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Gli anni della regina Giovanna II d’Angiò

5. Luigi III d’Angiò duca di Calabria e coregnante.

Al posto di Alfonso d‟Aragona subentrò Luigi III d‟Angiò che fu adottato con una cerimonia ufficiale svoltasi di fronte al Consiglio riunito il 14 settembre. Nel frattempo, Alfonso si difendeva nelle sue roccaforti sulla costa, riuscendo persino, in agosto, a conquistare Ischia; tuttavia, le prospettive in Italia, sempre più incerte, e le pressioni spagnole lo richiamarono in patria per ridare stabilità alla Corona aragonese. Alfonso, infatti, resosi conto della precaria situazione e preoccupato dalle notizie spagnole, di cui si faceva continua eco nelle sue lettere la regina Maria, luogotenente in Barcellona, il 15 ottobre dell‟anno stesso il sovrano rimpatriò con la flotta, lasciando presidi aragonesi nel Regno ed il fratello, l‟infante Pietro, incaricato di assumere il

426 P

ONTIERI, Alfonso il Magnanimo, pp. 30-32; G.GALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, pp. 298-299.

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controllo della questione napoletana ed esposto alle minacce non soltanto dell‟esercito angioino, ma soprattutto dell‟armata genovese. Nel viaggio di ritorno, la flotta catalana il 9 novembre sferrò anche l‟assalto a Marsiglia428.

Nominato nuovo figlio adottivo ed erede, Luigi III emise da Aversa alcuni mandati pertinenti all‟amministrazione della città di Reggio. Il 22 aprile 1424 nominò Tommaso de Concoricio, di Milano, notaio presso gli ufficiali della città e delle sue pertinenze429. Il 23 maggio concesse a Carlo Ruffo di Calabria, conte di Sinopoli, la facoltà di poter esercitare la vicereggenza sulla città una volta che questa fosse stata sottratta al possesso di Alfonso d‟Aragona430. Il 20 ottobre nominò Giacomo de Diano protontino della città, con tutti gli emolumenti pertinenti, avendo revocato il mandato ad Antonio de Maroldo, precedente detentore dell‟incarico431. Il 15 aprile dell‟anno seguente concesse a Bartolomeo Carbone l‟ufficio di guardiano dei porti posti tra Capo di Lusivento, passando per la via di Reggio, fino a Capo Spartivento, percependo uno stipendio annuo di dodici once432.

Nonostante ciò, pure Alfonso d‟Aragona continuò ad emettere atti pubblici a favore dei suoi sostenitori, tra cui figurava naturalmente anche la città di Reggio. Con privilegio emesso a Cesaraugusta il 30 giugno 1425, Alfonso, in seguito alla richiesta presentata da Alfonso de

Cardona, miles, conte di Reggio, consigliere e camerlengo, per i buoni servigi e la fedeltà degli

uomini di Reggio, concesse loro che fossero liberi ed immuni, nel vendere o acquistare mercanzie nel regno di Sicilia oltre il faro, dalla soluzione della tassa del tarì dei Genovesi, della tratta del ferro, frumento, orzo, legname, cuoio, carne, vino ed animali, dalla dogana cantaratorum433 e da tutti i diritti dovuti alla regia curia, compreso i diritti di portolania, ancoraggio e del grano da dare ai baroni434.

Il 4 marzo 1426 da Valencia, in seguito all‟esposizione fatta dai sindaci dell‟università di Reggio, Marco de Salerno e Galgano Filocamo, circa le tristi condizioni in cui versava la città che da milletrecento fuochi si era ridotta a meno di duecento a causa delle continue guerre, con le case che cadevano in rovina e le vigne incolte e distrutte dagli incendi, concesse che Giovanni de

428 P

ONTIERI, Alfonso il Magnanimo, p. 32; MOSCATI, Alfonso V d’Aragona, p. 324.

429 O

REFICE, p. 305, n. 145 (anche in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 29, n. 145).

430 Ibidem, p. 308, n. 163 (anche in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 32,

n. 163).

