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Note sulla giurisdizione dell’arcidiocesi di Reggio sulla terra di Bova dai Normanni al XV secolo.

Reggio al tempo di Ferdinando I d’Aragona

3. Note sulla giurisdizione dell’arcidiocesi di Reggio sulla terra di Bova dai Normanni al XV secolo.

Un dato interessante che emerge da questo documento è sicuramente la conferma dell‟assegnazione della terra di Bova fatta da re Ferdinando all‟arcidiocesi di Reggio, unitamente al suo castello, quale feudo che possedeva sin da tempi antichi. Per dignità di approfondimento sembra opportuno, a questo punto, tornare a ritroso nel tempo per ricostruire attentamente le vicende della terra di Bova ed i suoi legami con l‟arcidiocesi di Reggio, a partire dall‟età normanna.

Nel maggio 1131 Ruggero II, incoronato re nel Natale dell‟anno precedente, emanò il diploma, munito di bolla plumbea, della fondazione dell‟archimandritato del San Salvatore de Lingua

Phari544. Nel febbraio del 1133 emise il σιγίλλιον munito di crysobolla nel quale il re elencava tutte le chiese e i monasteri da lui affidati alla grande abbazia sulla penisola del porto di Messina545. Il documento originale, conservato in pergamena nell‟archivio ducale di Medinaceli di Toledo, è ancora inedito546. Nel XVII secolo ne fu eseguita una copia547.

L‟archimandridato del San Salvatore in Lingua Phari di Messina, oltre che naturalmente in Sicilia, possedeva anche numerosi metochia in Calabria concentrati, particolarmente, intorno a Mesa (come quello di San Pancrazio di Scilla), Seminara, Drosi (dov‟era il noto metochion di San

543 Doc. n. 130. Si veda, a riguardo, anche P

ONTIERI, La Calabria a metà del XV secolo, pp. 138-139.

544 C

USA, I,1, doc. II, pp. 292-294.

545

FALKENHAUSEN, Ancora sul monastero greco di S. Nicola dei Drosi, pp. 38, 42, 64, 66-67.

546 Segnatura ADM 529.

547 Ora conservata nel Vat. lat. 8201, cc. 56r-59r e 130r-132r (cfr. F

ALKENHAUSEN, I documenti greci del fondo Messina, pp. 671-672.

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Nicola dei Drosi), ed ancora a Valle Tuccio, tra Bova ed Amendolea. Questo ricco patrimonio fu notevolmente consolidato nel corso del XII secolo548.

Il monastero di San Pancrazio di Scilla, fondato già probabilmente in epoca bizantina549, nel 1133, in occasione della fondazione dell‟archimandridato del San Salvatore, fu conferito a quest‟ultimo da Ruggero II, come monastero dotato di una certa autonomia, unitamente a molti altri di Sicilia e Calabria, chiamati, appunto, kephalikà e autodéspota550. Risulta essere falso, invece, un privilegio di Ruggero I del 1102 (anno in cui, peraltro, il conte era già morto), con il quale acconsentiva alla richiesta del suo camerario greco, Nicola di Mesa, di ricostruire il monastero di San Pancrazio di Scilla e di dichiararlo immune e direttamente sottomesso alla giurisdizione comitale551.

Nel mese di settembre del 1194, sotto la XIII indizione, l‟arcivescovo di Reggio Guglielmo552, con il consenso di tutto il capitolo reggino, rinunciava, in favore dell‟archimandrita Leonzio, al diritto delle decime di tutti i metochia greci calabresi ubicati nel territorio di Mesa e sottoposti al monastero italo-greco del San Salvatore di Messina. Erano presenti, in qualità di testimoni, Giovanni arcidiacono della chiesa reggina, Riccardo tesoriere, Stefano, Giovanni, Ruggero e

548 Cfr. M

INASI, Notizie storiche di Scilla, p. 30; FOTI, pp. 21-25; FALKENHAUSEN, Reggio bizantina e normanna, pp. 279-280; EAD., L’Archimandridato del S. Salvatore in lingua phari di Messina, pp. 50-52; ROGNONI, Les actes privés grecs de l’archivo ducal de Medinaceli (Tolède), I, pp. 13-19; EAD., Les actes privés grecs de l’archivo ducal de Medinaceli (Tolède), II, pp. 19-26.

549 Cfr. M

INASI, Il monastero basiliano di S. Pancrazio sullo scoglio di Scilla, p. 41.

550

Cfr. F. RUSSO, Storia dell’archidiocesi di Reggio Calabria, I, p. 274; ID., Storia della chiesa in Calabria, II, p. 366; FALKENHAUSEN, L’Archimandridato del S. Salvatore in lingua phari di Messina, p. 46; EAD., L’ἐπαρχία delle Saline in epoca bizantina e normanna, p. 104; EAD., Les documents publics, doc. n. VI, p. 247.

