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I luoghi di ritrovo studenteschi: l’Akropol, Girus, la Latteria Triestina

5 FINE DI UNA COLONIA

8. LA SCUOLA E I LUOGHI D’AGGREGAZIONE E DI RITROVO

8.3. I luoghi di ritrovo studenteschi: l’Akropol, Girus, la Latteria Triestina

La gioventù aveva come punto di ritrovo nei percorsi cittadini tre luoghi che si trovavano su Corso Vittorio Emanuele III, detto semplicemente il Corso. Il primo che s‘incontrava venendo da piazza Cattedrale era il bar Akropol dei

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Giorgiadis, una famiglia greca, i cui figli Ettore ed Enea, frequentando scuole italiane, erano grandi amiconi un po‘ di tutti. All‘Akropol si poteva giocare con i primi flipper e il locale era un‘anticipazione delle sale giochi attuali.

“La mia vita a Tripoli era anche là un vita spensierata. Ci si trovava al Caffè Akropol, il caffè era dei fratelli Giorgiadis, alla mattina per andare insieme al liceo, poi dopo pranzo per chiacchierare, poi al Beach Club e, al di là del clima che ti permetteva di condurre gran parte della giornata inverno ed estate all’aperto …”

Intervista ad Angi C. V.

“Alcuni ragazzi arabi erano in classe con noi e ci incontravamo e frequentavamo al Bar Akropol, dove si giocava a flipper. Però sempre persone di un certo ceto.”

Intervista a Renato A

Un altro luogo di ritrovo era la ―Latteria Triestina‖.

Una cordiale rivalità esisteva tra questo locale e la ―Latteria Girus‖, non solo perché ambedue servivano più o meno gli stessi prodotti, ma per il tipo di frequentatori, distinti per fasce d‘età e per tipo d‘interesse.

Si diceva che alla ―Triestina‖ andassero gli snob e gli studenti più giovani, mentre da Girus andavano gli sportivi e gli ―sganzi‖. Sul primo termine non c‘è bisogno di dire altro, il secondo, è un termine gergale che indicava persone molto ―sveglie‖ e intraprendenti.

“Come punto di riunione c’era la Latteria Triestina dove con le cannucce dei frappé facevamo cerbottane e sparavamo palline sullo specchio o sul soffitto, col disappunto dei camerieri quando lo scoprivano.

Saranno state ragazzate, ma credo che noi peccassimo di una grande presunzione” .

Intervista a Patrizia G.

La ―Latteria Girus‖, era una vera istituzione per gli studenti negli anni sessanta. Era proprio al centro del Corso ed era frequentata soprattutto per le magiche virtù di uno dei proprietari, Mario Russo che possedeva incorporati quei geni di simpatia, spontaneità che solo un vero napoletano possiede. Nel suo DNA è presente quel genotipo dei De Filippo, Toto, Troisi che con una piega del volto conquistano un sorriso.

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Mario riusciva a radunare intorno a sé, nella sua latteria giovani italiani ed ebrei e non vendendo alcolici, giovani libici e anche le autorità vi facevano colazione. Con la sua spontaneità catturava tutti i tifosi sia del campionato di calcio italiano, ascoltando alla radio italiana , ―Tutto il calcio minuto per minuto‖, che quello libico e animando le discussioni successive con battute, sfottò e barzellette. Organizzava tornei e partite di pallone nella sua azienda, a Miani, nel cosiddetto ―Campo dei Porci‖, perché era un campo di calcio vicino all‘allevamento di maiali. Dopo le partite seguivano cene ed intrattenimenti.

Mi concedo un breve fuori tema per descrivere la telefonata con Mario, che ha preceduto l‘intervista.

“Alla telefonata risponde la moglie : «Mario è fuori! La mattina, a

quest’ora va a fare la passeggiata» . Le dico chi sono: «Mimì … sono di Tripoli! »

Enza non si ricorda e aggiunge: «Basta con questa Tripoli …!» e sospira. Le chiedo se Mario può richiamarmi …

Poco prima di pranzo mia moglie mi porta il cordless dicendo: «C’è un arabo che sembra pazzo, è uno che parla in arabo e che non mi sta neanche a sentire quando gli dico che io l’arabo non lo capisco. Ma chi è? Non dice una parola d’italiano, però mi sembra che abbia detto: Mimì». Prendo il telefono e non lo capisco neanche io.

Parla un dialetto strettissimo, di quelli che sentivi nei mercati di Sūq Al- Jum’a o a Miani … Sì a Miani ! E sì! È lui! È proprio lui!

