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1. Gli anni di regno di Ferdinando III.

Dopo l‟accordo di Granada Consalvo de Cordoba, per ordine di Ferdinando V di Spagna detto il Cattolico (noto anche come Ferdinando III di Napoli), venne in Calabria per prendere e consegnare le terre spettanti alla Spagna594. Occupata Reggio, conquistò facilmente tutta la Calabria595. Iniziò allora il cosiddetto periodo del vicereame spagnolo d‟Italia, così chiamato per la presenza a Napoli di un viceré preposto ai domini di qua dal faro di Messina.

Ferdinando III d‟Aragona, considerata la lealtà della città di Reggio che aveva sostenuto la corona contro le continue guerre arrecate dai Francesi per poterla riconquistare, ospitando l‟esercito regio, su richiesta di Nicola de Malgeriis, miles, e di Lanzo Mayrana, sindaci di Reggio, con privilegio dato a Barcellona il 25 agosto 1503, confermò alla predetta università una serie di privilegi già concessi dai precedenti sovrani d‟Aragona. Tra questi il privilegio di re Alfonso I che manteneva la città nella franchigia dei commerci in entrata e uscita. Inoltre, a causa della peste che per due anni colpì la città causandone lo spopolamento, della guerra e per il sostentamento delle truppe e di due flotte regie, sebbene la città avesse chiesto di pagare alla corte quattrocento ducati dei mille previsti, il re concesse che la città di Reggio pagasse per sette anni continui cinquecento ducati. Ordinò che la città fosse dichiarata del demanio regio e non venisse mai alienata ad alcuno; che le cariche di castellano e capitano della città fossero separate; che il possesso delle carceri fosse restituito alla città; che gli ufficiali che contravvenissero a questi privilegi potessero essere considerati alla stregua di persone private; infine, che fosse lecito ai cittadini di Reggio difendere tali prerogative anche ricorrendo alle armi596.

In seguito, con lettera patente data a Valladolid il 30 agosto 1514, per la fedeltà dei cittadini di Reggio alla corona ed i buoni servigi prestati, che avevano arrecato alla città gravi danni, su richiesta di Mario Mileto, U.I.D., miles, sindaco di Reggio, confermò ulriormente alla predetta città altri privilegi. In particolare, concesse che tutti i cittadini di Reggio potessero importare sale, ferro ed acciaio dall‟estero, secondo il tenore di un privilegio già concesso dal re Luigi III d‟Angiò, nonostante i recenti divieti della regia camera della Sommaria; che essi non potessero esser estradati dalla città dagli ufficiali maggiori e minori per qualsiasi prima causa, se non per il servizio

594 Cfr. G.G

ALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno spagnolo, pp. 139-140.

595 G.V

ALENTE, p. 149.

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regio, che, se non tempestivamente indicato alla loro convocazione, avrebbe consentito ai cittadini di rimpatriare senza neanche il permesso degli ufficiali; che i castellani non esigessero più di dieci grana per la scarcerazione dei detenuti nel castello, come da precedente privilegio di Alfonso I; che i cittadini potessero importare liberamente muli e schiavi597 dalla Sicilia, e particolarmente da Messina, senza alcuna molestia degli ufficiali, secondo il tenore di un altro privilegio già concesso da Alfonso I; che il luogotenente di Calabria non mandasse a Reggio commissari per la giustizia, se non in caso che gli ufficiali della città fossero impediti ad amministrarla per altre faccende; che i sindaci o mastri di fiera potessero tutelare i mercanti che giungevano in città da ogni molestia degli ufficiali contro la loro persona e la loro mercanzia; infine, alla richiesta dei cittadini di Reggio di poter reputare alla stregua di persone private gli ufficiali che contravvenissero ai privilegi concessi alla città, il sovrano concesse che tali ufficiali venissero condannati a pagare 500 ducati, metà dei quali sarebbero andrati alla città che poteva direttamente riscuotere la somma598.

2. Il regno di Carlo V e l’inizio del viceregno.

Nel 1516, con la morte di Ferdinando il Cattolico, la corona di Spagna passò al nipote Carlo I (che fu V come imperatore di Germania), figlio della di lui figlia Giovanna la Pazza e di Filippo il Bello599. La città di Reggio, intanto, nel luglio del 1520 aveva subito la terza incursione turca600.

