Il regno di Ladislao d’Angiò-Durazzo
1. I primi anni di re Ladislao.
Ladislao d‟Angiò Durazzo, secondogenito e primo figlio maschio di Carlo III d‟Angiò-Durazzo e di Margherita di Durazzo, in occasione di un Parlamento generale a Napoli, ancora minorenne, fu investito da Carlo III, il 5 novembre 1381, del Ducato di Calabria, ed elevato a successore al trono. Mentre Carlo III affrontava il pretendente francese alla corona di Napoli Luigi I d‟Angiò ed il papa Urbano VI, negli anni 1383-85, Ladislao rimase con sua madre a Napoli. Dopo la fuga di Urbano VI dal Regno nell‟agosto 1385 e l‟assassinio a Buda di Carlo III, Margherita si trovò in una situazione difficile per via del dissesto finanziario. Inoltre, era imminente il pericolo di un nuovo intervento francese nel Regno, perché il 28 maggio 1385, dopo la morte di Luigi I, Clemente VII aveva investito del Regno di Napoli, il figlio di questo, Luigi II, quasi coetaneo di Ladislao. Nel Regno prendeva sempre più piede la ribellione della nobiltà, fomentata sia da Urbano VI sia da Luigi II, al pnto che il papa, nella primavera del 1387, respinse la richiesta della reggente di incoronare re Ladislao288.
Nonostante il rifiuto da parte del pontefice, dal 7 marzo 1387 Ladislao cominciò lo stesso ad intitolarsi ufficialmente rex Hungarie, Ierusalem et Sicilie, per affermare la legittimità del suo regno, anche senza l‟investitura del papa. Margherita ed i suoi figli, a causa di alcuni tumulti insorti a Napoli, furono costretti, ancora nel marzo 1387, ad allontanarsi dal territorio urbano trasferendo la loro sede a Castel dell‟Ovo, fuori dalle mura cittadine289
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Alla città di Reggio fu destinata una delle prime lettere di Ladislao, datata al 16 maggio 1387 ed emessa da Napoli, nella quale è riportato che in mancanza del suo personale sigillo, la cancelleria si avvaleva del sigillo del vicariato del regno affidato alla madre. Il nuovo re, in seguito alle suppliche degli uomini dell‟università di Reggio, confermò alla medesima città privilegi, immunità, diritti, esenzioni e grazie già concesse dal re Roberto e dalla regina Giovanna I, e, con assenso della madre Margherita, sua balia e tutrice, ordinò che, essendo morto Cirillo Aiossa, di Napoli, capitano e castellano di Reggio, in attesa di nuova nomina, fossero nominati sei uomini che amministrassero saggiamente la città mantenendola in prosperità e tranquillità290. Ordinò, inoltre, che lo stesso
288 G. G
ALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, p. 243; KIESEWETTER, Ladislao d’Angiò Durazzo, pp. 39-40.
289 Ibidem, p. 40.
290 I nomi dei sei cittadini probi non sono riportati nel documento. Ce li indica lo Spanò Bolani senza
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l‟ufficio del castellano e quello del capitano avessero giurisdizioni separate ricoperte da due differenti persone che non fossero né conti o baroni fiorentini, lombardi o toscani, ma soltanto uomini fedeli del regno di Sicilia, né fossero caporali di gendarmeria ai quali non si dovrà affidare neanche il computo degli stipendi; che i capitani e castellani, con i loro giudici, assessori e notai d‟atti, restassero in carica un anno e che al termine del mandato fossero sottoposti a sindacato del loro operato da parte dei loro successori e di uno dei cittadini di Reggio eletto dalla stessa università, con eventuale pena di cinquanta once per coloro che avessero commesso infrazioni; che costoro non potessero assumere nei loro uffici, sotto corresponsione di stipendio proprio o della regia curia, persone della città di Reggio, in qualità di ufficiali, guardie del corpo, servi armati, consiglieri, scudieri o familiari, sotto la medesima precedente pena che sarà devoluta alla regia corte dai loro successori; che le tasse imposte dalla regia corte per il prossimo anno di XI indizione fossero pagate, ma venissero destinate, per mezzo di altre persone elette dalla predetta università, alla riparazione ed alle fabbriche delle mura cittadine. Infine, poiché i cittadini di Reggio avevano già versato al predetto capitano Cirello le tasse delle collette del presente anno in corso, per una somma di sessanta once, per le quali venivano molestati dall‟erario ed altri ufficiali nominati dalla corte in quelle parti, il re ordinava che se i reggini potessero dimostrare con le debite apodisse o altre legittime ricevute di quietanza di aver già pagato le collette per la somma complessiva delle sessanta once versate a Cirello, non avrebbero dovuto, in tal caso, pagare null‟altro291.
Nel regno, intanto, si era creato uno stato di anarchia di cui, in realtà, il beneficiario fu Ottone di Brunswick, vedovo di Giovanna I, che, a capo di un esercito angioino, il 10 luglio 1387 occupò la capitale del Regno, per cui Margherita, l‟8 o il 13 luglio, si imbarcò con i figli per Gaeta, città ancora fedele a lei e a Ladislao, da dove organizzò la resistenza contro gli Angioini292.
Da Gaeta, il 12 dicembre 1387, re Ladislao di Durazzo, poiché dal padre Carlo III, dalla madre Margherita al tempo del suo vicariato e da lui stesso erano state fatte certe concessioni, ancora in vigore, sui beni espropriati ad alcuni ribelli e che erano pervenuti alla regia corte, in seguito alle suppliche degli uomini dell‟università di Reggio, avanzate per mezzo dei loro sindaci, ordinò che tali concessioni fossero revocate; che i beni confiscati venissero restituiti, dando notizia di ciò anche al mastro giurato del regno di Sicilia, ai vicegerenti, ai giustizieri di Calabria, ai capitani di Reggio e a tutti gli ufficiali competenti; che contro di essi non fosse attuato alcun procedimento per il delitto di lesa maestà; infine, se i concessionari avessero già preso possesso di questi beni, prontamente li restituissero293.
Essi sono: Venuto Moleti, Giovanni Blasco, Mario Suppa, Domenico Ciriaco, Giovanni Arrigo Malgeri e Antonio Musolino.
291 Doc. n. 71. 292 K
IESEWETTER,Ladislao, p. 40.
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La morte di Urbano VI, avvenuta il 15 ottobre 1389, liberò il re minorenne da un tenace avversario ponendo fine all‟opposizione tra il pontefice romano e i Durazzo294. Il papa Bonifacio IX, eletto il 2 novembre 1389, seguì sin dall‟inizio una linea diversa da quella del suo predecessore, per cui il 18 dicembre 1389 Ladislao fu riconosciuto re di Napoli, ma gli fu proibito di annettere il suo Regno con quello tedesco ed assumere il dominio in Toscana e in Lombardia. Il 29 maggio 1390, dopo aver prestato il giuramento di vassallaggio per il Regno, fu finalmente incoronato re dal cardinal legato Angelo Acciaiuoli295.
Il 14 agosto del 1390 Luigi II entrò a Napoli, ma ne conseguì solo un‟estenuante guerra di logoramento durata quasi nove anni. Nel settembre 1392 Ladislao, ancora sedicenne, ottenne di poter assumere il comando delle truppe, e, nell‟estate del 1393 si spinse fin nei pressi di Napoli. Ladislao riuscì con una tenace guerriglia a guadagnare terreno e, in seguito, a limitare il potere del duca d‟Angiò alla città di Napoli e alla Terra d‟Otranto296
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