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1. La conquista aragonese del Mezzogiorno: gli esordi di Alfonso il Magnanimo.

Nel 1432 Alfonso fece ritorno definitivo nell‟Italia meridionale: è notevole infatti come da allora, tutto teso nello sforzo della conquista, prima, nell‟opera di ricostruzione, poi, egli non rivedesse più la madrepatria per oltre un venticinquennio, e nella corrispondenza con la moglie e con il fratello Giovanni, nominato il 21 gennaio 1436 luogotenente in Aragona e Valenza, egli promettesse l‟imminente rientro a Barcellona, per dare un assetto ai difficili rapporti tra i regni ereditari, per porre un rimedio alla crisi economica che travagliava il paese e per fronteggiare le prime avvisaglie di quelle minacce autonomistiche che si manifesteranno poi durante il regno del successore474.

Prima di gettarsi nella politica del Mezzogiorno continentale, Alfonso si preparò la strada contro il pretendente angioino, avviando contatti con il re d‟Inghilterra e contando, ancor più, di riaccostarsi a Genova e a Milano. Trovò, tuttavia, la forte opposizione di papa Eugenio IV, sotto i cui auspici venne stretta una lega tra Venezia, Firenze e Milano per opporsi ai piani dell‟aragonese. In tal modo, quando il 2 febbraio 1435 morì Giovanna II, lasciando erede il fratello di Luigi III, Renato d‟Angiò, prigioniero in quel momento del duca di Lorena, la moglie di lui Isabella venne riconosciuta vicaria del Regno non solo dalla Francia, ma da gran parte degli stati italiani475.

Accorsa ad assediare Gaeta, che era giustamente considerata la chiave del Mezzogiorno, il 5 agosto 1435, la flotta aragonese fu battuta da quella genovese nella battaglia di Ponza: il re Alfonso, con i fratelli Giovanni ed Enrico e gran parte del seguito, fu fatto prigioniero e consegnato al duca di Milano. Ma, quando la causa del re sembrava disperata, si verificò un vero e proprio capovolgimento di fronte da parte di Filippo Maria Visconti. Con un trattato segreto dell‟8 ottobre Alfonso promise il pagamento di un forte riscatto, rinunziò alle sue pretese sulla Corsica e alle basi in Toscana, si impegnò a combattere contro lo Sforza, ottenendo in cambio l‟alleanza del duca. In realtà, con quegli accordi, la penisola fu divisa in due zone nella quale l‟influenza aragonese si sarebbe dovuta estendere solamente al sud di Bologna476.

L‟atteggiamento di Milano lasciava ad Alfonso via libera per la conquista del Mezzogiorno. Sul campo si fronteggiavano da una parte l‟infante Pietro d‟Aragona, dall‟altra, per conto degli

474 M

OSCATI, Alfonso V d’Aragona, p. 324.

475 P

ONTIERI, Alfonso il Magnanimo, pp. 40-41; TRAMONTANA, Il Mezzogiorno medievale, p. 171.

476 M

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Angioini, le truppe di Micheletto Attendolo, incaricato di assicurare l‟obbedienza nel ducato di Calabria. Reggio fu subito assediata dagli Aragonesi, ma fu mantenuta dagli Angioini che, invece, non riuscirono ad impadronirsi del castello di Scilla477. Nel frattempo la situazione in Calabria, in cui era stato nominato giustiziere Carlo Ruffo, conte di Sinopoli, cognato del Centelles, non si era andata evolvendo secondo i piani di Alfonso d‟Aragona, che nell‟estate del 1437 vi inviò il Centelles come viceré. Nei tre anni seguenti, fu Isabella di Lorena, in nome del marito Renato ed in qualità di luogotenente, a sostenere il conflitto contro l‟Aragonese. Ella concesse anche alcuni privilegi ai sostenitori del partito Angioino, come nel caso della terra di Sant‟Agata. I suoi abitanti, con una lettera della regina Isabella inviata da Napoli il 12 agosto 1438, ebbero conferma dei privilegi di esenzione da numerose gabelle, già concessi dallo stesso re, tra le quali la gabella del legnatico e del glandatico, nonché della franchigia dalla gabella della dogana della terra di Reggio, già loro concessa nel 1432 da Ludovico III478.

Nell‟estate del 1439 l‟Attendolo abbandonò il re angioino e la difesa del Ducato. Nel novembre seguente Reggio fu infeudata dal re aragonese ad Alfonso de Cardona479, nobile catalano appartenente a famiglie al seguito del re già da tempo stabilitesi in Sicilia, immesso nel baronaggio locale da Alfonso, che, con il titolo di miles, era conte di Reggio già dal 1425480.

La lotta si concluse infine, dopo alterne vicende - nelle quali, tra l‟altro, trovò la morte nell‟ottobre 1438 l‟infante Pietro d‟Aragona - con il passaggio alla parte aragonese di gran parte del Regno e la fuga di Renato d‟Angiò (che nel 1437 era stato liberato), salpato da Napoli verso la Provenza. Le conquiste di Aversa, di Benevento, di Salerno prelusero al definitivo assedio della capitale, il 2 giugno 1442, all‟ingresso in Napoli481

.

