Abbiamo già sottolineato a proposito degli attivisti della Rete che il loro impegno all’interno di questa complessa realtà è inteso come un’esperienza squisitamente politica. Tale riflessione ci spinge ad approfondire ulteriormente l’analisi dei rapporti che i lillipuziani instaurano con i soggetti politici tradizionali. L’obiettivo è individuare, all’interno del percorso che muove gli intervistati a costituirsi come soggetti dell’“azione lillipuziana”, degli elementi propositivi che si affiancano a quelli di critica e di resistenza all’ordine mondiale vigente. Ci domandiamo, infatti, in che modo vengono superate la disillusione nei confronti della politica tradizionale e la sfiducia verso quei soggetti istituzionali accusati di autoreferenzialità e di asservimento alle lobbies economiche della globalizzazione neoliberista.
5.4.1 Comunicare all’esterno: informazione e sensibilizzazione
Abbiamo precedentemente analizzato i dati relativi alle richieste di appoggio effettuate da forze politiche istituzionali nei confronti dei nodi presenti alla quarta assemblea nazionale della Rete. Una percentuale così elevata (pari al 77%) di affermazioni negative potrebbe essere in parte spiegata anche dalle difficoltà incontrate dalla Rete Lilliput nell’essere visibile nell’ambiente ad essa esterno. La realizzazione di una struttura totalmente orizzontale, senza portavoce fissi e con incarichi a rotazione pone, infatti, il problema della rappresentatività della Rete all’esterno. E questo problema, come visto, si configura come un vero e proprio limite in occasione di incontri fondamentali per il movimento globale nel suo complesso, come ad esempio, al G8 di Genova.
Questo dato cozza, però, con l’attitudine comunicativa dei nodi rappresentati all’incontro nazionale del 2006. Il questionario prevede, infatti, una domanda relativa alle modalità con cui i nodi comunicano con l’esterno. Ebbene, la totalità degli intervistati dichiara che il nodo cui appartiene “fa qualcosa per farsi conoscere all’esterno”. La prassi più diffusa sembra essere quella che utilizza il contatto personale come veicolo di comunicazione verso l’ambiente esterno (88,3%), anche se la stessa percentuale si riscontra per l’utilizzo di internet e per l’organizzazione di dibattiti e manifestazioni pubbliche (tab. 24):
Tab. 24: mezzi di comunicazione utilizzati dai nodi
Sì
Contatto personale 88,3% Radio, tv, giornali 41,7% Manifesti, volantini, ecc. 76,7%
Internet 88,3% Raccolta di firme, appelli 60%
Organizzazione di dibattiti o di manifestazioni pubbliche 88,3% Fonte: nostra elaborazione
Abbiamo già sottolineato altrove l’importanza delle reti di relazioni nel favorire il reclutamento e la mobilitazione per l’azione collettiva, oltre che la comunicazione e la conoscenza all’esterno del gruppo d’appartenenza.
A questo elemento, confermato dai dati sugli attivisti presenti in assemblea, si aggiunge l’importanza rivestita dalle tecnologie telematiche: internet è un medium di cui i nostri intervistati fanno ampio utilizzo. Numerosi studi prodotti sul movimento globale pongono l’enfasi sulle opportunità offerte dalla disponibilità di nuove tecnologie: esse riducono i costi della mobilitazione, permettono un’interazione trasversale fra gruppi eterogenei e distanti, agevolano la diffusione di informazioni e facilitano la costruzione di una comune identità, poiché rafforzano le occasioni di dialogo e lo scambio di opinioni [Della Porta 2003, 106-110].
All’interno della Rete Lilliput l’utilizzo della telematica è particolarmente significativo; dalla sua nascita fino ad oggi, la realtà di cui si parla costruisce, modifica e ricostruisce diversi siti web. Il fatto che una quota così rilevante di intervistati (il 88,3%) affermi che il proprio nodo d’appartenenza utilizza internet per far conoscere le proprie attività all’esterno è certamente collegato all’uso che l’intera Rete fa, sin dagli albori, dello strumento telematico.
Nello stesso tempo, anche l’organizzazione di dibattiti o di manifestazioni pubbliche sembra essere una modalità comunicativa largamente utilizzata dai soggetti presenti in assemblea, così come rilevante è il ricorso a manifesti e volantini: rispettivamente il 88,3% ed il 76,7% dei nostri intervistati utilizza questi mezzi per informare delle proprie attività l’ambiente esterno.
Per quel che concerne, invece, la raccolta di firme o gli appelli, pur non essendo in presenza di una percentuale elevata come nei casi precedentemente discussi, non si può trascurare il fatto che il 60% dei nostri intervistati fa ricorso a questa modalità comunicativa. La minore rilevanza di questa tipologia di comunicazione rispetto, ad esempio, a quella che ha a che fare con l’organizzazione di dibattiti o di manifestazioni pubbliche potrebbe essere legata al suo carattere occasionale e al fatto che la raccolta di firme e gli appelli sono proposti per il raggiungimento di obiettivi molto specifici che potrebbero avere meno presa su un pubblico altamente eterogeneo. I media tradizionali come la radio, la tv e i giornali risultano essere, invece, gli strumenti meno utilizzati dai partecipanti all’incontro nazionale: solo il 41,7% li impiega per informare delle proprie attività l’ambiente esterno. A questo dato possiamo affiancare quello relativo ai livelli di fiducia espressi dagli intervistati nei confronti della stampa e del sistema informativo televisivo. Nel primo caso rileviamo un livello medio di fiducia (pari al 47,9%), nel secondo caso, invece, siamo in presenza di un grado di fiducia estremamente basso: il 62% dei presenti in assemblea dichiara, infatti, la sua scarsa fiducia nel sistema informativo televisivo. Pur distinguendo fra televisioni e stampa, in
generale i dati confermano un tendenziale distacco nei confronti dei media tradizionali e un maggiore interesse per quei veicoli informativi che, secondo i nostri intervistati, consentono un coinvolgimento più intenso ed una partecipazione più diretta di chi produce l’informazione.
