianmaria!" Alex è il compagno di stanza di Gianmaria, il nostro narratore. Claudia è una amica di Alex di liceo. Claudia e Gianmaria sono arrivati allo stesso luogo perché Claudia era visitare Alex e Gianmaria era ritornare a casa. La bella sconosciuta non è pericolosa e i ragazzi sono entrati il loro casa. Tutto e’ felice!

EL: Era la porta del mio appartamento … era destino. Siamo entrati nel mio

appartamento, e abbiamo fatto l’amore dolce. Comunque, la prossima mattina, ho notato che lei era già andata! Ma aspetta, era tutto un sogno? Ahimè, sto sognando tantissimo ultimamente. Sono inamorato e vado in giro come in un sogno — trascorre tutto il giorno nei miei sogni. Per tutto il giorno ho sognato la nostra luna di miele. Ho guardato fuori dalla finestra e conoscevo che il mio pazzo sogno non diventerà mai realtà. Quando all’improvviso, c’era una botta sulla porta. Ho sussurrato: “ho sognato che saresti venuto”…

In entrambi questi ultimi elaborati esemplificativi si nota il collegamento fra selezione dell’Aspetto imperfettivo e azionalità del verbo: i verbi stativi o dinamici, particolarmente essere, qui come in altri esempi che vedremo più sotto, sono prevalentemente usati all’Imperfetto, anche quando il contesto frasale richiederebbe l’Aspetto compiuto. In particolare nella prima produzione, in cui sono evidenti maggiori difficoltà linguistiche rispetto alla seconda, il Presente è almeno in un caso utilizzato per esprimere l’Aspetto imperfettivo. Infatti nelle frasi (16) e (17) riportate qui sotto:

(30) Alex è il compagno di stanza di Gianmaria, il nostro narratore. Claudia è una amica di Alex di liceo.

(31) La bella sconosciuta non è pericolosa e i ragazzi sono entrati il loro casa. Tutto

è felice!

non è chiaro se l’apprendente abbia usato il Presente per indicare il perdurare dell’azione dal passato al presente, ossia per esprimere un’azione inclusiva, o piuttosto se questa scelta sia stata determinata da una carenza acquisizionale, per cui non riuscendo a gestire l’Aspetto imperfettivo, usa il Presente come forma polivalente e ne sovraestende il significato aspettuale imperfettivo nella dimensione temporale del Passato. Nell’esempio in (32) al contrario è chiaro l’uso del Presente al posto dell’Imperfetto per esprimere l’Aspetto imperfettivo continuo nel Passato:

(32) Sembra come la bella sconosciuta stava aspettando per il narratore.

mentre l’aspetto imperfettivo progressivo è stato espresso con la perifrasi progressiva. Nella stessa produzione sono poi significative, proprio in relazione all’uso della perifrasi progressiva al Passato, le due forme evidenziate in (33):

(33) Claudia e Gianmaria sono arrivati allo stesso luogo perché Claudia era visitare Alex e Gianmaria era ritornare a casa.

nelle quali probabilmente, come si può inferire dal contesto, l’apprendente voleva codificare due altre forme progressive al Passato, ma a differenza di quanto avviene nella frase in (33), qui si nota l’uso deviante di essere+infinito che trova solo parziale giustificazione in un’interferenza della lingua madre, in cui l’Aspetto progressivo è espresso con be+gerundif. Se guardiamo la produzione nel suo insieme, osserviamo che la forma corretta si trova all’inizio, mentre quelle devianti si trovano alla fine, quando probabilmente l’attenzione alla correttezza formale stava diminuendo, mentre era più forte all’inizio del compito.

