4.5 Rete Lilliput: l’azione Una premessa
4.5.1 Programmare l’azione
Subito dopo l’incontro nazionale di Marina di Massa dell’ottobre del 2000, la Rete Lilliput concentra gran parte delle sue energie e delle sue risorse nell’organizzazione del percorso di avvicinamento al G8 di Genova. Dopo questo evento, accanto al dibattito sul modello organizzativo, prende corso anche il confronto sulle iniziative alle quali dedicarsi per rendere visibile il lavoro di Lilliput e il progetto di cui essa sente di essere portatrice.
L’elaborazione dei contenuti che guidano l’azione della Rete trova spazio non solo nelle assemblee nazionali; ad esse sono, infatti, affiancati degli incontri intermedi che assumono le caratteristiche di veri e propri momenti di programmazione operativa. E’ il caso delle assemblee programmatiche della Rete Lilliput.
La prima si svolge dal sei all’otto dicembre del 2002 a Vico Equense ed è decisa per definire le priorità nei contenuti e nelle modalità d’azione per l’anno 2003. L’incontro, al quale partecipano circa 200 persone, si conclude con l’approvazione di tre linee di mobilitazione prioritarie:
• il primo livello di mobilitazione è costituito da tutte le iniziative volte a contrastare gli interventi del WTO, specialmente quelli rivolti all’ampliamento dei “Gats”;
• il secondo livello di mobilitazione comprende l’insieme di iniziative contro la guerra, e in particolare la difesa della legge n. 185/90 sul controllo delle esportazioni di armamenti;
• il terzo livello di mobilitazione, invece, include una serie di attività per la diffusione delle analisi sull’impronta ecologica87.
Accanto a queste tre macro aree vengono elencate una serie di iniziative per le quali non si prevede una mobilitazione complessiva della Rete, ma un impegno dei nodi in base alla loro capacità di mobilitazione88.
In base a quanto deciso nel corso dell’incontro di Vico Equense le attività della Rete Lilliput fra la fine del 2002 e il 2003 fanno capo ai quattro Gruppi di Lavoro Tematico, nati fra la prima e la seconda assemblea nazionale: Gruppo di Lavoro Tematico “Nonviolenza”, Gruppo di Lavoro Tematico “Commercio”, Gruppo di Lavoro Tematico “Impronta ecologica e sociale”, Gruppo di Lavoro Tematico “Lente sulle imprese”.
Un importante lavoro sul quale vale la pena di soffermare la nostra attenzione è certamente quello condotto, attraverso il Gruppo di Lavoro Tematico “Nonviolenza”, per la difesa della legge 185/90 sul controllo delle esportazioni di armi.
Prima di soffermarci, seppur brevemente, sulle mobilitazioni in difesa della 185/90 ci sembra utile sintetizzare alcuni elementi relativi allo sviluppo ed al funzionamento del Gruppo “Nonviolenza” che fin da subito appare l’organismo in cui si riscontra una maggiore partecipazione degli attivisti della Rete. Il percorso che conduce alla sua formazione può, quindi, aiutarci a capire le ragioni di quanto detto.
Ricordiamo che il concetto di “nonviolenza attiva” è nel dna di Lilliput fin dalla sua nascita, tanto che già nel “Manifesto” della Rete, risalente al 1999, si può leggere: “le nostre strategie sono di carattere nonviolento e comprendono l’informazione e la denuncia per accrescere la consapevolezza e indebolire i centri di potere, il consumo critico e il boicottaggio per condizionare le imprese, la sperimentazione di iniziative di economia alternativa e di stili di vita più sobri per dimostrare che un’economia di giustizia è possibile”89.
L’idea della creazione di un gruppo di lavoro tematico sulla nonviolenza nasce, quindi, in maniera del tutto spontanea. Tuttavia, ad agevolare questo processo concorrono due avvenimenti: le giornate di Genova del 2001 e lo scoppio della guerra in Afghanistan. Questi due eventi accelerano un percorso di riflessione interna alla Rete che alimenta da un lato la necessità di approfondire la teoria e la pratica della nonviolenza come metodo proprio di Lilliput, dall’altro lato il bisogno di opporsi alla guerra ed alla sua preparazione.
