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La “fase di rilancio”della Rete Lilliput

4.4 L’evoluzione del modello organizzativo: una premessa

4.4.5 La “fase di rilancio”della Rete Lilliput

L’analisi fin qui condotta, sottolinea delle importanti questioni che possiamo ricondurre a due elementi fondamentali: l’identità e l’organizzazione della Rete Lilliput.

Il tentativo di plasmare un’identità in grado di tenere insieme i differenti gruppi che si aggregano intorno alla Rete Lilliput e di confrontarsi, nel contempo, anche con l’eterogeneità del movimento globale passa, come abbiamo avuto modo di vedere, attraverso la sperimentazione organizzativa, ed ha su di essa un forte impatto. I principali problemi connessi all’adozione del modello organizzativo deciso nel corso della seconda assemblea nazionale della Rete non sembrano, però, dare una risposta alla questione identitaria e determinano, invece, una progressiva riduzione della partecipazione. Ad essa si accompagnano la difficile comunicazione fra i diversi luoghi della Rete ed il conseguente scollamento fra il livello locale e quello sovralocale. A tali fattori si aggiunge il prodursi, quasi naturale, di una sorta di cristallizzazione dei ruoli e delle funzioni intorno ad un gruppo di “constituens”, per dirla con McCarthy e Zald, che svolgono i principali ruoli connessi alla rappresentanza di Lilliput e alla sua gestione in generale. Questi “constituens”, grazie alla risorse di cui dispongono, risorse da intendere in questo caso soprattutto come sapere specialistico, competenze e tempo che viene dedicato alla Rete, si impegnano al suo interno diventando una sorta di gruppo di “cadre”, per utilizzare di nuovo la terminologia degli studiosi appena citati.

Il processo descritto modella i contorni della Rete Lilliput, attribuendole caratteristiche che la rendono più simile ad una rete di gruppi di pressione su precise tematiche, che all’immagine di un movimento sociale, così come lo abbiamo inteso nel corso di questo studio.

L’analisi dell’ultima fase dell’evoluzione della Rete Lilliput sottolinea e dà vigore all’idea appena espressa; ci accingiamo, quindi, a presentare in maniera approfondita quella che abbiamo definito fase di “rilancio” della Rete Lilliput.

Essa ha inizio con la quarta assemblea nazionale che si svolge a Roma nel marzo del 2006, e prosegue fino all’incontro successivo, tenutosi a maggio del 2007 a Portici (Napoli). Pur trattandosi dello stesso genere di appuntamento, le assemblee di cui si parla rispondono ad esigenze estremamente diverse. Se, infatti, la quarta assemblea è pensata con l’obiettivo di trovare una soluzione ai problemi di natura organizzativa della Rete, nel quinto incontro l’aspetto organizzativo lascia spazio al dibattito sui contenuti alla base dell’agire della Rete.

Un’analisi maggiormente dettagliata di entrambi i momenti ci permetterà di comprendere i passaggi fondamentali di questa evoluzione.

Per quanto riguarda i problemi inerenti la struttura organizzativa, bisogna sottolineare che i cambiamenti organizzativi decisi nella terza assemblea nazionale della Rete in realtà non trovano concreta applicazione; in particolare l’idea di individuare dei “referenti di area geografica” è presto abbandonata a causa della difficoltà di trovare persone disposte a ricoprire questo ruolo. La partecipazione all’interno dei Gruppi di Lavoro Tematico, inoltre, continua ad essere scarsa e la rotazione dei ruoli sia nei gruppi di lavoro tematici che nel Subnodo non viene rispettata.

Le modifiche principali alla struttura organizzativa sono, quindi, decise nei mesi precedenti la quarta assemblea nazionale. Le macroregionali dell’autunno del 2005, cui seguono delle consultazioni via mail di tutti i nodi della Rete, delineano un corposo riassetto organizzativo che viene, poi, approvato dall’assemblea e che dà vita a quella che abbiamo definito “fase di rilancio” della Rete Lilliput.

Il percorso appena esposto è guidato da un organismo di collegamento che si costituisce in via temporanea su iniziativa di un gruppo di volontari.

La presenza del “Gruppo di coordinamento temporaneo” è resa necessaria da una sostanziale inattività del Subnodo il quale, in base a quanto deciso a Marina di Massa nel 2002, è l’organismo incaricato anche dell’organizzazione delle assemblee nazionali. L’ultima riunione del Subnodo precede le macroregionali dell’autunno del 2005, più precisamente risale al 24 luglio del 2005.