Queste tre forme insieme e una comparazione fra la prima e le altre due, tuttavia ci dicono qualcosa sullo stadio acquisizionale dell’apprendente, che anche nelle forme devianti non ha comunque mostrato incertezze nella selezione dell’Aspetto: in tutti e tre i casi usa comunque forme imperfettive, anche se gli ultimi

due esempi sono mal costruiti. Sembrerebbe che per questa studentessa l’Aspetto imperfettivo progressivo Passato sia esprimibile in italiano con la perifrasi progressiva stare+gerundio, ma se da un lato ha chiaro che il verbo finito deve assumere la morfologia dell’Imperfetto, non ha ancora acquisito in maniera stabile quale sia il verbo da coniugare e quale forma infinita debba assumere il secondo verbo. In una parola: conosce la regola, ma non l’ha acquisita.

Prendiamo adesso in esame la frase in (20), estrapolata dalla narrazione del secondo studente (EL):

(34) Quando all’improvviso, c’era una botta sulla porta.

in cui si osserva come l’azionalità del verbo prevalga e addirittura determini un’errata interpretazione del contesto, che l’espressione avverbiale di tempo all’improvviso indica invece come perfettivo. In questo caso l’apprendente sembra non gestire adeguatamente la differenza, nella narrazione, fra informazioni di sfondo e di primo piano: il passaggio dalle une alle altre è generalmente segnalato all’interno del testo da connettivi di questo tipo.

Lo stesso problema è evidente, seppure in maniera diversa, anche nella prima narrazione (MK):

(35) C'era un momento di silenzio.

ma in questo caso la devianza è determinata dall’impropria interpretazione dell’espressione temporale un momento che concettualmente codifica un tempo compiuto e che quindi individua un contesto perfettivo. Mentre però nel primo caso il connettivo temporale all’improvviso stabilisce una relazione tempo-aspettuale esplicita nel contesto frasale, l’espressione un momento definisce il valore aspettuale perfettivo in maniera implicita, poiché rimanda ad una concettualizzazione del Tempo fisico che si riflette nella temporalità e nell’aspettualità del verbo.

Prendiamo adesso in esame un ultimo esempio estratto dalla produzione di EL, in cui è particolarmente evidente la povertà di mezzi di connessione esplicita e

implicita che caratterizza questi apprendenti e su cui avremo modo di ritornare anche in seguito:

(36) Ho guardato fuori dalla finestra e conoscevo che il mio pazzo sogno non diventerà mai realtà.

È evidente che il verbo conoscere è qui utilizzato al posto di sapere, ma non intendiamo dilungarci su questa devianza lessicali, che del resto è tipica degli studenti anglofoni, che nella loro lingua dispongono del solo verbo know per esprimere entrambi i lessemi italiani conoscere e sapere. Quello che ci interessa qui è il fatto che per interpretare la frase, abbiamo bisogno di riformularla e alcune possibilità potrebbero essere le seguenti:

(37)

a. Ho guardato fuori dalla finestra e a un certo punto ho saputo che il mio pazzo sogno…..

b. Mentre guardavo fuori dalla finestra, sapevo che il mio pazzo sogno….. c. Mentre guardavo fuori dalla finestra, (a un certo punto) ho saputo che il mio pazzo sogno….

Tutte queste interpretazioni implicano evidentemente l’inserimento di espressioni e/o connettivi temporali (a un certo punto) o di subordinazione (mentre), che, a quanto sembra, l’apprendente non prende neanche in considerazione. La frase, coordinata sindeticamente, sarà meglio interpretata se cambiamo il lessema verbale:

(38) d. Ho guardato fuori dalla finestra e ho capito che il mio pazzo sogno…

Nelle riformulazioni in (23) a. e c. è chiaro che l’azionalità stativa del verbo sapere risulta leggermente forzata nel contesto della frase, che richiederebbe più propriamente l’aspetto imperfettivo, come nella riformulazione in (23) b.; in (24) d. invece il verbo di compimento (accomplishment) capire sembra più appropriato per

descrivere il processo implicito nella frase e la sequenzialità delle azioni di “guardare dalla finestra” e “capire (qualcosa)”, nel senso di arrivare alla consapevolezza di.

Da questa analisi possiamo concludere che la devianza espressa dall’apprendente con la forma conoscevo, in quel contesto, è determinata