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La morte di Luigi III e la fine del regno di Giovanna II.

Gli anni della regina Giovanna II d’Angiò

6. La morte di Luigi III e la fine del regno di Giovanna II.

Intanto, nel febbraio 1431, sopraggiunse la morte di papa Martino V. Il suo successore, Eugenio IV, appoggiato dalla corte napoletana, si volse risolutamente contro la famiglia Colonna. Ser Gianni sfruttò la situazione a suo vantaggio per impadronirsi del ducato di Venosa; avrebbe anche consegnato il principato di Salerno a suo figlio se Giovanna, contro ogni attesa, non si fosse opposta. Il rifiuto, che fu causa di scontro tra i due, segnò una cesura definitiva nella loro relazione. Sebbene ser Gianni avesse continuato ad esercitare la sua influenza sul Consiglio per tutta l‟estate fino all‟inverno del 1431, mentre la corte risiedeva ad Aversa e a Pozzuoli, il suo potere diminuì dopo che la regina fece ritorno a Castelcapuano nel febbraio 1432. Ormai in età avanzata, ella subiva l‟influenza della cugina Covella Ruffo, duchessa di Sessa, nemica del Caracciolo. Attorno alla duchessa si stringeva la fazione angioina, ostile ai legami che il siniscalco aveva con l‟Aragonese, e divenuta più sospettosa quando Alfonso preparò la spedizione che lo portò in Sicilia nel luglio 1432468.

Il destino del siniscalco era però ormai segnato. Il Caracciolo fu ucciso nella notte del 19 agosto 1432 sotto la sentenza che lo condannava per tradimento ed usurpazione del potere reale. Ben più pericoloso del favorito di Giovanna, si doveva rivelare invece per il partito angioino Giovanni

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OREFICE, p. 368, n. 544, riprodotto in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 92, n. 544.

465 E

AD., p. 369, n. 550, riprodotto in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 93, n. 550.

466 Doc. n. 124. 467

OREFICE, p. 375, n. 589, riprodotto in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 99, n. 589.

468 L

ÉONARD, p. 616; RYDER, Giovanna II d’Angiò, p. 484; G. GALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, p. 303.

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Antonio Del Balzo Orsini, principe di Taranto, sostenitore di Alfonso d‟Aragona. In risposta ai suoi inviti ed a quelli dei suoi seguaci, Alfonso giunse a Ischia scortato da una grande flotta nel dicembre 1432, chiedendo di essere riconosciuto come successore di Giovanna. Tuttavia, venne a mancare il sostegno dei baroni mentre il principe esitò, cosicché la corte fu in grado di trascinare i negoziati finché Alfonso acconsentì, il 7 luglio 1433, ad una tregua di dieci anni e fece ritorno in Sicilia. Il principe di Taranto si trovava ora esposto a una ritorsione che Giovanna gli volle infliggere. La regina lo dichiarò ribelle e fece muovere contro di lui il suo capitano Giacomo Caldora, a cui si unì Luigi d‟Angiò che ella richiamò dalla Calabria nell‟estate del 1434. Essi stanarono l‟Orsini da una città all‟altra finché fu Taranto stessa a essere assediata. Proprio nel corso dell‟assedio il duca di Calabria si ammalò gravemente; riportato a Cosenza, vi morì nel mese di novembre 1434, a soli trentun anni, lasciando sicuramente un buon ricordo nell‟amministrazione del ducato di Calabria 469. Ebbe sepoltura nella sagrestia della cattedrale di Cosenza, in attesa che il suo corpo fosse traslato nella cattedrale di Napoli, come disposto nel suo testamento470. Uno dei suoi ultimi documenti emessi per la città di Reggio risale al 21 aprile 1433: da Cosenza ordinava all‟arcidiacono Guglielmo Harberti di voler concedere a Giacomo Hugerii l‟amministrazione della chiesa di Reggio471.

Da questo momento la documentazione riguardante la Calabria fu emessa non più dalla cancelleria al seguito di Luigi III, ma direttamente da quella della regina. Uno degli ultimi atti pubblici regi, prima che Giovanna II morisse, fu inviato all‟università di Reggio il 13 dicembre 1434. La sovrana confermò i privilegi già concessi da Ludovico III, duca di Calabria, e in particolare quelli sulle fiere che si svolgevano fuori le mura della città, nella forma in cui erano già stati concessi dal re Ladislao e da lei stessa, che sancivano vi si potesse vendere sale e ferro senza alcun onere da versare. Inoltre, ordinò che l‟università di Reggio venisse esentata dal pagamento di una colletta utilizzando il denaro dovuto alla regia corte per la riparazione delle mura della città; che, nel caso Alfonso d‟Aragona muovesse guerra contro il ducato di Calabria, i reggini fossero esentati dal pagare qualsiasi colletta e nel corso della stessa guerra non fossero tenuti a fornire di roba gli armigeri se non mediante corresponsione di denaro; che il capitano non prendesse il

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RYDER, Giovanna II d’Angiò, p. 485; G. GALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, p. 306; REYNAUD,Le temps des princes: Louis II et Louis III d’Anjou-Provence, p. 100. Secondo l‟indicazione dei Diurnali del duca di Monteleone Luigi III morì alla metà di novembre (Diaria Neapolitana, col. 1098). Relativamente alla data, tuttavia, ci sono discrepanze, oscillando tra il 14 novembre, data del suo testamento, ed il 24 novembre (cfr. PAPON, tomo III, lib. VIII, p. 341; FARAGLIA, p. 413). Secondo Reynaud, il suo testamento sarebbe invece stato rogato il 30 novembre (REYNAUD,Le temps des princes: Louis II et Louis III d’Anjou-Provence, p. 30).

470 A

RNONE, Luigi III d’Angiò, duca di Calabria, pp. 13-14; OREFICE, p. 275; FODALE, La Calabria angioina-aragonese, pp. 245-246; REYNAUD,Le temps des princes: Louis II et Louis III d’Anjou-Provence, pp. 30, 100.

471 O

REFICE, p. 388, n. 678, riprodotto in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 112, n. 678.

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castello della città e viceversa il castellano non si intromettesse nella faccende della città ma provvedesse solo alla custodia del castello, come appariva anche dai privilegi già concessi alla città dal re Carlo I; infine, che tutti i notai e giudici ai contratti nominati da Ludovico III e i contratti da loro stipulati fossero ritenuti validi472.

Giovanna morì a Napoli il 2 febbraio 1435 e fu seppellita di fronte all‟altare maggiore della chiesa dell‟Annunziata. Il testamento, che nominava come suo erede Renato d‟Angiò (il fratello dello scomparso Luigi, in quel momento prigioniero in Borgogna), rifletteva gli interessi della corte e del Papato, e, probabilmente, anche le sue ultime volontà. La sfida alle ostinate ambizioni di Alfonso condannarono il suo Regno ad altri sette anni di guerra civile473.

472 Doc. n. 125. 473 C

UTOLO, Giovanna II, p. 217; RYDER, Giovanna II d’Angiò, p. 485; G.GALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, p. 307.

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Capitolo VII