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Il nodo e la Rete

6.3 Il nodo di Reggio Emilia: l’origine

6.3.1 Il nodo e la Rete

Il punto di vista appena descritto influenza necessariamente la posizione che il nodo Lilliput di Reggio Emilia assume nei confronti della Rete nel suo complesso.

La realtà in esame è, come detto, fra le prime ad accogliere l’invito del Tavolo Intercampagne e a condividerne il progetto. Tuttavia, il dibattito sull’organizzazione della Rete Lilliput si sviluppa all’interno del nodo proprio a partire da alcune considerazioni sul ruolo e sulle funzioni dell’organismo sopra citato.

Pur riconoscendone l’impegno ed il lavoro svolto nella fase costitutiva della Rete Lilliput, gli attivisti del nodo reggiano ritengono necessario che il Tavolo si sciolga all’interno della Rete permettendo, così, la concreta realizzazione di una struttura a dimensione totalmente orizzontale, in grado di superare il problema della rappresentanza e di favorire la partecipazione diretta dei suoi attivisti.

Questa posizione è facilmente desumibile dall’analisi dei documenti prodotti dal nodo in occasione della prima assemblea nazionale della Rete: “per noi la Rete ha una dimensione orizzontale la cui vitalità è data dall’interazione paritaria tra i singoli nodi, in cui la direzione decisionale va dal basso verso l’altro, la cui struttura è trasparente, i cui rappresentanti sono portavoce, nominati e riconosciuti da tutti, responsabili e revocabili”125. Dal punto di vista degli attivisti del nodo non sembrano, quindi, esserci dubbi sulla forma che Lilliput dovrebbe assumere: la Rete, per essere tale, deve tagliare il filo che la lega al gruppo dei suoi promotori e darsi autonomamente le regole basilari per il suo funzionamento, per l’attribuzione delle responsabilità,

125 “La Rete e i pescatori”, materiali preparatori alla prima assemblea nazionale della Rete Lilliput, in A.a. V.v. (2001), p.

per l’individuazione di un coordinamento che ne orienti l’agire; in altri termini, essa “deve individuare collettivamente i fuochi comuni e le strategie d’intervento (…) senza alcun supernodo che in virtù di un fondamentale ruolo di promozione iniziale ne continui anche in futuro a tessere i fili”126.

Come spiegato precedentemente, il problema inerente i rapporti fra il Tavolo Intercampagne e il resto della Rete, e in generale le questioni riguardanti l’organizzazione di Lilliput vengono discusse nel corso del secondo incontro nazionale (2002) in seguito al quale viene costituito un luogo sovralocale: il Subnodo127. Ciò che ci interessa sottolineare in tal sede è che le relazioni fra il nodo locale di cui si parla e la Rete Lilliput nel suo complesso sono fin dall’inizio vive ed intense. L’essere fra i primi gruppi locali a costituirsi fa sì che il nodo reggiano segua fin dall’inizio l’evoluzione della nascente Rete, contribuendo oltre che alle discussioni sulla formula organizzativa da sperimentare, anche a quelle sulle strategie d’azione da mettere in atto.

Questo rapporto, fatto di scambi e di confronti costanti nell’elaborazione del quadro culturale al cui interno inserire il percorso di Lilliput, è facilitato anche dal fatto che diversi attivisti del nodo in passato hanno ricoperto, e ricoprono ancora oggi, dei ruoli nei luoghi sovralocali della Rete; per essere più precisi, sia il Subnodo che le Macroregionali, ma anche il Gruppo di Lavoro Tematico sulla nonviolenza si sono avvalsi dell’impegno e delle competenze dei rappresentanti del nodo reggiano. La partecipazione in alcuni luoghi sovralocali sembra aver attutito all’interno del nodo il peso di quelle criticità che, invece, caratterizzano il resto della Rete; ci stiamo riferendo, in particolare, alle problematiche relative allo scollamento fra i diversi luoghi della Rete e alla scarsa partecipazione dei nodi al livello “nazionale”. Con ciò non si vuole affermare che questo genere di questioni sia del tutto assente nel nodo di Reggio Emilia, ma soltanto che l’ampiezza della loro portata è minore rispetto a quanto rilevato per altri nodi Lilliput. Tuttavia, c’è un elemento da sottolineare. La partecipazione agli organismi sovralocali sembra, in effetti, interessare sempre le stesse persone; da un lato ciò produce una sorta di cristallizzazione dei ruoli e delle funzioni innescando, seppure in maniera indiretta, un meccanismo di delega verso quegli individui impegnati anche al di là del locale; proprio la partecipazione di referenti fissi non consente a tutti gli attivisti del nodo reggiano di conoscere, se non a livello informativo, la dimensione sovralocale della Rete Lilliput e di agire tenendo conto del legame fra i due livelli. Le nostre riflessioni sono confermate dalle considerazioni fatte a tal proposito dai nostri intervistati:

“io sono referente da due anni ormai; c’è un meccanismo del tipo: Tu sei referente del

nodo da due anni, hai già le competenze eccetera, perché non lo fai anche per il terzo?

(…) E’ vero che io adesso sono molto più efficace di quando ho iniziato ad essere referente del nodo perché ho imparato, ho acquisito delle competenze; d’altro canto è vero che diminuisce nelle altre persone che fanno parte del nodo la coscienza di un livello nazionale; il non accedere al livello nazionale rende più difficoltoso sentire questo livello nazionale perché si rischia di non conoscerlo affatto”. [Intervista R15]

E’ necessaria una ulteriore considerazione che, forse, può aiutare la comprensione del processo su descritto. L’indagine rileva che gli attivisti del nodo impegnati a livello sovralocale sono, in effetti, quelli che, data la natura dell’associazione d’appartenenza, sono da sempre abituati a lavorare per così dire “su due livelli”, cioè tenendo conto sia di una dimensione locale che di una dimensione nazionale. Come affermato da un nostro intervistato:

“c’è il problema di riuscire a passare dal livello locale al livello nazionale con le stesse competenze, con le stesse risorse ed energie che vengono investite a livello locale. Ad esempio, io (…) lavorando già in ambito nazionale riesco a seguire quello che succede in altre zone d’Italia. Nei nodi, invece, molti lavorano solo in ambito locale e di conseguenza c’è proprio la difficoltà di sentire un ambito nazionale”. [Intervista R15]

126 Ivi, p. 215, 216.

L’impegno di quanti, attivi all’interno del nodo di Reggio Emilia, lavorano anche in altri luoghi della Rete si esplica, quindi, soprattutto nel tessere relazioni fra i due livelli, locale e sovralocale, attraverso il passaggio delle informazioni e delle conoscenze riguardanti l’intera realtà della quale si è parte.