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Forme di socialità a Tripoli I rapporti con la cultura e l’economia italiana

5 FINE DI UNA COLONIA

7. LE TRASFORMAZIONI DELLA SOCIETA’ LIBICA NEGLI ANNI SESSANTA

7.4. Forme di socialità a Tripoli I rapporti con la cultura e l’economia italiana

Tripoli, se da un lato era sonnacchiosa sotto il sole, abulica, dall‘altro era curiosa di tutte le novità che provenivano dall‘Italia e dall‘estero: musica, cinema, teatro, mostre, conferenze, ricevimenti.

All‘ambiente elitario cosmopolita della borghesia, la città offriva continuamente nuove occasioni di mondanità.

“Era molto bello vivere in una comunità multietnica.

Ti parlo dei professionisti, ambasciatori. Come medico ero nel giro delle varie ambasciate ed ero invitato alle feste delle ambasciate delle varie nazioni e vedevi gente di alto livello e diplomatici, per cui era un bel vivere” .

Intervista a Carlo M.

La città ora offriva stimoli nuovi alla vita, divertimenti ed eleganza: negozi sempre più raffinati, vetrine alla moda che proponevano articoli d‘abbigliamento ―firmati‖ da stilisti europei più famosi. Il Corso era uno sfavillio di luci, di vetrine e di caffè all‘aperto, comparabile alle più belle capitali europee che, però, non avevano un clima così mite e così a lungo.

“Abitavamo in un palazzo in centro, in Giaddat Istiqlal , proprio dove Piazza Cattedrale [Maidān Al-Jaza’ir – Piazza Algeria] s’innestava su Corso Vittorio [Giaddat Istiqlāl – Corso Indipendenza].

Se ricordi, c’era il palazzo della Profumeria Labi, il palazzo dove c’era il Caffè Akropol , io ci abitavo sopra e poi la Farmacia Kerbish.

Di fronte c’era quel gran palazzo dell’INPS, con dentro quel gran cortile … la galleria dove c’era il Caffè Aurora …

… quello che aveva i tavolini fuori e dove si beveva la birra Oea alla spina, spizzicando un mizè

E sopra ci abitavano le T., te le ricordi quelle due ragazze greche carine … Andando avanti c’era il Caffè del Corso, gestito da una certa signora Milani poi, più avanti c’era un fotografo, dove tutti noi ci siamo passati perché faceva le foto tessera, ma anche quelle con gli sfondi 101. Più

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Il fotografo, essendo vicino alla Cattedrale era molto richiesto, oltre che per le foro tessera anche dai genitori dei bambini che facevano la Prima Comunione e Cresima. Disponeva di uno sfondo in formato naturale, raffigurante Gesù che dava l’ostia ed un inginocchiatoio dove faceva accomodare il bambino nell’atto di ricevere la Prima Comunione. Nessun bambino poteva sfuggire a questa foto, rituale, come un santino per amici e parenti.

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avanti ancora ricordo un chioschetto colle liquirizia a forma di pipa e le caramelle all’anice, poi c’era il negozio di scarpe Bata …

La strada che andava al Cinema Corso e a quello dell’Arena Giardino … Poi i Caffè Sordi in Galleria De Bono , il Caffè Mazzocca, subito nella traversa…

La Pasticceria Campi, che faceva delle pastine deliziose, la cartoleria Zard e la libreria dei Ruben…

No, Ruben era di fronte, era vicino a delle modiste, dove mia madre e mia zia andavano a comprarsi i cappelli alla moda …e attaccavano certi “bottoni” ed io ragazzino mi annoiavo ed andavo a guardare i libri della Libreria Ruben …

C’era il gran negozio di Viganò ed infine proprio in fondo, poco prima di dove il corso s’innestava in Piazza Italia *Maidān Ashiuhāda]

… il negozio- edicola di Filacchioni e il Caffè Commercio…; di fronte Foto Aula del papà di Roger.

Di fronte a casa mia, sul lato destro c’era la fioreria Finocchiaro

Che fu la prima a Tripoli a introdurre la novità di mandare fiori all’estero con Fleurop …

Ecco io abitavo là, il sabato e la domenica il Corso si riempiva di gente. La domenica c’era la vasca dei cristiani che andavano alla messa, poi c’era la vasca del sabato cogli ebrei che andavano in sinagoga.

La domenica gli ebrei aspettavano i cristiani davanti alla chiesa e il sabato sera viceversa i cristiani davanti al tempio. Ti ricordi questo particolare. Beh! Voi donne non andavate in sinagoga. I gruppi misti si costituivano e sia andava a passeggio insieme … Il casino venne dopo “.