551

Il documento è stato edito da CANTARELLA, doc. n. II, pp. 208-212; e BECKER, doc. n. 76, pp. 281-284.

552 Guglielmo fu arcivescovo di Reggio dal 1190, succedendo a Tommaso, al 1199, anno dell sua morte

(cfr. EUBEL, I, p. 418; KAMP, Kirche und Monarchie, 2: Apulien und Kalabrien, pp. 919-920; FEDALTO, 23.1, p. 152). L‟Ughelli, seguito dal Gams e da mons. Taccone Gallucci lo vogliono arcivescovo solo a partire dall‟anno 1194 (cfr. UGHELLI, IX, col. 326; GAMS, p. 916; TACCONE GALLUCCI, p. 400). Anche il p. Russo ne inizia il suo presulato dal‟anno 1194 (cfr. F.RUSSO, Storia dell’archidiocesi di Reggio Calabria, III, pp. 101-105; ID., Regesto Vaticano per la Calabria, I, p. 90, n. 433; p. 92, n. 447; pp. 94-95, nn. 463, 473), ma nella cronotassi arcivescovile tra Tommaso e Guglielmo inserisce lo ieromonaco Giraldo, quale ἀρχιερεύς τῆς μεγάλης ἐκκλησίας, il cui nome si riscontra nella Vita di San Cipriano di Calamizzi riscoperta da Giuseppe Schirò nel codice Sinaitico 522 (SCHIRÒ, pp. 70, 75, 96-97). Del resto così dovrebbe essere, risultando falsa la bolla di papa Clemente III del 20 marzo 1190, che menziona Guglielmo Bonus Iurnus, di Poitiers, già vescovo di Troia, come arcivescovo di Reggio in quell‟anno, terminus post quem per l‟inizio del suo arcivescovato a Reggio. Il pontefice confermava all‟arciprete ed alla chiesa di Santa Maria di Foggia il privilegio loro conferito il maggio 1187 da Guglielmo vescovo di Troia (cfr. KEHR, IX, p. 220, n. 5; KAMP, Kirche und Monarchie 2: Apulien und Kalabrien, p. 508, nota 10; MARTIN, Les chartes de Troia, doc. 110, pp. 324-329, qui in part. p. 325, e p. 445, n. 13). La stessa bolla del 1190 si ritrova inserta anche in un‟altra di papa Clemente VI data ad Avignone il 12 gennaio 1347 (cfr. F.RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, I, p. 87, n. 402; p. 437, n. 6946). Guglielmo, vescovo di Troia, morì nel 1187 (cfr. KAMP, Kirche und Monarchie 2: Apulien und Kalabrien, p. 508). Dunque, sarebbe più verosimile che Guglielmo, non affatto identificabile con il vescovo troiano, fosse divenuto arcivescovo di Reggio nell‟anno 1194 in sostituzione di Giraldo. Così invece non è, come ha dimostrato il Kamp con convincenti argomentazioni. Giraldo, che era un cistercense, fu arcivescovo di Reggio soltanto tra giugno del 1215 e novembre del 1216 (cfr. ibidem, pp. 922- 925). È da rispettare pienamente la cronotassi del Kamp, che pone Tommaso arcivescovo dal 1179 al 1189, cui segue Guglielmo dal 1190 al 1199.

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Guglielmo, tutti canonici reggini553. Tale concessione fu approvata da papa Celestino III con bolla del 29 dicembre 1197554.

In virtù di questa rinuncia e per l‟adesione dell‟arcivescovo Guglielmo alla causa sveva, il 30 gennaio 1195, da Messina, l‟imperatore Enrico VI concesse al medesimo arcivescovo, mediante diploma munito di sigillo aureo, la contea di Bova con la sua rocca, il pagum di Africo e l‟oppidum di Castellace ed altri beni nella pianura di San Martino presso Terranova555

. Erano presenti all‟atto di questa concessione Riccardo Palmer, inglese, vescovo di Messina556

, Matteo arcivescovo di Capua557, Bonhomo arcivescovo di Cosenza558, Lorenzo vescovo di Siracusa559, Filippo di Svevia, fratello dell‟imperatore Enrico VI, Corrado duca di Spoleto560 e Bonifacio Paleologo marchese di Monferrato561.

553

Archivio di Stato di Reggio Calabria, Raccolte e Miscellanee, Statuti, capitoli, grazie e privilegi, Fondo Carte Salvatore Blasco, busta 2, fasc. 100, cc. 1r-2r. Cfr. anche SPAGNOLIO, liber X, caput III, vol. I, pp. 206-207; SPANÒ BOLANI, Storia di Reggio Calabria, ediz. 1857, vol. II, p. 238.