431

Ibid., p. 319, n. 229 (anche in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 43, n. 229).

432 Ibid., p. 337, n. 340 (anche in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 61, n.

340).

433 La cantarata era un diritto consistente nel pagamento di una percentuale in natura sulle merci che si

pesavano al cantaro, come formaggio, cuoio, lana grezza, e che si esportavano dalla terra. In genere, era pagata in ragione di un tarì per ogni oncia di valore su tutte le merci esportate fuori dai confini del regno di Sicilia.

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Ultrera, capitano della città, che aveva salvato dalla totale distruzione, per le benemerenze

acquistate rimanesse, giusto il desiderio dei cittadini, per tutta la sua vita capitano di Reggio e del suo distretto compreso da Bagnara a Capo Bruzzano. Concesse, altresì, l‟esenzione del diritto di scannatura e sigillo; che la città di Reggio restasse per sempre nella condizione di demanialità; che avesse il titolo di città fedelissima; che la motta di San Quirillo, motta Anomeri e motta Rossa fossero aggregate alla città di Reggio; che i reggini fossero liberi ed immuni nel vendere o acquistare mercanzie nel regno di Sicilia e nel ducato di Calabria; che i signori delle terre della città di Reggio potessero uccidere o catturare animali domestici o selvatici che, entrando senza permesso nei loro possedimenti, avessero arrecato danni, e qualora i loro proprietari li reclamassero indietro, avrebbero dovuto pagare alla curia reggina una pena di dieci once. Infine, istituì la fiera di San Marco, che sarebbe dovuta durare dal 25 aprile, giorno della festa del predetto santo, fino al 10 maggio, secondo le modalità e le condizioni di come si svolge la fiera di agosto, disponendo, ancora, che quest‟ultima durasse altri due giorni in più dei soliti quindici435

.

Intanto un‟altra figura di rilievo veniva a mancare nel panorama politico del Regno il 3 gennaio 1424: lo Sforza morì annegato mentre stava marciando per rompere l‟assedio di Braccio all‟Aquila. Fu poi Braccio stesso a morire, nel giugno 1424, dopo quella che fu la prima grande vittoria ottenuta dal figlio di Muzio Attendolo, Francesco436. In aprile Napoli, Gaeta e altre città erano state strappate al dominio aragonese, sotto cui rimanevano invece Castelnuovo, Castel dell‟Ovo ed alcune città nel Sud della Calabria, tra cui Tropea, il cui castello era difeso dal napoletano Giovanni Rota e che Luigi III mai riuscì a conquistare neanche fino al 1429 quando lasciò la Calabria per ritornare in Francia437. Luigi III, da parte sua, non creò alcun problema e visse pacificamente alla corte di Giovanna ad Aversa fino all‟ottobre 1427, allorquando fece ritorno a Napoli438.

Dunque Ludovico III, che era stato associato al trono dalla regina Giovanna II ad Aversa sin dal 1° luglio 1423439, dopo esser stato inviato da ser Gianni Caracciolo sin dal 1427 in Calabria, stabilì la propria residenza a Cosenza, che era la capitale del Ducato di Calabria, agli inizi del 1428, tenendo in piena autonomia il potere centrale dello Stato che gli spettava ope legis440. Già, però, a partire dal 1421 egli inviava mandati e dispacci da Aversa, dove aveva costituito, nell‟attesa degli eventi, un proprio corpo di cancelleria, per l‟amministrazione del ducato di Calabria, dove trovava sostenitori mediante concessioni ad captandam benevolentiam, grazie all‟aiuto di Francesco Attendolo Sforza e dei baroni, tra cui Nicolò Ruffo conte di Catanzaro e marchese di Crotone, che

435

Doc. n. 116.

436 P

ONTIERI, Alfonso il Magnanimo, p. 35.

437 R

YDER, Giovanna II d’Angiò, p. 484; FODALE, La Calabria angioina e aragonese, pp. 243-244.

438 G.G

ALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, pp. 302-303.

