Il regno di Ladislao d’Angiò-Durazzo
2. Reggio tra Ladislao di Durazzo e Luigi II d’Angiò.
Nel corso di questo conflitto anche Reggio si divise tra sostenitori filo-angioini e sostenitori filo-durazzeschi. Sono noti i nomi di alcuni ribelli reggini nemici di Ladislao. Nel 1391, infatti, il re confermò a Giacomo dell‟Aquila la donazione dei beni del ribelle Bartolomeo Pappacarbone di Reggio, fattagli da Alberico da Barbiano, e similmente confermò un‟altra donazione, pure fatta dal predetto Alberico a Giacomo di Capua ed ai suoi eredi, dei beni appartenuti al ribelle Filippo de
Logotheta di Reggio297.
Frattanto da Gaeta, dove ancora risiedeva stabilmente la corte di Ladislao, il 20 febbraio 1393, il re, con il consenso di Angelo, fiorentino, cardinal prete del titolo di San Lorenzo in Damaso e legato della sede apostolica, e della regina madre Margherita, suoi balî, inviò lettera al gran camerario del regno di Sicilia, al vicegerente del ducato di Calabria, al giustiziere della provincia di Calabria, al capitano della città di Reggio298, nonché agli erari, maestri della camera e commissari
294 C
UTOLO, Re Ladislao, p. 100.
295 Ibidem, pp. 107-108. 296
G. GALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, p. 250; KIESEWETTER, Ladislao, p. 40.
297 B
ARONE, Notizie raccolte dai Registri di Cancelleria di re Ladislao di Durazzo, XII (1887), fasc. III, p. 505 (doc. del 1° febbraio 1391); CUTOLO, Re Ladislao, p. 135 nota 61.
298
Dato che la carica di capitano era annuale e la sua nomina avveniva, in genere, all‟inizio dell‟anno, che era fissato al 1° settembre, doveva essere capitano di Reggio, alla data del documento, Martino (o Martuccio) Zurlo, citato in un documento regio del 18 settembre 1392, il quale, nonostante i consueti divieti a cumulare la doppia carica, era anche castellano di Reggio. In qualità di capitano di Reggio il 20 febbraio 1393 (peraltro sotto la stessa data del documento pergamenaceo di Reggio), egli fu incaricato di risolvere una lite tra Francesco Filangieri e Giovanni Bufalo di Messina che, secondo il Filangieri, occupava arbitrariamente un suo feudo, e di redimere una simile causa promossa da Masio Moleti. I documenti si trovavano nel Reg. Ang. 362, cc. 93r, 113v, 192r, andato distrutto nell‟incendio del 1943 (cfr. CUTOLO, Re Ladislao, p. 164 nota 27; p.
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del ducato di Calabria, con la quale comunicava di concedere agli uomini della predetta università di poter detrarre, per cinque anni, dieci once dalle trenta dovute alla regia curia per la gabella del primo e secondo dono299.
Ladislao dal luglio 1393, ora diciottenne, aveva assunto in pieno il governo, in quanto si era liberato dal baliato del legato pontificio e dalla tutela della reggenza di Margherita, la quale nel 1394 si ritirò dalla corte, per morire, senza mai più riprendere un ruolo politico di una certa rilevanza, nel 1412300. Intanto Luigi II, giunto in Calabria nella primavera del 1396 nelle terre dei Sanseverino, suoi sostenitori301, il 7 agosto 1396 era a Castrovillari, da dove emanò, per mezzo del suo consigliere Venceslao Sanseverino, duca di Venosa, conte di Tricarico e Chiaromonte, una lettera agli uomini ed all‟università di Bitonto relativa alla nomina del mastro giurato per la fiera di giugno302. Il giorno seguente, ancora da Castrovillari, dispose che la medesima università di Bitonto facesse parte del regio demanio303. Il 12 agosto da Castrovillari emise un altro mandato a favore dell‟università di Bitonto alla quale comunicava che le spese per fornitura di letti e paglia fossero a carico degli stessi ufficiali regi e non della predetta università304. Tra gli anni 1393-1398 Castrovillari appoggiò la causa di Luigi II d‟Angiò. Ce lo confermano anche i numerosi contratti rogati dai notai castrovillaresi che nell‟intitulatio riportano, infatti, il regno del sovrano angioino anzichè quello di Ladislao305. La medesima situazione si presenta anche per Reggio, come si evince da un contratto di conferma di permuta di beni del 13 luglio 1398, rogato dal notaio Nicola de
Mirabello di Reggio, in presenza di Giovanni Barella, regio giudice, e di Roberto Paparone,
Guglielmo de Capua, Baldo de Summa, Gregorio Russo e Giacomo Cundo, testimoni, tutti di Reggio. Nell‟intitulatio dell‟istrumento è registrato, infatti, il XIV anno di regno di Ludovico II306
. A partire dal 1398 la vittoria definitiva su Luigi II era solo una questione di tempo, in quanto sia Carlo VI di Francia sia il duca d‟Angiò avevano negato obbedienza al nuovo papa avignonese
165 nota 29; p. 167 nota 35). Martucio Zurulo di Napoli, regio capitano della città di Reggio, compare anche in una nota tergale del privilegio concesso alla città il 16 giugno 1383 dal re Carlo III di Durazzo con l‟incarico di far rispettare il tenore dello stesso (cfr. il doc. n. 64).