Un residuo accento napoletano lo tradisce

Yā ūeldī! Raji shueia! Anta kallem bi-l-‘arabi tarkadu ze al-sayarah! Ragazzo mio! Aspetta un poco! Parli in arabo correndo come una macchina!

Ma tu non ti sei laureato in arabo?*…+ Soldi buttati, guarda che ti tagliamo i viveri !

Mario quando posso chiamarti per quest’intervista?

Ma cos’è quest’intervista ? Perché? Ma è una cosa lunga? Una rogna? Perché di rogne ne ho fino ai capelli e ormai non ho più neanche quelli... … devo fare una tesi di Antropologia Culturale … sui tripolini …

[Silenzio … una lunga pausa …

Sorrido a pensare alla sua faccia al di là del filo, quella faccia espressiva che solo i napoletani veraci possono vantare come dono naturale…]”.

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A Tripoli Mario e la sua latteria-azienda, fondata dal padre Giovanni 115, avvocato imprenditore, erano un punto di riferimento. Ogni pomeriggio, scoccate le 18, era come se ci dessimo appuntamento.

Vedersi da Girus era un‘abitudine e se un giorno non ci andavi perché avevi l‘allenamento di calcio all‘Associazione La Salle dei Fratelli delle Scuole Cristiane o di basket al Circolo Olimpia della Cattedrale, quasi dovevi giustificare l‘assenza. Era un punto d‘incontro, d‘appuntamento con la ragazza che passando con le amiche ti ammiccava con gli occhi di velluto nero e non aveva bisogno di parlare per farti capire … bere un frappé alla menta tutt‘insieme; non un tète-à- tète compromettente.

Mario tifava per il Napoli e se batteva la mia Juventus io sparivo per tre giorni, ma se i partenopei perdevano … era un divertimento, c‘era un raduno …

“Tutta la mia storia, di Girus, nacque da lì *…+. Andavamo a raccogliere il latte delle aziende e non solo quelle limitrofe, ma anche quelle lontane, prendi per esempio Ostuni a 30-40 chilometri e poi facevamo la distribuzione ai negozi …

La vostra latteria, quella in Corso Viitorio in che anni la apriste?

Nel ‘38 o ‘39, non ricordo. Prima di quella là ne avevamo un’altra in Via Bergamo *…+ e della quale io conservo il giornale “Oggi”, che parlava della nostra Latteria Caffè Bar e vendita diretta al pubblico dei derivati del latte: burro, formaggio, ricotta, mozzarelle, provole affumicate e tutto di produzione propria.

Poi andammo in Corso Vittorio, proprio al centro del Corso …

Nel 2011 c’era un articolo sul Sole 24 che ho letto e che diceva che da Girus e alla Latteria Triestina si facevano “frappè e granite da concorso”. Come vedi siete nella storia di quella città …

Sì, però per i frappé, quelli nostri erano i più buoni …

E poi c’eri tu che eri un punto di riferimento, l’amico di tutti noi. Ma tu lo sai che hai precorso i tempi? Ricordo che facevi frullare lo yogurt . Era buonissimo quello denso che chiamavamo greco, che è poi turco, ma ricordo che avevi dei vasetti monodose che facevi frullare e così c’era lo yogurt da bere. In Italia manco sapevano cosa fosse!

Là era una bevanda fresca e sostanziosa che d’estate ti rinfrescava . Ora vedo i miei nipotini che “bevono” lo yogurt in bottiglietta, che si compra al supermercato e penso che è come quello che faceva Girus.. Quante volte e quanti ragazzi facevano là colazione! Ricordo gli omelette, di tutti i tipi, le uova strapazzate e le uova all’ostrica …

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Ah! Te le ricordi quelle?

Io non so quante centinaia di uova al giorno si facessero: uova alla coque, zabaione. Formaggi freschi, mozzarelle e tutto di nostra produzione. E c’erano tutti i migliori negozi a Tripoli, che rivendevano i nostri prodotti freschi. Fornivamo gli alimentari sia ai negozi di italiani che di libici. La mia famiglia è stata amica di tutti”.

Intervista a Mario R.

Mario aveva giocato come portiere in squadre di calcio italiane, come La Salle e libiche, il Belḥer e l‘Ittiḥad. Praticamente conosceva ed era conosciuto da tutta Tripoli e nel suo locale non si stava a guardare se al collo si portava la Croce, la Stella di Davide o la medaglia con la shahāda 116.

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