439

Cfr. FARAGLIA, pp. 200 ss.; LÉONARD, p. 616; OREFICE, pp. 252, 278. Secondo i Diurnali del duca di Monteleone ciò sarebbe avvenuto il 22 giugno (Diaria Neapolitana, col. 1089; cfr. anche ARNONE, Luigi III d’Angiò, duca di Calabria, p. 9).

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già ribelle a re Ladislao, si era rifugiato in Francia per alcuni anni al seguito di Luigi II, e da poco ritornato in Calabria441. Intanto ad Aversa Luigi III fu assediato dalle truppe aragonesi di Alfonso, comandate da Giovanni Siscar. Dopo il trasferimento a Cosenza, dovette resistere ancora agli aragonesi. E tuttavia Reggio e, come già detto, Tropea continuarono per non pochi anni a tenere inalberato lo stendardo aragonese per via, soprattutto, dei legami economici che avevano col mercato di Messina. Alla capitolazione di Reggio si arrivò soltanto nell‟ottobre del 1427442. Infatti, alla data del 21 agosto 1427 la città di Reggio era stata espugnata, ma il suo castello alla data del 25 settembre era ancora nelle mani dei partigiani filo-aragonesi 443. La sua occupazione la si dovette non solo alla mediazione dell‟intraprendente conte di Sinopoli Carlo Ruffo, al quale, rientrato nell‟ovile angioino in virtù di rilevanti concessioni, fu anche promessa la vicereggenza di Reggio, una volta ch‟essa fosse stata sottratta agli aragonesi, ma anche alle notevoli franchigie fatte all‟università ed ai notabili locali444

.

Infatti, da Aversa, dove stabilmente dimorò nel 1427, Luigi III il 25 settembre emanò tre lettere inviate all‟università di Reggio. Essendo ritornata la città di Reggio il 21 agosto alla fedeltà verso gli angioini, ma devastata dalla guerra, Luigi III d‟Angiò accordò l‟indulto per qualsiasi crimine commesso a tutti i cittadini fuggiti dalla città che avevano impugnato le armi contro di lui, a quelli relegati in Sicilia ed a coloro che si erano arroccati nel castello, dei quali Cristiano Caracciolo e Battista Capece, fedeli regi, avrebbero fornito nome e cognome, che fossero ritornati alla fedeltà entro sei mesi dalla data dell‟indulto445

.

In seguito alle suppliche dei sindaci dell‟università di Reggio, Roberto de Logotheta ed il notaio Alberico de Yllio, confermò i privilegi già concessi dai precedenti sovrani alla città di Reggio, da poco ricondotta alla fedeltà regia. Ordinò, pertanto, che il capitano non potesse procedere ex officio contro l‟università sotto qualsiasi pretesto, anche nei casi consentiti dalla legge; che fosse lecito alle parti desistere, trattare e pacificarsi in qualunque pena sino alla sentenza definitiva, tranne nel caso di accusa di crimine di lesa maestà, e che il capitano non potesse chiedere più di tre tarì, quando vi fosse luogo pena di sangue e di morte naturale o civile, e due o un tarì nelle altre ingiurie; che i mastridatti non potessero ricevere per il diritto di fideiussione e cassazione oltre cinque grana e che nulla sia invece pagato per la citazione dei testimoni e la presentazione d‟istanze; che nessun cittadino fosse condotto prigioniero nel castello per qualsiasi reato, tranne per quello di lesa maestà, ma che il carcere fosse nella città, secondo il grado e la condizione delle

441 O

REFICE, pp. 255, 258; REYNAUD,Le temps des princes: Louis II et Louis III d’Anjou-Provence, pp. 49-50, 68.

442 F

ODALE, La Calabria angioina e aragonese, p. 243. Risulta errata, dunque, la data della capitolazione di Reggio nell‟anno 1424 fornita in OREFICE, p. 260.

443 Cfr. docc. nn. 117 e 119. 444 O

REFICE, p. 270.