In Calabria era stata completamente sottomessa Catanzaro, mentre Reggio e Tropea restarono per qualche tempo angioine482. Non appena Alfonso ebbe riconquistato l‟intero Ducato, e di conseguenza l‟intero Regno, nel 1443 confermò al de Cardona, suo consigliere e camerlengo, il titolo comitale per compensargli i buoni servigi resigli483. Dopo la riduzione dei fuochi da 1300 a soli 200 che si era registrata a Reggio nel 1426484, in questo periodo nella città si registrò anche una

477 F

ODALE, La Calabria angioina-aragonese, p. 246.

478 Archivio di Stato di Reggio Calabria, Raccolte e Miscellanee, Statuti, capitoli, grazie e privilegi,

Fondo Carte Salvatore Blasco, Busta 1, fasc. 25, cc. 1r-13r, in copia semplice.

479

FODALE, La Calabria angioina-aragonese, pp. 246-247.

480 Cfr. il doc. n. 115. 481 P

ONTIERI, Alfonso il Magnanimo, pp. 48-50; MOSCATI, Alfonso V d’Aragona, p. 325, G.GALASSO, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese, pp. 586-587; TRAMONTANA, Il Mezzogiorno medievale, p. 172.

482 F

ODALE, La Calabria angioina-aragonese, p. 247.

483 P

ONTIERI, La Calabria a metà del secolo XV, p. 81; FODALE, La Calabria angioino-aragonese, p. 248.

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buona ripresa demografica, come appare dal censimento ordinato dal re Alfonso nel 1443, dal quale risultano 674 fuochi485.

2. La rivolta di Antonio Centelles e l’itinerario di Alfonso in Calabria (1444-1445).

Divampata in Calabria la rivolta del Centelles, nell‟ottobre del 1444 Alfonso giunse in Calabria, lasciando la Marca di Ancona dove si trovava impegnato nella lotta contro Francesco Sforza486. A questo punto, è interessante ricostruire l‟itinerario calabrese del sovrano tra la fine del 1444 e tutto l‟anno seguente.

Il 30 ottobre era a Castrovillari487. Qui è attestato fino al 2 novembre, allorché restituisce alcune terre a Filippo Giacomo de Casulis di Cosenza488. Tra il 9 ed il 26 novembre si sposta tra Cirò, Roccabernarda, Belcastro, presso l‟accampamento sul fiume Neto, Santa Severina e, in ultimo, a Crotone, dove permane per tutto il mese di gennaio dell‟anno seguente489

. Il 21 novembre 1444 da Belcastro concesse infatti capitoli e privilegi a favore degli abitanti della terra di Cropani490.

Ottenuta la resa spontanea di Cirò, espugnò il castello di Roccabernarda ed occupò Belcastro, dirigendosi verso Crotone dove si era asserragliato il Centelles, che poco dopo, lasciatala nelle mani del sorrentino Bartolo Sersale, si rifugiò a Catanzaro. Proprio da Crotone il re, il 15 dicembre 1444, si compiaceva di comunicare agli uomini ed all‟università di Molfetta i felici successi conseguiti in Calabria contro Antonio Centelles, cui aveva sottratto in poco tempo le terre di Cirò, Melissa, Rocca Bernarda, Policastro, Taverna, Mesoraca, Cropani, Altilia, Grimaldi, Stignano e Feroleto, ed occupato le città di Santa Severina, Belcastro, Crotone ed il castello di Crepacore491. Il 25 dicembre 1444 dall‟accampamento di Crotone conferì alcuni privilegi alla chiesa di Santa Maria di Corazzo492. Alfonso verso la fine di gennaio del 1445 occupò la città. Qui era ancora il 21 gennaio, quando concesse a Guido di Sorrento di prelevare duecento salme di frumento dai porti del ducato di Calabria493, il 25 gennaio, in occasione delle esenzioni fiscali concesse a favore degli

485 C

OZZETTO, p. 156.

486 P

ONTIERI, Alfonso il Magnanimo, p. 108.

487

GIMÉNEZ SOLER, p. 215; PONTIERI, La Calabria a metà del XV secolo, p. 192; FODALE, La Calabria angioina-aragonese, p. 249. Sulle tappe dell‟itinerario di re Alfonso in Calabria tra il 1444 e l‟anno seguente si veda Il registro „Privilegiorum Summariae XLIII‟ (1421-1450), pp. XXIV-XXV.

488

Ibidem, p. 38, n. 78.

489

Ciò risulta dai documenti del registro 2903 della Cancelleria aragonese di Napoli, conservato nell‟archivio della Corona d‟Aragona a Barcellona. Cfr. MOSCATI, Il registro 2903 della „Cancelleria Neapolis‟, pp. 527-529.

490 Archivio Corona de Aragon, Barcellona, Real Cancilleria, Alfonso IV el Magnanimo, Privilegiorum

cancilleriae Neapolis II, registros n. 2903, cc. 175r-176r.

491 M

AGRONE, II, periodo aragonese, doc. n. XXXII, p. 143; ROGADEO, p. 161, doc. 105.

492 Frammenti dei registri «commune summariae» (1444-1459), p. 42, n. 143. 493 Il registro „Privilegiorum Summariae XLIII‟ (1421-1450), p. 44, n. 81.

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