Il primo incontro del Gruppo di Lavoro Tematico “Nonviolenza” risale al 17 novembre del 2001; in questa occasione vengono delineati gli obiettivi principali del nascente organismo: approfondire il metodo della nonviolenza attraverso gli studi, i contributi e le sperimentazioni nazionali ed internazionali, stimolare la formazione degli appartenenti alla Rete alla teoria ed alla
87 Nel 1990 William Rees e Mathis Wackernagel introducono il concetto di “impronta ecologica”, indicatore utilizzato per
correlare lo stile di vita e i consumi di una popolazione con la “quantità” di natura necessaria a sostenerli. Parlare di “quantità di natura” significa riferirsi sia alle risorse naturali per mantenere quegli stili di vita sia agli spazi ambientali che occorrono per lo smaltimento dei rifiuti generati [Wackernagel, Rees 2004].
88 Fra quelle che vengono definite “seconde priorità” rientrano sei campagne di pressione e di boicottaggio: “Fuori l’Italia
dalla guerra”, “Scelgo la nonviolenza”, “Acquisti trasparenti”, “Campagna Kappa”, “Biancaneve, per le olimpiadi del 2006”, campagna di boicottaggio “Coca-cola”. Alle campagne citate si aggiungono delle iniziative di promozione delle reti di economia solidale, e l’elaborazione delle “Pagine Arcobaleno”.
pratica della nonviolenza, promuovere presso i nodi territoriali la costituzione dei Gruppi d’Azione Nonviolenta (GAN), assumere per l’intera Rete almeno una campagna di opposizione alla guerra. Nell’assemblea nazionale del 2002 si era deciso, fra le altre cose, di impegnarsi a sostegno della campagna “OSM, obiezione alle spese militari, per la difesa popolare nonviolenta”90, e di dare il via al processo di costituzione dei Gruppi di Azione Nonviolenta (GAN).
Il GAN viene identificato come lo strumento principale per l’uso consapevole del metodo nonviolento. Stimolare un percorso di costruzione dei GAN nei nodi della Rete significa anche riallacciarsi alla storia della nonviolenza attiva italiana. La sigla “GAN”, infatti, non è ideata da Lilliput, ma rimanda al primo gruppo d’azione nonviolenta formato da Pietro Pinna e da un gruppo di sei giovani nei primi anni Sessanta e confluito, poi, nel “Movimento Nonviolento” di Capitini.
Ma nonostante le continue attività di formazione alla nonviolenza, Lilliput appare piuttosto in ritardo per ciò che concerne uno degli elementi fondamentali del proprio agire: l’azione nonviolenta. L’analisi dei documenti interni sottolinea, infatti, che fino al maggio del 2003 solo quattro nodi hanno al loro interno un GAN, cioè un gruppo formato ed organizzato per condurre in maniera continuativa azioni nonviolente91. Se la creazione dei GAN all’interno dei nodi della Rete procede con lentezza, lo stesso non può dirsi per l’attività del Gruppo di Lavoro Tematico “Nonviolenza” che, al settembre del 2003, può contare su circa 205 iscritti alla sua lista di discussione. Pur facendo gli opportuni distinguo fra adesione (205 iscritti) e partecipazione reale (circa 25-30 persone), il gruppo di lavoro di cui si parla sembra essere quello maggiormente rappresentativo della Rete e anche quello più legato alle associazioni aderenti a Lilliput (“Movimento Nonviolento”, “M.I.R.”, “Beati i costruttori di pace”, “Pax Christi”, fra le principali).
Il discorso condotto sull’evoluzione del Gruppo di Lavoro Tematico “Nonviolenza” ci aiuta a comprendere in maniera più approfondita le ragioni dell’impegno della Rete in generale, e del suddetto Gruppo in particolare, nelle mobilitazioni in difesa della legge 185/90.
Nei primi mesi del 2002, il Parlamento ratifica un provvedimento che, tra le altre cose, comprende una serie di articoli che riducono le possibilità di controllo sulle esportazioni di armi. Questa decisione produce la mobilitazione delle principali organizzazioni nonviolente italiane che decidono di dare il via ad una campagna specifica, denominata “Contro i mercanti di armi e per la difesa della legge 185/90 sulle esportazioni di armi”. La Rete Lilliput è fra le realtà impegnate nella campagna e lavora alla sua realizzazione soprattutto attraverso il contributo del Gruppo di Lavoro Tematico “Nonviolenza”. Quest’ultimo agisce su due piani: a livello informativo e a livello di pressione politica. Vediamo come.