Dopo questo incontro, i componenti dimissionari non vengono sostituiti alla fine del loro incarico, creando una situazione di stallo che determina di fatto la fine di questo organismo. Nell’autunno del 2005 si svolgono i primi incontri del gruppo di collegamento che si impegna da subito nella preparazione del questionario da sottoporre ai nodi e nell’organizzazione pratica dell’assemblea.

I feed back ricevuti dalle discussioni emerse nelle macroregionali sottolineano che le problematiche principali riguardano la struttura organizzativa della Rete e il suo funzionamento. In particolare, le proposte di riassetto organizzativo chiamano in causa il Subnodo, l’organismo sovralocale nato dalla seconda assemblea di Marina di Massa. La sua composizione viene necessariamente rivista anche alla luce del dissolvimento spontaneo del Tavolo Intercampagne che forniva ben 2 elementi al Subnodo81. Inoltre, i trentasette nodi che rispondono al questionario preparato dal gruppo di coordinamento, pur riconoscendo l’importanza dei Gruppi di Lavoro Tematico e il loro essere un’articolazione della Rete, ne sollecitano una riformulazione sia in termini di composizione che di operatività.

In effetti, la sensazione che si avverte è di essere di fronte ad una totale riorganizzazione della Rete Lilliput. Su queste basi, venerdì dieci marzo 2006 si aprono i lavori della quarta assemblea nazionale della Rete Lilliput. L’incontro si struttura in quattro momenti principali:

• una tavola rotonda con interventi di relatori dell’“area” Lilliput per discutere ed analizzare lo stato del movimento globale e, alla luce di ciò, contestualizzare la situazione della Rete Lilliput;

• un approfondimento sui contenuti organizzato in cinque sessioni parallele riguardanti: l’economia solidale, l’impatto dello sviluppo, il disarmo e la nonviolenza, i beni comuni, i migranti e i diritti dei popoli;

• un momento assembleare in cui si presentano il percorso e le proposte sul riassetto organizzativo della Rete;

• la fase conclusiva dell’assemblea durante la quale si richiamano le sessioni sui contenuti, si tracciano le proposte sugli aspetti organizzativi e si delinea un nuovo patto per la Rete Lilliput.

Durante le sessioni tematiche, i partecipanti intervengono riportando le attività in corso in ciascun nodo, evidenziandone i punti critici e gli elementi positivi.

L’assemblea diviene così anche l’occasione di rileggere le diverse esperienze alla luce dei mutamenti che hanno investito la Rete nel corso degli anni.

Dal punto di vista organizzativo la quarta assemblea nazionale si chiude con l’approvazione delle seguenti modifiche:

• il Subnodo: esso viene sostituito con un “Gruppo di collegamento”, composto da 8/10 persone riconosciute come attive nei luoghi della Rete. Il Gruppo di collegamento svolge funzioni di comunicazione interna ed esterna (mantiene i rapporti con i nodi, cura la comunicazione esterna di iniziative che superano il livello locale, organizza la rappresentanza della rete verso l’esterno, individuando i luoghi più indicati per competenze ed affinità….); funzioni legate all’organizzazione (propone ed organizza le assemblee nazionali e macroregionali, è responsabile del finanziamento, indica all’assemblea una persona per la segreteria); funzioni operative (è l’elemento di raccordo fra i diversi luoghi della rete, coordina le decisioni prese in assemblea). I suoi membri, come deciso a Marina di Massa nel 2002, non possono ricoprire cariche all’interno di partiti politici e devono dimostrare di possedere competenze di facilitazione e gestione dei processi, anche se data la difficoltà nel trovare persone disposte ad impegnarsi in tal senso, questo criterio non è del tutto vincolante;

81 Ricordiamo che la composizione del Subnodo, decisa nella seconda assemblea nazionale della Rete, è la seguente: 1

portavoce di ogni Gruppo di Lavoro Tematico, 2 portavoce del Tavolo Intercampagne, 4 portavoce dei nodi espressione delle aree macroregionali.