299
Doc. n. 73. Cfr. anche CUTOLO, Re Ladislao, p. 147 nota 125; FODALE, La Calabria angioino- aragonese, p. 232.
300 G.G
ALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, p. 251.
301 F
ODALE, La Calabria angioino-aragonese, p. 234.
302
Il Libro Rosso della università di Bitonto, doc. XLIX, pp. 271-272.
303 Ibidem, doc. LVI, pp. 288-289. 304 Ibid., doc. LXXII, pp. 323-324. 305
A Castrovillari le famiglie Cozza, Pantuso, Pellegrini e de Veliis parteggiavano per gli angioini, la famiglia Musitano per i durazzeschi. Dopo la vittoria di re Ladislao i filo-angioini, con ordine regio del 20 agosto 1401, subirono la confisca dei loro beni (cfr. C.PEPE, p. 111; Il cartulario di Carlo Maria l’Occaso, doc. 104, pp. 62, 314-315).
306 Pergamena della Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria, Chiese diverse, perg. 10 AAI,
26: Giovanni Ruffo di Calabria, miles, priore di Sant‟Eufemia di Melicuccà, dà conferma alla permuta di terre avvenuta poco tempo addietro tra il defunto Roberto de Diano, miles, precettore di Melicuccà, e Giacomo de Laurentio, abitante in Calanna. Giovanni Ruffo fu poi precettore di Sant‟Eufemia dal 1415 al 1438, anno della sua morte, allorché fu sostituito nella carica da Sergio Seripando (cfr. SALERNO, p. 107).
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Benedetto XIII e Luigi II non poteva così più contare sulle finanze pontificie per il proseguimento della guerra307. Effettivamente, Napoli doveva cadere nelle mani di Ladislao in quanto Luigi II aveva lasciato la città già alla fine del 1398 per mettersi in marcia verso la Puglia, dove aveva un congruo gruppo di sostenitori e, soprattutto, sperava di ottenere l‟appoggio del più potente feudatario del Regno, Raimondo Del Balzo Orsini, che aveva creato una signoria indipendente, comprendente un‟ampia parte della Puglia. Raimondo, però, aderì poco tempo dopo alla fazione durazzesca, cosicché Ladislao, contando sul sostegno finanziario di Bonifacio IX, si affrettò a metà marzo a portarsi verso la Puglia fino a giungere, l‟8 maggio, sotto le mura di Taranto dove si era asserragliato Luigi II. La città capitolò il 18 giugno e aprì le sue porte all‟Orsini, investito nel frattempo da Ladislao del principato di Taranto. Luigi II si imbarcò per la Provenza, mentre Ladislao, abbandonato l‟assedio di Taranto poco prima della capitolazione della città, si recò in Campania per conquistare Napoli308.
Prima di raggiungere Napoli, Ladislao passò per la Calabria e, tra il 15 ed il 17 giugno 1399, egli si trovava nell‟accampamento di Casalnuovo. Da qui emise lettera datata al 15 giugno con la quale prestava assenso alla donazione fatta da Pippa Sambiase a favore di suo marito Luigi de
Ugoth del casale di San Vito de Sclavis, in Terra d‟Otranto309. Il 17 giugno, ancora da Casalnuovo, concesse pieno indulto ai coniugi Roberto de Alagno e Luisa Fasanella, signori della baronia di Morano, che probabilmente si erano ribellati a lui310. Questa località, identificata con l‟odierna Villapiana, sul litorale jonico311, credo, invece, sia l‟antico casale di Casalnuovo, poi Casale San Pietro, l‟odierna Frascineto, nei pressi di Castrovillari, dove il re stanziò l‟accampamento e le sue truppe in vista dell‟assedio di Castrovillari, i cui abitanti ancora continuavano ad appoggiare la causa di Luigi II312.
La città di Castrovillari fu occupata il giorno seguente. Infatti, già il 18 giugno e fino al 22 emetteva da Castrovillari diversi mandati313. Tra questi, quello del 20 giugno con il quale confermava a Nicola Fasanella il possesso del feudo di Curello314.
