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Gibson: affordance

Sezione I – Dispositivo

3.1 Umwelt theory: Heidegger, Uexküll, Gibson

3.1.3 Gibson: affordance

Uexküll pone anche altri interrogativi a cui Gibson, a partire dagli anni quaranta, tenterà idealmente di trovare soluzione: quali porzioni del proprio corpo il soggetto lascia entrare nell’ambiente? In che modo il soggetto si presenta anche come oggetto nei diversi ambienti nei quali assume un ruolo?

Nei suoi studi di “psicologia ecologica” intrapresi e applicati ai simulatori di volo durante il secondo conflitto mondiale e continuati nei decenni successivi con lavori come L’approccio ecologico alla percezione visiva (1979) Gibson distingue fra mondo fisico (world of physics) e ambiente (environment), dove quest’ultimo, analogamente a Uexküll, è un sistema di unità a scatole cinesi formato dalla percezione diretta dell’animale e le azioni/eventi che egli può compiervi. Ad

250 James Gibson, The Senses Considered as Perceptual Systems, Boston, Houghton Mifflin Company, 1966, p. 203. 251 James Gibson, An ecological approach to visual perception (1979) tr. it. Un approccio ecologico alla percezione

esempio, nel sistema percettivo umano, le unità all’interno di una foresta sono gli alberi, le cui unità, a sua volta, possono essere rappresentate dalle foglie e così via. Unità che possono formare layout (come la superficie terrestre o una parete), generando un ambiente allo stesso tempo persistente e cangiante. Unità che possono formare layout nebulosi, come uno strato di acqua che evaporando per il troppo calore esce dal nostro piano di esistenza ecologico, sebbene non “scompaia” sul piano fisico.252 A differenza dei sensi, concepiti come tramite passivo fra il mondo e

la cognizione-azione dell’animale (un modello bottom-up che verrà chiamato “a sandwitch” dagli studi cognitivi), Gibson come Uexküll e Heidegger prima di lui, introduce sistemi percettivi attivi che possono svolgere funzioni di orientamento ed esplorazione senza richiedere uno sforzo cognitivo all’animale. “La percezione è qualcosa che l’individuo ottiene, non un’apparenza nel teatro della sua coscienza. È lo stare a contatto con il mondo, esperire cose, e non tanto avere esperienze”.253 Si crea così un sistema percettivo animale-ambiente, in cui la mente cognitiva è si inserita ma non ne rappresenta il centro vero e proprio.

Mosso principalmente dall’analisi dei sistemi visivi e degli assetti ottici che l’ambiente configura attraverso la riflessione della luce, in Gibson cade infatti l’importanza del punto di vista “soggettivo” dell’osservatore. Gibson distingue fra “campo di visione” (field of view), il classico punto di vista soggettivo sul mondo, e “assetto ottico ambientale” (ambient optic array), la serie di invarianti ambientali condivise da più creature durante la locomozione nello spazio. Secondo Gibson, queste invarianti infatti possono essere condivise da più osservatori: “Il punto di osservazione è pubblico, non privato”.254 La luce riflessa e convogliata attraverso l’assetto ottico è

quindi “campionata” in unità misurabili dal sistema visivo (angoli, texture, layout) cosicché l’ambiente non manda un messaggio al “soggetto percipiente” del cervello (come un certo modello computazionale della mente riteneva) ma registra relazioni, contrasti, invarianti e discontinuità.255

In questo contesto, la percezione del sé (egoreception) è co-dipendente a quella dell’ambiente circostante (exteroception), generando un flusso di informazioni esistenziali e locomotorie che Gibson chiama “visual kinesthesis”.256

A mio avviso anche l’idea di appagatività (bewandtnis) di Heidegger e di tonalità d’uso (leinstungton) in Uexküll, avrà in Gibson un notevole avanzamento analitico attraverso la nozione di “affordance”, proprietà distribuite fra creature e ambienti. Nelle parole di Eleanor Gibson e Peak “percepire un affordance significa individuare una proprietà ambientale che fornisca opportunità per

252 Ibid., p.15.

253 James Gibson, Un approccio ecologico alla percezione visiva, cit., p. 363. 254 Ibid., p. 111.

255 James J. Gibson, Reasons for Realism, cit., p. 86. 256 Ibid.,p 126.

l’azione”.257 Sul piano visivo, le affordance si riconoscono attraverso l’analisi delle caratteristiche

dell’ambiente percettivo categorizzato come insieme di diverse sostanze (liquide, solide, dure, viscose, ecc.), medium (aria, acqua, luce, ecc.) e “superfici” composte di texture, layout, pigmenti e forme.

Il medium permette una locomozione senza impedimenti fa uno spazio all’altro, e permette inoltre il vedere, odorare e ascoltare le sostanze in tutti gli spazi. Locomozione e comportamento sono continuamente controllati dall’attività di vedere, odorare e ascoltare, insieme a quella del toccare.258

Quando l’ergonomia di una sedia è percepita da una creatura, ne condividerà la sua “sedietà”, ovvero la sua propensione ad essere utilizzata come strumento per sedersi. In contrapposizione all’approccio cartesiano della psicologia della percezione visiva, che studia gli effetti della visione tramite degli esperimenti in cui il soggetto è in una posizione di immobilità, Gibson rivendica la natura attiva e situata della percezione visiva che è sempre legata all’apparato locomotorio, agli altri sensi e alla capacità manipolativa del soggetto. Per Gibson la visione e l’utilizzo della nostra mano sull’ambiente (ancora un volta si usa l’esempio dell’uso di un martello o di un attrezzo), serve attivamente a creare la nostra immagine corporrea attraverso il contrasto fra il layout della mano e quello dello sfondo, tramite la manipolazione e modificazione degli oggetti che a loro volta ci danno input riguardo la superficie, le sostanze e il medium ambientali.