• i Gruppi di Lavoro Tematico: ai Gruppi di Lavoro Tematico, nati fra la prima e la seconda assemblea nazionale, viene attribuita una scarsa rappresentatività e funzionalità, dovute alla mancanza di partecipazione e allo scollamento dagli altri luoghi della Rete. Il Gruppo di Collegamento viene, quindi, incaricato di guidare, insieme alle persone che nel corso degli anni sono state maggiormente attive all’interno dei Gruppi di Lavoro Tematico, un percorso che porti alla loro trasformazione in “Gruppi Operativi”. Questi ultimi ricevono l’incarico di lavorare su temi e campagne specifiche, impegnandosi a mantenere un feedback costante con gli altri organismi della Rete. Ma quel che più conta è che per i Gruppi in questione viene resa esplicita una delega che essi possono esercitare tramite i propri referenti, con un mandato a tempo ed in base a delle precise linee guida. Si ritiene, infatti, che il metodo del consenso del quale viene ribadita l’importanza possa ammettere l’uso della delega e della votazione se l’assemblea lo ritiene opportuno.

La formalizzazione di una delega per così dire “soft” è resa necessaria anche alla luce dei tre livelli all’interno dei quali la Rete intende agire: nazionale, locale ed internazionale. Nel corso dell’incontro nazionale si sottolinea che questo tipo di delega deve essere necessariamente legato a dei limiti di metodo e di contenuto; ciò significa che le persone a cui la si attribuisce devono tener conto delle indicazioni provenienti dai diversi luoghi della Rete, alimentando quanto più possibile la partecipazione fra gli stessi.

A livello contenutistico sembra che la principale novità sia un allargamento dell’attenzione della Rete al tema dell’immigrazione di cui Lilliput non si era mai sostanzialmente occupata. Ricordiamo che l’assemblea nazionale viene organizzata prevedendo una sessione specifica sui migranti e sul concetto di cittadinanza e si conclude con la nascita di un gruppo di lavoro ad hoc su questi temi.

A differenza della quarta assemblea, centrata quasi esclusivamente su una serie di riflessioni di carattere organizzativo, il quinto incontro nazionale è, come detto, privo di particolari riferimenti alla struttura organizzativa della Rete.

Ciò che, infatti, interessa ad un anno di distanza dall’appuntamento romano è cercare il “senso politico” complessivo delle molteplici esperienze sperimentate sia nella Rete Lilliput sia al suo esterno, cioè in quegli ambienti al cui interno Lilliput è utilizzata come una sigla, un marchio da spendere per aumentare la visibilità di progetti altrimenti poco conosciuti. L’incontro di cui si parla è, perciò, caratterizzato da un importante dibattito sui contenuti, sui temi e sulle questioni da cui partire per pensare strategie d’azione da mettere concretamente in pratica.

Come le altre assemblee nazionali, anche la quinta è preceduta dagli incontri macroregionali. La partecipazione ai suddetti appuntamenti che si svolgono nell’autunno del 2006, è abbastanza esigua se si pensa che su 47 nodi ufficialmente registrati alla Segreteria della Rete, solo 23 prendono parte al dibattito precedente l’assemblea di Portici (fig. 5):

Fig. 5: i nodi che prendono parte alle fasi preparatorie della quinta assemblea nazionale

Fonte: nostra elaborazione

Nella mappa esposta (fig. 5), riportiamo i nodi che partecipano alle assemblee macroregionali dell’autunno del 2006; si tratta di 23 realtà: 21 nodi e 2 punti-Lilliput (Barcellona Pozzo di Gotto e il punto della Locride).

Inoltre, se consideriamo le consultazioni telematiche avviate nei mesi precedenti l’incontro in questione, e pensate per far emergere da un lato le esperienze e le pratiche vissute dalla Rete a livello locale, e dall’altro lato degli spunti sulle questioni da affrontare in assemblea, notiamo che il

Como, Milano, Arese, Brescia, Verona Parma, Fidenza, Ferrara, Piacenza, Modena, Reggio Emilia Pescara Torino; Val Sangone Reggio Calabria Locride Roma Napoli Empoli Genova Palermo, Barcellona Pozzo di Gotto Brindisi

numero dei nodi che si impegnano in questa fase si riduce ulteriormente; infatti, solo in 16, fra nodi e punti Lilliput, rispondono alle sollecitazioni del Gruppo di Collegamento incaricato di organizzare l’assemblea82. Su queste premesse il 25 maggio del 2007 prende il via, a Portici (Napoli), la quinta assemblea nazionale della Rete Lilliput.