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persone; che nessun cittadino fosse obbligato ad alcun genere di angaria e perangaria; che la fiera che si teneva dal 15 agosto per tutto il mese fosse franca; che fosse lecito ai cittadini imporre gabelle senza ulteriori aggravi dei diritti regi, per la soluzione delle collette e per la riparazione delle mura; che il capitano ed il castellano fossero diversi e provenissero da altre regioni e che il capitano, il giudice e il mastrodatti non fossero nominati a vita ma sostituiti nel loro incarico annualmente; infine, confermò che la città di Reggio restasse a far parte del demanio regio446.

Poi, per alleviare i reggini dalle spese sostenute per il mantenimento delle truppe, che assediavano il castello in cui si erano rinchiusi i partigiani di re Alfonso, e per provvedere alla riedificazione e riparazione delle mura, su istanza del nobile Roberto de Logotheta e del notaio Alberico de Yllio, sindaci dell‟università di Reggio, tolse dalla colletta generale dovuta alla regia curia cinque once delle venti previste, riducendola a sole quindici once. Rimise, in ultimo, il ius

mortaphe447 pagato alla curia dagli ebrei, fin quando il castello non fosse stato riconquistato, dandone notizia di ciò a governatori, giustizieri, tesorieri, vicetesorieri, erari ed esattori delle collette nel ducato di Calabria448.

L‟amministrazione della Calabria in questi anni fu soggetta a Ludovico III. Anche corso della sua breve permanenza presso la corte angioina di Napoli inviò numerosi dispacci in Calabria, indirizzati ai suoi vicari che risiedevano a Cosenza. Nella capitale del ducato insediò numerosi funzionari di origine francese: godettero, infatti, della sua particolare fiducia il senescalco Pietro de Bellavalle (Beauvau), provenzale, e, nel settore finanziario, i tesorieri Giovanni de Hardouin e Giovanni de la Rouge. Suo vicario a Cosenza fu dapprima lo stesso Pietro de Beauvau, nel 1424, poi Giorgio d‟Alemagna, quindi ancora il de Beauvau nel 1423, fino alla venuta in Calabria dello stesso Luigi III agli inizi del 1428, che assunse direttamente il governo del ducato449.

446 Doc. n. 118. Il castello e la città di Reggio furono conquistati, infatti, poco tempo prima, ovvero il 21

agosto, dalle truppe angioine comandate da Cristiano Caracciolo e Battista Capece (cfr. SPANÒ BOLANI, Storia di Reggio Calabria, ediz. 1857, I, libro quinto, capo secondo, p. 220; ediz. 1993, p. 297; FODALE, La Calabria angioina e aragonese, p. 243: entrambi riportano Ulpiano in luogo di Cristiano). Nel documento non si riscontra quanto riportato ulteriormente dallo Spanò Bolani, cioè che fin quando il castello della città non fosse stato conquistato, trovandosi nelle mani degli Aragonesi, l‟università, invece della colletta generale di venti once, ne avrebbe pagato solamente cinque allo scopo di poter riedificare e riparare le mura e di essere alleviata dalle spese per la dimora delle truppe che assediavano il castello; e neanche che ai Giudei fosse rimesso il diritto di mortafa che pagavano alla regia corte. Tali risconti si ritrovano, invece, nel documento seguente. Evidentemente lo storico reggino fa dei due documenti uno solo. Inoltre, il 7 marzo, probabilmente del 1430 - in base all‟indicazione dell‟ottava indizione riportata in una nota tergale della pergamena -, una copia di questo documento fu presentata nella curia del vicetesorierato al magnifico Pietro Ciaccio, UID, capitano regio ed assessore di Reggio, dal miles Colantonio de Malgeriis e da Matteo Lanzetta, sindaci della predetta città.