Intervista a Etty B.

Si invitavano personalità della cultura. L‘ambasciata italiana, il Centro di Cultura Dante Alighieri erano molto attivi, ma anche al Circolo Italia, al teatro Alhambra si invitavano i divi televisivi, compagnie di prosa e d‘operetta. La lirica no, troppo impegnativa per quei palcoscenici.

Si facevano ricevimenti, si tenevano mostre, conferenze presso sale pubbliche o anche in eleganti appartamenti privati.

L‘ambasciata si faceva promotrice della cultura italiana: mostre, sfilate di moda, conferenze, presentazioni di libri ecc.

“ Quest’uomo *si parla del professore libico di lingua araba Mustafa A.,

una persona di grande intelligenza, acuto etnografo, capace di osservare il mondo mussulmano dal di dentro, con una sensibilità e mentalità aperta, non assiomatica] aveva un complesso, una sudditanza verso la cultura

italiana, che a mio avviso e almeno sotto certi aspetti è una delle migliori del mondo, per cui si faceva in quattro, per organizzare eventi culturali. A lui piaceva essere sulla scena, coinvolgere personalità. Soprattutto

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organizzare e faceva continuamente feste, gite, simposi, conferenze, mostre .

Non parlava mai lui, perché, malgrado tutto, se parlava era un guaio, ma organizzava e per questo frequentava intellettuali, attori, scrittori, poeti [ tra i suoi ospiti Moravia, la Maraini, Guttuso e altri nomi illustri del jet set e cultura italiana] e poi era anche intrighino, si intrufolava da per tutto ci fosse una manifestazione culturale”.

Intervista a Sandro M. C.

“All’ Hotel Teatro Casinò Uaddan102 ebbi il coraggio d’impiantare una mostra personale di pittura che ebbe un grosso successo. Vennero il Vescovo, il Console, tutte le più grosse autorità. Ebbe un successo inaspettato, tanto è vero che di tutti quadri presentati li ho venduti tutti. In poco tempo diventai uno studente molto ricco, tanto che mi comprai il Ford Mercury. Te la ricordi la mia macchina? Era cinquemila di cilindrata, otto cilindri e con quella abbiamo fatto delle gite favolose. Se tu vai sulla mia pagina facebook c’è quella macchina e ci siamo tutti, Paolo, Silvio, Corrado, le sorelle E. perché siamo andati nella campagna degli E. te le ricordi? Andavamo su quella macchina in dieci, dodici, uno sull’altro. Ho avuto questo popò di macchina da studente e tu lo sai che da studenti di soldi non ne avevamo tanti”.

Intervista a Gilberto C.

Ma quanto sarebbe durata questa vita felice?

L‘ambasciatore Pierluigi Alverà, che più d‘ogni altro aveva compreso ciò che sarebbe potuto accadere da lì a poco, scrisse alla Farnesina nel rapporto annuale del 1964 parole profetiche.

Furono poi pubblicate sul Corriere della Sera del quale conservo un ritaglio (s.d): «Personaggi come il re di Libia sono destinati a scomparire perché il mondo arabo non ne produce più. Al suo posto tra qualche anno ci sarà un‘oligarchia militare . Gli introiti petroliferi anziché accelerare il progresso economico si convertiranno

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L’Hotel Teatro Casinò Uaddan fu inaugurato nel 1936 ed è uno degli alberghi storici di Tripoli, con vista sulla baia ed il porto, nell’area degli alberghi di lusso. Sul Lungomare Adrian Pelt (ex Conte Volpi e Badoglio) da ovest a est si affacciavano il Grand Hotel, definito un gioiello della architettura africana (Segrè 2011, p. 303) . L’ Uaddan era stato progettato dagli architetti Di Fausto e Gatti- Casazza e il Mehari (Al-Mehari) dall’arch. Frugoni . Negli anni sessanta, l’Uaddan oltre all’albergo di gran lusso e il Casinò, aveva un teatro-cinema di e grandi sale di

trattenimento danzante. Nel “Giardino d’Inverno”, una grande sala con ampie vetrate, vista mare il giovedì sera ci si divertiva con il “Bingo”. In premio viaggi aerei e auto. Nel Giardino d’estate, all’ aperto , si ballava ai bordi d’una grande piscina, tra le palme.

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in armamenti e al posto dei nostri coloni vi saranno capre».

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