Per tale motivo il 17 febbraio 1521, da Worms, Carlo V imperatore e sua madre Giovanna d‟Aragona confermarono privilegi e grazie all‟università ed agli uomini di Reggio, già concessi in passato, che baroni ed ufficiali maggiori e minori dovranno osservare. Concessero, inoltre, che la città fosse mantenuta nel regio demanio; che castellano e capitano avessero cariche separate; che i capitani, al termine del suo mandato annuale, fossero soggetti a sindacato del loro operato, particolarmente quelli napoletani e cosentini, spesso favoriti dalla corte e che compivano numerosi soprusi a danno dei Reggini, e contro i quali ci si appellava al viceré di Napoli ed al luogotenente della provincia di Calabria; che gli eletti della città, ora in numero di trenta, vale a dire dieci

597 Nel documento si trova l‟espressione «mule et scave», con la quale dovrebbero intendersi muli e

schiavi, come riscontrato anche nell‟edizione del De rebus Rheginis dello Spagnolio (cfr.SPAGNOLIO, liber XIV, caput V, vol. I, p. 320; vol. II, p. 339). Il Morabito De Stefano nel suo regesto al documento - che testimonia che di questo documento doveva conservarsi nella Biblioteca De Nava anche la pergamena originale, mentre, allo stato attuale siamo in possesso della sola copia semplice nel ms. De rebus Rheginis -, riporta che i cittadini di Reggio potevano recarsi liberamente in Sicilia per le “vendite e le compere”. Per «mule et scave» potrebbero intendersi, più genericamente, il carico di merci e le vettovaglie, stando all‟etimologia di questi lemmi riportati nel dizionario del Du Cange, anche in considerazione dell‟uso nel documento del termine «scavis» in luogo di «sclavis» (cfr. DU FRESNE DU CANGE, t. 5, col. 537°, sub voce «1 mula»; t. 7, col. 343°, sub voce «3 scava»). In tal senso, è di enorme svantaggio non poter usufruire del documento originale ma solo di una copia dello stesso, anche se di pochi decenni posteriore.

598 Doc. n. 138. Cfr. anche C

OLAPIETRA, pp. 149-150.

599 Cfr. G.G

ALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno spagnolo, pp. 281-282.

600 C

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gentiluomini, dieci onorabili e dieci popolani, fossero ridotti a venti, in modo che gli affari della città fossero sbrigati con maggior celerità; che nel corso delle due fiere, tenute in città ad aprile ed il 15 agosto, fosse garantita ai mercanti che giungevano sicurezza per la loro persona e le loro mercanzie e non fossero molestati dagli ufficiali, per la qual cosa essi non venivano più alle fiere; infine, che la città potesse eleggere, scegliendolo tra i suoi cittadini, un capitano d‟armi per la custodia della città che avrebbe esercitato il suo ufficio senza pretendere alcun salario601. Poco tempo dopo, il 3 luglio 1521, da Napoli, Raimondo de Cardona, conte di Albeto, duca e capitano generale, ordinava a tutti gli ufficiali del regno e della provincia di Calabria di osservare tutti questi i capitoli dei privilegi concessi alla città di Reggio602.

Carlo V inviò l‟11 maggio 1540 da Gand un mandato procuratorio al viceré Pietro de Toledo603 con il quale gli conferiva potestà di vendere o gestire i beni ed i redditi patrimoniali della corona, come meglio avrebbe reputto, al fine di utilizzare i proventi per mantenere le guarnigioni e rinforzare i presidi necessari alla difesa del regno dalle incursioni dei Turchi, particolarmente lungo le coste maggiormente esposte ai pericoli604. Don Pietro di Toledo, in virtù di tale dell‟autorità, a seguito della necessità di proventi per la difesa delle coste del regno dalle incursioni turche e di denaro per il pagamento dei miliziani, il 31 luglio 1542 da Napoli confermava l‟appartenenza della terra di Stilo al regio demanio e la cognizione alla regia corte delle seconde cause civili, criminali e miste, impedendo che la predetta terra fosse alienata al marchese di Arena o potesse essere comprata dal duca di Nocera. L‟università di Stilo avrebbe pagato alla regia camera la somma di 1258 scudi, alla ragione di due scudi per fuoco, essendo stati calcolati 629 fuochi per la terra di Stilo e dei suoi casali, in base ai dati reperiti nel catasto della regia camera della Sommaria e riportati nella certificazione fatta dal magnifico Nicola Francesco Vitaliano, razionale della camera. Tale somma, inoltre, era già stata versata in due rate, che, tuttavia, nel totale eccedeva la cifra prevista: una di ducati 865 e tarì 3, consegnati il 9 maggio 1541 nelle mani del magnifico Giovanni