Il re partì via mare dalle coste della Calabria il 2 luglio, dopo aver incontrato a Castrovillari alcuni esponenti della famiglia Sanseverino che ora venivano a patti con lui e gli prestavano
307 C
UTOLO, Re Ladislao, pp. 225-226.
308 Ibidem, p. 229. 309
PASTORE, Le pergamene della curia e del capitolo di Nardò, doc. IX, pp. 49-51.
310
BARONE, Notizie raccolte dai Registri di Cancelleria di re Ladislao di Durazzo, XIII (1888), p. 7; CUTOLO, Re Ladislao, p. 238, nota 85.
311 K
IESEWETTER,Problemi della signoria di Raimondo del Balzo Orsini in Puglia, p. 70.
312 C.P
EPE, pp. 110-111.
313
CUTOLO, Re Ladislao, p. 238, nota 89; ID., Maria d’Enghien, p. 54 nota 55. Cfr. anche FODALE, La Calabria angioino-aragonese, p. 235; KIESEWETTER,Problemi della signoria di Raimondo del Balzo Orsini in Puglia, p. 70, utile, particolarmente, per l‟itinerario seguito da Ladislao in questi mesi.
314 B
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giuramento315. Dopo essersi fermato per breve tempo a Gaeta, il 7 luglio era alle porte di Napoli, che cadde dopo tre giorni d‟assedio316
. Nell‟arco di questi tre giorni egli, il 7 luglio, emise alcuni mandati da Castel dell‟Ovo nell‟assedio di Napoli317
; il 9 luglio promise a Galeotto Pagano, marescalco e siniscalco del regno di Sicilia, di intercedere presso il pontefice per ottenere la riconferma di suo fratello Nicola Pagano all‟arcivescovato di Napoli318
; il 10 luglio, giorno della conquista definitiva della capitale partenopea, conferì a Venceslao Sanseverino, duca di Venosa, conte di Tricarico e Chiaromonte, che prima si era alleato con Luigi II, poi aveva trattato con Ladislao aiutandolo nell‟occupazione di Napoli319, i beni della baronia di Malvito appartenuti a Caterinella de Stephaniciis, figlia di Matteo, e quelli della baronia di Morano, appartenuti proprio ai citati Luisa Fasanella e a suo marito Roberto de Alagno, che seppur perdonati per la ribellione, non furono esentati dalla confisca dei loro beni feudali320.
Ladislao revocò i privilegi della città di Napoli in materia di amministrazione municipale, che sua madre aveva dovuto concedere nel 1387, ma rinunciò a vendicarsi contro i sostenitori di Luigi II, soprattutto i Sanseverino, i cui feudi furono confermati o, addirittura, rimpinguati con altri beni321. Nella seconda metà del 1400, Ladislao represse le ultime ribellioni contro il suo dominio in alcuni territori dell‟Abruzzo e della Puglia322
.
Come detto in precedenza, la regina Margherita di Durazzo nel 1394 si ritirò dalla corte, senza più riavere un ruolo politico importante, ma continuando ad intervenire in questioni di minore importanza. Dal 1399 risiedette a Salerno e si dedicò all‟amministrazione dei numerosi feudi in Puglia (Monte Sant‟Angelo, Gravina, Barletta, Bitonto, Monopoli, Brindisi, che nell‟ottobre 1406 cambiò con Stigliano e Palazzo San Gervasio), in Basilicata (Venosa) e nel Principato (Salerno e Nocera)323. In quegli anni ella disponeva di una propria corte e di una cancelleria con propri registri324. Il 14 marzo del 1404, da Salerno, inviò lettera indirizzata ai capitani della città di Reggio e del suo distretto, giudici, assessori, notai d‟atti, conti, baroni, castellani ed a tutti gli ufficiali che potessero averne interesse, con la quale confermava all‟università di Reggio una lettera, contenente capitoli di grazie, già concessa dal suo defunto marito re Carlo III di Durazzo325.
315 Diaria Neapolitana, col. 1067. 316 CUTOLO, Re Ladislao, pp. 228-229. 317 Ibidem, pp. 238-239, nota 94. 318 F RASCADORE, doc. 43, pp. 186-187. 319
Diaria Neapolitana, coll. 1065-1066.
320 CURTI, doc. 2, pp. 185-190. 321 C UTOLO, Re Ladislao, pp. 241-242. 322 K IESEWETTER,Ladislao, p. 41.
323 Da Salerno, tra il 1399 ed il 1412, concesse diversi privilegi a favore dell‟università di Bitonto (cfr. Il
libro rosso della università di Bitonto, I, doc. VII,12, pp. 84-85; doc. LXI, pp. 303-305; doc. LXXVI, pp. 328-330).
324 K
IESEWETTER,Margherita d’Angiò Durazzo, p. 125.