Prima di tutto il Gruppo di Lavoro Tematico produce informazione, cercando di allargare la conoscenza sui temi oggetto della campagna e di estenderla ai cittadini; pertanto, esso si impegna nel coordinare il lavoro dei nodi, invitandoli ad attivarsi per realizzare incontri informativi sui territori d’appartenenza, per sensibilizzare i parlamentari del proprio collegio elettorale e per attuare una raccolta di firme, in base all’appello presente sul sito della Rete, nelle giornate del 6 e 7 aprile. L’attività di pressione sui parlamentari, al di là dello schieramento d’appartenenza e del grado di importanza ricoperto (non solo i leader), risulta efficace perchè, come sottolinea un attivista del Gruppo di Lavoro Tematico, può contare su uno strumento particolare:
“una persona che aderiva alla campagna (…) non mandava un appello a tutti i parlamentari, non lo mandava nemmeno ai parlamentari considerati più o meno interessati o di sinistra, la mandava ai parlamentari della sua circoscrizione”. [Intervista T12]
90 Campagna attiva dal 1981. Nasce ad opera del “MIR”, del “Movimento Nonviolento” e della “Lega Disarmo Unilaterale”
con l’obiettivo di ridurre le spese militari e introdurre l’opzione fiscale, cioè la possibilità di non finanziare le armi e di devolvere i fondi raccolti per progetti per la pace e la nonviolenza. Si veda anche il paragrafo 3.2 del presente lavoro.
Le lettere inviate attraverso la posta elettronica hanno avuto, secondo il nostro intervistato, il vantaggio di comunicare direttamente col parlamentare, evitando la mediazione dei partiti politici o di gruppi intermedi:
“la lettera era scritta bene (…) e diceva: <sappiamo che verrà discussa questa legge che reca questi problemi. Noi chiediamo di votare in questo modo perché abbiamo queste convinzioni, perché questa legge ha degli altri valori e crediamo che vadano difesi>. Quindi (…) una lettera scritta bene, non era ideologica, ma spiegava il perché e metteva le motivazioni più largamente condivisibili (…). Il parlamentare vedeva, riceveva questa lettera da un suo potenziale elettore (…). Il fatto di scrivere al parlamentare, ecco, è stato efficace”. [Intervista T12]
I nodi Lilliput si mobilitano, quindi, nei rispettivi territori utilizzando il materiale presente sul sito della Rete: comunicati stampa da inviare ai giornali, l’appello rivolto ai parlamentari, volantini informativi e soprattutto una sorta di cartina telematica dell’Italia, suddivisa in collegi elettorali e riportante i nominativi e gli indirizzi e-mail dei parlamentari in essi eletti. La campagna ottiene un primo parziale successo quando il provvedimento, nei primi di febbraio del 2003, viene rimandato in Parlamento.
Tuttavia il 27 marzo del 2003, in Senato viene approvato il disegno di legge 1547 che modifica la legge 185/90. Non si tratta, però, del fallimento di una campagna che per mesi mobilita gruppi ed organizzazioni tenendo alta l’attenzione dei cittadini e di molteplici realtà della società civile organizzata. In effetti, non tutti i criteri di controllo contenuti nella 185/90 vengono cancellati e le mobilitazioni in sua difesa incidono effettivamente sull’iter di un provvedimento altrimenti poco conosciuto. Al di là di questo, ai fini del nostro studio, è importante sottolineare l’impegno profuso in questa battaglia dalla Rete Lilliput: dopo circa sei settimane dall’inizio della campagna, dal sito della Rete partono oltre 3.000 messaggi indirizzati via mail ai parlamentari che, in alcuni casi, non avendo ricevuto indicazioni dai rispettivi capigruppo, risultano essere del tutto ignari delle conseguenze della modifica alla 185/90:
“molti parlamentari del centro-sinistra, di tutti i partiti, dei DS, della Margherita ci hanno detto grazie, ci hanno ringraziato per quello che stavamo facendo perché avevano imparato da noi che il Parlamento stava discutendo una legge che avrebbe pressoché azzerato il controllo parlamentare su produzione e commercio di armi”. [Intervista T12]
Senza le mobilitazioni dei gruppi impegnati nella campagna in questione le modifiche alla 185/90 sarebbero state, con ogni probabilità, approvate in Commissione senza neppure passare dalle Camere o, come sottolinea il nostro intervistato:
“passando in aula [la nuova legge] avrebbe rischiato di essere votata perché la maggior parte dei parlamentari dei grossi partiti, compresi DS e Margherita, non erano stati informati su cosa realmente quella legge diceva”. [Intervista T12]
Oltre alle mobilitazioni in difesa della legge 185/90 la Rete Lilliput sostiene, nel periodo considerato, diverse iniziative che fanno riferimento alle mobilitazioni per la pace: la campagna “Banche armate”, l’“Obiezione alle Spese Militari”, la mobilitazione per la fiera delle armi “EXA”. Quest’ultima, pur avendo un carattere locale, è un’iniziativa che ogni anno acquista una rilevanza nazionale. Nel maggio del 2002, il “Brescia Social Forum” e il nodo locale della Rete Lilliput organizzano la mobilitazione di cui si parla prevedendo diverse giornate di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica nei giorni precedenti l’evento e una serie di attività, come piazze tematiche, iniziative teatrali e azioni dirette nonviolente, durante le giornate della fiera92.