601 Doc. n. 139. Da Worms, il 20 dicembre 1520, Carlo d‟Asburgo e Giovanna d‟Aragona concessero

anche a Berardino Sanseverino, principe di Bisignano, ampia giurisdizione sui suoi sudditi. Una copia cartacea seicentesca si conserva nell‟Archivio Saluzzo di Corigliano (Carte economiche-patrimonio (1516- 1828), b. 82, fasc. 2, Copia dei privilegi concessi al Principe di Bisignano per la cognizione delle prime, seconde e terze cause in Corigliano 1570, cc.1r-7v, edita di recente in BERARDI, La contea di Corigliano, doc. X, pp. 131-139). Una copia del privilegio è conservata nell‟Archivio Sanseverino di Napoli (perg. n. 105). In forma d‟inserto è contenuto in un contratto notarile del 21 ottobre 1523 conservato nell‟archivio dell‟abbazia di Montecassino (aula II, capsula LVIII, per il quale si veda I regesti dell’Abbazia di Montecassino, vol. IX, p. 19, nn. 27, 29).

602

Doc. n. 140.

603 Sul periodo del viceregno di Pietro Toledo cfr. G. G

ALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno spagnolo, pp. 403 e ss.

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Orefice, in quel tempo reggente l‟ufficio generale di tesoreria; l‟altra di ducati 518 e tarì 4, dati il 15 dicembre dello stesso anno al milite Alfonso Sanchez, tesoriere generale605.

3. Note sul diploma di re Ruggero II del 1112 al protopapato di Reggio.

Il viceré Pietro de Toledo, il 7 giugno 1544, dopo aver nominato suo figlio Luigi protopapa della chiesa della Cattolica di Reggio, essendo rimasto vacante il protopapato in seguito alla morte di Gonzalo Gaetano, avendo appreso che la nomina di questa carica spetta all‟università di Reggio per privilegio regio, presentò al beneficio protopapale, al posto di Luigi, Alfonso de Samano, suo cappellano, rimettendosi alla decisione dell‟università di Reggio606

.

Il 30 settembre lo stesso viceré conferì ad Alfonso de Samano, chierico reggino, il titolo di protopapa della chiesa di Santa Maria la Cattolica di Reggio607, la cui rettoria era rimasta vacante per la morte di Gundissalvus (Gonzalvo) Gaetani, ultimo possessore, in seguito alla nomina concessa per volontà dell‟università e degli uomini di Reggio, come appare da pubblico contratto rogato da un notaio con autorità apostolica il 21 luglio passato, spettando loro la nomina del protopapa per privilegio concesso da Ruggero II, conte di Calabria e Sicilia, dato nell‟anno a

principio mundi 6620 (1112)608.

Gonzalvo Gaetano, figlio di Diego castellano di Reggio, fu eletto protopapa nel 1539, all‟età di soli 7 anni, per volontà dello stesso viceré Pietro de Toledo. Il p. Russo scrive che il Gonzalvo avrebbe invece rinunciato alla sua carica609. Nei documenti qui editi si parla, invece, di nomina del suo successore in seguito alla morte dello stesso Gonzalvo. Lo stesso viceré avrebbe nominato protopapa suo figlio Luigi, ma in seguito alle forte opposizione dell‟università reggina, egli fece eleggere, nel 1544 (secondo il Morisani nel 1549)610, il suo cappellano, Alfonso de Samano, al quale il 6 gennaio 1560 successe Bernardino Suppa, per rinuncia del Samano presentata il 3

605

Doc. n. 142. Naturalmente, riguardando le vicende della terra di Stilo, non si trova copia trascritta nel ms. Urbs Rhegina.

606 Doc. n. 143. 607

Sulla chiesa di Santa Maria la Cattolica di Reggio si rimanda a F.RUSSO, Storia dell’Archidiocesi di Reggio Calabria, I, pp. 259-266. Dai registri delle rationes decimarum, dovute alla camera apostolica per l‟anno 1310, protopapa della Cattolica di Reggio risulta essere il prete Pietro Calabro, che versava 10 tarì per la seconda decima ed altri 6 tarì e 10 grana per la reintegra della prima, mentre decano della chiesa era il prete Giovanni Barilla, che versava alla camera apostolica 12 tarì per la seconda decima (VENDOLA, p. 260, nn. 3632-3633; F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, I, p. 212, nn. 1618-1619)

608 Doc. n. 144. 609 F.R

USSO, Storia dell’Archidiocesi di Reggio Calabria, II, pp. 48-49

610 Cfr. M

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