554

Archivio Segreto Vaticano, Vat. lat. 8201, c. 51v; PIRRI, II, p. 980-E; UGHELLI, IX, col. 326; FIORE, II, p. 292; Coelestini III romani pontificis epistolae et privilegia, vol. CCVI, epist. CCCXXVI, col. 1234; KAMP, Kirche und Monarchie, 2: Apulien und Kalabrien, p. 920, nota 27; JAFFÈ, p. 367, n. 17958 (10669); Acta Romanorum pontificum a S. Clemente ad Coelestinum III, vol. I, tomo I, p. 818, n. 6; F.RUSSO, Storia dell’archidiocesi di Reggio Calabria, III, p. 102; ID., Regesto Vaticano per la Calabria, I, p. 90, n. 433.

555

Archivio di Stato di Reggio Calabria, Raccolte e Miscellanee, Statuti, capitoli, grazie e privilegi, Fondo Carte Salvatore Blasco, busta 2, fasc. 101, cc. 1r-2r. Si vedano anche UGHELLI, IX, col. 326, sub anno 1165; FIORE, I, p. 146; II, p. 292, sotto la data del 25 gennaio 1195; SPAGNOLIO, liber X, caput III, vol. I, p. 207; PASQUA, p. 278; ROSSI, p. 565; SPANÒ BOLANI, Storia di Reggio Calabria, ediz. 1857, vol. I, p. 155; vol. II, p. 238 (sotto la data febbraio 1195); STUMPF-BRENTANO, p. 447, n. 4902; BETHMANN, p. 533; GUARNA LOGOTETA, p. 43; SCHEFFER-BOICHORST, pp. 200-201; COTRONEO, Bova e Castellace, p. 126; BÖHMER, Regesta Imperii IV, vol. 3,1, n. 403, pp. 164-165; KAMP, Kirche und Monarchie, 2: Apulien und Kalabrien, p. 920, nota 30; CLEMENTI,pp. 142-143, n. 50; MARRA, pp. 147-148.

556

Fu vescovo di Siracusa dal 1157 al 1169, anno in cui diventa arcivescovo di Messina, fino al 1195 anno della sua morte. Cfr. PIRRI, I, pp. 398-400; GAMS, pp. 949, 954; KEHR, X, pp. 318-319, nn. 73-74; p. 341, nn. 27-28; FEDALTO, 25.2, p. 161.

557

Matteo fu arcivescovo di Capua dal 1183 al 119. Cfr. UGHELLI, VI, coll. 329-330; GAMS, p. 868; KEHR, VIII, doc. n. 59, p. 227; KAMP, Kirche und Monarchie, 1: Abruzzen und Campanien, pp. 109-112; FEDALTO, 7.1, p. 106.

558 Bonushomo è noto come arcivescovo di Cosenza proprio a partire dalla data di questo documento del

30 gennaio 1195 e fino al 1200. Cfr. GAMS, p. 878; KEHR, X, p. 115; KAMP, Kirche und Monarchie, 2: Apulien und Calabrien, pp. 831-832; FEDALTO, 22.1, p. 151; F.RUSSO, Storia dell’arcidiocesi di Cosenza, pp. 361-364, che lo fa arcivescovo già dal 1188, in seguito alla morte di Pietro II, senza però fornire alcun riscontro affidabile.

559 P

IRRI, I, p. 624; GAMS, p. 954; KEHR, X, p. 320; FEDALTO, 25.2, p. 161. Nella copia del documento conservata nell‟Archivio di Sato di Reggio è riportato sotto il nome di Sanctius.

560 Si tratta di Corrado di Urslingen, nato intorno al 1150. Fu duca di Spoleto dal 1177 al 1190 e, in

seguito, dal 1195 al 1198. Dopo la morte di Enrico e la cacciata dei tedeschi dal Regnum Siciliae, nel 1198 fu costretto a rendere il ducato di Spoleto al papa Innocenzo III e tornò in Germania. Nel 1199 era alla corte di Filippo di Svevia, fratello di Enrico VI, a fianco del quale, come molti altri nobili, si era schierato, appoggiando la politica ghibellina. Corrado fu incaricato da Filippo di assumere il ruolo che era stato di Marcovaldo di Anweiler, ma morì durante il viaggio verso la Sicilia, sicuramente entro l‟inizio del 1203. Su Corrado cfr. BAAKEN, pp. 407-410, con ulteriori ampi rimandi bibliografici; ABULAFIA, p. 84; BERNABÒ

SILORATA, pp. 116, 122, 135, 141-142; Corrado di Urslingen, p. 385.