Attraverso il lavoro del Gruppo di Lavoro Tematico “Nonviolenza”, inoltre, la Rete aderisce alla campagna “Pace da tutti i balconi: bandiere di pace”, organizza il seminario nazionale “La nonviolenza: attivarsi per un mondo diverso”, tenutosi a Roma dal 27 al 29 settembre del 2002, partecipa a due grandi manifestazioni: quella nazionale “Contro la guerra senza se e senza ma” del 10 dicembre del 2002, e quella internazionale del 15 febbraio del 2003, decisa nel corso del “Forum Sociale Europeo” di Firenze.
Nei giorni precedenti la marcia per la pace, prende il via la campagna di boicottaggio della “Exxon”, la multinazionale petrolifera di origine statunitense che in Europa detiene il marchio “Esso”. La “Exxon” risulta vincitrice dell’appalto per la fornitura di carburante per le forze armate americane presenti in Iraq. Le organizzazioni promotrici della campagna (“Greenpeace”, “Bilanci di giustizia”, “Centro Nuovo Modello di Sviluppo”, “Assobotteghe”, “Rete Lilliput”) propongono ai singoli cittadini di non rifornirsi più alla “Esso” in modo da esprimere attraverso un’azione responsabile e nonviolenta il rifiuto della guerra e dei meccanismi che la alimentano. Sono soprattutto i Gruppi di Lavoro Tematico “Impronta” e “Nonviolenza” ad attivarsi per seguire la campagna alla quale esprimono immediata adesione, a livello territoriale, i nodi di Firenze, Milano e Pistoia.
All’impegno che la Rete esprime attraverso il Gruppo “Nonviolenza” si affianca il lavoro svolto con il GLT “Commercio”.
Nel corso di una riunione di tale organismo, risalente all’ottobre del 200293, viene lanciata l’idea di una campagna nazionale contro il WTO, in vista della quinta riunione ministeriale di Cancun (10-14 settembre 2003). Si pensa, infatti, di sfruttare l’appuntamento appena citato per collegare Lilliput alle altre reti europee ed internazionali già attive su questo tema94. La campagna, lanciata ufficialmente nel gennaio del 2003, è denominata “Questo mondo non è in vendita” ed è subito fatta propria dal Gruppo di Lavoro Tematico “Commercio” che oltre a mettere in campo le sue competenze, produce una gran quantità di materiale utile alla campagna e si impegna nella mobilitazione di molti nodi della Rete. Per promuovere la campagna in questione la Rete Lilliput, attraverso il Gruppo di Lavoro Tematico “Commercio”, dà vita ad una serie di iniziative di informazione e di pressione (mozioni presso gli enti locali, raccolte firme), utilizzando mezzi del tutto pacifici e nonviolenti. Così, dal 4 al 6 luglio, Lilliput è presente a Palermo per ribadire ai ministri europei del commercio la sua opposizione al potere delle multinazionali e ai negoziati che ne alimentano la forza. Dal 4 al 6 settembre si sposta, invece, a Riva del Garda dove, in occasione del vertice europeo dei ministri degli esteri, una quarantina di appartenenti alla Rete Lilliput danno vita ad una serie di iniziative simboliche per sensibilizzare l’opinione pubblica e gli stessi ministri sui temi oggetto del meeting. La mattina del 5 settembre, un gruppo di lillipuziani risale con canotti e kajak il canale che conduce vicino alla “zona limite” del vertice e, una volta raggiunte le barche delle forze dell’ordine, consegna alla polizia delle bandiere della pace. Nello stesso tempo, altri gruppi di appartenenti alla Rete Lilliput mettono in scena, in Piazza Erbe, al centro di Riva del Garda, delle rappresentazioni teatrali sui problemi della liberalizzazione dei servizi pubblici. Infine, l’impegno all’interno della campagna “Questo mondo non è in vendita” prevede una serie di iniziative di informazione sul commercio internazionale che si svolgono contemporaneamente in tutta Italia proprio in concomitanza col vertice europeo dei ministri degli esteri a Cancun. Come sottolinea uno dei rappresentanti del Gruppo di Lavoro Tematico “Commercio” da noi intervistato:
92La rassegna di armi leggere “EXA” si tiene con cadenza annuale e si configura, quindi, come un appuntamento al
quale la Rete Lilliput partecipa ogni anno.