I feed back pervenuti al Gruppo di Collegamento dai nodi delineano i contorni del percorso da seguire in assemblea; al suo interno la discussione sui contenuti si concretizza prima di tutto nei dibattiti dei tre gruppi di lavoro tematico:

¾ gruppo 1: “I distretti di economia solidale come declinazione della decrescita”;

¾ gruppo 2: “La sfida dei limiti: energia, rifiuti, grandi opere e uso del territorio” ¾ gruppo 3: “Quale strategia per conseguire un'alternativa nonviolenta: mediazione politica o opposizione radicale?”.

Il fine di ciascuna sessione è far emergere le interconnessioni possibili fra i differenti ambiti. La connessione di fondo sembra essere quella che fa del “territorio” il perno fondamentale intorno al quale ruota la “strategia lillipuziana”. Al concetto di “territorio” vengono, poi, affiancati altri due elementi: la “decrescita”83 e l’idea di “limite”. Il passaggio lineare della “strategia lillipuziana” è, quindi, pensato come una progressione:

DAL ALLA ALLA Limite ambientale decrescita territorialità

Nell’ottica degli attivisti presenti in assemblea, ciò significa che la percezione dei limiti ai quali va incontro l’attuale modello di sviluppo dovrebbe spingere verso una cultura di “decrescita” la quale, a sua volta, dovrebbe alimentare un lavoro nel e per il territorio. A partire da ciò, l’assemblea si focalizza, poi, sulle strategie attraverso cui attuare concretamente la “strategia lillipuziana”, individuando due binari lungo i quali dirigere il suddetto metodo.

Il primo ha a che fare con le misure transitorie, con tutti quei percorsi che iniziano dall’interno, nella Rete, per poi espandersi all’esterno, fungendo da strumenti per la creazione di spazi dai quali partire per la costruzione di un “altro mondo possibile”; il secondo livello si focalizza, invece, sull’ambiente esterno alla Rete, ha a che fare, cioè, con una serie di proposte riguardanti un vero e proprio cambiamento strutturale. Per ogni tema affrontato nel corso dei tre giorni di assemblea si analizza, quindi, il modo concreto attraverso cui attuare la “strategia lillipuziana”, le azioni che ogni nodo, tenendo conto delle capacità e delle risorse di cui dispone, può effettivamente intraprendere per passare dall’azione “dentro” la Rete all’azione “fuori” dalla Rete. Le soluzioni intraviste riprendono concetti da sempre cari alla Rete; per quanto riguarda l’economia, l’idea principale è quella che riguarda il passaggio dalle scelte individuali o di piccoli gruppi di consumatori critici ad un vero e proprio sistema di relazioni economiche diverse, che diano vita, cioè, a pratiche di economia locale sostenibile attraverso il coinvolgimento diretto dei diversi soggetti EcoSol84. A ciò

82 Qui di seguito l’elenco dei nodi e dei punti che prendono parte alle sollecitazioni telematiche: Biella, Brescia, Lodi,

Lecco, Ferrara, Macerata, Milano, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Verona, Viadana, Val Sangone.

83 Con questo termine si indica la necessità di pensare ad un modello economico basato su principi diversi da quelli che

regolano l’attuale sistema di sviluppo, vincolato alla crescita economica. Gli studiosi della “decrescita” sostengono che a partire dalla constatazione della limitatezza delle risorse naturali, il miglioramento delle condizioni di vita può essere ottenuto solo senza aumentare i consumi, ma praticando “stili di vita alternativi”, ad esempio attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili, il riciclaggio di materiali, la pratica dell’altra economia (Gruppi di Acquisto Solidale, finanza etica ecc.). Si veda Bonaiuti M. (2005).

si affiancano le idee riguardanti la diffusione, soprattutto attraverso l’informazione, di una “cultura di pace”, alimentata dalla pratica della nonviolenza attiva, cui si aggiunge l’impegno diretto degli attivisti lillipuziani in campagne di pressione a favore del disarmo e nella mediazione nonviolenta dei conflitti.

L’assemblea si conclude con un intenso dibattito riguardante l’area della “politica”, o meglio la proposta di formulare un “programma politico”. L’idea iniziale è di stilare, entro un anno, un programma politico da proporre a delle liste civiche. Gli attivisti che espongono tale proposta sottolineano che non si tratta di “delegare” né di affidare alle istituzioni le idee presentate, quanto piuttosto di creare un percorso condiviso che coinvolga i cittadini nell’attuazione di quelle proposte insieme alle stesse istituzioni. L’idea esposta divide l’assemblea e, in effetti, il dibattito si orienta verso la creazione non di un programma politico nel senso classico del termine, ma di un “progetto politico”, cioè di un documento che a partire dalle esperienze concrete già vissute dai nodi nei territori d’appartenenza serva da bussola alle istituzioni interessate a metterlo in atto.