447 Su questa gabella cfr. la nota n. 414.

448 Doc. n. 119. Lo Spagnolio, sotto la stessa data del 25 settembre 1427, ricorda anche un diploma di

Luigi III, emesso da Aversa, con il quale conferma all‟università di Reggio le immunità e franchigie delle fiere del 15 agosto (cfr. SPAGNOLIO, liber XIII, caput VIII, vol. I, pp. 283-284; vol. II, pp. 301-302). Lo stesso privilegio è ricordato in un capitolo del doc. n. 118.

449 F

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La decisione non fu spontanea e non dovette essere neppure molto gradita all‟Angioino. Essa fu presa al suo ritorno dalla Francia e la pretese l‟onnipotente gran siniscalco Caracciolo, al quale dava ombra, nel ritorno della corte da Aversa a Napoli, la presenza e la popolarità che in questa godeva il principe ereditario. Cosenza, orgogliosa di vedere potenziata e fulgente la sua funzione di capoluogo del Ducato, gli riserbava accoglienze trionfali450.

Le città che allora avevano maggior spicco in Calabria erano Cosenza e Reggio, la prima per la florida economia agricola e armentizia, i cui prodotti attiravano sul suo mercato acquirenti anche da lontano, l‟altra per i suoi traffici anche al di là dello stretto di Messina. Città ambedue demaniali, erano affezionate al loro stato giuridico, che consentiva ai ceti produttivi di curarne direttamente gli interessi e lo sviluppo civile. Per questi motivi Luigi III fu largo di privilegi in loro favore451.

Dalla capitale ducale Luigi III colmò la città di Reggio di molteplici privilegi. Con lettera emessa il 20 febbraio 1428, dopo aver appreso che da poco era stato tolto ai ribelli il castello di Reggio, ridotta così all‟obbedienza, in seguito agli accordi intrapresi per l‟utilità ed i vantaggi dei commerci tra le città di Reggio e Messina, ordinò che come lo stratigoto ed i giurati della città di Messina nominassero quindici o venti mercanti per trattare i rapporti commerciali, anche a Reggio venissero eletti altrettanti uomini, e si potesse commerciare liberamente tra le due città, garantendo che, in caso di guerra contro Alfonso I, fosse dato un preavviso di quindici giorni ai mercanti per sistemare i loro affari e ritornare nella propria città452.

Il 6 settembre 1428 da Reggio, su richiesta degli uomini e dell‟università della città di Reggio, concesse una pubblica fiera con esenzione dal pagamento di qualsiasi gabella, pedaggio, dogana, fondaco e altro diritto, che si terrà dove si trova la chiesa di San Marco, nei pressi della chiesa di San Francesco, e si celebrerà ogni anno nel mese di aprile a partire dalla vigilia della festa di San Marco sino all‟ottava successiva, dandone notizia ai vicegerenti, governatori, giustizieri, luogotenenti, capitani, commissari, secreti e gabelloti453.

Il 14 marzo 1429, nuovamente da Cosenza, ordinò che le galee veneziane che partivano da Venezia per le Fiandre o che ritornavano a Venezia passando per lo stretto, e tutti gli uomini e mercanti che approdassero nel porto di Reggio, potessero liberamente vendere le loro merci senza pagare gabelle, oneri, dazi, diritti di dogana o altre imposte fiscali vecchie e nuove454. Il 18 luglio, ancora da Cosenza, concesse l‟indulto all‟università di San Quirillo per alcune offese commesse nei

450 Diaria Neapolitana, col. 1093; O

REFICE, pp. 268-269; LÉONARD, p. 616.

451 O

REFICE, p. 265. Luigi III d‟Angiò il 15 giugno 1422 conferì numerosi privilegi proprio all‟università

di Cosenza ed ai suoi casali (cfr. Privilegi et capitoli della città di Cosenza et soi casali, pp. 14-18).

452

Doc. n. 120.

453 Doc. n. 121.

454 Doc. n. 122. Cfr. anche O

REFICE, p. 362, n. 501, riprodotto in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 86, n. 501.

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confronti dei cittadini di Reggio455. Due giorni dopo, concesse all‟università della motta di San Quirillo, nelle pertinenze di Reggio, la sospensione di tutte le accuse criminali e civili pendenti a suo carico dinanzi alla corte456.