5.4.2 La Rete Lilliput e il movimento globale
Lo studio delle relazioni e delle strategie d’azione che la Rete costruisce con l’ambiente ad essa esterno passa necessariamente dall’analisi delle interazioni con il movimento globale al quale la Rete da sempre sente di appartenere.
Considerando i tre livelli dell’azione della Rete Lilliput, locale, nazionale e internazionale, ci domandiamo, quindi, qual è il coinvolgimento degli intervistati all’interno del movimento globale. I risultati ottenuti indicano che la loro partecipazione ai principali momenti che scandiscono il percorso del suddetto movimento non è particolarmente elevata. La maggior parte degli attivisti dichiara di aver preso parte alle giornate di Genova del luglio del 2001 e al “Forum Sociale Europeo” di Firenze dell’anno successivo; ma a questi due eventi, certamente fondamentali per l’intera Rete, si aggiungono solo le principali manifestazioni per la pace che hanno avuto luogo nel nostro Paese: la marcia Perugia-Assisi dell’ottobre del 2001 e le due manifestazioni mondiali tenutesi a Roma il 15 febbraio del 2003 e il 20 marzo dell’anno successivo.
Questo dato sembra confermare la volontà, espressa dagli intervistati, di non rincorrere gli eventi, cioè di non essere presenti ad ogni costo agli appuntamenti del movimento globale, focalizzandosi sulle attività da praticare nel locale, idea per altro condivisa all’interno di tutta la Rete, come sottolineato nei paragrafi precedenti. Tuttavia, sorge spontaneo domandarsi quanto questa idea influisca sulla concreta partecipazione dei nostri intervistati e quanto, invece, contino altri elementi, come ad esempio le risorse necessarie alla mobilitazione.
Le informazioni appena esposte si arricchiscono coi dati relativi all’ultima parte del questionario somministrato ai partecipanti all’assemblea nazionale della Rete Lilliput. Al suo interno, infatti, inseriamo alcune domande riguardanti proprio la percezione che gli attivisti hanno dei mutamenti intervenuti sia nel movimento globale nel suo complesso sia nella stessa Rete Lilliput.
Dopo aver distinto, per entrambe le realtà, fra capacità aggregativa, organizzativa e propositiva e, dopo aver individuato un momento preciso e, ai nostri occhi, significativo della storia del movimento contro la globalizzazione neoliberista, il G8 di Genova, procediamo chiedendo ai nostri intervistati se, a loro parere, quell’evento ha influito sulle capacità sopra citate.
Secondo la maggioranza dei nostri intervistati, (il 69,8%), dopo le giornate di Genova del 2001, la capacità aggregativa del movimento globale risulta ampiamente peggiorata (tab. 25). Lo stesso dato, seppure meno consistente di quello appena discusso, viene evidenziato per la Rete Lilliput: il 41,1% dei lillipuziani è d’accordo nel ritenere peggiorata la sua capacità di produrre aggregazione (tab. 26):
Tab. 25: influenza del G8 di Genova sulla capacità aggregativa, organizzativa e propositiva del movimento globale
Capacità aggregativa Capacità organizzativa Capacità propositiva
Peggiorata 69,8% 25,4% 16,1%
Inalterata 14,3% 39,7% 27,4%
migliorata 15,9% 34,9% 56,5%
totale 100,0% 100,0% 100,0% Fonte: nostra elaborazione
Inoltre, nella percezione dei nostri intervistati, sia l’abilità propositiva del movimento sia quella della Rete, risultano migliorate dopo l’evento in questione: nel primo caso è il 56,5% dei
presenti in assemblea a dichiarare quanto appena detto (tab. 25), mentre nel secondo caso siamo di fronte ad una percentuale pari al 80,7% (tab. 26).
Tab. 26: influenza del G8 di Genova sulla capacità aggregativa, organizzativa e propositiva della Rete Lilliput
Capacità aggregativa Capacità organizzativa Capacità propositiva
Peggiorata 41,1% 14,0% 3,5%
Inalterata 39,3% 42,1% 15,8%
migliorata 19,6% 43,9% 80,7%
100,0% 100,0% 100,0%
Fonte: nostra elaborazione
Per quel che riguarda la capacità organizzativa delle due realtà esaminate, bisogna sottolineare che il 39,7% degli intervistati ritiene che essa sia rimasta inalterata per il movimento (tab. 25), mentre per quanto riguarda la Rete c’è un 43,9% che ritiene che tale capacità sia addirittura migliorata (tab. 26).
Rispetto alla capacità organizzativa della Rete Lilliput è interessante notare che nonostante la quarta assemblea nazionale sia il frutto di un lungo confronto, avvenuto nei mesi ad essa precedenti, durante il quale nei vari luoghi della Rete si discute proprio di un riordinamento della sua struttura organizzativa, non sembra che i nostri intervistati avvertano un forte peggioramento per ciò che concerne la capacità organizzativa della Rete: solo un 14% di attivisti ritiene, infatti, che essa sia peggiorata dopo il G8 di Genova.