L’accordo è, quindi, totale sui contenuti di tale progetto; ciò che allontana sembra essere, invece, “come” dare concretizzazione a quei contenuti. Una parte dei presenti ritiene, infatti, che creare un “programma politico” da offrire a delle liste civiche interessate ad attuarlo rischia da un lato di disperdere l’esperienza della Rete Lilliput, avvicinandola alle forme classiche di rappresentanza politica, d’altro lato proporre a tutti i soggetti istituzionali lo stesso progetto politico rischia di appiattire le differenze territoriali e di non tener conto delle diverse problematiche locali.

Sintetizzando il dibattito intorno alla questione politica, emersa nell’ultima assemblea della Rete, possiamo individuare due punti essenziali di quello che va delineandosi come il “progetto politico” della Rete Lilliput:

1. COSA CONTIENE IL “PROGETTO POLITICO”?

• materiali di fattibilità/esperienze già vissute all’interno della Rete 2. COME UTILIZZARE IL “PROGETTO POLITICO”?

• Non come uno strumento elettorale; • per aggregare cittadini e reti; • per presentare la Rete all’esterno; • per creare alleanze all’esterno della Rete.

L’aver partecipato da osservatori esterni al quinto incontro nazionale della Rete Lilliput ci ha permesso di approfondire la nostra ricerca acquisendo ulteriori informazioni attraverso il semplice ascolto e l’osservazione di uno dei momenti fondamentali della vita della Rete: l’assemblea nazionale.

Ciò che colpisce subito la nostra attenzione è, come accennato, la scarsa presenza di attivisti; se consideriamo, infatti, l’assemblea dell’anno precedente notiamo subito che nell’arco di un anno si verifica un ulteriore calo di partecipazione. Inoltre, poiché l’appuntamento di cui si parla prevede anche la partecipazione di altre “reti” esterne a Lilliput85, stupisce soprattutto il limitato numero di attivisti lillipuziani presenti.

Tenendo conto del fatto che i nodi rappresentati a Portici sono circa venti e che la loro partecipazione all’assemblea sembra concretizzarsi nell’invio di tre, quattro attivisti per nodo, possiamo affermare che, in effetti, il numero dei presenti è inferiore alle cento unità. Ciò conferma che, rispetto alle condizioni di partenza, si accentua, all’interno della Rete, un “processo ad imbuto” che, in base all’analisi condotta, caratterizza l’evoluzione della Rete a partire dalla seconda assemblea nazionale (2002), determinando una progressiva riduzione della partecipazione.

85 Alla tavola rotonda che introduce l’assemblea partecipano rappresentanti delle seguenti realtà: Coordinamento dei

comitati “No dal Molin”, “Rete italiana per la Decrescita”, “Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell’Acqua”, Consorzio sociale “Goel” (Locride), progetto “Cambieresti” del comune di Venezia.

Quest’ultima, causa e nello stesso tempo effetto dell’attribuzione di una sorta di delega informale che all’interno di ciascuno dei luoghi della Rete si assegna ai soggetti più attivi, aumenta, come sottolineato in precedenza, il restringimento della base della Rete, accrescendo nello stesso tempo la cristallizzazione della stessa partecipazione intorno ad un nucleo di attivisti, costituito appunto da quanti svolgono funzioni precise all’interno della stessa Rete.

Alla luce del discorso fin qui condotto, ci sembra utile sintetizzare le principali questioni emerse dall’analisi dell’evoluzione del modello organizzativo della realtà oggetto di studio.

L’informalità organizzativa che caratterizza l’avvio della Rete Lilliput favorisce la compresenza al suo interno di realtà estremamente differenti; ciò, però, non vuol dire che meccanicamente porti all’identificazione degli attivisti in un unico “soggetto collettivo”.

La dinamicità dei processi di identificazione che si susseguono all’interno della Rete e che sono strettamente connessi alla sua stessa eterogeneità, si affianca alla pluralità del movimento globale con cui la Rete si trova ad interagire. Ciò pone il problema di definire una identità propria della Rete Lilliput, che le permetta di riconoscersi e di essere riconosciuta anche all’esterno, dando così continuità all’azione.

La complessità dell’identificazione in un “noi” di livello superiore, si “scontra” con la necessità di rispondere all’esigenza di individui che, aggregandosi intorno alla Rete, esprimono la volontà di