Poco dopo Luigi III lasciava la Calabria e tornava in Francia457, ma vi sarebbe rimasto pochissimo tempo458. Ciò avvenne tra settembre del 1429 e febbraio dell‟anno seguente, anche in considerazione del fatto che nel manoscritto della Biblioteca di Aix-en-Provence di Luigi III d‟Angiò si registra un vuoto di documenti compreso in questi estremi cronologici: mentre, infatti, il 1° settembre 1429 si trovava a Monteleone, ricompare a Cosenza solamente il 4 febbraio dell‟anno seguente, quando dona a Pietro Lupo di Cosenza, speziere, una vigna sita nel tenimento di Cosenza in località Lo Truglo459. Prima della sua partenza per la Francia, il 27 agosto 1429, con lettera emessa da Monteleone, nominava Francesco de Alleis di Firenze castellano della città di Reggio per la morte sopravvenuta di Tristano de la Faille460. Il 16 agosto 1430, da Castrovillari, emise mandato con il quale concedeva a Ladislao Busurgi di Reggio l‟ufficio della custodia dei porti e delle marittime da Capo Vaticano fino a Capo Stilo461.

Luigi III, che il 2 e 3 gennaio del 1431 si trovava ad Amantea462, pochi giorni dopo, il 6 gennaio, era di nuovo a Cosenza. Dalla capitale del Ducato, su richiesta degli uomini dell‟università di Reggio rappresentati da Loisio Sparella e dal notaio Nicola de Mirabello, sindaci, Luigi III confermò alla predetta città privilegi, grazie ed immunità, già concesse dai suoi predecessori, e che egli stesso in parte aveva già confermato ai reggini mentre si trovava ad Aversa. In particolare ordinò che l‟università potesse imporre nuove gabelle o rinnovarle; che tutti i cittadini fossero esentati dal ius blave in qualsiasi luogo della provincia di Calabria; che potessero introdurre nella città quanto sale e ferro volessero senza pagare il diritto di dogana e la portolania; che non fossero tenuti né alla pena né all‟ammenda del danno clandestino, anche quello criminalissimo; che tutti coloro i quali venissero ad abitare in Reggio godessero dei privilegi dei

455 O

REFICE, p. 365, n. 522, riprodotto in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 89, n. 522.

456

OREFICE, p. 365, n. 524, riprodotto in I registri della cancelleria Angioina, vol. XXXIV (1421-1434), p. 89, n. 524.

457 F

ODALE, La Calabria angioina e aragonese, p. 244.

458 Secondo l‟abate Papon, si ignorano le cause che nel 1429 obbligarono Luigi III a lasciare il regno di

Napoli e rientrare in Francia alla corte del fratellastro Carlo VII, per poi rientrare in Italia con poche truppe nel 1430. Forse per aiutare il fratello contro alcune fazioni ribelli, ma più probabilmente per recarsi nei suoi possedimenti di Maine, Angiò e Provenza e ricevere eventuale sostegno nella contesa che Luigi III aveva con il gran senescalco ser Gianni Caracciolo, favorito della regina Giovanna II, divenuto, di fatto, il sovrano del Regno. Già dal 1427 Giovanna aveva permesso che l‟erede designato fosse messo in secondo piano, al punto che alla sua sposa, Margherita di Savoia, in occasione del viaggio che nel luglio del 1434 la doveva portare dal marito in Calabria, non era stato concesso nemmeno di entrare a Napoli (cfr. PAPON, tomo III, lib. VIII, p. 337;RYDER, Giovanna II d’Angiò, p. 485; TRAMONTANA, Il Mezzogiorno medievale, p. 167).

459

OREFICE, p. 367, nn. 533-534.

460 Ibidem, p. 366, nn. 530-532. 461 Ibid., p. 367, n. 536. 462 Ibid., p. 368, nn. 543-544.

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cittadini e che i loro beni altrove situati restassero liberi da imposizioni fiscali da parte dei cittadini