Visione ecologica o ambientale che torna anche in Heidegger con il termine “visione ambientale preveggente” o “circospezione” (umsicht) e si fonda su un rapporto trasparente e di vicinanza col mondo. Analogamente a Gibson, Heidegger affermava che l’atto di passare attraverso una porta è dovuto al zuhandenheit della maniglia, non a complessi ragionamenti innescati dalla percezione visuale di un soggetto trascendentale. L’essere in Heidegger è quindi “progettante” nella misura in cui non utilizza (né percepisce) le cose del mondo “in sé”, ma esse si determinano in base al loro valore d’uso e attraverso il linguaggio e i segni.259

L’umsicht, simile alla concetto di sistema percettivo gibsoniano, ha una componente temporale, fatta di aspettative e ritenzioni nei confronti dell’ente utilizzabile non come oggetto isolato ma sempre inserito presso un mondo-ambiente. La “scansione”, per così dire, di questo mondo di rimandi e appagatività avviene secondo Heidegger attraverso una “riflessione” e non attraverso uno sguardo semplicemente soggettivo e privato. Riflettere sull’ambiente non significa possedere una rappresentazione d’insieme, un colpo d’occhio delle semplici-presenze che

257 Eleanor Gibson e Anne Dick, An ecological approach to perceptual learning and development, Oxford University

Press, New York, 2000.

258 James Gibson, Un approccio ecologico alla percezione visiva, cit., p. 32. 259 Martin Heidegger, Essere e Tempo, cit., p. 27.

compongono l’ambiente. Essa è invece volta ad assicurare una com-prensione della totalità di appagatività presenti nell’ambiente entro cui può avvenire il prendersi cura effettivo di un singolo ente. Come ricordano Gilbert e Lennon, analogamente a Gibson in Heidegger il senso di spazialità dell’Esserci è co-determinato dal rapporto di distanza/vicinanza della realizzazione di azioni, piuttosto che da una supposta rappresentazione mentale delle distanze fisiche.260 Aggiungerei che si tratta di una sensibilità altrettanto vicina alle “melodie” ambientali evocate da Uexküll. Inoltre, la visione d’insieme può anche produrre l’esclusione dell’utilizzabile, o rivelarne l’utilizzabilità difettiva, gli impedimenti che non ci permettono di prenderci cura, cioè di utilizzare, “qualcosa di atteso o di sempre disponibile”.261 Uso pratico e teoretico, semplici-presenze e utilizzabili,

mancanza e presenza.

Rileggendo il paragrafo § 23 di Essere e Tempo si vede come anche Heidegger abbia classificato analiticamente i due caratteri dell’essere-nel-mondo determinati dalla visione ambientale preveggente, due momenti caratteristici della spazialità dell’Esserci nell’atto di prendersi cura.

Il primo è il “dis-allontanamento” (ent-fernung), cioè la capacità di avvicinare, rendere presenti e a portata di mano gli enti che da lontani diventano dis-allontanati nel loro apparire utilizzabili all’Esserci. Distanza e lontananza non sono dunque proprietà misurabili in maniera disinteressata, non sono semplici-presenze, bensì si rifanno sempre alla visione ambientale preveggente del prendersi cura quotidiano dell’Esserci. In una nota precedente Heidegger ribadisce che “vicinanza e presenza sono essenziali, non la grandezza della distanza” (corsivo di Heidegger).262 In fondo, spiega Heidegger, diciamo: “dista una passeggiata” perché l’intento originario non è quello di misurare obiettivamente la lunghezza di un tragitto, ma riportarla nel modo in cui è autenticamente utilizzabile.

Il secondo modo o carattere identificato da Heidegger è quello dell’ “orientamento-direttivo” (ausrichtung), un “mezzo” per trasformare in “segni”, orientare e dare delle direttive esistenziali nei confronti degli enti dis-allontanati per mezzo della visione ambientale.263 In particolare questa disposizione sottende l’orientamento fra destra e sinistra in quanto funzionale alla visione ambientale preveggente dell’essere-al-mondo. Questa caratteristica, che assurge ad a prori della percezione-azione dell’Esserci, non è come in Kant qualcosa di soggettivo e trascendentale, ma è “co-determinato dall’essere-nel-mondo”.264

Sta qui la valenza e la differenza della “preveggenza” o della vorstruktur dell’Esserci

260 Paul Gilbert e Kathleen Lennon, The World, the Flesh and the Subject. Continental Themes in Philosophy of Mind and Body, Edimburgo, Edinburgh University Press, 2005, p. 13.

261 Ibid.,p. 420. 262 Ibid., p. 133b. 263 Ibid., p. 137. 264 Ibid., p. 139.

rispetto all’equipaggiamento categoriale disposto da Kant: “l’orientamento preventivo sulla natura” è sempre determinato dalla spazialità dell’esserci nel modo in cui si deve relazionare con l’utilizzabilità degli enti. Nell’orientamento nell’ambiente, continua Heidegger, “La disposizione dell’insieme dei mezzi di un mondo deve essere preliminarmente data all’Esserci”.265 Dis-

allontanamento e orientamento-direttivo appaiono così due caratteri in continuo gioco con lo stato appercettivo dell’Esserci, che attraverso l’esperienza mediata, può ampliare e al contempo distruggere la propria umwelt.