93 L’ultima riunione prima della terza assemblea nazionale della Rete Lilliput.
94 Seattle to Brussels Network è una rete europea che fa pressione sul WTO ed è parte della rete internazionale Our
“in quel momento è stata molto importante la presenza di Rete Lilliput all’interno della rete più grande proprio perché [Lilliput] era una delle organizzazioni con un forte radicamento sul territorio, e ogni nodo ha potuto riprendere e gestire la propria iniziativa avendo, però, in qualche modo come riferimento il GLT e la Rete, che li informavano su quali erano le grandi tematiche, e li aiutavano ad organizzare la cosa e a dare diffusione alla cosa”. [Intervista T8]
Il fallimento del vertice ministeriale di Cancun, auspicato dalla Rete Lilliput e dalle reti che anche a livello internazionale hanno lavorato in questo senso, porta con sé la fine della campagna “Questo mondo non è in vendita”. Tuttavia, i semi da essa gettati nel corso di un anno di attività germogliano dando vita ad un organismo particolare: “Tradewatch”, un osservatorio sul commercio internazionale, un monitor costante sull’economia globale, in particolare sugli accordi commerciali internazionali riguardanti i servizi (Gats), l’agricoltura (AoA) e la proprietà intellettuale (Trips), a partire dai negoziati di Cancun.
La prima metà del 2002 vede la Rete Lilliput impegnata anche nella promozione della “Campagna Kappa”95, seguita principalmente dal Gruppo di Lavoro Tematico “Lente sulle Imprese” e dal “Centro Nuovo Modello di Sviluppo”, e pensata con l’obiettivo di indurre l’azienda torinese alla dismissione delle sue produzioni in Birmania. Inoltre, nel corso del 2003 Lilliput lavora anche per le campagne “Biancaneve” e “Acquisti trasparenti”. La prima, promossa dai nodi di Torino e di Biella, è pensata per esercitare pressione sul comitato organizzatore delle Olimpiadi della neve 2006, il Toroc, affinché esso si doti della certificazione SA 800096 e lo faccia adottare anche agli sponsor e ai fornitori impegnati nell’organizzazione dell’evento sportivo. La campagna “Acquisti trasparenti”, invece, promossa da “Centro Nuovo Modello di Sviluppo”, “Mani tese”, “CTM Altromercato”, “AIFO”, “Amnesty International” e adottata dalla Rete Lilliput nel periodo considerato, nasce nel 1998 con l’obiettivo di spingere le imprese nazionali ed internazionali alla trasparenza riguardo le condizioni sociali e ambientali della loro produzione. Già nel ’99, la campagna ottiene un primo successo quando una petizione popolare per una legge che risponda allo scopo per il quale la campagna è nata viene firmata da 160 mila persone e consegnata all’onorevole Violante, allora presidente della Camera.
Alle iniziative contro la guerra e alle campagne di pressione si aggiungono, poi, alcune iniziative di informazione che concorrono a completare il quadro delle principali attività svolte dalla Rete Lilliput nel periodo considerato. Queste attività pur facendo capo, il più delle volte, a singoli nodi o a singole associazioni sono concepite per essere di utilità all’intera Rete. In tal senso, l’iniziativa più rilevante è certamente l’elaborazione delle “Pagine Arcobaleno”, una sorta di “Pagine gialle” contenenti indirizzi ed indicazioni utili per l’adozione di uno stile di vita alternativo, basato cioè sul consumo critico, sulla finanza etica, sul commercio equo e solidale. Le “Pagine arcobaleno” sono una vera e propria guida che registra aziende, produttori e distributori che rispettano una logica di economia solidale, e permette loro di essere facilmente individuabili e rintracciabili dai cittadini; nello stesso tempo consente ai consumatori che si avvicinano al mondo del consumo equo, solidale e critico di individuare rapidamente il produttore ed il distributore a loro più vicini.
95 Nata per denunciare le numerose violazioni dei diritti umani in Birmania, la campagna “Kappa” ottiene un importante
risultato: l’interruzione della produzione di abbigliamento sportivo in Birmania. La campagna raccoglie in un anno (fino al marzo del 2003) circa 8.000 cartoline di consumatori delusi dal comportamento di Basic Net. Si veda: http://lists.peacelink.it/news/msg04488.html