561 Si tratta di Bonifacio I, nato intorno al 1150, figlio del marchese Guglielmo V e lui stesso marchese di

Monferrato dal 1192 e re di Tessalonica nel 1204. Era cugino di Filippo di Svevia, fratello dell‟imperatore Enrico VI, con il quale compare nel documento reggino. Nel 1190 il marchese, insieme al conte di Savoia,

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Nell‟agosto del 1203, con diploma dato a Palermo per mano del cancelliere del regno Gualterio

de Palearia, Federico II donò ad Aloisia, moglie del defunto Goffredo de Marturano, in cambio

della terra di Bova, facente parte del suo dotario, che l‟imperatore aveva concesso alla chiesa di Reggio, il casale di Borgo Epymello in Sicilia, unitamente al casale Calatameth di Biccari che ottiene a titolo di compera, per duemila tarì, dagli ufficiali della doana a favore della sua chiesa di Santa Maria Nova di Palermo562.

Vi fu una successiva conferma della concessione di Enrico VI del 30 gennaio 1195, fatta nel 1222 dall‟imperatore Federico II, come si legge nella copia custodita nell‟Archivio di Stato di Reggio 563. Probabilmente il diploma federiciano si deve assegnare all‟anno 1212, secondo quanto riportato da altri editori del documento564. Con mandato del 6 maggio 1240, dato a Foggia, Federico II, avendo appreso da Ruggero de Larzone, castellano di Bova, che la chiesa di Reggio non corrispondeva più gli approvvigionamenti per la fortezza, come già era stato sancito dal defunto secreto Matteo Marcafaba, essendo passata sotto la diretta amministrazione della Corona, ordinò al secreto di Messina, Maggiore de Plancatone, che tali rendite fossero nuovamente utilizzate per rifornire il castello di tutti i mezzi necessari per la sua difesa565.

Re Roberto d‟Angiò il 4 luglio 1309 da Napoli inviò un mandato ai giustizieri di Calabria perché assegnassero a Tommaso, arcivescovo di Reggio, cento salme di frumento e orzo, per uso suo e per gli animali, ricavate delle masserie che l‟arcivescovo teneva nelle terre di Bova e Bruzzano, e che sarebbero arrivate via mare dai porti di Gioia e Seminara566. Il 6 settembre 1422 Giovanni Siscar, con mandato emesso a Tropea, concesse all‟arcivescovo di Reggio Bartolomeo di

prestavano l‟omaggio feudale ad Enrico VI, per il quale Bonifacio svolse numerosi incarichi tanto da venire ricompensato con l‟acquisizione di alcuni feudi nel 1191. Morì nel 1207 trucidato dai Bulgari (cfr. sul personaggio HOPF, passim; DESIMONI, pp. 241-271; BERNABÒ SILORATA, pp. 11, 89; e, in particolare, GORIA, pp. 118-124, con la relativa bibliografia riportata). Si conosce un suo sigillo plumbeo dell‟anno 1205. Sul dritto, reca la legenda: BONIFATIUS MARCHIO MONTISFERRATI; sul rovescio:  CIVITAS THESSALONICARUM). Nel 1895 era conservato nel Münzkabinett di Monaco (SCHLUMBERGER, pp. 58 e ss). Il titolo „Paleologo‟ fu assunto dai marchesi di Monferrato nel 1305, allorché morto Giovanni, l‟eredità del marchesato passò a Iolanda, figlia di Guglielmo VII e moglie dell‟imperatore bizantino Andronico II Paleologo.

562 K

OCH, doc. n. 44, pp. 90-91

563 Archivio di Stato di Reggio Calabria, Raccolte e Miscellanee, Statuti, capitoli, grazie e privilegi,

Fondo Carte Salvatore Blasco, busta 2, fasc. 101, c. 2. Sotto l‟anno 1222 anche in SPAGNOLIO, liber X, caput III, vol. I, p. 207. Manca, invece, sotto questa data in HUILLARD-BRÉHOLLES, II,1, pp. 224- 284; ed in Regesta Imperii, V, 1, pp. 292-300, nn. 1371a-1426.

564 Cfr. S

CHEFFER-BOICHORST, p. 201; BÖHMER, Regesta Imperii, V,4, 6, p. 20, n. 130; CLEMENTI,pp. 142-143, n. 50.

565

Il registro della cancelleria di Federico II del 1239-1240, II, pp. 830-831, n. 949.

566 Archivio di Stato di Reggio Calabria, Raccolte e Miscellanee, Statuti, capitoli, grazie e privilegi,

Fondo Carte Salvatore Blasco, busta 2, fasc. 143, c. 4r-v, estratto dal Reg. Ang. 1324, vol. 254, f. 158, distrutto nel 1943.

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riscuotere liberamente tutti i diritti e proventi della terra di Bova567. Infine, come già detto prima, l‟11 maggio 1465 giunse la conferma della concessione di Bova da parte di re Ferdinando I.